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Archive for the ‘Recensioni’ Category

L’ABBANDONO di Valentina Durante (La nave di Teseo)

L'abbandono - Valentina Durante - copertina“L’abbandono” di Valentina Durante (La nave di Teseo)

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di Rosalia Messina

Ci si chiede sempre, iniziando una nuova lettura, quale sia il significato del titolo. Si prova a immaginare il contenuto della storia. Prima di accostarmi alle pagine de L’abbandono, terzo romanzo di Valentina Durante (La nave di Teseo, 2024), mi sono chiesta di quale abbandono o di quali abbandoni si tratti. Ho pensato a rapporti di coppia, legami familiari, infanzie disastrate. Ebbene, addentrandomi nella lettura ho pensato che l’autrice narra l’abbandono in sé, l’abbandono come esperienza che segna e devasta, che si ripete nel passaggio da una generazione all’altra. Tutti i personaggi sono stati (o si sono sentiti) abbandonati e hanno a loro volta abbandonato o almeno meditato un abbandono: un padre senza nome, insegnante non troppo amato dagli studenti; la sorella del padre (pure di lei non si dice il nome, è semplicemente la zia); una madre morta giovane; i due figli, Anna, voce narrante, e Stefano, assente (allontanato) dalla famiglia da tempo. È significativa la mancata indicazione di un nome per i componenti della triade genitoriale (la zia ha funzioni di madre vicaria), che al tempo stesso ne esalta il ruolo e ne sottolinea l’inconsistenza affettiva. Leggi tutto…

MAGNIFICAT AMOUR di Isabella Santacroce (Il Saggiatore)

“Magnificat Amour” di Isabella Santacroce (Il Saggiatore)

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di Grazia Pulvirenti

La fiamma di una candela. Luogo imprecisato. Un interno. Visioni prendono forma fra fumi d’incenso. Fra le parole. Un distillato di parole, un distillato di visioni. Quelle scaturite dai punch di E.T.A. Hoffmann, a confronto, appaiono flebili, pallide, evanescenti. Quelle che Isabella Santacroce evoca, in un flusso magnetico, sono possenti, nascono da una descensio ad ìnferos e dalla ascesi di una parola che agogna l’assoluto. E lo attinge. Ùsque ad sìdera: “Si sprofonda nel dolore per ascendere” (p. 378).
Magnificat amour, l’ultimo romanzo di Santacroce, appena pubblicato da Il Saggiatore, è un vortice in cui prendono forma e si consumano passioni, tormenti, momenti di estasi, ascese di precipizi. In una coralità di voci, ciascuna diversa dall’altra, ognuna manifestazione di un individuale abisso, di un’angoscia che non può non affannare l’animo e l’anima dei viventi, qualsiasi sia l’estrazione sociale, l’età anagrafica, la nostalgia. Leggi tutto…

SCUOLA DI SOLITUDINE di Crocifisso Dentello (La nave di Teseo)

Scuola di solitudine - Crocifisso Dentello - copertina“Scuola di solitudine” di Crocifisso Dentello (La nave di Teseo)

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di Consuelo Consoli

Ci sono libri che affidano alla scrittura il potere catartico della guarigione: “Scuola di solitudine” è uno di questi.
L’innesco da cui trae spunto il romanzo è un incontro apparentemente fortuito tra lo scrittore e un uomo che si presenta al termine di una sua presentazione. Infastidito dall’invadenza dello sconosciuto e convinto che si tratti del solito mitomane che si sente in diritto di raccontare i fatti propri, lo scrittore prova a eluderlo fino a quando il riferimento a certi dettagli non glielo fanno riconoscere come Walter, un ex compagno della scuola media. Sono trascorsi più di trent’anni da allora ed entrambi gli uomini sono profondamente cambiati: Crocifisso è diventato uno scrittore di successo, mentre Walter si definisce un fallito sotto il profilo lavorativo e sentimentale.
Per Crocifisso sarebbe facile, anzi facile e giusto, cercare rivalsa da tutta una serie di soprusi, derisioni, scherzi crudeli – il sordido repertorio che costituisce il fenomeno del bullismo – che ha subito ai tempi della scuola, e a cui ha concorso pure Walter, eppure non lo fa. Leggi tutto…

ANNA O di Matthew Blake (La nave di Teseo)

Anna O - Matthew Blake - copertina“Anna O” di Matthew Blake (La nave di Teseo – traduzione di Tiziana Lo Porto)

Da oggi, 16 aprile 2024, è in libreria uno dei fenomeni editoriali dell’anno, in uscita in oltre 30 paesi

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di Claudio Fabella

Il titolo del libro di cui parliamo in questo articolo trae origine dallo pseudonimo di una paziente che influenzò le origini della psicoanalisi di Freud.
Anna O  (1859 – 1936) – link a Wikipedia per saperne di più – è infatti “il nome letterario attribuito a Bertha Pappenheim, celebre paziente di Josef Breuer che fu trattata mediante ipnosi per diversi sintomi di isteria, finché del caso non si interessò Freud, dal cui interesse derivò un importante stimolo per la nascente psicoanalisi”.
Non è un caso dunque che la Anna O (Anna Ogilvy) del romanzo d’esordio di Matthew Blake abbia a che fare con problematiche di natura psicologica e psichiatrica.
Approfondiamo, intanto, la conoscenza dell’autore. Leggi tutto…

IL FUOCO CHE TI PORTI DENTRO di Antonio Franchini (Marsilio) – recensione

Il fuoco che ti porti dentro - Antonio Franchini - copertina“Il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini (Marsilio)

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di Daniela Sessa

Non c’è mamma che tenga di fronte alla pachidermica madre di Antonio Franchini. La stazza è la lingua letteraria che l’ha partorita. Un bisturi preciso, tagliente e preciso, affondato nella carne della narrativa. Squarci lirici, possibili cicatrici che deturpino il drammatico lindore della pagina: zero. Eppure “Il fuoco che ti porti dentro” è un romanzo d’amore. Amore tra madre e figlio. Tra una madre esondante e il figlio che la scrive. Un solo figlio finora ha partorito la madre ma quella era tutt’altra storia. Qui siamo, invece, dentro una storia che sbrana. Tutti. Quelli dentro il libro e quelli fuori, posto che esista qualcuno fuori da un libro. In “Il fuoco che ti porti dentro” a maggior ragione, tutti finiscono dentro. Assordati e affaccendati in un’inutile fuga da se stessi. Alla fine del romanzo, della lotta, si sfidi qualcuno a chiedersi se mai la mente e le narici siano state sfiorate dalla puzza della propria madre. Sarà difficile essere sinceri con se stessi. Da questa maleodorante bestemmia Franchini fa muovere il racconto di Angela Izzo, sua madre. “Mi fa schifo chi mi ha messo al mondo” aggiunge il protagonista, lapidario nonostante l’affermazione da melodramma adolescenziale o pseudokafkiano. Non lo è: è piuttosto il motore della storia di una madre dalla vita abbastanza ordinaria, se non intervenisse a rovesciarla il carattere. La narrazione di svolge lungo tutto l’arco della vita di Angela Izzo, ricostruita con un letteralmente insinuante uso del flashback, dall’infanzia povera al relativo benessere di un matrimonio medio borghese: è la storia di una madre riottosa, di una moglie livorosa, di una donna anfibia, metà creatura eduardiana metà ortesiana. Leggi tutto…

L’ANTIGONE di Stefano Raimondi (Mimesis)

L'Antigone - Stefano Raimondi - copertina“L’Antigone. Recitativo per voce sola” di Stefano Raimondi (Mimesis)

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In mezzo alla bufera la parola di Antigone.

di Grazia Pulvirenti

Infuria la bufera su “romance” e “novel”, scrittura di donne su donne per donne, con evidenti generalizzazioni ed errori nella definizione dei due generi letterari, dal momento che il termine “romance” origina nel XII a indicare il genere cavalleresco, con antecedenti nell’antichità greca. Tutta una questione di cavalieri e valori cortesi. Una questione di uomini. Migrato in Germania negli ultimi anni del Settecento, venne ripreso dai giovani romantici per definire la forma moderna di un romanzo che guardava al futuro. Ancora una volta una questione di uomini.
Non mi soffermo sulla polemica in atto che non regge a nessuna approfondita analisi. Ma trovo opportuno riflettere sulla scrittura maschile nel trattare della sensibilità e dell’animo femminile. E non voglio andare indietro, per esempio a Goethe e alle sue “Affinità elettive” (romance?), o a Flaubert con la sua “Madame Bovary” (romance?), o all’opera lirica, con le sue eroine create dalla fantasia maschile, da Violetta Valéry, a Carmen, Mimì, Madama Butterfly etc. che ci straziano con il loro dolore.
Mi vorrei soffermare su “L’Antigone”, un recitativo per voce sola di uno dei nostri più validi poeti, Stefano Raimondi. Leggi tutto…

L’IRA DI DIO di Costanza DiQuattro (Baldini + Castoldi) – recensione

L'ira di Dio - Costanza DiQuattro - copertina“L’ira di Dio” di Costanza DiQuattro (Baldini + Castoldi)

Libro presentato da Roberto Barbolini nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.

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di Daniela Sessa

L’armonia di una ninna nanna rompe il fragore delle macerie delle case e del cuore. La sua eco  resterà quando il frastuono della Natura, che scuote la terra, cederà il passo alla ricostruzione, quando alla polvere grigia delle macerie seguirà il candore della pietra di Ibla, quando le colonne e i capitelli di una chiesa saranno il sorriso di una madre e i capelli di un neonato. Tutto questo accade nel mondo immaginato da Costanza Di Quattro nel suo ultimo romanzo “L’ira di Dio”. Un romanzo con cui la scrittrice aggiunge un tassello al suo racconto di Ibla, la parte storica della città di Ragusa, arroccata su una collina e sulla storia che ne ha segnato l’architettura nella splendida sintesi tra medioevo e tardo barocco. Costanza Di Quattro, con questo romanzo, entra a pieno merito nel gruppo di scrittrici siciliane che da Dacia Maraini in poi hanno raccontato la storia dei luoghi dentro la storia di personaggi da questi partoriti, e dei luoghi conosciamo la lingua, i pregiudizi, i contrasti sociali, i profumi, come se questa isola così carnale potesse essere solo sintesi dei sensi. Leggi tutto…

BRICIOLI RISI E NARCISI di Renata Governali (Prova d’Autore)

Bricioli, risi e narcisi - Renata Governali - copertina“Bricioli, risi e narcisi” di Renata Governali (Prova d’Autore)

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di Laura Rizzo

Impossibile sottacere, nell’approccio a questo originalissimo e sapientissimo romanzo, un accenno al mondo femminile e  all’apporto delle scrittrici nella letteratura italiana del Novecento e del Duemila, in termini di quantità e di qualità; una presenza sempre più significativa, ma non ancora adeguatamente valorizzata.
Entriamo nei contenuti del libro e sin dall’incipit, che qui assume valore di vero e proprio biglietto da visita dell’intera narrazione, si viene investiti da temi e riflessioni degni di dibattiti e confronti.
Laura, cinquantenne, è una giornalista ancora precaria, freelance, è una che deve sgomitare  parecchio per raggiungere gli obiettivi che si prefigge, quello del momento è riuscire ad intervistare certo dottor Bosco, il quale nell’apprenderlo, esita, chi legge lo  percepisce nitidamente, “mi aspettavo un giornalista uomo”, dice. Leggi tutto…

IL PERIODO DEL SILENZIO di Francesca Manfredi (La nave di Teseo) – recensione

Il periodo del silenzio - Francesca Manfredi - copertina“Il periodo del silenzio” di Francesca Manfredi (La nave di Teseo)

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di Daniela Sessa

Racchiudere in un’immagine Il periodo del silenzio”, il romanzo di Francesca Manfredi? Un Benjamin Button della parola. Cristina Martino, la protagonista ventottenne archeologa precaria, va all’indietro come il personaggio di F. S. Fitzgerald e di David Fincher, rientra nel limbo uterino tra esistenza e non esistenza, laddove la posizione fetale diventa l’ultimo stadio di una vita incapace di disegnare linee che non siano circolari. Certo, Benjamin è affetto da una malattia ed è il tempo a scegliere per lui: lo fa giovane di mente e vecchio di corpo, sfidando amori e affetti a rincorrerlo. Cristina Martino, invece, decide di lanciare lei la sfida al tempo, a questo tempo babelico. La sfida è il silenzio. Il pegno è la solitudine. La resa è la lallazione. Dalla non parola alla non parola: così il tempo di Cristina, vittima e carnefice, gira su se stesso. L’invenzione narrativa di Francesca Manfredi se non è originale (sul silenzio c’è una tradizione artistica e letteraria sterminata), è indubbiamente affascinante. Insinua il desiderio di alzare la mano e dire “assente” in una dimensione in cui privato e pubblico sono l’uno il predicato dell’altro. Infosfera, secondo la geniale definizione del filosofo Luciano Floridi, è questo circolo in cui dire è esistere, chiacchierare è riflettere, informare è depistare. Leggi tutto…

VIRDIMURA di Simona Lo Iacono (Guanda) – recensione #2

Virdimura - Simona Lo Iacono - copertina“Virdimura” di Simona Lo Iacono (Guanda, 2024)

[Simona Lo Iacono ha raccontato la genesi di “Virdimura” su questo post di Letteratitudine]

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di Emma Di Rao

Non c’è alcun dubbio che ogni opera di Simona Lo Iacono sia attraversata dal proposito dell’autrice di porsi in ascolto dell’“affaticato rumore del mondo” e di prendersene cura. Una cura sapientemente affidata alle parole scritte, quelle parole che, fissate nella forma definitiva, appaiono capaci di resistere allo scorrere del tempo e che non vengono del tutto cancellate nemmeno quando, incise con un bastoncino sulla sabbia, siano raggiunte dall’onda del mare.
Nel nuovo romanzo dal titolo “Virdimura”, edito da Guanda, la cura, intesa come medicamento dell’anima prima che del corpo, diviene addirittura il progetto di vita della protagonista che tra innumerevoli difficoltà, diffidenze e sospetti consacra la propria esistenza all’esercizio dell’arte medica. Restituita a noi da antichi documenti con un’identità che la connota come la prima donna ad aver ottenuto la licentia curandi, Virdimura ha il nome che il padre le aveva assegnato deducendolo da precisi segni esteriori, ovvero dal muschio affiorante dalla pietra, immagine in cui potrebbe cogliersi un’allusione al colore della speranza che fiorisce sulla durezza dell’esistenza e ne rompe la scorza. Leggi tutto…

DAY di Michael Cunningham (La nave di Teseo)

Day - Michael Cunningham - copertina“Day” di Michael Cunningham (La nave di Teseo – traduzione di Carlo Prosperi)

Il nuovo romanzo del premio Pulitzer dopo oltre dieci anni.

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di Claudio Fabella

Michael Cunningham – vincitore del premio Pulitzer con Le ore – torna al romanzo dopo dieci anni per raccontare una coppia attraverso tre giorni decisivi, che abbracciano una vita intera. Un romanzo sui cambiamenti imprevedibili delle nostre esistenze, sull’amore e la perdita, sulla forza inesauribile dei legami familiari.

E, a proposito di Le ore, apriamo una parentesi su questo romanzo così importante (oggi ripubblicato da La nave di Teseo), tracciandone gli aspetti salienti della trama, dato che Day – il nuovo libro di Cunningham -, come ne Le ore, attraversa il tempo, sebbene nell’ambito della storia di una famiglia, con riferimento a tre date in un arco temporale di tre anni: 5 aprile 2019, 5 aprile 2020, 5 aprile 2021). Leggi tutto…

LA PRIGIONE di Georges Simenon (Adelphi)

La prigione - Georges Simenon - copertina“La prigione” di Georges Simenon (Adelphi – traduzione di Simona Mambrini)

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di Anna Vasta

In una Parigi livida, sferzata da una pioggia rabbiosa che batte implacabile come un castigo sui parapioggia colorati, sui vetri delle auto che procedono a passo d’uomo negl’ingorghi dei boulevard, si compie, concentrata in un brevissimo arco di tempo, una tragedia familiare che cova da anni, alimentata da grumi di gelosie, invidie, rancori, risentimenti, dissimulati, repressi, sul punto di esplodere in un colpo di pistola.
Sbattuto sulle prime pagine dei giornali a stuzzicare la curiosità morbosa di una borghesia  cinica e corrotta di Indifferenti, il delitto assume i contorni frivoli di un noir mondano.
Ma a un delitto segue sempre un castigo, o che venga inflitto da un tribunale giudicante o che giunga a conclusione di un personale processo di scavo interiore, impietoso più di una sentenza giudiziaria. Leggi tutto…

VIRDIMURA di Simona Lo Iacono (Guanda) – recensione

Virdimura - Simona Lo Iacono - copertina“Virdimura” di Simona Lo Iacono (Guanda, 2024)

[Simona Lo Iacono ha raccontato la genesi di “Virdimura” su questo post di Letteratitudine]

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di Rosalia Messina

Simona Lo Iacono torna in libreria con Virdimura, romanzo edito da Guanda, regalandoci un nuovo, appassionante ritratto di donna. Virdimura, realmente esistita, ha lasciato traccia di sé nella storia delle conquiste femminili: di religione ebraica, nel 1300 praticava a Catania, con la collaborazione di altre donne, sia ebree sia cristiane, la chirurgia, la medicina, l’accoglienza e la cura di persone malate, senza avere un permesso delle autorità e perciò non solo in violazione delle disposizioni allora in vigore ma, ancor più, in contrasto con le credenze religiose e la superstizione. Il contatto con la morte, con le polveri e le erbe medicamentose, con gli strumenti chirurgici, ove non accompagnato dai permessi prescritti, evocava l’ombra della stregoneria e del diabolico. Tanto più forti erano il sospetto e il rifiuto se a somministrare rimedi per i mali fisici e psichici era una donna.
Sulla base di alcune tracce documentali che attestano l’esistenza di una Virdimura catanese, guaritrice, Simona Lo Iacono ha immaginato una storia intensa e delicata insieme, narrata con un linguaggio poetico e immaginifico che ben si addice agli argomenti trattati e all’ambientazione nel tempo e nel luogo in cui si svolgono gli eventi: “Era l’anno 1302. Catania era la più bella delle città. Popolosa. Gloglottante. Colma di ebrei, musulmani, arabi, cristiani. Nessuno parlava una sola lingua, masticavamo un po’ tutti i dialetti. Ci capivamo sorridendo, amando, odiando. Inveendo o pregando il Dio degli altri” (il 1302 è l’anno della nascita della protagonista). Leggi tutto…

L’ILIADE CANTATA DALLE DEE di Marilù Oliva (Solferino) – recensione

L'Iliade cantata dalle dee - Marilù Oliva - copertina“L’Iliade cantata dalle dee” di Marilù Oliva (Solferino)

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di Rosalia Messina

La scrittrice bolognese Marilù Oliva, autrice di molti romanzi di successo, non è nuova alle rivisitazioni dei miti e dell’epica classica narrati dall’inedito punto di vista delle donne; ha dato infatti voce e spessore ai personaggi femminili che, nei poemi di Omero e Virgilio, agiscono dietro le quinte, inserendosi quasi di soppiatto nelle vicende gestite dagli uomini. Con il più recente dei suoi romanzi l’autrice porta a compimento un interessante progetto, la trilogia iniziata con L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, proseguita con L’Eneide di Didone, completata adesso con L’Iliade cantata dalle dee (opere tutte edite da Solferino).
In questo romanzo mitologico molto ben strutturato le voci che narrano le vicende del lungo assedio di Troia da parte dei Greci sono quelle, che si alternano, di diverse figure femminili: le dee dell’Olimpo (Afrodite, Era, Atena, Eris); due creature mortali toccate dal divino, Elena di Sparta e Cassandra: la prima, la bellissima moglie di Menelao e cognata di Agamennone, nata da Zeus e Leda; la seconda, figlia dei regnanti di Troia, Priamo ed Ecuba, che ha ricevuto dal dio Apollo, indispettito per essere stato da lei rifiutato, il dono avvelenato della capacità di prevedere il futuro senza però essere mai creduta; la ninfa Teti, una delle Nereidi, moglie di Peleo e madre di Achille; Creusa, altra figlia di Priamo e di Ecuba, sfortunata sposa di Enea. Leggi tutto…

IL COLORE DELLA MELAGRANA di Anna Baar (Voland)

Il colore della melagrana - Anna Baar - copertina“Il colore della melagrana” di Anna Baar (Voland – traduzione di Paola Del Zoppo)

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di Grazia Pulvirenti

È una partitura il romanzo “Il colore della melagrana” (Die Farbe des Granatapfels) di Anna Baar, magistralmente tradotto e commentato in una efficace postfazione (“La terra del padre e la terra della madre”) da Paola del Zoppo per i tipi di Voland. L’autrice, nata a Zagabria, ma attiva fra Vienna e Klagenfurt, insignita del massimo premio letterario austriaco, il “Großer Österreichischer Preis”, crea una partitura in una molteplicità di sensi: intanto per la strutturazione formale, in cui la sperimentazione linguistica fra tedesco, varianti austriache e croato, si dispiega nelle forme “della sonata e della fuga”, come precisa Del Zoppo. Il romanzo evoca la forma sonata nella contrapposizione dei temi, adopera il contrappunto, accenna a espedienti della fuga, specificamente nel tessere lo “sviluppo della voce narrante e del suo rapporto con il mondo e con Nada” (p. 283), evoca motivi musicali, che vanno dalla “Pathétique” a motivi di Chopin e Schubert. Leggi tutto…

LA VITA SESSUALE DI GUGLIELMO SPUTACCHIERA di Alberto Ravasio (Quodlibet) – recensione

La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera - Alberto Ravasio - copertina“La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera” di Alberto Ravasio (Quodlibet)

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di Rosy Demarco

Ne La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera, scritta da Alberto Ravasio filosofo non praticante, pubblicato da Quodlibet Editore, si racconta la fantasiosa storia di un giovane che nel bel mezzo di un mattin della sua vita si risvegliò privo del fallico possedimento, suo inseparabile portasfortuna, dotato altresì di due splendidi seni.
Ma se immergersi in due profumate mammelle era stato l’irraggiungibile sogno di un’intera esistenza, mai e poi mai avrebbe pensato di poterne possedere un paio sue.
Espropriato della dotazione più preziosa il trentenne Sputacchiera si ritrova perdipiù possidente di una vulva, l’assenza onnipresente, il buco convesso che riempie gli spazi vuoti dell’esistenza.
E così inaspettatamente, allo specchio della sua camera da letto, cella amniotica in cui era stato bambino vivace, adolescente distratto, giovanotto socialmente deceduto e infine adesso, eunuca, scopre l’immagine di una bella femmina, esemplare febbrilmente agognato, su cui non ha mai infilzato la sua virginea bandierina.
In una compulsiva coazione a ripetere ha trascorso la pubertà nella dimensione del Porno, affacciato sulla soglia spazio-temporale di un pc, trovando nella rassicurante distanza ciò che in prossimità era sempre stato inarrivabile. Leggi tutto…

DEMON COPPERHEAD di Barbara Kingsolver (Neri Pozza)

Demon Copperhead - Barbara Kingsolver - copertina“Demon Copperhead” di Barbara Kingsolver (Neri Pozza – traduzione di Laura Prandino)

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di Rosalia Messina

Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, pubblicato in Italia da Neri Pozza (traduzione di Laura Prandino), ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa del 2023 e il Women’s Fiction Prize. È un romanzo che colpisce forte al cuore, allo stomaco o nel punto in cui ciascuno individua la residenza della parte più sensibile di sé. Attenzione, non è una storia strappalacrime, è un libro tostissimo che fa commuovere, a tratti inorridire e indignare, spesso sorridere e anche ridere.
Già dalle prime pagine sono stata catapultata in un mondo che mi era del tutto ignoto: gli Appalachi, l’America dei montanari spregiativamente definiti redneck, che vivono lavorando la terra e allevando gli animali. Dalla Lee County alcuni aspirano a fuggire lontano mentre altri si sentono perduti solo all’idea di allontanarsi dalla natura selvaggia e dai ritmi di vita scanditi dalle stagioni e dai cicli della produzione agricola; ci sono, infine, coloro che provano ad andare via ma non si adattano alla vita cittadina, alle case troppo vicine le une alle altre, alla gente che non ti guarda negli occhi, al caotico traffico urbano. Così il protagonista eponimo descrive la città di Knoxville, quando la vede per la prima volta: “Se siete uno di quei pochi che non c’è mai stato, ve lo spiego io cos’è una città. Un casino infernale da dove non è facile scappare.” E ancora: Leggi tutto…

MARABBECCA di Viola Di Grado (La nave di Teseo) – recensione

Marabbecca - Viola Di Grado - copertina“Marabbecca” di Viola Di Grado (La nave di Teseo, 2024)

Il nuovo romanzo di Viola Di Grado esce in libreria oggi, 12 gennaio

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di Lorenzo Marotta

Viola Di Grado racconta l’estremo, il punto di intersezione della luce e del buio, della vita e della morte, del dolore e della gioia, del reale e dell’immaginario. Scenario: la terra di Sicilia, metafora di disfacimento nell’esuberanza della sua bellezza, della sua vitalità. «Marabbecca», La nave di Teseo 2024, è il nuovo romanzo della scrittrice siciliana che si fa voce del magma oscuro che scuote e attraversa la vita dei personaggi in perfetta simbiosi con lo spasimo della natura dell’isola. Quello bruciante del sole di luglio nel quale avviene lo scontro d’auto che stramazza nel sangue Clotilde e Igor, i due non più giovanissimi innamorati che si sono lasciati. Con loro Angelica, la responsabile dell’incidente che causa il coma a Igor e una frattura al braccio a Clotilde. Un incidente che mette in moto il flusso di pensieri come tessitura di una narrazione visionaria a lambire l’indicibile. Sia esso la vita di coppia dei due dominata da violenza e letteratura come risarcimento dei lividi sul viso di Clotilde. «A trentacinque anni devi intervenire tempestivamente. Devi strapparti il cuore se ami la persona sbagliata. Io amavo Igor. Amavo Igor da tre anni. Lo amavo come amano i cani. Amavo Igor e lo avevo lasciato» (p. 32). Una scelta che si fa svolta, ma non epilogo, poiché il suo fantasma ritorna a inquietare. Un romanzo amaro quello di Viola Di Grado che scorre, pur nella levità calviniana della scrittura, nello sguardo allucinato del nulla, tra ancestrali paure e rigogliosità putrescente. Come i colori accesi e rivoltanti della frutta sul finire dell’estate. Leggi tutto…

IL BUIO DELLE TRE di Vladimir Di Prima (Arkadia) – recensione

Il buio delle tre - Vladimir Di Prima - copertina“Il buio delle tre” di Vladimir Di Prima (Arkadia, 2023)

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La ri-nascita di uno scrittore

di Marcella Argento

Che cosa è Moby Dick, non a caso citato nel romanzo? Una metafora nascosta dietro la ricerca spasmodica di questo cetaceo da cacciare e uccidere. L’autore, nel protagonista di Pinuccio, probabilmente ricavato anche da esperienze autobiografiche, trova l’opportunità per raccontare non tanto il male del bravo scrittore rimasto nell’ombra, ma la ricerca in sé della riuscita. La scelta del termine non è a caso, perché RI-USCIRE è utilizzato allo scopo di sottolineare il verbo “uscire”: quando si nasce, si esce dalla propria madre, quando poi si raggiunge lo scopo per il quale si crede di essere nati, si nasce una seconda volta, uscendo dal buio, dal buio dell’utero, dal buio delle tre.  L’uomo, infatti, nel momento stesso in cui vede la luce nell’atto del nascere, oltre a essere condannato alla morte ineluttabile, è destinato anche a camminare per una strada predeterminata. Pinuccio con perseveranza insiste a percorrere la propria strada, senza farsi sopraffare dai ripetuti scoraggiamenti della vita, ma anzi, quasi con irrazionale testardaggine, da questi facendosi motivare senza darsi requie. Leggi tutto…

L’ULTIMO TRENO DA KIEV di Stefania Nardini (Les Flâneurs Edizioni) – recensione

L'ultimo treno da Kiev - Stefania Nardini - copertina“L’ultimo treno da Kiev” di Stefania Nardini (Les Flâneurs Edizioni, 2023)

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di Rosalia Messina

L’ultimo treno da Kiev, romanzo di Stefania Nardini, è stato pubblicato una prima volta nel 2001 da Pironti, con il titolo Matrioska; fu tradotto e fatto circolare clandestinamente in Ucraina. Viene adesso riproposto da Les Flâneurs con il nuovo titolo e con un’appendice che illustra brevemente gli ultimi sviluppi della storia della protagonista.
Irina Kosenko è una delle tante donne ucraine che da clandestine sono arrivate in Italia dopo il crollo del regime sovietico, in fuga da un Paese che non ha più identità e si dibatte in una crisi economica feroce. Donne che arrivano a destinazione dopo un viaggio angoscioso, smarrite, incerte su ciò che davvero troveranno. Si allontanano da tutto ciò che conoscono in cerca di migliori condizioni di vita per se stesse e per le famiglie che lasciano. Per Irina, insegnante di Lettere senza più lavoro, partire dalla città termale di Truskavets (dove l’acqua medicamentosa non dà più lavoro a tante persone) significa separarsi dalla figlia adolescente, Oksana, dai genitori anziani e da un amore, Sascia, non compiutamente vissuto. Parte con lei l’amica Valia. Leggi tutto…

ABEL di Alessandro Baricco (Feltrinelli) – recensione

Abel - Alessandro Baricco - copertina“Abel” di Alessandro Baricco (Feltrinelli)

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di Daniela Sessa

Capita che, per scrivere una recensione, venga voglia di saltare tutte le regole. Quelle che impongono almeno un approccio analitico. Ma come si fa a essere analitici, distaccatamente analitici, quando si ha tra le mani un libro di Alessandro Baricco? Se quel libro è un romanzo che arriva dopo otto anni, se “Abel” arriva non tanto spiazzando tutti (un libro di Baricco spiazza per DNA) quanto portando i lettori dentro un luogo che non c’è, con personaggi evanescenti e un ossimoro come trama? Vabbè, ci sta: la letteratura non dà né chiede certezze. Però, a tutto ci sarebbe un limite; ma si può tirare in causa il limite se il limite lo pone Baricco? Domanda retorica, perciò meglio andare avanti e porne un’altra, che suonerà anch’essa retorica, ma tant’è. Che senso ha scrivere una recensione se già Baricco ha raccontato tutto del romanzo: genesi, scelte, obiettivi? Nessuno, se non che, riflettendoci un po’, c’è un campo che Baricco ha lasciato alla critica, forse per vedere l’effetto che fa, forse per celia: trovare la chiave di lettura. Compito arduo, ambizioso e, diciamo pure, un tantino pericoloso. Leggi tutto…

AUTORITRATTO NEWYORKESE di Maurizio Fiorino (edizioni e/o) – recensione

Autoritratto newyorkese - Maurizio Fiorino - copertina“Autoritratto newyorkese” di Maurizio Fiorino (edizioni e/o)

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di Rosy Demarco

È il sogno americano che porta oltreoceano il ventitreenne protagonista di Ritratto newyorkese di Maurizio Fiorino (edizioni e/o), il desiderio di coltivare la passione della fotografia frequentando l’International Center of Photography di New York per diventare fotografo di guerra.
Lo squallore dell’alloggio da dividere con nottivaghe colonie di blatte che cadono dal soffitto, è il primo scatto a figurare il mood che avvolgerà tutto il racconto, imprimendolo su uno sfondo grigio noia.
La vicenda si spiega in un inverno gelido – in quel periodo mi ero convinto che il freddo riuscisse a intrufolarsi dentro il corpo da ogni orifizio – naso, bocca, cazzo, orecchie, persino sotto le unghie – e che da lì raggiungesse le ossa, avvolgendole come pellicola ultraderente – forse di un freddo primitivo, che in realtà nasce da dentro il midollo stesso del protagonista.
Ma non sembra essergli così insopportabile l’idea di vivere in una condizione di indigenza, fatta di sudice stamberghe e torbidi espedienti lavorativi.
Vi è immediatamente una dicotomia tra la sensazione di leggerezza con cui il giovane sta al mondo, il camminare quasi in punta di piedi come a non voler lasciare segno del proprio passaggio, e l’angosciante inquietudine con cui la ricerca di sé stesso sembra ripetersi senza soluzione. Leggi tutto…

NULLA D’IMPORTANTE TRANNE I SOGNI di Rosalia Messina (Arkadia) – recensione

Nulla d'importante tranne i sogni - Rosalia Messina - copertina“Nulla d’importante tranne i sogni” di Rosalia Messina (Arkadia)

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di Emma Di Rao

Nel romanzo “Nulla d’importante tranne i sogni” di Rosalia Messina, edito da Arkadia, non si sarebbe potuto immaginare uno sfondo più consono delle vicende di quello rappresentato dalla Sicilia, una scelta che, a nostro avviso, va ben oltre le memorie personali e biografiche dell’autrice. Isola chiusa in sé stessa ma protesa verso la terraferma, terra di dure asperità ma anche di rapinose dolcezze, luogo d’inquieta oscurità ma anche di luce inebriante, tale contesto geografico sembra correlarsi perfettamente con la fisionomia interiore dei personaggi ognuno dei quali risulta un groviglio di inestricabili contraddizioni incapaci di sciogliersi persino sotto quel tiepido sole d’aprile che si stende sull’incipit del romanzo. Un incipit che ritrae “una zona poco distante da Acireale… in mezzo ai giardini, alla zagara e ai fichi d’India”, rifugio ideale per la protagonista, Rosamaria Mortillaro, celebre scrittrice catanese, che assiste al nascere progressivo della villa in cui, al termine dei lavori di ristrutturazione, potrà, finalmente senza alcuna distrazione, dedicarsi al sogno che da anni coltiva con successo, ovvero alla scrittura. Un sogno che per Rosamaria Mortillaro, chiamata Ro da amici e familiari, ha radici lontane allo stesso modo in cui ha “radici lontane” quella rabbia inestinguibile di cui il personaggio è costante bersaglio da parte della sorella Annapaola, chiamata da tutti Nana. Leggi tutto…

I MALARAZZA di Ugo Barbàra (Rizzoli) – recensione

I Malarazza - Ugo Barbàra - copertina“I Malarazza” di Ugo Barbàra (Rizzoli)

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I nuovi leoni di Barbàra sono malarazza

di Gianni Bonina

Con I Malarazza (Rizzoli) il siciliano Ugo Barbàra ha creato il contraltare a I Leoni di Sicilia della conterranea Stefania Auci e si prepara sicuramente a completare l’opera con un seguito, così come l’autrice trapanese ha fatto con L’inverno dei leoni. Alla saga storica dei Florio romanzata, Barbàra ha risposto con un’altra saga ispirata a fatti veri e della stessa epoca, quella dei Montalto, ma essenzialmente romanzesca. E sebbene la parabola dei Florio la incroci a distanza, qui e là richiamata dall’autore palermitano, le vicende delle due casate si snodano, sia pure nello stesso clima politico e socio-economico nonché occupando entrambe posizioni borghesi e non aristocratiche, con rivolgimenti molto diversi: i Florio di origini calabresi non lasciano Palermo mentre i Montalto nativi di Castellammare del Golfo vanno via dalla Sicilia per fare fortuna negli Stati Uniti. Una fortuna figlia del malaffare, spregiudicati e avidi fino all’ingordigia essendo sia Antonio Montalto (nella Guerra di Secessione trafficante di armi con i confederali e apparentemente entusiasta unionista, dopo aver guadagnato indebita fama di fervente sostenitore e amico di Garibaldi) che la moglie Rosaria Battaglia (usuraia e abile donna d’affari sans merci) ai quali prima arride la sorte nella parte ascendente della loro vita e poi arriva la rovina in quella calante, ma non per volontà del fato avverso o per i mutamenti degli scenari mercantili, com’è per i Florio, quanto per una forma di hybris che colpisce l’intera famiglia punendo le colpe del capofamiglia e di riflesso della irrequieta moglie. Leggi tutto…

HOLLY di Stephen King (Sperling and Kupfer) – recensione

Holly - Stephen King - copertina“Holly” di Stephen King (Sperling & Kupfer – traduzione di Luca Briasco)

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Un’immersione profonda nell’oscurità e nella determinazione dell’animo umano

di Claudio Fabella

Stephen King, il maestro incontrastato del thriller e dell’horror, regala ai lettori questa ulteriore intensa prova letteraria con il suo nuovo romanzo, “Holly“, pubblicato di recente in Italia da Sperling & Kupfer con l’ottima traduzione di Luca Briasco. La protagonista è l’investigatrice Holly Gibney, personaggio già noto ai lettori di King essendo già apparsa nella trilogia di Bill Hodges (“Mr. Mercedes”, “Chi perde paga” e “Fine turno”); inoltre ha giocato il ruolo di personaggio secondario in “The Outsider” ed è stata anche protagonista di “Se scorre il sangue”, uno dei racconti dell’omonimo libro.

La storia si svolge in una pittoresca cittadina del Maine, dove Holly (donna intelligente, sensibile, coraggiosa, ma anche affetta da disturbi ossessivo-compulsivi e da una scarsa autostima) viene chiamata a investigare sulla misteriosa scomparsa di una giovane. Accade, infatti, che la signora Penny Dahl, in preda all’angoscia per la scomparsa di sua figlia Bonnie, si rivolge all’agenzia Finders Keepers nella speranza di ottenere aiuto. Solo che Holly è l’unica a potersene occupare. Tra le altre cose, il suo socio, Pete, è immobilizzato dalla malattia da Covid-19. Leggi tutto…

IL VANGELO SECONDO TOTÒ di Antonio Di Grado (Claudiana) – recensione

Il Vangelo secondo Totò - Antonio Di Grado - copertina“Il Vangelo secondo Totò” di Antonio Di Grado (Claudiana): recensione

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di Daniela Sessa

<<…mi arrogo il diritto di continuare questo mio errabondo monologo, impunemente proponendo azzardate analogie, spiccando voli pindarici, passeggiando sull’orlo dell’abbaglio e delle “pinzellacchere”. “San Totò” mi perdoni˃˃. Il pregio di uno scritto di Antonio Di Grado è che solleva ogni recensore dal dovere della critica e ne lascia solo il piacere. L’ultima fatica di Di Grado “Il Vangelo secondo Totò” ruota intorno al concetto dell’erranza nel doppio livello: testuale e metatestuale.
Erra l’autore tra le pagine, armato di quegli azzardi di pensiero e di analisi con cui ha nutrito la schiera dei suoi allievi (di uno di  loro, Rosario Castelli annuncia un saggio inedito sempre su Totò, tanto per capire quanta comunità di intenti e studi ha creato) con cui ricompone il principe Totò elevando l’antitesi della nominazione nella convergenza di una vita tradotta in arte. L’estro funambolico di Totò, un po’ Pinocchio, quando si snodava nello scombicchero di “Totò a colori” (1952), e un po’ Pulcinella, quando fame, sopravvivenza e ghigno condirono di bisogno e malinconia gli spaghetti di “Miseria e nobiltà” si riversa nella commedia sociale, in cui il riso è fustigatore e rivelatore dei tic dell’Italia. Leggi tutto…

JAZZ CAFÈ di Raffaele Simone (La nave di Teseo) – recensione

Jazz Café - Raffaele Simone - copertina“Jazz Café” di Raffaele Simone (La nave di Teseo)

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di Consuelo Consoli

Con una scrittura spericolata che alterna alla limpidezza della lingua italiana l’idioma della località nella quale è ambientato ogni singolo racconto- dal romanaccio verace, allo squisito francese, al piemontese  o al rude americano- e senza esitare a ricorrere a quei suoni onomatopeici che ben rendono l’incalzare delle infinite sollecitazioni acustiche che tormentano l’udito, Simone dipinge affreschi paradossali e al tempo stesso realissimi, nel quale è possibile riconoscersi come in un rimando infinito di specchi. La scelta stilistica è il divertissement, quella narrazione leggera che strappa sorrisi ma che di superficiale non ha nulla se non l’intenzione deliberata di puntare su un tono lieve per rendere la complessità della vita e presentare un’umanità che, nonostante si favoleggi anelare alla felicità, sia invece afflitta cronicamente da ossessioni e solitudine.
I protagonisti sono uomini e donne – più uomini che donne – tutti ugualmente smarriti e alle prese con lo spauracchio di scomparire o retrocedere al rango di perfetti sconosciuti dopo l’immane fatica spesa per affermarsi.  C’è così l’avvocato Cesare Stanti, il protagonista del racconto che dà titolo all’intera raccolta, Jazz Cafè, in combutta con un manipolo di adolescenti che attenta alla sua quiete giocando a palla nello spazio antistante dello stabile nel quale l’uomo risiede. Leggi tutto…

E ADESSO DORMI di Valeria Ancione (Arkadia)

https://64.media.tumblr.com/5d85e5d4e274db50f1dd79290b70ddcd/04471ac73aa4b42c-74/s1280x1920/39fcbb8fb12befbb6bb10014af98f909accb0437.jpg“E adesso dormi” di Valeria Ancione (Arkadia) – recensione

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di Rosalia Messina

Valeria Ancione torna in libreria, dal 3 novembre, con il romanzo E adesso dormi, edito da Arkadia: una storia di madri e di figli, di donne in fuga dalla violenza domestica, di solidarietà e amicizia.
Geena Castillo, nata negli States, vive a Roma, con il suo bambino di cinque anni, Jonathan, affetto da una malattia dal nome che già suona come condanna: micropoligiria. Così lo descrive Geena, che ha italianizzato il suo nome in Gina: “È ritardato. Vede solo ombre, sta in piedi per miracolo, ha movimenti spastici, l’epilessia, l’autismo probabilmente e non parla. Porterà sempre il pannolino, urla, morde e spesso non lo capisco e questa è la cosa peggiore”.
Gina lavora per un’impresa di pulizie. A suo marito, Raffaele Drago, irascibile e violento, Gina non ha mai pensato di ribellarsi, avendo fatto proprio il modello della coppia genitoriale: “Ha visto a casa sua che gli uomini si amano con pazienza specie quando all’improvviso si voltano contro come bestie. Sua madre le ha insegnato che bisogna tenerli con lo stomaco pieno e non farli innervosire; è da lei che ha imparato anche a confondere l’amore con il dovere”. Leggi tutto…

UVASPINA di Monica Acito (Bompiani)

Uvaspina - Monica Acito - copertina“Uvaspina” di Monica Acito (Bompiani)

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di Rosy Demarco

Ogni mercoledì sera i fratelli Riccio assistono alla morte e risurrezione della Spaiata, come fosse la puntata settimanale di una soap opera.
Ogni mercoledì Graziella Marino, madre di Carmine e Filomena, si affloscia agonizzante sul sofà del soggiorno nella sua casa di Chiaia rivivendo i dolorosi eventi della sua sconquassata esistenza, alla maniera della passione di nostrosignoregesùcristo.
Filomena e Carmine, unici spettatori credenti di quella Via Crucis, aspettano col respiro appeso che la madre schiatti nella penombra di quella stanza, tinteggiata dal fumo delle sue sigarette di contrabbando.
Graziella, Chiagnazzara per mestiere, ha venduto in gioventù i suoi prefici lamenti alle estreme onoranze di chi meglio offriva. Zoccola per vocazione, ha accolto Pasquale Riccio tra le carni affamate, regalandogli lamenti di tutt’altra natura.
Ma l’amore si sa, svapora rapidamente quanto una boccata di fumo e Pasquale ha presto dimenticato la passione carnale per quella donna che gli aveva strapazzato il petto e il cavallo dei pantaloni. Leggi tutto…

L’ATTO ALTRUISTICO DI RESPIRARE di JJ Bola (Sperling and Kupfer) – recensione

L' atto altruistico di respirare - JJ Bola,Christian Pastore - ebook“L’atto altruistico di respirare” di JJ Bola (Sperling & Kupfer – traduzione di Christian Pastore)

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di Claudio Fabella

Partiamo dal raccontare chi è l’autore di questo romanzo. JJ Bola è nato nel 1986 a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e cresciuto a Londra. Scrittore, poeta, educatore in un centro di salute mentale e ambasciatore dell’Agenzia ONU per i Rifugiati, viaggia spesso in Europa e negli Stati Uniti per partecipare a seminari e conferenze. In qualità di ex rifugiato è intervenuto al Forum e conomico mondiale di Davos nel 2018. Ha conseguito un Master in Scrittura creativa alla Birkbeck University ed è autore di tre raccolte di poesie, un saggio per ragazzi sulla mascolinità tossica e due romanzi, tradotti in varie lingue.
Questa piccola premessa minibiografica è essenziale per comprendere questo romanzo di JJ Bola intitolato “L’atto altruistico di respirare“, appena pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer con la traduzione Christian Pastore.
Michael Kabongo, il protagonista del romanzo, pare avere parecchio in comune con il suo autore.
È, per l’appunto, un insegnante congolese-britannico che vive a Londra ma sente di non appartenere a nessun posto. La storia è incentrata sul di lui viaggio negli Stati Uniti d’America. Michael ha in tasca i risparmi di una vita (pari a 9.021 dollari) e nello spirito l’intenzione di viaggiare in tutto il paese a stelle e strisce prima di porre fine alla sua vita una volta esaurite le risorse finanziarie di cui dispone. Leggi tutto…

NERO FIORENTINO di Luca Doninelli (Bompiani)

Nero fiorentino - Luca Doninelli - copertina“Nero fiorentino” di Luca Doninelli (Bompiani, 2023)

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di Rosalia Messina

In occasione dell’allagamento del sotterraneo di un palazzo storico di Firenze, sede di una casa di moda, la Dombey & Son, guidata dalla potente, temuta Loredana Fallai, il manutentore Beppe Masina si imbatte in due tavole misteriose che consegna a Loredana. Da questo accadimento prende avvio il nuovo romanzo di Luca Doninelli, Nero fiorentino, di recente pubblicato da Bompiani e dedicato “Alla città più bella del mondo”. Il fortunoso ritrovamento delle tavole, preziose in quanto contengono uno studio della prospettiva di cui è autore nientemeno che Filippo Brunelleschi, scatena subito un girotondo di intrighi. Le tavole spariscono (a opera dello storico Oreste Marcucci) e la città viene insanguinata da una catena di morti violente che inizia con l’uccisione di Loredana Fallai.
Quindici anni dopo, il sindaco in carica s’imbarca nella singolare e un po’ folle iniziativa di indire un concorso internazionale per il completamento dell’incompiuta facciata della basilica di San Lorenzo. Del faraonico progetto fa parte anche Maria Giovanna, figlia di Loredana Fallai, tredicenne al momento dell’assassinio della madre. Leggi tutto…

LA GUERRA DI OLGA di Mavie Carolina Parisi (Ianieri)

La guerra di Olga - Mavie Carolina Parisi - copertina“La guerra di Olga” di Mavie Carolina Parisi (Ianieri)

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di Consuelo Consoli

Ambientato nell’arco temporale che segnò i sanguinosi eccidi del periodo nazista, La guerra di Olga, ultima fatica letteraria di Mavie Carolina Parisi, è un’opera di fantasia e di rigore storico insieme, che mostra i retroscena raccapriccianti dell’olocausto. Protagonista è Olga, ultima rampolla del principe Alberghera di Valcastello che, poco più che ventenne giunge a Berlino al braccio del suo novello sposo, Dieter. La trepidazione della ragazza nel ritrovarsi nella fastosa ma opprimente dimora dei von Beurst, viene stemperata dall’affettuosa accoglienza della suocera, la contessa Brunhilde e del conte Helmut. È il febbraio del 1933 e nell’aria si addensano le scellerate ideologie nazionalsocialiste, Olga ne ha un primo sentore la sera stessa, durante la quale Rudolph, il fratello maggiore del marito si scontra con il padre.  Il motivo sono le discordanti idee politiche che infiammano i due e che vedono da una parte il conte padre convinto sostenitore di Hitler, dall’altra il figlio con il suo deciso dissenso e la certezza che l’affermazione del regime causerà rovina e distruzione.
Presa dalla nuova condizione di sposa e ansiosa di compiacere il marito, Olga, preferisce disconoscere quei segnali e dedicarsi allo studio del tedesco, così come desidera Dieter, e omologarsi al clima che si respira nella dimora dei von Beurst. Leggi tutto…

TUTTE LE COSE CHE HO PERSO di Katya Maugeri (Villaggio Maori edizioni)

Tutte le cose che ho perso. Storie di donne dietro le sbarre - Katya Maugeri - copertina“Tutte le cose che ho perso” di Katya Maugeri (Villaggio Maori edizioni)

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di Simona Lo Iacono

Il carcere come discesa nel “dentro”. Come indagine non tanto delle condizioni esteriori, ma di quelle interiori. E non del luogo materiale, ma di quel luogo fragile, stranito, non comunicabile che è lo spirito.
In “Tutte le cose che ho perso” (Villaggio Maori edizioni) Katya Maugeri non racconta solo storie di detenute, di donne sfrattate dalla vita, di libertà infrante su un inciampo. Ma narra anche della impossibilità di uscire da un’altra prigione, che non è quella delle celle a sei, dell’area trattamentale più o meno attrezzata, dell’ora d’aria condivisa tra mozziconi di sigarette e confessioni. E’ invece quella del pregiudizio. Della mancanza di compassione. Della perdita della speranza.
Le donne di Katya sanno accettare la limitazione fisica. A volte sono persino abituate ad essa, con una assuefazione data dalle loro vite spesso affaticate. Non sanno però darsi pace della mancanza di sguardo. Dell’abolizione della parola. Della fretta con cui sono classificate, della presunzione con cui viene declinata la loro esperienza.
Ciò che le fa piangere non è l’esigenza punitiva. Ma la domanda d’amore senza risposta. Non la condanna della sentenza. Ma quella del mondo. Non la lontana scadenza della pena. Ma l’eterna mancanza di assoluzione. Leggi tutto…

L’UOMO DI ZOLFO di Silvana La Spina (Bompiani) – recensione

L'uomo di zolfo. Il romanzo di Luigi Pirandello - Silvana La Spina - copertina“L’uomo di zolfo” di Silvana La Spina (Bompiani)

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di Lorenzo Marotta

«L’uomo di zolfo» dà il titolo al romanzo di Luigi Pirandello a firma di Silvana La Spina, Bompiani 2023. Ad aprire il testo narrativo la citazione di Vincenzo Consolo: «Nello zolfo è nato lo scrittore, in quel Caos a ridosso dello scalo di Porto Empedocle… Egli, come tutti gli uomini di luoghi di zolfo, cammina pericolosamente per un po’ su quel crinale da cui si può precipitare verso l‘irrazionalità, la follia». (Di qua dal faro) Ed è lungo questo difficile crinale che l’autrice si inoltra tra realtà e immaginazione per comprendere e restituire nella sua complessità la vita personale, quella famigliare, l’artista, il drammaturgo, il filosofo, il poeta. Un’opera di grande respiro, non facile per uno scrittore dalle mille maschere, sfuggente, sempre in lotta con se stesso e con il mondo, preso dalla febbre di osservare il mutevole cangiante magmatico ribollire dell’animo umano. Perché scrivere di Pirandello significa scrivere della vita, così sorprendentemente misteriosa e imprevedibile, la stessa che l’Agrigentino ha raccontato nelle sue opere e che l’Autrice non ha smesso di frequentare con passione e onestà letteraria. Non un libro, quello di Silvana La Spina, ma un’opera destinata a rimanere, comprendente l’intero percorso umano e artistico di Pirandello, dominato sempre dall’inquietudine e dalla lotta contro il destino. Leggi tutto…

L’OCCHIO MOLTIPLICATORE DEL CINEMA di Danilo Amione (Mimesis) – recensione

“L’occhio moltiplicatore del cinema” di Danilo Amione (Mimesis)

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di Emma Di Rao

Addentrarsi nella scrittura de “L’occhio moltiplicatore del cinema” di Danilo Amione, edito da Mimesis, equivale a scoprire, o riscoprire con stupore, un affascinante universo, qual è l’universo pertinente al cinema che con la realtà intrattiene un rapporto articolato, complesso e non facilmente definibile. Di sicuro, non un rapporto di mera documentazione di essa ma di immaginifica ricreazione attraverso le mutevoli e sempre nuove prospettive con le quali il racconto cinematografico riconsidera il destino individuale e collettivo.
Come si evince dal titolo di questo pregevole volume, il termine ‘moltiplicare’ non implica affatto un’idea di frammentarietà, ma, al contrario, allude all’irrinunciabile funzione svolta dal cinema di accrescere e incrementare il mondo reale nell’ambito di una visione complessivamente organica. Anche la suddivisione del testo in brevi capitoli, lungi dal configurarsi come una sequenza di isolati ‘sguardi’ su singoli artisti, scaturisce da una scelta che lo stesso Amione ascrive all’adozione di un “metodo olistico”, il più consono a quel fenomeno della globalizzazione che connota la nostra epoca. Leggi tutto…

MADONNE CON LA POLAROID di Concetta Rundo (Sikè)

Madonne con la Polaroid - Concetta Rundo - copertina“Madonne con la polaroid” di Concetta Rundo (Euno Edizioni – Sikè)

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di Simona Lo Iacono

Un libro che comincia anche dalla fine. O dall’inizio, a seconda del verso da cui lo si prende. E che si può ribaltare, ma ha sempre un senso. E si può mettere al contrario, ma rimane leggibile. Un libro convergente, anche. Perché le due parti (lato A e lato B, come nei vecchi 45 giri al vinile) finiscono per confluire l’una nell’altra. E in cui la struttura letteraria è simile alla vita: principi che affiorano dalle conclusioni. Situazioni ribaltate che diventano ordinario. Sguardi rovesciati che raddrizzano. E occhiate dritte che rovesciano.
Questo e molto altro è “Madonne con la Polaroid” di Concetta Rundo (ed. Sikè), libro di poesia, ma anche di prosa. Di riflessione, ma anche di narrazione, di rose e di placente.
Sì perché in questo variegato scrigno c’è tutto. Leggi tutto…

1964. GLI OCCHI DEL CICLONE di Paul McCartney (La nave di Teseo) – recensione

1964. Gli occhi del ciclone. Ediz. illustrata - Paul McCartney - copertina“1964. Gli occhi del ciclone. Ediz. illustrata” di Paul McCartney (La nave di Teseo, 2023 – traduzione di Carlo Prosperi)

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di Massimo Maugeri

I Beatles sono stati fotografati miriadi di volte. Quelle immagini ci restituiscono un’idea abbastanza precisa di come il mondo li guardasse. Ma com’era il mondo visto con gli occhi, e dagli occhi, dei Beatles? E com’erano i Beatles visti dagli stessi Beatles?
Troviamo le risposte a queste domande grazie alla pubblicazione del volume “1964. Gli occhi del ciclone“, edito in Italia da La nave di Teseo (titolo originale “1964: Eyes of the Storm”). Lo sguardo sul mondo dalla parte dei Beatles, e tra i Beatles, è affidato alla visione di Sir Paul McCartney che dei Beatles, insieme a John Lennon, ha scritto la maggior parte delle canzoni (sono di Paul brani come “Yesterday”, “Eleanor Rigby”, “Michelle”, “Blackbird”, “Hey Jude”, “Let It Be”, “The Long And Winding Road”… giusto per citarne qualcuno).
Siamo tra la fine del 1963 e l’inizio del 1964, nel pieno del fenomeno denominato Beatlemania. Paul McCartney ha con sé una macchina fotografica 35mm, con la quale decide di scattare qualche foto ricordo. Immagini che giungono oggi, fino a noi, cariche di inestimabile valore artistico e documentale. Ben 275 scatti da sei città diverse: Liverpool, Londra, Parigi, New York, Washington e Miami.

Nella sua prefazione Paul racconta che, per quanto avesse una consapevolezza recondita di aver realizzato questi scatti fotografici nel corso degli anni Sessanta, in verità ne aveva perso memoria. Accade che nel 2020, mentre viene allestita una mostra fotografica della sua compianta moglie Linda (tra le altre cose, fotografa professionista di fama internazionale già da prima di aver incontrato Paul – oggi anche la loro figlia Mary è una fotografa di livello internazionale), vengono fuori questi provini e questi negativi che erano custoditi negli archivi della McCartney production LTD. Leggi tutto…

A SALINA IL VENTO CAMBIA di Giacomo Cacciatore e Raffaella Catalano (Leima)

A Salina il vento cambia - Giacomo Cacciatore,Raffaella Catalano - copertina“A Salina il vento cambia” di Giacomo Cacciatore e Raffaella Catalano (Edizioni Leima)

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di Domenico Cacopardo

È l’11 agosto a Santa Maria di Salina e i preparativi per il festeggiamento di Santa Chiara, cui la Chiesa dedica quella giornata, sono giunti al termine.
«Guten morgen, sturmtruppen», grida dal palco che ospiterà il primo degli spettacoli previsti per l’evento, Vincenzino Faso.
-«… Un paradosso vivente», quell’uomo. «Peserà più di cento chili, è alto, più alto della media, ma tutti lo chiamano con quel nome piccolo. Indossa da anni la stessa salopette blu sbiadita dal sole, le bretelle appese alle spalle spellate, le falde dei pantaloni masticate dalle suole delle infradito che strisciano lungo il molo …»-
Questa straordinaria agnizione apre sostanzialmente «A Salina il vento cambia», il romanzo di Giacomo Cacciatore e Raffaella Catalano, pubblicato da Edizioni Leima, Palermo (euro 16,00), dando accesso a una storia deliziosa maneggiata con maestria, ironia, spiritus loci (acquisito) e, in definitiva, con la rara capacità di tenere il lettore avvinghiato alle pagine.
«Salutiamo il nostro capitano dei carabinieri che di stare a Salina non ne vuole sapere e scappa appena può» continua Vincenzino scorgendo Franz Pomar, che, con una sacca in spalla, si appresta a scendere dall’aliscafo. Leggi tutto…

PAROLE D’AMORE E DI LETTERATURA – FEDERICO DE ROBERTO e ERNESTA VALLE (La nave di Teseo) – recensione

“PAROLE D’AMORE E DI LETTERATURA”FEDERICO DE ROBERTO e ERNESTA VALLE – a cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla (La nave di Teseo)

“Per due ragioni vi invito a leggere il volume ricco di un importante repertorio di immagini”, ha dichiarato Elisabetta Sgarbi, publisher de La nave di Teseo, in occasione della presentazione dell’opera al Salone del Libro di Torino 2023: “approfondisce il ritratto di un autore noto soprattutto per “I Vicerè” e racconta le città di Milano e di Catania, tra Ottocento e Novecento. Inoltre, sono lettere d’amore bellissime che dovrebbero entrare nel repertorio degli amanti di ogni tempo”.

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di Massimo Maugeri

Oggi De Roberto è “universalmente” riconosciuto come uno dei più grandi scrittori della letteratura italiana di tutti i tempi. È stato ribaltato il giudizio critico negativo di Benedetto Croce che per molto tempo ha pesato come un marchio su “I Vicerè”, definita (da Croce) come: «un’opera pesante, che non illumina l’intelletto come non fa mai battere il cuore (…)». Furono in tanti gli appartenenti al mondo letterario dell’epoca che non amarono De Roberto (né tanto meno la sua opera), trattandolo ingiustamente con sufficienza, superficialità e distacco. Giudizi negativi a cui, però, hanno sempre fatto da contraltare le parole di incoraggiamento e stima proferite da Verga e Capuana (grandi amici e sostenitori di De Roberto e della sua arte). Toccò a Leonardo Sciascia, in epoca più recente, in un articolo apparso su «la Repubblica» nell’agosto del 1977, e intitolato “Perché Croce aveva torto”, a riscattare definitivamente De Roberto e la sua opera principale, esaltando le doti dell’autore de “I Viceré” e contrastando causticamente la stroncatura di Croce sostenendo che: «(…) era difficile, nella scuola di allora, mandare al diavolo Croce e i crociati, la poesia e la non poesia, e leggersi “I Viceré” come poi durante la guerra li lessi, pensando che tanto peggio per la poesia, se poesia non c’era (…). “Se ci fossero cinquanta pagine in meno”, sospiravano coloro che amavano il libro ma non volevano mancare di rispetto a Croce. E perché avrebbero dovuto esserci cinquanta pagine in meno? E quali poi?».
Di recente è stato ripubblicato un volume che getta una nuova luce sulla figura di Federico De Roberto. Un epistolario amoroso tra lo scrittore e Ernesta Valle (una nobildonna dell’epoca). Si intitola Parole d’amore e di letteratura. Federico De Roberto, Ernesta Valle: edito da La nave di Teseo e curato da Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla. Anche i curatori riportano, all’interno della loro acuta e ampia prefazione, il giudizio positivo di Sciascia su “I Viceré”, da lui definito “il più grande romanzo che conti la letteratura italiana, dopo I promessi sposi (“perché ‘dopo’? Meglio ‘insieme a’”, considerano giustamente i curatori). Leggi tutto…

LA BOFFA ALLO SCECCO di Roberto Alajmo (Sellerio) – recensione

La boffa allo scecco - Roberto Alajmo - copertina“La boffa allo scecco” di Roberto Alajmo (Sellerio)

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La parabola di Giovà: vita e passione di un personaggio nato in Sicilia.

di Daniela Sessa

Scimunito, Giovanni Di Dio detto Giovà? Proprio no. Magari cretino. Ma su questo è lecito andare in punta di dizionario: cretino ossia povero cristo. Sicuramente stretto per tre libri di Roberto Alajmo tra Antonietta la madre (con relativa famiglia femminocentrica) e Zzu il capomafia (con altrettanta famiglia trucidilaromafiosa), Giovà si candida a povero cristo proverbiale. Quindi, più che il cretino di Sciascia – su cui occorre tornare- Giovà ha l’imperturbabilità del cretino di Fruttero e Lucentini, nel senso che non si accorge di essere cretino perché, causa imbambolamento, non si pone proprio il problema. Imbambolato, chiama Antonietta questo omaccione-bamboccione di cinquant’anni, o su di lì, che ciabatta pinguedine e pigrizia dal letto alla tavola e dalla tavola alla divisa di guardia giurata, sta a bocca aperta e sguardo indeciso tra punto esclamativo e interrogativo, si fa mettere nei guai e ne esce fuori per imperscrutabile mano del destino. Se mano del destino può dirsi quella del suo creatore Roberto Alajmo, il quale cala l’asso dell’investigatore sui generis nel tavolo da poker del genere giallo con la trilogia di Giovà. Dopo “Io non ci volevo venire” e “La strategia dell’opossum”, Roberto Alaimo pubblica per Sellerio “La boffa allo scecco” in cui Giovanni Di Dio si ritrova malgrè lui a investigare sull’esecuzione mafiosa degli inquilini della sorella Mariella. Un’opera aperta proprio nella tradizione dei gialli seriali. Alajmo non ne sfugge, sebbene abbia sorpreso chi si aspettava la ripresa dal filone narrativo di Toni riapparso alla fine del secondo romanzo: chissà un quarto romanzo. Leggi tutto…

IL SENTIMENTO DEL MARE di Evelina Santangelo (Einaudi)

Il sentimento del mare - Evelina Santangelo - copertina“Il sentimento del mare” di Evelina Santangelo (Einaudi)

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di Gabriella Maggio

Evelina Santangelo nel suo avvincente libro “Il sentimento del mare” edito da Einaudi racconta la vita di uomini e donne di mare. I ventitré capitoli si susseguono con un ritmo simile alle onde del mare, come dice la stessa scrittrice. Il moto ondoso della narrazione è la rappresentazione della complessità del mare generata dal suo essere non solo un ecosistema da rispettare e proteggere ma anche un universo di storie e di vite.  La composizione del libro ha origine dall’improvviso riaffiorare nella mente della scrittrice delle prime parole, dopo un periodo di intensa sofferenza e di silenzio, durante una vacanza invernale a Lipari. Da questa piccola isola, come nel mito di Ulisse, Evelina ricomincia la navigazione verso la sua Itaca, la narrazione del suo sentimento del mare. Leggi tutto…

LA MISTERIOSA FINE DEL PROFESSORE ALBERTO MAZZAGLIA di Enrico Scandurra (Algra)

La misteriosa fine del professor Alberto Mazzaglia - Enrico Scandurra - copertina“La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia” di Enrico Scandurra (Algra)

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di Rosalda Schillaci

Enrico Scandurra, scrittore e poeta, si conferma romanziere di talento in questa originale pubblicazione La misteriosa fine del professor Alberto Mazzaglia, presentata ai lettori da Algra Editore con l’illustrazione in copertina di Maurizio La Malfa, e curata nella prefazione da Milena Privitera.
In tutto il libro la ricerca instancabile della propria identità autoriale si avverte nel linguaggio ricco di visioni immaginifiche. La vena letteraria svaga e infittisce in una forma di “atletismo verbale”. Sono vitali le parole versatili di questo Letojannese dal forte impeto emotivo, – in un accumulo di tensione dal taglio perfetto nell’acume intellettuale -, poiché affonda salde radici nella terra in cui vive e di cui analizza l’esistenza e il rapporto con gli altri; venendone ispirato.
Archetipi e contenuti sensibili, a eccitare la forza creatrice espressa con la scrittura, sono apparsi fin dall’esordio del 2011 con Tra ospedale e paradiso (Arduino Sacco Editore); a cui segue D’amore e d’altri insonni (Città del sole Editore) nel 2014. Successivamente, per i tipi di Algra, Le notti senza respiro (2019) e la raccolta di racconti Sette piccoli sogni (2020). Leggi tutto…

IL SENSO DELL’ORA FELICE di Luca e Raimondo Raimondi (Ianieri)

Il senso dell'ora felice - Luca Raimondi,Raimondo Raimondi - copertina“Il senso dell’ora felice” di Luca e Raimondo Raimondi (Ianieri): recensione e intervista

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di Elvira Siringo

Il senso dell’ora felice” è il nuovo singolare romanzo a quattro mani edito da Ianieri per la collana Le Dalie Nere diretta da Raffaella Catalano e Giacomo Cacciatore.
Gli autori sono due siciliani doc: Luca e Raimondo Raimondi:
Luca è nato ad Augusta e vive a Siracusa, è scrittore e insegnate di sostegno per vocazione. “Cerniera lampo” e “Il grande chihuahua” sono stati i suoi titoli d’esordio giovanile in collaborazione con Joe Schittino. Tra i romanzi più maturi ricordiamo: “Se avessi previsto tutto questo”, “Tutto quell’amore disperso”, “Marenigma”. È anche autore di racconti e, in collaborazione con Giuseppe Maresca, oggi dirige la collana di letteratura horror e fantastica Demoni meridiani per l’editore Algra.
Raimondo è nato a Caltanissetta, qualche anno prima di Luca. Vive a Siracusa, è giornalista, scrittore e critico d’arte. Tra le sue più recenti opere di narrativa: “Un filo di luna”, “L’undicesima”, “La cattiveria del silenzio”, “Satanassi e belle signore”. È autore di alcune raccolte di poesie: “Rapsodia della rinascita”, “Tempo sospeso”, “La vita camminava a piedi nudi”. È anche il padre di Luca. Leggi tutto…

DOVE NON MI HAI PORTATA di Maria Grazia Calandrone (Einaudi)

Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca - Maria Grazia Calandrone - copertina“Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca” di Maria Grazia Calandrone (Einaudi)

Libro incluso nella cinquina finalista del Premio Strega 2023

Libro finalista del Premio Alassio Centolibri, un Autore per l’Europa 2023

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di Consuelo Consoli

La memoria filogenetica rimanda al ventre che ci ha ospitato durante la vita intrauterina, a quell’amnios nel quale abbiamo galleggiato ignari di cosa la vita ci riserverà. Ognuno di noi sa intimamente se durante l’attesa di venire al mondo è stato amato e voluto, lo sa con il sangue e non con la ragione, che si formerà dopo, a contatto con la madre.
È grazie a lei, alla sua accoglienza, al suo nutrimento, ai suoi sorrisi e amore che diventiamo esseri senzienti e consapevoli in grado di affrontare quell’avventura chiamata vita. Ma se la madre ci abbandona proprio nel momento in cui scopriamo di essere fisicamente separati da lei, come potremo costruire una nostra identità?
Questo è il punto di partenza dal quale Maria Grazia Calandrone intraprende il suo viaggio a ritroso per capire chi sia stata Lucia Galante, la donna che l’ha data alla luce e che l’ha abbandonata ad appena otto mesi nel prato di villa Borghese, poco oltre i monumentali propilei d’ingresso.
È il gennaio del 2021 quando Maria Grazia, a distanza di cinquantasette anni, si mette in viaggio insieme alla figlia tredicenne, Anna. La meta è Palata, in provincia di Campobasso, il paese che ha dato i natali alla sua madre biologica quando ancora l’Abruzzo era incluso al Molise. Leggi tutto…

LESS A ZONZO di Andrew Sean Greer (La nave di Teseo) – recensione

Less a zonzo - Andrew Sean Greer - copertina“Less a zonzo” di Andrew Sean Greer (La nave di Teseo – traduzione di Elena Dal Pra)

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di Claudio Fabella

Dopo il successo di “Less“, romanzo che ha vinto il premio Pulitzer nel 2018, Andrew Sean Greer torna con “Less a zonzo” (La nave di Teseo, 2023 – traduzione di Elena Dal Pra), titolo originale “Less is Lost”, il seguito delle avventure di Arthur Less, lo scrittore gay in crisi di mezza età che aveva intrapreso un viaggio intorno al mondo per sfuggire al matrimonio del suo ex amante Freddy. In questo nuovo libro, ritroviamo Arthur e Freddy felicemente insieme nella loro casetta a San Francisco, ma anche alle prese con nuovi problemi e nuove sfide. Arthur deve infatti affrontare la morte del suo primo amore, il poeta Robert Brownburn, e il rischio di perdere la sua casa a causa di un debito di affitto. Per guadagnare i soldi necessari a salvare la sua dimora, Arthur accetta una serie di lavori improbabili che lo portano a viaggiare per gli Stati Uniti. Insieme a lui ci sono diversi personaggi letterari e il suo fidato duo: un carlino nero umanoide chiamato Dolly e un camper arrugginito soprannominato Rosina. Leggi tutto…

LE PERFEZIONI di Vincenzo Latronico (Bompiani)

Le perfezioni“Le Perfezioni” di Vincenzo Latronico (Bompiani)

Tra i dodici libri selezionati per il Premio Strega 2023

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di Elisabetta Granieri Galilei

1992, Internet esordisce nel mondo per arrivare presto anche nelle nostre case. Ne è passato di tempo da allora, tutto è cambiato. Vincenzo Latronico ci racconta di Anna e Tom catapultandoci dentro le immagini modificate, spesso finte, del cyberspazio. Un romanzo che dichiaratamente si ispira a “Le cose” di Perec, a confermare che i libri parlano spesso di altri libri in spunti e voli. Latronico tratta con finta leggerezza un tema molto contemporaneo nel quale ci si può facilmente ritrovare. Funzionale la suddivisione in capitoli che, a partire dal tempo condizionale dell’incipit, tratteggia quasi un’epica del vivere contemporaneo.

 

Presente

Nel capitolo l’autore offre la scena del suo vivere attraverso l’efficace descrizione dell’abitare in una casa di Berlino. In questo presente durativo il protagonista compie i soliti gesti, dal fare la spesa all’innaffiare le piante. Siamo con lui a osservare l’acqua dell’innaffiatoio nei vasi come se uscisse da lì la pervasività di quel mondo liquido che ormai tutti conosciamo, quell’ingranaggio tentacolare. Leggi tutto…

IL DISEGNO MAGICO di Raul Montanari (Baldini+Castoldi)

Il disegno magico - Raul Montanari - copertina“Il disegno magico” di Raul Montanari (Baldini+Castoldi)

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di Rosalia Messina

Si parla tanto d’amore nell’ultimo romanzo di Raul Montanari, Il disegno magico, edito da Baldini+Castoldi. Beninteso, non si tratta di un romanzo d’amore; casomai è la storia di tanti amori, dei sentimenti amorosi come li vedono e li vivono i protagonisti. È però anche una storia di morte, di violenza e di vendetta.
È proprio la vendetta il tema fondamentale, l’amalgama di diverse vicende che si ricollegano a un nodo centrale, come gli affluenti di un fiume vanno a confluire nel corso d’acqua principale. Un romanzo che per varie ragioni potrebbe definirsi fluviale: per la particolare articolazione della trama che ho appena descritto; perché è un fiume, il Piave, a fare da sfondo ad alcuni momenti cruciali dell’intreccio, ma anche e soprattutto perché vivere e lavorare vicino a un fiume, lungi dall’essere un mero dettaglio, implica una filosofia di vita, una concezione peculiare del rapporto con la natura e con gli altri esseri umani.
Non che tutta la storia si svolga sulle rive del Piave; il romanzo è ambientato per larga parte in una camera, dentro un’abitazione che fa parte di una palazzina, in una Milano resa spettrale dalla terza clausura che il contagio da Coronavirus impone nell’autunno del 2022.
Angelo e Francesca, due trentenni vicini di casa, feriti dalla vita, imprigionati dalla pandemia, si ritrovano a trascorrere insieme un periodo strano, di sospensione del flusso ordinario delle abitudini quotidiane. Angelo, che ha contratto l’infezione, racconta una storia ‒ la sua storia ‒ a Francesca che, a sua volta, è la voce che narra in prima persona i giorni della malattia e della clausura, riempiti dal raccontare di lui e dall’ascoltare pieno di echi e pensieri e domande di lei. Leggi tutto…

UNA MINIMA INFELICITÀ di Carmen Verde (Neri Pozza)

Una minima infelicità - Carmen Verde - copertina“Una minima infelicità” di Carmen Verde (Neri Pozza)

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di Emma Di Rao

Abituati da tempo al concetto leopardiano di un’infelicità cosmica non possiamo non stupirci che tale infelicità possa invece essere definita ‘minima’, come recita il titolo del romanzo di Carmen Verde “Una minima infelicità”, edito da Neri Pozza. E il titolo svela, in una sorta di critica collaterale, il progetto dell’opera: innanzitutto, l’unicità individuale di ogni essere umano e di ogni esperienza che lo riguardi, come si evince dall’uso dell’articolo indeterminativo che sottrae al termine ‘infelicità’ la valenza generale di categoria dello spirito; in secondo luogo, il pieno accoglimento, nel dispositivo narrativo, di quanto, non possedendo i caratteri della grandezza, subisce di solito una vera e propria deminutio.
La piccolezza del corpo di Annetta, le cui ossa rifiutano di crescere, è infatti il contenitore dell’esperienza e il punto di vista da cui si scruta il reale, ma diviene anche un’occasione privilegiata per rinvenire in quest’ultimo un supplemento di senso. Così, ancora una volta, è un difetto fisico, un difetto di natura, ad acuire leopardianamente, insieme al dolore, la consapevolezza di sé e del mondo circostante. Indicibile risulta la sofferenza derivante da tale condizione: piccolo è colui che è costretto a ricorrere al pensiero per “integrare ciò che di concreto manca al corpo. Una parte di noi è pura astrazione. Siamo spettri per metà”. Senza contare che ciò determina nella protagonista, che è anche voce narrante, un vero e proprio terrore dell’altezza, sia quella di Dio – “Dio è l’altezza suprema. Dio è l’Altissimo. Non è spaventoso?” – sia quella gigantesca del padre quando la solleva per gioco sulle proprie spalle. Leggi tutto…

FRA PATOGRAFIE E AUTOPATOGRAFIE D’AUTORE: i romanzi di Crocifisso Dentello e Ada D’Adamo

Book coverFra patografie e autopatografie d’autore. Alcune riflessioni su Tuamore di Crocifisso Dentello (La nave di Teseo, 2022) e Come D’Aria di Ada D’Adamo (Elliot, 2023)

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di Grazia Pulvirenti

“The via dolorosa of the Self” è il titolo di un capitolo dell’affascinante libro di Christopher Comer e Ashley Taggart, apparso nel 2021, uno studio sulla dimensione immaginativa nella creazione e ricezione di storie dal titolo Brain, Mind, and the Narrative Imagination (London, Bloomsbery).  Non è il solo testo ad occuparsi della dimensione del dolore come momento costitutivo della definizione del sé. Molta letteratura critica recente soprattutto nell’ambito delle Medical Humanities affronta il fenomeno delle patografie e autopatografie d’autore all’interno del campo della Narrative Medicine. Tale concetto risale alla prima formulazione teorica da parte di Rita Charon, Narrative Medicine del 2006, sviluppata nel più recente The Principles and Practice of Narrative Medicine del 2016. Il libro fornisce il più autorevole punto di partenza per tutti i clinici e gli studiosi impegnati nell’apprendimento e nell’insegnamento o nella pratica della Narrative Medicine. La medicina narrativa è una disciplina emergente nell’ambito dell’assistenza sanitaria che aiuta pazienti e operatori sanitari a raccontare e ascoltare le storie complesse e uniche della malattia.

All’interno di questo ambito di ricerca è emerso il genere della patografia e autopatografia, in cui rientrano testi letterari che descrivono la sofferenza e la malattia. Il canone della letteratura patografica include opere come The Wounded Storyteller di Arthur W. Frank, Reconstructing Illness di Anne Hawkins, Recovering Bodies di Thomas Couser e i testi di Arthur Kleinman.  Affiora da questi testi una sorta di poesia della malattia e l’uso di strategie narrative per migliorare l’esperienza medica. In Italia questo genere sembra oscurato dall’autofiction, che combina autobiografia e finzione nella scommessa di raccontare la propria vita e il proprio dolore utilizzando un miscuglio di narrazione in terza o in prima persona di una storia reale con elementi finzionali di trama o dell’immaginario. Purtroppo spesso l’autore o l’autrice offre una sorta di compiaciuta trattazione del proprio male, che non assurge a una valenza squisitamente letteraria.

Due testi recenti fanno a mio avviso eccezione a questa impasse: Tuamore di Crocifisso Dentello (Milano, La Nave di Teseo, 2022) e Come d’aria di Ada D’Adamo (Roma, Elliot, 2023) candidato allo Strega. Leggi tutto…

LA MUSA SCARLATTA di Sarah Iles Belmonte (Rizzoli)

La musa scarlatta - Sarah I. Belmonte - copertina“La musa scarlatta” di Sarah Iles Belmonte (Rizzoli)

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di Rosalia Messina

 

Sarah Iles Belmonte, dopo l’esordio con il romanzo La pittrice di Tokyo (Rizzoli 2022), ispirato alle vicende della pittrice giapponese Tama Kiyohara, torna in libreria con La musa scarlatta, romanzo storico di recente pubblicato da Rizzoli.
La protagonista, Olympe de Gouges (pseudonimo di Marie Gouze), vive nei tempi tumultuosi a cavallo della Rivoluzione francese, in un secolo ricco sì di fermenti culturali ma in cui ancora suscita sospetto e ostilità una donna indipendente, con un ruolo sociale attivo, per niente disposta a conformarsi alle regole patriarcali che presidiano saldamente (come per altro nei secoli successivi) la distribuzione del potere fra i sessi. La sua condotta appare scandalosa non soltanto in quanto dissonante rispetto al modello culturale che la vuole subalterna (il che, di per sé, l’avrebbe fatta passare solo per una donna stravagante), ma anche perché è accompagnata dalla rivendicazione esplicita di un’impensabile parità in favore di tutte le donne (il che ne fa una femminista, una pericolosa sovvertitrice delle regole imperanti).
L’appassionata ricostruzione sulla quale si incentra il romanzo sottrae all’oblio la vita complessa di Olympe, conosciuta dai più, suggerisce Sarah I. Belmonte nella nota finale al testo, solo in quanto autrice, nel 1791, della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, mentre fu anche scrittrice, drammaturga, attivista politica. Leggi tutto…

LA BRIGATA DELLE OMBRE di Antonio Di Grado (La nave di Teseo)

“La brigata delle ombre. Scrittori e artisti nella guerra di Spagna” di Antonio Di Grado (La nave di Teseo)

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UN DIARIO INTIMO DI UMANITÀ E DI MISERICORDIA

di Salvo Sequenzia

In La brigata delle ombre. Scrittori e artisti nella guerra di Spagna (La nave di Teseo, 2023), Antonio Di Grado consegna al lettore le sue «Ore di Spagna», un viaggio a ritroso verso gli anni neri della guerra civile spagnola compiuto dall’autore sull’atlante dei ricordi, delle esperienze, delle letture, dei sentimenti e delle passioni che ne hanno nutrito il «lungo studio e ‘l grande amore» per la letteratura, e, fortunatamente per noi, non solo per quella.
Un viaggio, quello di Di Grado, che è anche un intreccio di voci, di immagini, di figure, di luoghi e di suggestioni che, dai fatti e dalle vicende della storia, rimbalzano, si chiamano, si annodano tessendo un ordito prezioso di rimandi letterari dentro il quale confluisce una ricca e composita rimembranza: frammenti di film, echi di canzoni, personaggi, incontri, avvenimenti.
Libro coltissimo, imprevedibile e desultorio La brigata delle ombre incide in quindici capitoli le pinturas negras della storia di quella guerra.
La storia è nota. Il 18 luglio 1936 un golpe militare colpì la seconda repubblica spagnola trascinandola in una nera gorge di violenza, di morte e di repressione mentre nel Paese era in atto un processo di trasformazione voluto da espressioni progressiste e rivoluzionarie della società. Il golpe, di fatto, mirava a bloccare questo processo di rinnovamento che, in varie forme, cercava di liberare la Spagna dalla pesante eredità del passato. Leggi tutto…

IL PASSEGGERO di Cormac McCarthy (Einaudi)

Il passeggero - Cormac McCarthy - copertina“Il passeggero” di Cormac McCarthy (Einaudi, 2023 – traduzione di Maurizia Balmelli)

Il nuovo romanzo del grande scrittore statunitense Cormac McCarthy (Providence, 20 luglio 1933 – Santa Fe, 13 giugno 2023) scomparso ieri: qui, il servizio di Letteratitudine

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di Erika Di Giorgio

Per tanti anni abbiamo atteso il possibile conferimento del Premio Nobel per la Letteratura a Philip Roth (poi scomparso nel 2018). L’Accademia Svedese, evidentemente, aveva altre idee. Fino a ieri c’erano altri due scrittori statunitensi non più giovanissimi, che rimanevano in odore di Premio Nobel. Uno è Don DeLillo (classe 1936), l’altro è Cormac McCarthy (classe 1933). Ci sarebbe anche Thomas Pynchon (classe 1937). McCarthy, purtroppo, ci ha lasciati ieri 13 giugno 2023, a poco più di un mese dall’uscita del nuovo, attesissimo romanzo.
Questo nuovo romanzo di Cormac McCarthy, il grande autore americano vincitore del premio Pulitzer per “La strada” e noto per le sue opere di grande impatto e violenza, arriva dopo sedici anni dal precedente (il già citato “La strada”), si intitola “Il passeggero” (Einaudi, traduzione in italiano di Maurizia Balmelli) e si tratta del primo volume di una dittologia che si concluderà con “Stella Maris”, in uscita in Italia a settembre 2023. Entrambi i romanzi sono legati da un filo rosso che unisce i destini di due fratelli, Bobby e Alicia Western, figli di uno scienziato che ha partecipato al progetto Manhattan per la creazione della bomba atomica.
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LA SPERTA E LA BABBA di Giovanna Di Marco (Caffèorchidea)

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)“La sperta e la babba” di Giovanna Di Marco (Caffèorchidea)

In libreria da giovedì 8 giugno 2023

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di Grazia Pulvirenti

Quante isole convivono stridenti e violente, irriducibili e inesorabili in Sicilia? Quante contraddizioni, estremi antitetici, aritmie e asincronie rendono questa terra un incomprensibile ibrido, miscuglio di etnie, usi, passioni e linguaggi differenti? Proprio il linguaggio è l’elemento in grado di scardinare il meccanismo di luoghi comuni e banalità che spesso inondano la letteratura sull’isola. E questo è il primo merito del libro di Giovanna di Marco La sperta e la babba, pubblicato per per i tipi di Caffèorchidea, casa editrice che si contraddistingue per una visione etica, attiva e militante della letteratura.
La scrittura di Di Marco è un capolavoro stilistico, è una scrittura sonora, dal ritmo unico e incantatore: mescolando sapientemente l’aulico e il dialettale, l’arcaico e il moderno, si fa carne e tocca le corde dell’intimità e dell’evocazione memoriale, per fare emergere la storia dell’isola dalle microstorie di una coralità di personaggi, apparentemente figure minori di un mondo popolare, che nella narrazione acquisiscono il crisma dell’universalità. E che, secondo merito della scrittrice, riescono a far risuonare le corde emotive del lettore per la misteriosa polifonia intessuta dalle parole, in grado di penetrare e portare a galla gli aspetti più abissali dell’animo umano, in special modo di quello femminile. È una scrittura che scaturisce dalla corporeità per dire la verità della vita, della miseria, delle ambizioni, della malattia, del declino, della morte. E per farsi congegno metaforico dell’affabulazione che tramanda narrazioni familiari e, tramite esse, memorie, e grandi ideali, oppure delusioni e il disincanto di intere generazioni, condannate dalla miseria dell’Isola ad abbandonare la propria terra, in cerca di incerti destini in terre straniere. Leggi tutto…

PAROLE D’AMORE E DI LETTERATURA – Federico De Roberto e Ernesta Valle (La nave di Teseo)

“Parole d’amore e di letteratura” di Federico De Roberto e Ernesta Valle (La nave di Teseo)

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da sinistra: Mario Andreose, Enzo Papa, Elisabetta Sgarbi, Sarah Zappulla Muscarà, Enzo Zappulla

L’opera monumentale che raccoglie l’epistolario tra lo scrittore Federico De Roberto e Ernesta Valle, edita da La nave di Teseo, e curata da Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla è stata presentata con successo al Salone del Libro di Torino

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di Giovanna Caggegi

Parole d'amore e di letteratura - Federico De Roberto,Ernesta Valle - copertinaFresco di stampa per i tipi de La nave di Teseo, è in libreria il prezioso carteggio da (ri)scoprire “Parole d’amore e di letteratura”, in una veste accattivante e leggiadra, fra lo scrittore Federico De Roberto e la sua amata Ernesta Valle, un’opera monumentale di quasi 2200 pagine, curata da Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla, riccamente illustrata.
La presentazione avvenuta al Salone del libro di Torino 2023, nel padiglione della Regione Siciliana, ha visto gli autori affiancati dai fondatori, con Umberto Eco, de La nave di Teseo, Mario Andreose, presidente e Elisabetta Sgarbi, direttore generale ed editoriale, e dal saggista e narratore Enzo Papa. Affidata al fitto carteggio bilaterale (una rarità), la travolgente e segreta storia d’amore fra lo schivo autore dei “Vicerè” e l’elegante e colta nobildonna Ernesta Valle – moglie dell’avvocato messinese Guido Ribera – copre un arco di tempo che va dal maggio 1897 al novembre 1903 con tracce residue sino al 1916. Circa 750 lettere rimaste per oltre un secolo inedite, fino al momento in cui sono state riportate alla luce dal certosino lavoro di ricerca e di recupero filologico condotto a quattro mani da Sarah Zappulla Muscarà, raffinata italianista e autrice, tra l’altro, di numerose opere dedicate agli scrittori veristi, e da Enzo Zappulla, presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo siciliano, a cui si devono molteplici volumi sul teatro tra Otto e Novecento. Leggi tutto…

IL PIERO O LA RICERCA DI UNA FELICITÀ di Simone Tempia (Rizzoli Lizard)

“Il Piero o La ricerca di una felicità” di Simone Tempia (Rizzoli Lizard) – con illustrazioni di Marco Paolini

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di Eliana Camaioni

Non si può non voler bene al Piero.
Perché lui non è ‘un’ Piero, lui è ‘il’ Piero, anzi IlPiero, sostantivo unico: un nomen agentis, un titolo che diventa metafora; un brand, una metonimia che dal particolare evoca il mondo variegato che il Piero rappresenta.
Un mondo tutto interiore, che è un concentrato di umanità e tenerezza: il Piero è un’anima fragile, un ‘vinto’ verghiano che ricerca la felicità e staccandosi dallo scoglio nel tentativo di migliorare la sua condizione – improuve, dicono gli inglesi – precipita sempre più, gradino dopo gradino, nel risucchio di un destino fatale. È “il Piero che inizia a fare il piero”, come si legge a pagina 103, con un’ammiccata al lettore che rompe la quarta parete: “e voi ormai dovreste sapere cosa intendo”.
E non si può non volere bene a questo omino grigio che ci tocca il cuore, perché il Piero è la creatura che ci abita, è il nostro bambino interiore; che ha una moglie-mamma, quella Betta che solo lei al fianco del Piero potrebbe stare: la Betta assertiva, dolcemente rassegnata, che è tutta un codice binario fatto di ‘va bene’ o ‘non va bene’. Betta che è l’altra metà della sua mela, accomodante e resiliente, che la felicità la trova in ogni istante della sua vita, anche quando tutto non va, anche quando dentro di sé non va. Leggi tutto…

LEZIONI di Ian McEwan (Einaudi) – recensione

Lezioni - Ian McEwan - copertina“Lezioni” di Ian McEwan (Einaudi – traduzione di Susanna Basso)

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di Erika Di Giorgio

Ian McEwan è uno dei colossi della letteratura internazionale. Lo scrittore britannico, classe 1948, autore di romanzi celeberrimi quali Bambini nel tempo, Amsterdam, Espiazione, Chesil Beach, Macchine come me (giusto per citarne qualcuno) è tornato di recente in libreria con una nuova opera, Lezioni (Lessons, 2022), pubblicato in Italia da Einaudi (editore italiano di McEwan) con l’ottima traduzione di Susanna Basso.
Lezioni segue la vita di Roland Baines, un uomo comune che si trova a vivere in balia degli eventi storici del Novecento e dei primi anni del Duemila: dalla Libia coloniale alla pandemia da Covid, passando per la crisi dei missili di Cuba, la caduta del Muro di Berlino, il thatcherismo, l’invasione dell’Iraq e la crisi ambientale, Roland cerca di dare un senso alla sua esistenza, tra passioni, traumi, rimpianti e speranze.
Il romanzo si apre con una scena memorabile: nel 1962, Roland, allora quattordicenne, si reca a casa della sua insegnante di pianoforte, la venticinquenne Miriam Cornell, spinto dal timore che il mondo stia per finire a causa della minaccia nucleare. Miriam lo inizia ai piaceri della carne, tra violenza e tenerezza. Questa esperienza segnerà per sempre Roland, che non riuscirà mai a dimenticare Miriam né a trovare un equilibrio affettivo e sessuale. Leggi tutto…

VILLA DEL SEMINARIO di Sacha Naspini (Edizioni E/O) – recensione

Villa del seminario - Sacha Naspini - copertina“Villa del seminario” di Sacha Naspini (Edizioni E/O)

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di Rosy Demarco

È un ritorno a Le Case Villa del seminario di Sacha Naspini edito da e/o, è il riavvolgimento di una pellicola che ci riporta agli albori di una storia già conosciuta tra le pagine di un suo indimenticabile romanzo.
Siamo a Novembre del ‘43 quando nel mezzo di una guerra devastante che ha martoriato il mondo intero, in un piccolo borgo della Maremma toscana, la Storia si incolla come uno sputo su un vetro, al quotidiano scorrere delle vite di paese.
Renè è il protagonista di una vicenda probabilmente simile ad altre, vissute nell’Italia di quei giorni feroci.
Uomo di mezz’età, ciabattino nella sua bottega, è mancante di tre dita della mano, perse in un incidente col tornio e per questo canzonato Settebello dai compaesani allo storico bar le Due Porte.
Comparsa di una vita di cui era spettatore, viveva quasi desideroso di essere dimenticato.
Se non fosse per Anna, vicina della porta accanto. Privata dalla vita degli affetti più cari, snocciolava i suoi giorni come i grani di un rosario consumato dal destino, ferita che sanguina la perdita di Edoardo suo figlio, sparito tra i boschi zeppi di ribelli, poi caduto sotto i colpi di un nemico ormai pronto all’ultima corsa.
È una storia d’amore quella tra Renè e Anna, una storia di solitudini accoste, di spazi che si sfiorano senza disturbare la pelle, parole negli occhi, spalla dove poggiare il proprio dolore. È una storia di quelle capaci di vincere il trascorrere dei giorni, forse proprio per non aver superato la soglia del disvelamento, come sedie affrontate ai due lati di un tavolo. Leggi tutto…

SUI PASSI DI LEI di Emma Di Rao (Ianieri)

“Sui passi di lei” di Emma Di Rao (Ianieri Edizioni)

 

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di Salvo Sequenzia

In una delle sue Lezioni americane – dedicata all’Esattezza – Italo Calvino scrive: «Il mio disagio è per la perdita di forma che constato nella vita».
Lo scrittore, che alle sue Lezioni consegna una riflessione di vasto respiro, riepilogativa della sua attività di scrittore-pensatore, ma anche ‘epimeteica’, in quanto si volge indietro  a guardare ciò che resta della Modernità in Occidente, prima di compiere il ‘salto’ verso il postmodern, nell’avvertimento della perdita di forma, e, quindi, anche di senso e di identità, del mondo in cui egli vive, si prende carico, consapevolmente, di una tradizione che si coagula tra la fine dell’Ottocento e il Novecento – da Nietzsche a Simmel, da Bergson a Freud –  e che oppone un’idea di letteratura e di scrittura qualificata dall’esattezza, qualità, questa, in cui risiede un valore costitutivo del reale  che la letteratura rappresenta, conserva e tramanda.
Per difendere l’esattezza, Calvino richiama il suo contrario, l’indefinito, e cita un poeta che sul principio del vago e dell’indefinito ha formato la sua scrittura: Giacomo Leopardi. Leggi tutto…

LA SICILIA nella trilogia di Rosario Battiato e Chiara Nott

Animali straordinari di Sicilia. Ediz. illustrata - Rosario Battiato - copertinaTra creature, bestie e animali: un viaggio nel fantastico di Sicilia

Recensione della trilogia di Rosario Battiato e Chiara Nott (ed. il Palindromo)

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di Filippo Triolo

Sfoglio le pagine dei tre volumi, leggo tra incantamento, malìa, incubo e stupore i testi di Rosario Battiato, poi ammiro le illustrazioni surreali che oscillano tra l’onirico e il grottesco realizzate da Chiara Nott con la sua inseparabile bic nera e mi convinco di una cosa: i due giovani autori catanesi, come pochi altri, come solo qualche genio visionario, riescono a creare e riesumare mondi. Scendono nell’oscuro della nostra isola – ma anche di ognuno di noi – e ci portano con loro in un viaggio alla scoperta del fantastico siciliano, fatto di incubi e illusioni, di spirdi e màgare, di piule e taddarite.
Nei tre volumi editi dalla casa editrice palermitana Il Palindromo (è sorprendente il loro intero catalogo) “Creature fantastiche di Sicilia” (2018), “Bestiario contemporaneo di Sicilia” (2020) e “Animali straordinari di Sicilia” (2022), Battiato e Nott provano a mappare l’intero territorio regionale consegnandoci un lavoro ultimo che è di difficile definizione. Se non possiamo parlare di saggistica, tantomeno scientifica, possiamo escludere – ma a questo ci pensano gli stessi autori – che la trilogia possa essere da riferimento per studiosi e ricercatori, ma per appassionati, quello sì. Se il lavoro affonda solide radici su testi che riguardano la tradizione scritti dai vari Pitrè, Ugo Antonio Amico, Vincenzo Linares, solo per citarne alcuni – è pur vero che la trilogia non vuole essere un trattato su antropologia, cultura popolare e folklore. Non c’è alcuna ambizione a finire in tristi bibliografie accademiche, in queste pagine piuttosto si corre il rischio – ed è una goduria correrlo – di imbattersi in bibliografie fittizie, in pseudo bibliografie. Leggi tutto…

MARIA GIUDICE di Maria Rosa Cutrufelli (Perrone) – recensione

Maria Giudice - Maria Rosa Cutrufelli - copertina“Maria Giudice” di Maria Rosa Cutrufelli (Perrone)

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[Ascolta la puntata radiofonica di Letteratitudine dedicata a “Maria Giudice” di Maria Rosa Cutrufelli (Perrone): Maria Rosa Cutrufelli in conversazione con Massimo Maugeri]

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La Leonessa del socialismo

di Nicoletta Bortolotti

Maria Rosa Cutrufelli, già finalista al Premio Strega, fra le massime scrittrici, letterate e intellettuali italiane, è autrice di opere che lasciano il segno, e dell’ultimo incantevole e fondativo romanzo biografico Maria Giudice, edito da Giulio Perrone Editore nella pregevolissima collana “Mosche d’oro”, diretta da Nadia Terranova, Giulia Caminito e Viola Lo Moro.
In un’alternanza di tersi punti luce e squarci pastosi, di fotogrammi, scatti, fermi immagine tridimensionali, Cutrufelli restituisce alla pagina l’epopea di una figura straordinaria che ha attraversato il Novecento e se n’è lasciata attraversare; più nota forse come “madre di #GoliardaSapienza” (che Cutrufelli ha frequentato), autrice del romanzo postumo e cult L’arte della gioia, che come “Maria Giudice”: dapprima maestra elementare e avida lettrice (fra l’altro, la passione per la lettura e per i classici tramandata in linea materna) poiché, con il liceo femminile, era pressoché l’unico ruolo pubblico concesso alle donne (penso anche a Rita Levi Montalcini…), poi sindacalista italiana di primissimo piano, giornalista, segretaria della federazione torinese del Partito Socialista, nonché prima donna a dirigere la Camera del Lavoro. Leggi tutto…

COME D’ARIA di Ada D’Adamo (Elliot) – recensione

Come d'aria - Ada D'Adamo - copertina“Come d’aria” di Ada D’Adamo (Elliot): romanzo tra i dodici candidati al Premio Strega 2023

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di Consuelo Consoli

Ci sono libri che scardinano tabù e pregiudizi, credenze e miscredenze, che irrompono come folgore e assordano come tuoni, e Come D’aria appartiene a questa categoria.
Sei Daria – esordisce nell’incipit Ada – Sei D’aria – continua sancendo, con l’aggiunta della virgola, la consistenza lieve e impalpabile della sua creatura.
Bisogna leggere per intero il libro per comprendere appieno il significato che Ada attribuisce a queste due semplici affermazioni. Al di là dell’apparente gioco di assonanze – Daria, d’aria – con Sei Daria, Ada certifica al mondo intero l’esistenza della figlia, partorisce una seconda volta, rivendicando per lei il diritto di occupare uno spazio in una società affatto accogliente e inclusiva nei confronti di chi non rispecchia i canoni classici della cosiddetta normalità. Ma l’aria è anche l’elemento del quale ogni essere vivente necessita. È grazie all’aria che nostri alveoli ricevano ossigeno, è grazie all’aria che ogni cellula si nutre, accresce, moltiplica. Senza aria non si vive. Senza Daria, Ada non vive.
Eppure questa donna, nonostante una dichiarazione così appassionata d’amore, afferma di non essere una madre coraggio, rivela con sincerità disarmante che avrebbe ricorso all’aborto terapeutico se, dopo essersi sottoposta a tutte le indagini previste, avesse saputo in tempo la diagnosi di grave malformazione della figlia, l’oloprosencefalia (HPE). Leggi tutto…

PASSEGGIATE CON I CANI di Gianfranco Calligarich (Bompiani)

Passeggiate con i cani - Gianfranco Calligarich - copertina“Passeggiate con i cani” di Gianfranco Calligarich (Bompiani)

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 di Rosalia Messina

Gianfranco Calligarich torna ancora una volta a raccontarci la sua Roma, in un modo diverso da come l’ha (magnificamente) raccontata nel romanzo L’ultima estate in città (l’edizione più recente è del 2016, di Bompiani, la stessa casa editrice che pubblica adesso Passeggiate con i cani). Nel suo romanzo di esordio lo scrittore ci introduce nella città post dolce vita, in cui il protagonista, il giornalista Leo Gazzara, giunge da Milano in cerca di sbocchi professionali e trova anche amori, fughe al mare, compagni di bevute. In questo nuovo, breve romanzo Roma costituisce lo sfondo sul quale si muove il protagonista, un vecchio scrittore solitario che, passeggiando con i suoi cani nei dintorni di casa, rievoca le sue memorie: i cani che gli hanno fatto compagnia in passato, gli amori, gli amici scomparsi, gli alloggi precari della gioventù, le prime esperienze di lavoro, una vecchia bmw (scritto così, in lettere minuscole) color zabaione, la graduale conquista del successo e del benessere.
Lo spunto iniziale da cui prende avvio la narrazione è una discussione fra amici a proposito di cani e gatti, come apprendiamo dall’incipit. Leggi tutto…

STORIELLE PER GRANCHI E PER SCORPIONI di Luigi Lo Cascio (Feltrinelli)

Storielle per granchi e per scorpioni - Luigi Lo Cascio - copertina“Storielle per granchi e per scorpioni” di Luigi Lo Cascio (Feltrinelli)

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di Daniela Sessa

Storielle per granchi e per scorpioni” è una magnifica prova d’attore. L’attore è Luigi Lo Cascio e definire magnifica la sua prova è pleonastico. Senonché qui Lo Cascio non recita ma scrive. Non è la prima volta che Luigi Lo Cascio si misura con la scrittura e anche in “Storielle per granchi e scorpioni” lo fa con la modalità del corpo dell’attore prestato al corpo dello scrittore. Perché Lo Cascio è uno di quei rari attori cui la natura ha tatuato la maschera sulla pelle, negando al trucco l’ausilio metamorfico. Versatile e materica, la sua recitazione tracima nella scrittura, regalando al fortunato lettore trentadue più uno raccontini impermeabili al genere e nello stesso tempo comprensivi di tanta bella letteratura. Ovvero innalzando la citazione a scommessa letteraria. Trentadue storielle, le chiama Lo Cascio per imprimere alle sue prose – che poi chiamarle prose e basta è fargli un torto, visto che alcune hanno il ritmo della poesia e la misura di settenari ed endecasillabi – quel carattere drammatico e ironico di leopardiana memoria. Tanto che se si volesse mandare un “ciack, di gira!” avremmo una scena con Lo Cascio alla scrivania e alle sue spalle due impensabili sodali: Giacomo Leopardi e Tommaso Landolfi. Leggi tutto…

IL PESO DEL CORAGGIO di Michele Navarra (Fazi)

Il peso del coraggio - Michele Navarra - copertina“Il peso del coraggio” di Michele Navarra (Fazi)

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di Rosalia Messina

Torna ancora una volta in libreria un romanzo di Michele Navarra che ha per protagonista l’avvocato Alessandro Gordiani, come sempre alle prese (nomen omen) con i suoi nodi irrisolti: il peso e il tormento delle decisioni difficili che la professione forense comporta; la situazione sentimentale, tra un matrimonio che sembra spegnersi come un fuoco che niente riesce ad alimentare e una passione per la bella e talentuosa collega Patrizia Mori che non decolla per le incertezze e le esitazioni di Gordiani.
Il caso giudiziario che stavolta deve affrontare Alessandro Gordiani è un caso spinoso; anzi, i casi sono due. Nel primo si tratta di difendere la parte civile in un processo in cui l’imputato, Emanuele Fontana, uno stimato medico, è accusato di avere abusato di un ragazzino di dodici anni, Diego Loria, sfruttando le occasioni offerte dal fatto di esserne l’allenatore di calcio. La sentenza che definisce il giudizio, nonostante l’impegno difensivo di Gordiani, è di assoluzione: il quadro probatorio non è risultato convincente. Gordiani, nonostante i tanti anni di esercizio della professione, nonostante sia consapevole della distanza che può intercorrere tra verità sostanziale e verità processuale, non riesce a incassare con disinvoltura non solo e non tanto la sconfitta in aula quanto la discrepanza fra ciò che è giuridicamente giusto (in forza del principio che non consente di condannare se le prove lasciano margini di dubbio) e ciò che è giusto per il sentire comune. Leggi tutto…

PORTAMI CON TE di Eliana Camaioni (Algra) – recensione

Portami con te - Eliana Camaioni - copertina“Portami con te” di Eliana Camaioni (Algra)

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di Domenico Cacopardo

Spumeggiante come un Pro-secco o come una CocaCola strong, avvincente come un’avventura salgariana (priva però degli orrori di scrittura, delle incongruenze e contraddizioni del caro Emilio -Salgari of course -) «Portami con te» di Eliana Camaioni (Algra editore, Viagrande (Catania), euro 16,00, costituisce un ottimo ritorno sulla scena della scrittrice e critica messinese. Una personalità coinvolta nella vita culturale di Messina, la sua città, in netta ripresa, dopo un postbellico medio evo. Intendiamoci, gli anni immediatamente successivi al passaggio del fronte, alla instaurazione della Repubblica e dell’avvio della democrazia italiana, furono vivi e vivaci e rappresentano un esempio di crescita culturale, arrestatasi tuttavia al tempo della grande cappa democristiana.
Non entrerò nel merito della storia oltre il necessario. La trovata dell’autrice è indicativa sotto alcuni diversi e autonomi profili: il B538, un misterioso agglutinato chimico (e un po’ biologico), è l’elemento fondamentale che lega i rapporti umani, contenendo le molecole che presiedono al sorgere e allo svilupparsi dell’amore. Leggi tutto…

FERROVIE DEL MESSICO di Gian Marco Griffi (Laurana Editore) – recensione

Ferrovie del Messico“Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi (Laurana Editore) – recensione

[Per gli Incontri con l’Autore di Letteratitudine: Gian Marco Griffi racconta la genesi di “Ferrovie del Messico”]

Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2023

Libro vincitore del Premio Libro dell’anno di Fahrenheit e del Premio Mastercard Letteratura

Libro finalista del Premio letterario Mario La Cava 2023

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di Rosy Demarco

Cinque centimetri e mezzo.
Potrebbero essere troppi o pochi, questione di punti di vista.
Ma quando cinque centimetri e mezzo corrisponde allo spessore dei fogli sapientemente scritti e poggiati uno sopra l’altro per raccontare una storia, si tratta di un’altezza significativa, in grado persino di avere un’ombra propria. Perché le ottocentosedici pagine servite a Gian Marco Griffi per comporre Ferrovie del Messico sono davvero un’impresa epica!
Era l’8 febbraio del 1944 quando, mentre i tedeschi trascinavano il corpo morto dell’Italia furibondi come Achille sotto le mura di Troia, al soldato Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana in sede ad Asti, venne commissionata l’insana richiesta di disegnare, in una settimana, la cartina delle ferrovie del Messico.
Ora, non è ben chiaro se la bizzarria risieda più nella richiesta apposta dal superiore al povero soldatino, oltretutto afflitto da un insoffribile mal di denti, o nell’idea bislacca dell’autore.
E mentre il lettore si scervella per rispondere a questa tarlante curiosità, la storia del Magetti si srotola e dipana come sfuggenti rivoli di pioggia sopra lastre di vetro.
Fu questione di una schicchera teutonica, secca e ben assestata alla prima di un’interminabile fila di pedine, che diede origine ad una sequenza di eventi, nati dall’ incontrovertibile equivoco di una ancor possibile svolta risolutiva, per salvare il conflitto ormai perduto dall’imperiale pennuto spiumato. Leggi tutto…

D’AMORE E DI RABBIA di Giusy Sciacca (Neri Pozza) – recensione

D'amore e di rabbia - Giusy Sciacca - copertina“D’amore e di rabbia” di Giusy Sciacca (Neri Pozza)

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di Consuelo Consoli

In un’Italia squassata dalla prima guerra mondiale, la Sicilia conosce uno dei suoi periodi più nefasti.
La disperazione e la fame causati dalla carenza di materie prime e di uomini che sono impegnati a combattere al fronte, costringe le donne ad arrabattarsi come possono per sfamare i figli. A questo si aggiunge il voltafaccia dei latifondisti i quali, allettati dalla possibilità di maggiori guadagni decidono di convertire le terre in pascoli, sottraendo, quindi, lavoro ai braccianti. Una pagina nera, quella del primo conflitto mondiale che, alla Sicilia, tra morti e dispersi, costò la vita a 50.000 uomini, il settanta per cento dei quali erano appena ventenni e che venne definita “strage inutile “da Papa Benedetto XV. È in questo contesto storico che Giusy Sciacca nel suo romanzo “D’amore e di rabbia” dà vita a un personaggio di incredibile carisma: Amelia Di Stefano. Nata in una nobile famiglia catanese, Amelia rivela subito una natura ribelle. La sua è un’indole che non obbedisce alle regole di un titolo che le impone il matrimonio con un blasonato suo pari, in grado di assicurarle rispettabilità e agio, ma si piega unicamente alle leggi dell’amore autentico. Leggi tutto…

LA CITTÀ DELLA VITTORIA di Salman Rushdie (Mondadori)

La città della vittoria - Salman Rushdie - copertina“La città della vittoria” di Salman Rushdie (Mondadori)

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di Claudio Fabella

C’era molta attesa per il nuovo romanzo di Salman Rushdie intitolato “Victory City”, soprattutto dopo l’attentato del 12 agosto 2022, allorquando un uomo accoltellò lo scrittore nato a Mumbai durante un convegno tenutosi presso il Chautauqua Institution di New York. Romanzo, peraltro, che lo scrittore aveva già scritto prima del terribile evento. In Italia lo pubblica Mondadori con il titolo “La città della vittoria” per la traduzione di Stefano Mogni e Sara Puggioni. Si tratta di una pregiata saga di amore, avventura e mito che testimonia il potere della narrazione.
La storia è ambientata nell’India del XIV secolo. La protagonista è Pampa Kampana, una bambina che assiste alla morte della madre che si dà fuoco insieme alle altre donne del suo regno nel corso di una terribile vicenda e dopo una sanguinosa battaglia tra due regni ormai dimenticati. Pampa riceve la visita della dea che porta il suo stesso nome per adempiere a una sorta di missione che le viene affidata. Incontra i fratelli Hukka e Bukka Sangama, pastori diventati soldati, in fuga dalla sconfitta. Dona loro un sacchetto di semi dai quali, una volta seminati, germoglia la città miracolosa di Bisnaga (letteralmente “città della vittoria”). Qui i fratelli fondano un impero, diventando grandi re nel sud dell’India. Leggi tutto…

IL LUSSO DELLA GIOVINEZZA di Gaetano Savatteri (Sellerio) – recensione

Il lusso della giovinezza : Savatteri, Gaetano: Amazon.it: Libri“Il lusso della giovinezza” di Gaetano Savatteri (Sellerio)

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di Rosalia Messina

La giovinezza, la maturità, la vecchiaia: è un grande classico, quello del confronto (e dello scontro) fra generazioni, da Turgenev a Pirandello a Tomasi di Lampedusa. Il lusso della giovinezza di Gaetano Savatteri ne parla con il tocco leggero e l’ironia che caratterizzano la scrittura dell’autore, il quale lascia che fatti, personalità e relazioni interpersonali emergano con naturalezza dai fitti e illuminanti dialoghi tra i personaggi.
I protagonisti, attorniati da molti personaggi interessanti, sono già noti ai lettori di Gaetano Savatteri: Saverio Lamanna, scrittore e, se l’occasione si presenta, investigatore a tempo perso; l’amico, spalla e confidente Peppe Piccionello. Ciascuno dei due è a modo suo stravagante e ha un’originale visione del mondo.
Nell’intreccio di questo romanzo i ventenni, i quarantenni e perfino i settantenni (questi ultimi rappresentati dal vulcanico padre di Saverio, dalla sua graziosa ancorché non più giovane compagna e da una saggia zia) sono più vicini fra loro di un tempo, tutti usano i cellulari, Google, Wikipedia: la distanza tuttavia resta, nella contrapposizione eterna fra l’aspirazione giovanile a cambiare il mondo costruito dalla generazione precedente e le delusioni di chi non ha cambiato neppure il proprio orizzonte esistenziale; la novità della nostra epoca, forse, che Savatteri coglie bene, riguarda coloro che si avviano alla fine della vita ma non si rassegnano ad attendere inerti l’inevitabile epilogo. Leggi tutto…

V13 di Emmanuel Carrère (Adelphi)

V13. Cronaca giudiziaria - Emmanuel Carrère - copertina“V13. Cronaca giudiziaria” di Emmanuel Carrère (Adelphi)

Postfazione di Grégoire Leménager. Traduzione di Francesco Bergamasco

Emmanuel Carrère presenta V13 in Italia. In coda all’articolo, le notizie sul tour 

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Scandito in tre parti – « Le vittime », « Gli imputati », « La corte » –, V13 raccoglie, rielaborati e accresciuti, gli articoli (apparsi a cadenza settimanale sui principali quotidiani europei) in cui Emmanuel Carrère ha riferito le udienze del processo ai complici e all’unico sopravvissuto fra gli autori degli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015 – attentati che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e oltre trecentocinquanta feriti.

«Io non sono rimasto coinvolto negli attentati, e nessuno dei miei cari lo è stato», ha dichiarato Emmanuel Carrère. «Però mi interessa la giustizia. In un libro ho descritto lo scenario di una Corte d’assise, in un altro l’oscuro lavoro di un tribunale di istanza. Il processo che si apre oggi non sarà, come a volte si dice, la Norimberga del terrorismo: a Norimberga gli imputati erano alti dignitari nazisti, qui sono figure di secondo piano, dato che quelli che hanno ucciso sono morti. Ma sarà qualcosa di altrettanto enorme, qualcosa di inedito, e voglio seguirlo: primo motivo. Un altro è che, pur non essendo un esperto di Islam, e tantomeno un arabista, mi interessano anche le religioni, le loro mutazioni patologiche – e questa domanda: dove comincia il patologico? Dove comincia la follia, quando c’è di mezzo Dio? Che cos’ha nella testa quella gente? Ma il motivo fondamentale non è nemmeno questo. Leggi tutto…

ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY in “Rubare la notte” di Romana Petri

Rubare la notte - Romana Petri - copertinaIl ritratto di Antoine de Saint-Exupéry nel nuovo romanzo di Romana Petri “Rubare la notte”, edito da Mondadori (romanzo presentato da Teresa Ciabatti  all’edizione 2023 del Premio Strega)

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di Grazia Pulvirenti

“Il mondo è solo realtà, il suo riflesso però è stupefacente possibilità, e questo è il bottino per l’anima che fuoriesce dalle sue caverne più profonde.”
Hugo von Hofmannsthal, Die Bühne als Traumbild (1903)

Le caverne più profonde erano per Hofmannsthal il luogo della trasmutazione del reale nel simbolico, del sensibile nel sovrasensibile, dell’io adulto, dimidiato e sofferente, in un io “magico” partecipe della totalità dell’esistenza. Questo io, cui il poeta austriaco dedica nell’intera sua opera una sismografia del malessere e del disincanto, vive pienamente e compiutamente solo nello spazio della pre-esistenza, dove si appaga l’anelito verso la riunificazione con una totalità primigenia. La pre-esistenza è una condizione “gloriosa, ma pericolosa”, come ebbe a scrivere lo stesso poeta. Condizione magica e al tempo stesso spaurante di una età pre-razionale, in cui il giovane della poesia Gerechtigkeit tutto capisce attraverso il sentimento e le emozioni, sognando quella fantasmagoria memoriale di una unità smarrita, eppure ancora viva nelle vibrazioni delle emozioni e dell’immaginazione.

Questa dimensione della pre-esistenza, intesa da Wund come categoria psicologica, mi pare, con tutte le possibili varianti del caso, la condizione esistenziale della vita di Antoine de Saint-Exupéry, come la ricrea magistralmente Romana Petri nel suo Rubare la notte (Mondadori, 2023). Leggi tutto…

LA RICREAZIONE È FINITA di Dario Ferrari (Sellerio) – recensione

La ricreazione è finita - Dario Ferrari - copertina“La ricreazione è finita” di Dario Ferrari (Sellerio)

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di Domenico Cacopardo

«Il nostro primo bacio sa del tannino del vinaccio di casa Percorar0 che abbiamo ancora sui denti e dell’uovo crudo che ho un po’ dovunque. È il sapore più buono che abbia mai sentito; è il sapore della rivoluzione.»
Dario Ferrari (Viareggio 1982) è l’autore di «La ricreazione è finita» (Sellerio editore Palermo, euro 16,00), uno dei migliori romanzi del nuovo millennio, autorevole candidato, spero, alla vittoria del prossimo Premio Strega a meno che … a meno che l’accademia e l’iperuranio messo insieme da critici e scrittori (con la non disinteressata partecipazione di editors, agenti, direttori editoriali ed editori) insomma tutti i «sopracciò» di questo mondo affetto «amichettismo» e «nemichettismo» patologici, non si mettano di traverso in ragione della sua convincente e implacabile ironia.
La storia è ben costruita. Il protagonista Marcello Gori è un laureato in lettere che, pur privo di chances si presenta al concorso (2 posti) per un dottorato di ricerca, gestito dall’immaginario (sul serio?) dominus dell’italianistica dell’università di Pisa, professor Sacrosanti (anche qui, nella scelta di questo nome c’è il beffardo Ferrari), inventore dell’italianistica comparata, un bell’ossimoro collocabile nel museo dell’assurdo. Leggi tutto…

CIELI IN FIAMME di Mattia Insolia (Mondadori) – recensione

Cieli in fiamme - Mattia Insolia - copertina“Cieli in fiamme” di Mattia Insolia (Mondadori)

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di Rosalia Messina

Non è la solita storia di adolescenti arrabbiati e di famiglie sbagliate, quella che Mattia Insolia, giovane autore siciliano, ci racconta nel suo ultimo romanzo, Cieli in fiamme. È una storia di adolescenti pieni di rabbia e di famiglie che non corrispondono alle immagini pubblicitarie a base di carboidrati e rassicurazione, ma Insolia riesce a tenersi lontano sia dagli stereotipi del malessere sia da quelli della famiglia felice.
Il romanzo inizia lì dove finirà, su una spiaggia; la struttura circolare della narrazione racchiude due vicende indissolubilmente legate, quella di Teresa e Riccardo, adolescenti nell’anno 2000; quella di Niccolò, adolescente nel 2019, e di suo padre, Riccardo. Due sono le ambientazioni, entrambe meridionali e immaginarie: la cittadina di Paloma e il paesino di Camporotondo.
Insolia delinea i personaggi, tutti più o meno fuori di testa, non tanto descrivendoli quanto piuttosto facendoli parlare, sia a voce alta nei dialoghi, sia dentro se stessi, nelle riflessioni che fanno mentre agiscono. Leggi tutto…

DEL NOSTRO MEGLIO di Carmela Scotti (Garzanti) – recensione

Del nostro meglio - Carmela Scotti - copertina“Del nostro meglio” di Carmela Scotti (Garzanti)

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di Daniela Sessa

“La bugia dell’assoluto” è un’immagine di shakesperiana ferocia. Anche nell’ambiguità del senso. E’ l’assoluto nella sua forma ingannevole o è la menzogna a insudiciare l’assoluto? Nel traslato esistenziale il dubbio di Amleto e l’inganno di Claudia assumono una drammatica specularità. Cosa fare quando un’intera esistenza viene sballottata, dilaniata, spezzata dal dubbio? Cosa fare se il dubbio arriva tardi, quando tutto il male di vivere ha rotto gli argini e ha travolto corpi, menti e mani? E cosa se il dubbio arriva dopo la colpa e l’espiazione? Fare del nostro meglio a volte può bastare, a volte no. A volte può infrattarsi dentro un romanzo e lì farsi largo a gomitate, tirare colpi bassi e alla fine provare a espugnare il nemico. E’ una lotta tra la vita e le parole per raccontarla il nuovo romanzo di Carmela Scotti “Del nostro meglio”. Una lotta in cui la scrittura si prende la scena. Perché se tutto è stato scritto, allora vale come lo si scrive. Vale la prosa tersa e tesa, vale la disequazione tra la vita periclitante di Claudia figlia e Caterina madre – in quest’ordine per non tradire il tema del romanzo – e la parola. Una parola mai indulgente perché usa suoni aspri, mai vile quando cerca somiglianze tra i fatti e le emozioni: “come d’istinto si apre una mano per lasciar cadere un oggetto che brucia”, mai distratta perché la polisemia è un rischio “l’assoluzione non è l’antidoto a tutto, e fare i conti con il dolore, imparare a guardarlo in faccia, è l’unico modo per convincerlo ad andarsene con le buone, senza doverlo prendere a calci in culo”. Leggi tutto…

L’AVVENTURA TERRESTRE di Mauro Covacich (La nave di Teseo) – recensione

L'avventura terrestre - Mauro Covacich - copertina“L’avventura terrestre” di Mauro Covacich (La nave di Teseo)

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di Consuelo Consoli

Un acufene, il fastidioso sintomo che altera la percezione dei suoni e che si mantiene persistente, assordando chi ne è affetto, è l’innesco de L’avventura terrestre.
Generalmente riconducibile alla presenza di un tappo di cerume ostruente il canale uditivo, il fastidio, a un consulto con l’otorino, si rivela essere un problema molto più serio, che necessita di opportuni approfondimenti diagnostici per stabilirne l’origine. Per il protagonista dell’ultimo romanzo di Covacich, uno scrittore cinquantenne che conduce una vita dai meccanismi ben oleati, è l’inizio dell’incubo.
Senza saltare nessuna delle tappe in cui inciampa chi avverte il pericolo incombente alitargli sul collo, lo scrittore inizia la sua ricerca su internet, solidarizza mentalmente con sconosciuti – Claudia che ha trentotto anni e ha un medulloblastoma, Filippo con un tumore della guaina dei nervi periferici – , tenta, in sostanza, di fraternizzare con termini sconosciuti come proliferazione neoplastica delle cellule di Schwann, radioterapia stereotassica, mettendo in atto il più ingenuo dei trucchi esorcizzanti: conoscere per padroneggiare. Leggi tutto…

IO SONO L’ORCHESSA di Sebastiano Spicuglia (Baldini + Castoldi)

Io sono l'orchessa - Sebastiano Spicuglia - copertina“Io sono l’orchessa” di Sebastiano Spicuglia (Baldini & Castoldi): recensione e intervista

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di Simona Lo Iacono

Laura ha poco più di trent’anni, è bella e in attesa di qualcosa che la rubi ai ritmi ordinari del suo lavoro, fa la commessa, ma conserva uno spazio sognante e solitario in cui tesse un dialogo assorto.
Quando vede un anziano signore rubare all’interno del supermercato in cui lavora, non parla. Non lo denuncia. Non lo ferma. Decide di amarlo.
Come se il gesto – l’atto del rubare, di appropriarsi di nascosto e per necessità – fosse un richiamo ardente alla sua parte più tenera e inconfessata.
Come se il reato non fosse che il segno di un’umanità traboccante, ferita, a cui dare ristoro.
E’ così che Laura inizia una strana relazione con Rocco, una relazione non solo di corpi, sapori, carezze rubate alla vecchiaia, ma di sfoghi e silenzi, in cui a parlare è sempre lei, con un ininterrotto lago di parole e desideri, e in cui Rocco pare limitarsi ad accoglierla senza troppi perché, perso in stralunamenti e lentezze, sulla soglia di un estremo lembo, la vita ai limiti, già vissuta, già persa.
E’ un darsi e ritrarsi, un volere e rimpiangere, un correre e un frenare. Gli amici che giudicano. I parenti di lui che rifiutano.  Un vespaio di consigli, previsioni, riflessioni che s’ingarbugliano sulla fame di Laura. O sui suoi allontanamenti.
Perché alla fine è sempre lei a guidare l’incandescente gorgo di smisurata tenerezza. Lei, l’orchessa, colei che sa fagocitare, ma anche ripensarci. Lei che stana e che non trattiene. Lei che smania di gelosia e ritrosia. Leggi tutto…

MI LIMITAVO AD AMARE TE di Rosella Postorino (Feltrinelli) – recensione

Mi limitavo ad amare te - Rosella Postorino - copertina“Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino (Feltrinelli)

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di Grazia Pulvirenti

Mi limitavo ad amare te di Rosella Postorino è un romanzo che azzanna il cuore. E strazia la mente con una scrittura, spietata e struggente, che non esita a raffigurare il dolore in tutte le sue declinazioni, né a stemperare le contraddizioni e le abiezioni dell’essere umano. Quelle della guerra, in primo luogo, poiché il conflitto nella ex-Jugoslavia, da cui muove la narrazione, è il palinsesto di ogni guerra, di quella attuale in Ucraina, come di tutte quelle che da tempi antichissimi hanno macchiato di sangue la crosta terrestre. La descrizione di Sarajevo, tormentata da bombardamenti e spari di cecchini, le case ormai macerie, fra cui rubacchiare qualche avanzo di vita, assurge ad archetipo di ogni luogo bestialmente sconvolto dalla violenza, mentre l’interno dell’orfanatrofio Ljubica Ivezìc è il non-luogo dell’abbandono, dell’amore perduto o negato, o forse rinviato a tempi di là a venire.
Tutto deflagra in questo contesto estremo, eppure così reale, paradossalmente quotidiano, in cui è palese, come «all’origine del creato» sia «la mancanza di amore» (p. 167). E proprio intorno a questo vuoto, a questa assenza, Postorino intreccia la ragnatela delle vicende dei bambini protagonisti, fragile e precaria, come le loro esistenze. Perché l’errore del mondo, la negazione primordiale dell’amore, non può che essere risarcito dalla vita stessa che, pur nelle più infime atrocità, procede e avanza nel perenne rinnovarsi di affetti ed empatiche relazioni. Al di là di ogni difetto originario, di ogni stortura, di ogni privazione. Leggi tutto…

IL GRAN BUGIARDO di Ermanno Cavazzoni (La nave di Teseo) – recensione

Il gran bugiardo - Ermanno Cavazzoni - copertina“Il gran bugiardo” di Ermanno Cavazzoni (La nave di Teseo)

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UN ROMANZO SCRITTO NEL SEGNO MOZARTIANO DELLA FELICITÀ DEL NARRARE

di Salvo Sequenzia

Aveva ragione il grande critico George Steiner quando, in Vere presenze (1998), invitava il lettore a stare in guardia dal linguaggio, depositario di ogni verità e rivelazione, ma anche di ogni menzogna e mistificazione. In Italia, il tema della bugia e della menzogna comincia a farsi strada nella narrativa degli anni Settanta, e sarà ripreso dalla narrativa del secondo Novecento in un modo del tutto nuovo – tra le teorie del Gruppo 63 e le sperimentazioni di Italo Calvino e di Giorgio Manganelli – e con altre finalità rispetto alle esperienze precedenti, nelle quali tale tema si manifestava nei romanzi spesso assumendo le vesti del personaggio bugiardo o del  narratore inattendibile che si prende gioco del lettore secondo una strategia di depistaggio narrativo pianificata a tavolino dall’autore.
Alcuni scrittori, nei decenni precedenti, sedotti dalla sirena della menzogna, hanno guardato alla realtà come illusione e inganno, sgomitolando l’antico filo di una tradizione filosofico-letteraria che, dalla Poetica di Aristotele giunge carsicamente sino al Pirandello del saggio L’umorismo (1908). L’inganno non risiederebbe soltanto nella scrittura, bensì nella stessa natura costitutiva del reale,  incomprensibile e ambigua.
Ad annodare al suo ago l’«occulto stame» di questa tradizione è Ermanno Cavazzoni con il suo recente romanzo  Il gran bugiardo (La Nave di Teseo, collana Oceani, pp. 208, 2023). Leggi tutto…

L’ATOMO INQUIETO di Mimmo Gangemi (Solferino) – recensione

L' atomo inquieto - Mimmo Gangemi - copertina“L’atomo inquieto” di Mimmo Gangemi (Solferino)

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La possibile storia di Ettore Majorana

di Rosy Demarco

Ogni volta che qualcosa è celato alla nostra conoscenza l’immaginazione è libera di deciderne il dipanarsi.
Non sono i fatti conosciuti quelli su cui Mimmo Gangemi impasta la cronaca di una vita, scomparsa sui flutti tirrenici solcati da un piroscafo tra Palermo e Napoli nel marzo del 1938, ma la ricostruzione del mistero che tutt’oggi ammanta la storia di uno dei più grandi fisici del Novecento: Ettore Majorana.
“Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo[…]” scriveva lo scienziato ad un collega dell’università di Napoli, sconfessando l’idea, intimata e condivisa per altro con familiari e amici, di farla finita.
Ma da quel momento di Majorana non se ne saprà più nulla, se non asserzioni e ipotesi mai confermate da nessuno.
E sono proprio tutte le ipotesi formulate in quasi un secolo, la zona d’ombra di questa vicenda che a Mimmo Gangemi interessa per orchestrare la sua opera L’atomo inquieto (Solferino edizioni). Leggi tutto…

LA VITA INTIMA di Niccolò Ammaniti (Einaudi) – recensione

La vita intima - Niccolò Ammaniti - copertina“La vita intima” di Niccolò Ammaniti (Einaudi)

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di Daniela Sessa

La ricrescita nei capelli di Maria Cristina Palma è il logo più azzeccato per un manifesto del nuovo femminismo, pardon “femminile”. Punto unico del manifesto sono le parole rivolte da Teresa Sangermano “Tu, gioia, non emergi per carattere, ma almeno impara a portare la bellezza come una regina” alla figlia Maria Cristina Palma destinata, da una ricerca scientifica dell’Università della Louisiana, a essere catalogata la donna più bella del mondo. La cordata del manifesto è formata da Stefania Subramaniam, parrucchiera indiana di Casal Bertone imbucata alla festa annuale dell’Associazione degli Albergatori dove, nei bagni del Circolo Canottieri Aniene, fa la tintura a Maria Cristina Palma che alla festa accompagna il marito e premier italiano Domenico Mascagni. Il passaggio mediatico del manifesto è affidato alla giornalista Mariella Reitner “un orcio pugliese dotato di vita”.
Come non riconoscere da questi indizi un romanzo di Niccolò Ammaniti? Solo Ammaniti poteva mescolare personaggi e situazioni al limite della credulità. E non ci si è ancora addentrati nella questione del rapporto verità finzione o nell’inquietudine novecentesca e oltre di eroine simil Bovary. Nemmeno si è arrivati alle pagine in cui l’oltranza del reale irrompe e rompe la parete tra malinconia e riso. Quando accadrà, già nelle prime pagine del romanzo, sarà impossibile resistere alla fantasmagoria stilistica del reale di Ammaniti. Leggi tutto…

SIXTY di Caterina La Rosa (Algra)

Sixty - Caterina La Rosa La Rocca - copertina“Sixty” di Caterina La Rosa (Algra)

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di Consuelo Consoli

L’imprevisto, a volte, si nasconde dietro il vetro di una finestra, in un’inquieta notte di ottobre, mentre i pensieri incalzano e il sonno diviene un miraggio. Questo è quanto accade a Victoria Wilson, la protagonista di “Sixty”, che, alle quattro del mattino, tenta di blandire i suoi dubbi sorseggiando una tisana. Che ne è stato, si chiede la donna, della forza rivoluzionaria che sentiva ardere in corpo e che le faceva credere che sarebbe riuscita a cambiare il mondo? È proprio questa la vita che desiderava?
La gonna a pieghe, a motivi floreali, la camicetta amaranto, il cerchietto con gli strass che ha indossato per spegnere le candeline del suo sessantesimo compleanno, la identificano come una persona matura, tranquilla che ha ottenuto quanto si prefiggeva, ma è davvero così?
Giallista per indole e passione, questa volta Caterina La Rosa, ci regala un thriller che pur obbedendo ai canoni della letteratura di genere, si discosta dai suoi precedenti per i risvolti e l’approfondimento psicologico. Leggi tutto…

SPIRITI di Francesca D’Aloja (La nave di Teseo) – recensione

Spiriti - Francesca D'Aloja - copertina“Spiriti” di Francesca D’Aloja (La nave di Teseo)

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di Massimo Maugeri

La buona letteratura lascia sempre un segno in chi legge; intanto perché si traduce in un viaggio nel tempo e nello spazio, fuori e dentro di sé, e poi perché consente al lettore di osservare e vivere la vita da prospettive diverse, tante quante sono i personaggi incontrati tra le pagine. Non solo. L’esperienza arricchente che offre la buona letteratura va ben oltre la sfera meramente intellettuale e si allarga su una dimensione di natura evocativa, sentimentale, spirituale. Ne è ulteriore dimostrazione il nuovo ottimo libro di Francesca D’Aloja – edito da La nave di Teseo – che, non a caso si intitola Spiriti.
“C’è stato un tempo in cui ho cominciato a interessarmi alle vite degli altri più che alla mia”, ci rivela l’autrice. “Negli ultimi tre anni ho vissuto circondata da presenze, spiriti illuminati e illuminanti che mi hanno accompagnato, fatto riflettere, ispirato. Insieme a loro ho riso, per alcuni ho pianto, e con ciascuno ho percorso un tratto di strada. Il termine spiriti non tragga in inganno, non c’entrano tavolini traballanti o manifestazioni paranormali. Si tratta piuttosto di evocazioni sentimentali. Le persone qui raccontate, privilegiate o meno, fortunate o sventurate, hanno tutte cercato di dare un senso alla propria esistenza. E tutte hanno rivelato un caparbio desiderio di esistere. Ecco, forse è la loro spinta vitale ad avermi conquistata, quella formidabile fiamma che trasforma la vita in un’avventura e che viene alimentata dal più potente dei combustibili: la passione.”
Immergendomi tra le pagine di questo libro, da lettore, ho rivissuto lo stesso tipo di esperienza a cui ha fatto cenno l’autrice. Anch’io ho trascorso del tempo circondato da queste presenze, da questi spiriti illuminati e illuminanti. Anch’io ho vissuto in loro compagnia, riflettendo su come la vita reale, a volte, sia capace di offrire trame narrative talmente potenti da far impallidire la più creativa delle finzioni letterarie. Leggi tutto…

AVERE TUTTO di Marco Missiroli (Einaudi) – recensione

Avere tutto - Marco Missiroli - copertina“Avere tutto” di Marco Missiroli (Einaudi)

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di Daniela Pellegrino

È giugno e Sandro Pagliarani torna a Rimini, dove lo attende il padre Nando, un uomo testardo, con il torace da nuotatore e un destino interrotto. Inizia così Avere tutto, l’ultimo libro di Marco Missiroli pubblicato da Einaudi. Un romanzo audace, che in poco più di centocinquanta pagine concentra sentimenti dal fisico robusto e le ossa forti ed emozioni fragili, come le paure e i desideri. La storia è quella di una famiglia monca che ha già perso Caterina e in cui padre e figlio lottano insieme per affrontare la partita più grande. Sono pagine di ricordi e di gesti semplici, che disegnano la quotidianità di un tempo con nostalgia e tenerezza, accompagnati inoltre dalla fantasia di una vecchia domanda: “dove vorresti essere con un milione in più e parecchi anni in meno?”.
Il vizio del gioco, la passione indomata per il rischio, la voglia di avere tutto. Le carte tra le mani, i pensieri che corrono in testa, la vita che scappa e non va via da sola. Leggi tutto…

UNA CONVERSAZIONE A PALERMO CON LEONARDO SCIASCIA di Ian Thomson (Rubbettino)

Una conversazione a Palermo con Leonardo Sciascia - Ian Thomson - copertina“Una conversazione a Palermo con Leonardo Sciascia” di Ian Thomson (Rubbettino)

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Un ritratto del grande scrittore siciliano nell’intervista del reporter inglese Ian Thomson. L’articolo di Giuseppe Giglio nel giorno della nascita di Leonardo Sciascia

di Giuseppe Giglio

È da poco uscito Una conversazione a Palermo con Leonardo Sciascia (Rubbettino, 87 p., € 11,00), grazioso libretto di Ian Thomson, un importante giornalista e scrittore inglese (collabora con “The Times Literary Supplement”; e molto ha scritto su: “The Guardian”, “The Indipendent”, “The Spectator”) da sempre attento alle cose italiane. E a certi scrittori, in particolare, come Primo Levi. O come Leonardo Sciascia, da cui Thomson venne accolto in un pomeriggio di dicembre del 1985, nella casa di Palermo. Ne sortì un’intervista, o, più propriamente, una conversazione, tra quel giovane reporter inglese – di appena 24 anni, e con una sorprendente maturità – e Sciascia: che aveva già alle spalle la gran parte dei suoi libri, e che al suo ospite apparve come «un curioso incrocio fra Albert Camus e Humphrey Bogart». E quella conversazione, nel suo stesso articolarsi, si fece ritratto del grande scrittore siciliano: per essere poi pubblicata, nel 1987, sul “London Magazine”. In Italia è invece rimasta inedita fino ad oggi: quando Vito Catalano, nipote di Sciascia, decide di farne il primo numero dei Quaderni di Regalpetra – una collana da lui diretta, una «piccola biblioteca che si propone di presentare libri legati a Leonardo Sciascia», su iniziativa della stessa Fondazione al nonno intitolata -, affidando la traduzione e la cura del testo ad Adele Maria Troisi, anche lei racalmutese, e legata all’autore de Il giorno della civetta e Il contesto da un’antica amicizia di famiglia. Leggi tutto…

SUI PASSI DI LEI di Emma Di Rao (Ianieri) – recensione

“Sui passi di lei” di Emma Di Rao (Ianieri Edizioni)

Il romanzo sarà presentato domani, venerdì 16, alle h. 18:00 a Siracusa. L’incontro si terrà nel Salone Amorelli, sede Inda, corso Matteotti 29. Daniela Sessa e Pucci Piccione converseranno con l’autrice (locandina in fondo alla pagina)

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di Simona Lo Iacono

Ci sono inizi che partono dalla fine. Che hanno bisogno dello strappo. Che necessitano del passaggio, doloroso e misericordioso, nel buio.
Non è solo perché la crescita ha i suoi strani rituali, le sue regole, i suoi necessari snodi. Ma perché la fine ha spesso la forza di rivelare, di gettare coni di luce sul tempo attraversato, di ridare – a quel tempo – una dimensione nuova.
Così accade a Lea Calì.
Era convinta di avere messo tra lei e le sue radici tutta la distanza necessaria, tutto il faticoso ammasso del cuore. Credeva di esserselo lasciato alle spalle, il più insoluto dei misteri. Il suo passato.
Torino era dalla parte opposta della Sicilia, una città tra i monti, in cui il disgelo arrivava solo a primavera inoltrata, quando al sud – nello stesso periodo – la terra era già arsa dalla sete, e il sole lanciava i suoi stigmi, laceri brandelli di fuoco su cui sarebbe divampata la notte.
Lea vi si era rifugiata pensando che niente avrebbe avuto la forza di strapparla a quell’approdo, una roccaforte vergine e innevata a cui lei era giunta per non voltarsi indietro.
E invece ecco che la Sicilia la reclama con la forza di una questione lasciata in sospeso. Con la sua capacità di risucchiare e ricapitolare. E il motivo è dei più feroci.
Sua madre è morta. Leggi tutto…

LE NOTTI DELLA PESTE di Orhan Pamuk (Einaudi) – recensione

Le notti della peste - Orhan Pamuk - copertina“Le notti della peste” di Orhan Pamuk (Einaudi)

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di Erika Di Giorgio

Il nuovo romanzo di Orhan Pamuk “Le notti della peste” (Einaudi) rientra a pieno titolo tra i capolavori della narrativa mondiale che, in un modo o nell’altro, si sono occupati di contagi, epidemie, pandemie: da “La peste” di Camus a “I promessi sposi” di Manzoni, da “Cecità” di Saramago a “L’amore ai tempi del colera” di Márquez.
Magistralmente tradotto da Barbara La Rosa Salim, la nuova opera dello scrittore turco – Premio Nobel per la Letteratura nell’anno 2006 con la seguente motivazione “nel ricercare l’anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture” – giunge a noi in un momento storico perfettamente calzante, dato che la pandemia da Covid-19 esplosa nel 2020 continua a manifestare ancora oggi i suoi effetti.
Eppure lo scrittore turco ha dichiarato che non si tratta di un romanzo ispirato dal Covid. D’altro canto è difficile immaginare che un’opera così sontuosa e cospicua (siamo sulle 720 pagine), che segue il flusso narrativo prorompente e virtuosamente dilagante a cui ci ha abituati Pamuk, sia stato scritto nel giro di pochi mesi. Leggi tutto…

PICCOLO GALATEO ILLUSTRATO PER IL CORRETTO UTILIZZO DEI LIBRI – Officina il Saggiatore

Piccolo galateo per il corretto utilizzo dei libri - Officina Saggiatore - copertina“Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri” di Marco Didimo Marino con illustrazioni di Marco Maldonado (Il Saggiatore)

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di Domenico Cacopardo

Lo maneggiamo con rispetto, con dispetto, con esasperazione, con commozione, lo abbandoniamo per poi riprenderlo in mano dopo mesi e anni. Un oggetto indispensabile per la vita di molti donne e uomini del pianeta: si chiama libro.
Ecco, quindi, per il piacere del lettore e del non lettore, del maniaco e del razionale, del feticista e dell’iconoclasta è questo «Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri» di Marco Didimo Marino con illustrazioni di Marco Maldonado, editore Officina il Saggiatore, euro 15,00. Perché, con un piccolo galateo, il giovane autore, già in posizione di rilievo ne Il Saggiatore (e di cui sentiremo parlare nei prossimi anni), si presenta al folto pubblico e all’inclita guarnigione dimostrando che sul libro si può ragione, si può delicatamente ironizzare, si può demitizzare, fermo restando che si tratta di un soggetto vivo e vitale (non sempre, a dire il vero) che ha esercitato, esercita e, sperabilmente, eserciterà una impareggiabile influenza sull’essere uman* che gli rivolgerà l’attenzione, gli offrirà amicizia, gli darà ospitalità tra le cose care.
Corrado Augias, prefatore, ci ricorda che i libri «sono oggetti pericolosi ed è impossibile sfuggire alle insidie che disseminano nelle nostre vite …», mentre Marino ci pone subito il primo dei problemi: «Orecchie sì o no?». Al quale risponde che i libri non sono dei parallelepipedi di cellulosa, ma dei veri essere viventi, con un corpo, arti, ossa, organi, cellule, sequenze genomiche. Leggi tutto…

VERITÀ FAI DA TE di Aldo Mantineo (Melino Nerella)

Verità fai da te - Aldo Mantineo - copertina“Verità fai da te” di Aldo Mantineo (Melino Nerella Edizioni)

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L’ETERNA  PARTITA  TRA VERITA’ E MENZOGNA

di Salvo Sequenzia

Nel 1789 a Palermo, nella Reale Stamperia, venne pubblicato il primo volume di un codice in lingua araba, intitolato “Il Consiglio di Sicilia”, tradotto dal monaco maltese Giuseppe Vella. L’opera era, in realtà, una falsificazione documentaria destinata ad avere grande eco in tutta Europa e ad influenzare importanti scelte politiche nel Mediterraneo del tempo. Di quella lontana vicenda Leonardo Sciascia trasse ispirazione per il suo romanzo Il Consiglio d’Egitto, pubblicato nel 1963, e per affermare la tenace convinzione  che la storia oggettiva non esiste e che la storia, come la verità,  è quella scritta e dettata dal potere. L’abate Vella, di fatto, costruì una straordinaria fake news passata alla storia come la «minzogna saracina» mescolando verità e invenzione e raggirando linguisti, filologi e storiografi di mezza Europa. La ‘bufala’ dell’astuto monaco produsse un terremoto politico e portò alla tortura, alla condanna e alla morte alcuni intellettuali liberali del tempo che si erano schierati contro il potere baronale in Sicilia. Leggi tutto…

COL FUMO NEGLI OCCHI di Daniela Ginex (Kalós)

Col fumo negli occhi - Daniela Ginex - copertina“Col fumo negli occhi” di Daniela Ginex (Kalós)

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di Consuelo Consoli

Può un libro conquistare anche se la protagonista è tutt’altro che apprezzabile? La risposta è sì se il romanzo in questione è “Col fumo negli occhi” di Daniela Ginex.
Matilde Regalbuto è un’anziana signora, anzi signorina come lei stesse tiene a precisare, pregiandosi dell’anglosassone single secondo le più moderne tendenze, che vive nel suo fastoso appartamento in compagnia del fratello Michele, ormai completamente eroso dalla malattia che lo ha anche privato delle facoltà mentali, e della domestica Lina. Su quest’ultima, Matilde riversa puntualmente le sue intemperanze intrise da un disprezzo neppure troppo velato. E come potrebbe essere diversamente per la baronessina Regalbuto che vanta la provenienza da una schiatta nobile, si gloria di essere stata una petite prodige, incantatrice di platee deliziate dalla sua voce d’usignolo e che, proprio per il suo irraggiungibile status sociale ha rifiutato di sposarsi disdegnando di unirsi in matrimonio con un uomo che sarebbe stato certamente indegno di starle al fianco? Leggi tutto…

ELOGIO DELL’ABERRAZIONE E ALTRE PICCOLE INFAMIE di Francesco Permunian (Ponte alle Grazie)

Elogio dell'aberrazione. Nuova ediz. - Francesco Permunian - copertina“Elogio dell’aberrazione e altre piccole infamie “di Francesco Permunian (Ponte alle Grazie)

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Le aberrazioni di Permunian tra verità e poesia            

di Salvo Sequenzia

La gualdrappa che Francesco Permunian istoria nel suo Elogio dell’aberrazione e altre piccole infamie (Ponte alle Grazie, 2022, pp. 208) è di tela antica; inanella sconce figure che muovono come una processione purgatoriale verso l’insensato. Intessuta d’oro e olezzante di sterco, assomiglia a certe gualdrappe disegnate da Johann Paul Schor, il pittore dei Farnese che nella Roma barocca intramava le sue «istorie» su arazzi, tappeti e macchine effimere, distillato altissimo di sacro e profano, di  gaudio e solennità austera, di  esuberanza popolare e caos della trasgressione. Elogio dell’aberrazione, «novella fabula milesia», è un raffinato e bizzarro arazzo che racconta la Comédie humaine di  un ‘mondo alla rovescia’ nel quale è avvenuta la «trasmutazione di tutti i valori».
Protagonista delle pagine vorticose e irriverenti  del romanzo è il popolo della piccola borghesia occhiuta  che vive accampata sulle opulente rive del Garda. Tra agi e mediocrità questo brulicante  formicaio coltiva perversioni di ogni sorta. A declamare il catalogo delle amenità con cui si trastulla questa cattolicissima umanità godereccia è Tito Maria Imperiale, protagonista del romanzo, el sior Titin, arbiter libidinum e sovrano lillipuziano  di un regno obscaenus che sembra essere uscito fuori da una tavola di Bosch. Leggi tutto…

FAIRY TALE di Stephen King (Sperling and Kupfer) – recensione

Fairy Tale - Stephen King - copertina“Fairy Tale” di Stephen King (Sperling & Kupfer – traduzione di Luca Briasco)

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di Erika Di Giorgio

Fairy Tale”, il nuovo romanzo di Stephen King, ci riavvicina ancora una volta al taglio classico delle storie del Re che hanno fatto Storia. Soprattutto quelle – e sono diverse – che hanno adolescenti per protagonisti e che attingono alle caratteristiche tipiche della narrazione d’avventura intrisa di venature horror e fantasy.
L’eroe di questa storia è, appunto, un diciassettenne che risponde al nome di Charlie Reade. Classico bravo ragazzo. Uno di quelli che va bene a scuola e che eccelle nelle attività sportive: in particolare nel baseball e nel football. È sua, la voce narrante della storia. Sin da subito, il giovane Charlie, ci offre uno spaccato dolente della sua vita. Sua madre è morta in un incidente automobilistico (travolta da un camion mentre camminava su un ponte… e qui viene alla mente l’incidente che ha devastato anni fa lo stesso Stephen King e al quale è sopravvissuto per miracolo) quando lui aveva appena sette anni. Ma la morte della madre non è la sola tragedia che ha afflitto il piccolo Charlie. All’evento luttuoso si è aggiunto l’atteggiamento del padre, che ha ceduto alla propria fragilità affondando nelle sabbie mobili dell’alcolismo, sebbene in seguito cercherà di sottrarsi dalla schiavitù del bere. Questo, in ogni caso, è il contesto di difficoltà in cui si è trovato a muoversi Charlie e che funge da premessa alla narrazione. Leggi tutto…

RAPSODIA D’AUTUNNO di Alessandra Caneva (Ianieri Edizioni) – recensione

https://i1.wp.com/www.ianieriedizioni.com/wp-content/uploads/2022/07/COPERTINA-Rapsodia-dautunno-SITO.jpg?fit=583%2C959&ssl=1“Rapsodia d’autunno” di Alessandra Caneva (Ianieri Edizioni) – recensione

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di Emma Di Rao

Il romanzo di Alessandra Caneva, “Rapsodia d’autunno” (Ianieri Edizioni), ha un titolo che risuona del magico indefinito di quella stagione che nel proiettarsi verso l’inverno conserva ancora le sfumature dell’estate in una suggestiva mescolanza di suoni, profumi e colori. Una mescolanza simile alla dimensione composita dell’animo umano dove il passato si sovrappone al presente in un connubio inestricabile di volti, luoghi, odori, impressioni. Brandelli di vita e frammenti che permeano di sé la dimensione in cui si vive arricchendola di un significato ulteriore.
Lo si evince già dall’incipit in cui viene descritto “un vecchio armadio dietro la cucina, incassato in un antro oscuro di pochi metri quadrati”, scelto dalla nonna della protagonista, il cui nome è Luigia, non solo come rifugio in caso di terremoto ma anche come scrigno per conservare “foto, scritti, corrispondenza e lettere d’amore…”, destinati ai posteri. Ed insieme ad essi, i diari, preziose testimonianze di esistenze di cui l’io narrante, che è anche l’io personaggio del dispositivo narrativo, tenta di cogliere il significato, seppure si tratti di esili trame da ricostruire con l’ausilio di vecchie foto. Diari le cui interruzioni preannunciano tristemente le interruzioni subite da quelle vite che, pur consumandosi “dietro a passioni, dolori, battaglie, speranze”, non sono mai state prive di una “ragione di senso”. Leggi tutto…

MUSSOLINI HA FATTO TANTO PER LE DONNE di Mirella Serri (Longanesi) – recensione

“Mussolini ha fatto tanto per le donne! – Le radici fasciste del maschilismo italiano” di Mirella Serri (Longanesi) – recensione

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di Nicoletta Bortolotti

Difficile sbrogliare, alla fine di questa scrittura, la matassa emotiva che lascia nel lettore e che trasmette, come già il precedente volume dell’autrice Claretta l’Hitleriana, un senso di orfanitudine. Ci si sente orfani non solo dei personaggi, scolpiti e incisi nella memoria con uno scalpello mirabile, ma anche dei mondi, delle atmosfere, dei luoghi del tempo che Mirella Serri sa magistralmente suscitare e ri-suscitare. E della Storia.
Parrebbe che Serri abbia inventato un genere letterario nuovo, il suo, che è molto più della saggistica e molto più del romanzo.
La finissima analisi psicologica del cocktail letale di dipendenza, passione e crudeltà che Benito Mussolini iniettava nelle sue amanti e che affonda le radici probabilmente nelle sue umili e disagiate origini e nella conseguente rabbiosa brama di riscatto, muta in rigorosa analisi storica quando mostra, passo dopo passo, come quel veleno, dopo un’iniziale e menzognera presa di posizione del futuro duce a favore del voto femminile, solidifica in maschilismo di Stato.
Il fascismo mette in atto un programma politico e legislativo che esclude progressivamente le donne dal mondo del lavoro, dalla scuola e dall’istruzione superiore, dimezza i salari delle braccianti e delle operaie raddoppiando quelli degli uomini, e riduce i più elementari diritti ottenuti in precedenza. Leggi tutto…

VITE MIE di Yari Selvetella (Mondadori) – recensione

Vite mie - Yari Selvetella - copertina“Vite mie” di Yari Selvetella (Mondadori) – recensione

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di Daniela Sessa

La prima sequenza dell’ultima scena di “Vite mie” di Yari Selvetella ha per titolo “La bolla”. Che è più di una metafora. La bolla è lo spazio asfittico e asfissiante in cui si muove Claudio Prizio, il protagonista del romanzo, una sorta di antropomorfizzazione della resilienza. Ha una famiglia allargata dal dolore prima che dal destino, cerca di tenerla unita mentre tutto dentro di lui si sfascia. Sebbene sia terribilmente ozioso citare l’incipit di “Anna Karenina”, per questa storia è quasi d’obbligo o, comunque, arriva ossessivo per quel distinguo tra l’infelicità umana e quella personale. In “Vite mie” sembra che il doppio piano tolstojano possa coincidere quando l’odissea delle vite incontrate da Claudio svela la sua natura spettrale, onirica, speculare. Ecco quel possessivo “mie” che ingloba nella vita di uno (un padre, un marito, un vedovo, un giornalista o scrittore, un uomo) tutte le altre, ugualmente slabbrate, spesso paurose come accade negli incubi. In punta di grammatica, il romanzo di Selvetella – che abbandona la levità di “Le regole degli amanti” perché la materia ironica qui non riesce a maneggiarla (o non vuole?) – si incista dentro il plurale delle vite e può concepirsi solo dentro esse. Dentro la bolla, appunto. Una bolla condominiale perché ogni vita è un episodio con un ballatoio narrativo in cui una incrocia l’altra, anche solo per un saluto. Il condominio non è uno sfizio retorico: Claudio, a un certo punto, comincia a girare case da acquistare ed è in quelle case o nel tragitto per andare a visitarle che le vite gli appaiono insieme a chi ne è parte. Leggi tutto…

LA CARROZZA DELLA SANTA di Cristina Cassar Scalia (Einaudi) – recensione

La carrozza della Santa - Cristina Cassar Scalia - copertina“La carrozza della Santa” di Cristina Cassar Scalia (Einaudi) – recensione

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di Alessandro Russo

“In carrozza, in carrozza…” – ci esorta così la scrittrice a salire a bordo del suo ultimo avvincente romanzo noir dove il passato insegue il presente, lo raggiunge e financo lo sovrasta.
“Cittadini, cittadini, – le risponde tutta Catania in coro- evviva Sant’Agata.
Una volta però terminate le esuberanti celebrazioni della patrona, nella città del liotru ci si dimentica delle candelore e dell’acchianata di Sangiuliano, ché iniziano le indagini. Il morto è uno alto e tutt’altro che magro di settantun anni, il libro è La carrozza della Santadi Cristina Cassar Scalia, Einaudi Stile Libero Ed, €18. In modo tragico si sono appena conclusi i solenni festeggiamenti agatini, Catania è sconvolta dal rinvenimento d’un cadavere sgozzato a Palazzo degli Elefanti. Per essere ancora più precisi all’interno d’una delle due carrozze storiche del Senato in esposizione nell’atrio del Municipio.
La detective incaricata di indagare sull’omicidio è una poliziotta di trentanove anni un pizzico scontrosa e piena di ironia. Viene da Palermo, è una buona forchetta e parla bene il francese. È malinconica e ottimista, inflessibile e ostinata: confida soprattutto sul suo istinto. Leggi tutto…

CINQUECENTO CATENELLE D’ORO di Salvatore Basile (Garzanti) – recensione

Cinquecento catenelle d'oro - Salvatore Basile - copertina“Cinquecento catenelle d’oro” di Salvatore Basile (Garzanti editore)

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di Consuelo Consoli

Cinquecentomila catenelle d’oro
Hanno legato il tuo cuore
Con il mio
L’hanno fatto così stretto il
nodo
Che non lo scioglierà
Né tu, né io
e l’hanno fatto un nodo così
Forte
 che non si scioglierà fino
alla…

Con questa filastrocca, ispirata a una novella del Decamerone di Giovanni Boccaccio, e che ricorre in tutto il romanzo, la baronessa Matilde Carraduro sancisce il legame indissolubile che la unisce alla piccola Maria Pepe.
Come spesso succede nei suoi scritti, Salvatore Basile inizia facendo infrangere alla sua protagonista quel “patto di felicità” al quale l’autore si dichiara fedele, così come viene riportato nella bella intervista del suo primo romanzo “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito.”
Nell’opera appena menzionata è l’abbandono a causare la perdita della gioia – quello di Laura, madre di Michele, e quello subito da Elena da parte di Milù, la gemella che muore disattendendo la promessa di stare per sempre insieme che le due sorelle si erano scambiate fin dalla più tenera età- mentre nel caso di Cinquecento catenelle d’oro, l’abbandono, o forse sarebbe giusto definirlo al plurale, ovvero gli abbandoni, avvengono per una serie di circostanze dettate dalla malafede e dall’avidità del barone Arturo Carraduro, fratello di Matilde. Leggi tutto…

L’INGANNO di Veronica Tomassini (La nave di Teseo) – recensione

L' inganno - Veronica Tomassini - copertina“L’inganno” di Veronica Tomassini (La nave di Teseo) – recensione

In libreria da oggi, 18 ottobre

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UNA SONATA A KREUTZER  DI TERSA E DEVASTANTE OSSESSIONE

di Salvo Sequenzia

Nella Premessa a un colto e interessantissimo libro dedicato alle scritture dell’io, Lo specchio di Dedalo, Andrea Battistini, il grandissimo italianista che fu allievo di Ezio Raimondi a Bologna, definisce la ‘scrittura di sé’ come un’illusoria lotta contro la morte: «Per entrare nella Casa dello Specchio, dove l’attendono prodigiose avventure, Alice immagina che la solida parete di vetro diventi morbida come nebbia, e il diaframma tra i due mondi non abbia più la consistenza compatta, continua del reale ma l’impalpabilità del sogno. Da un desiderio molto simile è preso appunto colui che, guardandosi allo specchio del proprio passato, vorrebbe riattraversare con un’autobiografia la storia della propria esistenza».
L’inganno (La nave di Teseo, 2022), il nuovo romanzo della giornalista e scrittrice Veronica Tomassini, può essere letto (anche) come la storia di un «riattraversamento» della propria esistenza: un riattraversamento in cui scrittura e vita collidono nello specchio del passato frantumando il labile diaframma che separa due dimensioni del consistere, dell’essere nel mondo. Leggi tutto…

L’ARROCCO di Francesca Silvestri (Les Flâneurs Edizioni)

L' arrocco - Francesca Silvestri - copertina“L’arrocco” di Francesca Silvestri (Les Flâneurs Edizioni)

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di Giovanna Albi

Come spesso mi capita, parto dalla copertina.
Una mossa di scacchi, di difesa e attacco contemporaneamente, che dà titolo al bel romanzo / giallo di Francesca Silvestri, e il viso sognante di una donna, Alice, la protagonista, con gli occhi chiusi nell’oscurità mi danno il focus della storia che si concentra proprio sulla figura femminile della giornalista, scampata ad un attentato ad Istanbul. Al di là dell’intrigo internazionale che coincide con la morte, forse in un attentato, dell’ex presidente del Venezuela Hugo Sanchez, intorno a cui si addensano ombre di mistero, penso che il punto nodale del romanzo sia proprio la ricostruzione della protagonista, che ha smarrito la memoria in seguito all’attentato (fatto di cronaca) a dei giornalisti. Attentato in cui ha perso la vita il suo compagno Ahmed. Leggi tutto…

LEONORA CARRINGTON di Elvira Seminara (Perrone)

https://www.giulioperroneditore.com/wp-content/uploads/2022/09/Leonora-Carrington.jpg“Leonora Carrington” di Elvira Seminara (Giulio Perrone Editore, 2022)

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Elvira Seminara e quel diavolo di sabbia di Leonora Carrington

di Daniela Sessa

Ha il sottotitolo “Dea della metamorfosi” il volumetto dedicato a Leonora Carrington scritto da Elvira Seminara per la collana Mosche d’oro di Giulio Perrone diretta da Nadia Terranova, Viola Lo Moro, Giulia Caminito. A questo punto la recensione potrebbe dirsi conclusa. Vi spiego perché.

Creativa a tutto raggio, corpo e mente unificati. Se esiste un’idea di artista sciamana, capace di penetrare l’universo in chiave arcaica, di conversare con gli astri e coi teschi, ridendo e sbeffeggiando, senza dividere realtà e visione, vita e morte, è lei. Evanescente ed esatta, luminescente e oscura”. Qui sta la chiave della riluttanza (per ora tutta mia, ma sfido i lettori a non darmi ragione) a mantenere sul piano di Todorov autore, narratore e personaggio del libro di Elvira Seminara. Riluttanza e pigrizia: come si fa a rincorrere quel refolo demoniaco di Leonora Carrington se, mentre lo stai afferrando, la sua cantatrice si mette in mezzo e per magia diventa lei? Magia qui sta per creatività, per arte, per capacità di immaginazione, per senso evocativo della scrittura, per invasione del sogno nella realtà. Evanescenza ed esattezza, appunto. Se un binomio serve a fare sintesi dello stile di Elvira Seminara, evanescenza ed esattezza è quello giusto. Solo che il virgolettato lo ha scritto appunto lei ma per presentare Leonora Carrington. Leggi tutto…

PATER di Domenico Cacopardo (Ianieri) – recensione

Pater - Domenico Cacopardo - copertina“Pater” di Domenico Cacopardo (Ianieri, 2022)

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di Eliana Camaioni

L’espediente è manzoniano, quello del manoscritto ritrovato; la narrazione è in prima persona, un narratore incarnato ma con l’onniscienza di chi racconta tutto viaggiando avanti e indietro nel tempo, sebbene l’ordine degli eventi sia scandito dal calendario e gli anni si inseguano mescolandosi ai ricordi. “Scrivo negli anni 90” dice il nostro “Ma prima di andare avanti voglio raccontarvi di…”: una narrazione che diventa metanarrazione e svela sé stessa, sdrammatizzandosi e strizzando l’occhio al lettore, rendendolo complice del gioco letterario, fino ad accarezzarne il punto di vista (“Se un lettore casuale mettesse mano a questo manoscritto… se ci fossero delle impreviste lettrici”).
E’ così che Domenico Cacopardo, dopo una lunga e florida carriera da giallista, e un punto di vista sempre dedito alla ricerca della verità, sempre dalla parte della legge tanto nella scrittura quanto nella vita, firma questo gioiellino, Pater, per i tipi di Ianieri, divertendosi a rovesciare il tavolo. Perché Pater  è un noir che è anche un divertissement d’autore, una storia che parte dalla legge e alla legge arriva ma dalla parte opposta, un approdo che nessuno e men che meno il lettore si aspetta perché tutto avviene in modo lento, fluido, progressivo, senza mai strappi o scossoni, dando ogni momento per scontata – quasi come un’ovvietà – l’ineluttabile piega che la brillante carriera del protagonista Cataldo Giammoro, nato a Monturi Marina il 22 settembre 1923, da un padre imprenditore agricolo, finisce per assumere. Leggi tutto…