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IL PUZZLE DI DIO, di Laura Costantini e Loredana Falcone (un estratto del libro)

settembre 25, 2014

Pubblichiamo un estratto del romanzo IL PUZZLE DI DIO, di Laura Costantini e Loredana Falcone (goWare edizioni)

La scheda del libro
Un antico messaggio custodito negli Archivi vaticani.
Un genio della decrittazione che muore in circostanze misteriose.
Gigantesche tessere di un mosaico vecchio di milioni di anni sparse in tutto il mondo e tre diversi servizi segreti a cercare di ricomporlo per comprenderne il significato. E usarne il potere.
Un alfabeto sorto alle origini dell’umanità e custodito da generazioni di donne, in attesa della rivelazione finale.
Una storia d’amore tra due ragazzi costretti, dal giudizio e dal pregiudizio, ad allontanarsi da radici, famiglia e affetti per vivere la loro omosessualità.
In un viaggio convulso tra Roma, Nepal, Marocco e Torino lo scontro tra ricerca della verità, desiderio di accettazione, rinuncia al libero arbitrio, tradimento e vendetta. Mentre un mistero scandisce il conto alla rovescia verso un disastro che potrebbe avere conseguenze planetarie.

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L’estratto del romanzo IL PUZZLE DI DIO, di Laura Costantini e Loredana Falcone (goWare edizioni)

Tornerai quando il momento sarà venuto. Ricordare quelle poche parole aveva dato la stura a una serie di immagini della sua primissima infanzia. E un sorriso lieve le stirava le labbra piene e lucide di gloss mentre rivedeva se stessa, piccola figura paludata in una jeballa blu notte, seduta a gambe incrociate all’ombra della tenda che schioccava come una vela nel vento del deserto. Aveva davanti un foglio, in mano una matita e sua madre accanto che le dettava le lettere sacre del più antico degli alfabeti. Anu, la enne, il soffio di Dio causa primordiale del tutto, il cui simbolo era una linea verticale. Illa, la elle, il nome stesso del Creatore, formata da due linee verticali. Iemm, la emme, la materia fecondata, il cui simbolo ricordava due parentesi quadre opposte. Ieru, la erre, il sesso femminile in forma di cerchio. Iess, la esse, il sole in forma di cerchio con un punto al centro. Le piaceva quel gioco, le “piaceva tracciare quei simboli con precisione e ottenere la silenziosa approvazione di quella donna dai lucidi capelli neri, carica di monili d’argento e con le mani arabescate di henne. Con Massilya tutto al mondo diventava un simbolo, in ogni cosa c’era la mano del Creatore, tutto aveva un significato nascosto. Isolata dal mondo frenetico che la circondava, Nesayem ricordò la luce magica dei falò nell’oscurità tempestata di stelle del deserto. Silenziosa e obbediente, svolgeva i lavori che sua madre le affidava senza mai un lamento, in attesa che arrivasse quel momento. Era allora, dopo aver mangiato con le mani erbe e carne di montone nella tajine, dopo aver pescato miele selvatico e burro di pecora con il pane cotto sulla pietra arroventata, che Massilya le sottoponeva gli enigmi e aspettava in silenzio che Nesayem riflettesse a lungo su quei simboli prima di rispondere.
Un chicco di grano che riempie un’intera stanza.
Parlava tamashek Massilya e in quella stessa lingua, la sola ammessa nei suoi primi anni di vita, Nesayem doveva rispondere: tafat, la luce.
Ha attraversato l’acqua senza bagnarsi: amalu, l’ombra.
Due fratelli che non vediamo: tallen, gli occhi.
Mangia senza fine, ma appena beve muore: affa, il fuoco.
Non sbagliava quasi mai Nesayem, e quando lo faceva, Massilya le spiegava il procedimento logico, la simbologia nascosta con pazienza. A ripensarci adesso, adesso che i ricordi si affollavano vociando e ognuno spintonava gli altri per affiorare per primo, era evidente che sua madre aveva uno scopo, le stava affidando un ruolo. O forse un segreto.
Quel pensiero, mentre prendeva le chiavi dalla borsa, non le piacque e lo ricacciò indietro. Massilya non c’era più. Si era ammalata e Nesayem aveva fatto appena in tempo a vederla sul letto di morte, consumata dalla malattia, eppure ancora così piena di magia e di mistero. Aveva sollevato una mano, scura, scarna e ancora una volta coperta di strani simboli tracciati con l’henne, e le aveva raccolto una lacrima dalla guancia.
Non è questo il tempo delle lacrime, le aveva detto, ermetica come sempre. Poi le aveva consegnato l’amuleto d’argento che portava al collo. Nesayem lo afferrò mentre attendeva che il vecchio ascensore in stile Liberty scendesse sferragliando. Era una losanga d’argento dai margini quasi taglienti che portava incisa la lettera sacra Iette. Il simbolo era una croce, ma non aveva niente a che vedere con la religione dei cristiani. Raffigurava la porta da schiudere per conoscere la verità, la sorgente da cui scaturisce l’azione. Massilya era morta poche ore dopo, lasciandola piena di dolore e di domande.

(Riproduzione riservata)

© goWare edizioni

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Laura Costantini nasce in una borgata romana da padre portalettere e madre casalinga. Ma i limiti insiti in questa condizione non la spaventano. A otto anni inizia a scrivere storie, che illustra di sua mano. A undici decide che la sua scrittura sarà di fantasia ma anche di realtà: il giornalismo è il suo obiettivo professionale. Raccontare storie resta una passione che condivide con Loredana Falcone, senza mai offrirsi all’ansia della pubblicazione a tutti i costi. Giornalisticamente nasce con la carta stampata periodica, poi approda alla tv pubblica dove a tutt’oggi lavora presso la testata giornalistica regionale. Approdare alla pubblicazione di numerosi romanzi è una naturale conseguenza della tenacia nel continuare a scrivere narrativa. Non ama le classificazioni, spazia tra i generi. Ha un debole per le protagoniste.

Loredana Falcone, nata nella parte più vera di Roma e in una famiglia che, da parte di madre, affonda le radici tra i protagonisti del Risorgimento romano, ha coltivato la passione per la ricerca storica fino alla laurea. La scrittura entra a far parte della sua vita in tenera età, ma trova espressione nel sodalizio umano e professionale con Laura Costantini che incontra sui banchi del liceo classico. Creando quello che ama definire “duo scrittorio”, inconsapevole di quanta incredula curiosità la loro scrittura a quattro mani saprà creare nei lettori e negli addetti ai lavori. Intanto vive, ama, cresce due figli e pubblica numerosi romanzi senza mai accettare vincoli di genere. Dal romanzo storico al giallo al mistery con un unico comune denominatore: l’importanza delle figure femminili.

 

© Letteratitudine

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