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REGINA NERA. LA GIUSTIZIA DI MILA, di Matteo Strukul (uno stralcio del libro)

In esclusiva per Letteratitudine, pubblichiamo uno stralcio del romanzo REGINA NERA. LA GIUSTIZIA DI MILA, di Matteo Strukul (edizioni e/o – collezione Sabot/age – pagg. 208). In libreria dal 20 marzo.

La scheda del libro
Un bosco sperduto del Trentino Alto Adige. Una bianca distesa di neve. Una donna torturata e uccisa a cui hanno cavato gli occhi. Mila Zago, cacciatrice di taglie per la BHEG, l’agenzia segreta per la sicurezza europea, viene incaricata di catturare l’autore del massacro. Ma procedendo nell’indagine, Mila scopre che la storia della donna uccisa s’intreccia con quella di Laura Giozzet, la prima candidata premier italiana: una donna che rappresenta una novità talmente sconvolgente per il sistema politico del Paese che qualcuno ha deciso di chiuderle la bocca a colpi di pistola, riducendola in fin di vita. In questo nuovo capitolo della sua Ballata, Mila si scontrerà con sette sataniche, politici corrotti e contro le più spietate e allucinanti sopraffazioni degli uomini. Con Regina nera, Matteo Strukul mescola il pulp al noir più cupo, quello di James Ellroy e Stieg Larsson, ripercorrendo le tracce di Ernst Theodor Amadeus Hoffman in compagnia di Joe R. Lansdale e Victor Gischler. Un sequel

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Dal romanzo REGINA NERA. LA GIUSTIZIA DI MILA, di Matteo Strukul

(Per gentile concessione delle Edizioni e/o)

La camera bianca, sterile, con il soffitto alto, il letto enorme in cui, sotto le coperte e le lenzuola candide, giaceva adagiata su un paio di grandi cuscini morbidi.
Aveva voluto vedere la diretta trasmessa da un’emittente locale. Il dottor Giorgi aveva acconsentito. E ora Laura si ritrovava a fissare un vecchio televisore a colori che le aveva recuperato sua sorella Carla.
Il dottor Giorgi aveva orientato l’antenna portatile. Ancora una volta era stato affabile e pieno di energia. Ancora una volta le infermiere le avevano sorriso. Ancora una volta si era svegliata nella brillante pulizia di quella camera. Eppure, giorno dopo giorno, ora dopo ora, il non sapere dove fosse Giulia la corrodeva dentro. La disperazione delle prime ore e la temporanea euforia del sapersi viva, nonostante tutto, avevano ceduto il passo ad un costante e impietoso logoramento che, temeva, l’avrebbe condotta progressivamente alla pazzia.
Cercava di combattere quell’apatia amara, quel senso di graduale ma ineluttabile sfacelo della sua volontà. Voleva opporsi alla resa per fare in modo che, ovunque fosse, Giulia potesse essere orgogliosa di lei. Ma non ci riusciva. Era come tentare di non guardare in fondo al burrone, ben sapendo che, prima o poi, gli occhi sarebbero finiti proprio lì.
Laura aveva annegato lo sguardo dentro alla scatola del televisore: il corteo sfilava per il lungo corso di quella città che conosceva così poco. Lei, bellunese, legata alle montagne, poi trasferitasi a Roma e Milano, adesso si ritrovava in una camera dell’ospedale Giustiniani a fissare un gran numero di persone che ai suoi occhi sembravano una massa ondeggiante come l’acqua del mare.
Avrebbe dovuto esserci anche lei in quel corteo, invece aveva una flebo attaccata al braccio e una debolezza che la svuotava di ogni energia vitale.
Giulia: gliel’avevano ghermita e l’avevano portata chissà dove. Nessuna notizia, nessuna rivendicazione, nessuna richiesta di denaro. Leggi tutto…