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BRICIOLI RISI E NARCISI di Renata Governali (Prova d’Autore)

marzo 18, 2024

Bricioli, risi e narcisi - Renata Governali - copertina“Bricioli, risi e narcisi” di Renata Governali (Prova d’Autore)

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di Laura Rizzo

Impossibile sottacere, nell’approccio a questo originalissimo e sapientissimo romanzo, un accenno al mondo femminile e  all’apporto delle scrittrici nella letteratura italiana del Novecento e del Duemila, in termini di quantità e di qualità; una presenza sempre più significativa, ma non ancora adeguatamente valorizzata.
Entriamo nei contenuti del libro e sin dall’incipit, che qui assume valore di vero e proprio biglietto da visita dell’intera narrazione, si viene investiti da temi e riflessioni degni di dibattiti e confronti.
Laura, cinquantenne, è una giornalista ancora precaria, freelance, è una che deve sgomitare  parecchio per raggiungere gli obiettivi che si prefigge, quello del momento è riuscire ad intervistare certo dottor Bosco, il quale nell’apprenderlo, esita, chi legge lo  percepisce nitidamente, “mi aspettavo un giornalista uomo”, dice.
Una frase e la memoria ci riporta a Virginia Woolf e alla sua “ Una stanza tutta per sé” sugli svantaggi materiali delle donne rispetto ai loro compagni maschili, ma anche  alla francese Simone de Beauvoir che sulle donne spostò l’attenzione dai problemi puramente materialistici a quelli psicologici di discriminazione sessista e ancora un altro tema salta agli occhi, è quello del retaggio patriarcale πατριά (patria), “stirpe, discendenza (da πατήρ patēr, “padre”) e ἄρχω (arkhō), “comando”.
Si insinua tra le  pieghe di questo corposo incipit un altro personaggio, Maurizio, e un concetto, “sesso chirurgico”, entrambi  dispiegheranno le proprie ragioni di fare e di essere nel corso della narrazione.
E’ una telefonata, quella di inizio racconto e in essa si pongono le basi per l’avvio di una relazione inizialmente formale, poi via via sempre più coinvolgente tra un uomo e una donna.
L’impianto narrativo si concentrerà proprio sulla connessione tra i due sessi, ponendo  l’accento nel meccanismo dell’approccio al momento iniziale del corteggiamento, ovvero dell’innamoramento.
Il linguaggio utilizzato è attuale, esplicito, con descrizioni amorose disinibite, ma in chiave elegante, mai banale.
Nell’innamoramento, nel bisogno di simbiosi e di fusione che tutti esprimiamo, ripercorriamo le tappe della nostra nascita. Viviamo l’ebbrezza di sentirci l’oggetto esclusivo del desiderio dell’altro, rinnoviamo l’illusione che solo questa fusione, che di certo abbiamo già sperimentato nel rapporto con la madre, sia la vera felicità.
E’ un concetto, che nel caso della nostra protagonista appare più che mai pertinente.
Lo strumento di comunicazione assai efficace, che la scrittrice utilizza è quello moderno dei media, WhatsApp, al cui interno prende corpo via via  un sadico meccanismo di logorio psicologico, che vede purtroppo Laura ,la protagonista, assuefatta  nel ruolo di succube coinvolgimento. Una crescente sofferenza, che coopta il lettore in una morsa di attaccamento alla lettura, divorato dalla voglia di sapere come finisce la storia.
Qui, a mio avviso, si conferma  la grande maestria della scrittrice nel coinvolgimento del lettore alla tenuta narrativa: tenere incollato il lettore alla storia.
Così ci addentriamo nella sfera psicologica e  ci si avvede subito, indagando negli anfratti  dell’inconscio, che nella stravagante vita di Laura, oltre al problema della precarietà di lavoro e alle difficoltà di svolgerlo nel quotidiano, vi è molto altro di irrisolto, vi sono lutti gravi che  sin dal momento in cui sono stati patiti, in qualche modo si sono  cristallizzati e mai sono stati analizzati per essere superati, nodi da sciogliere, cui si sommano  retaggi di problemi adolescenziali.
Laura è talmente  offuscata dai suoi mali interiori, che non si accorge di quanto bene ci sia sotto i suoi occhi, lo rifiuta e va alla ricerca dell’ignoto, di qualcosa che potrebbe appagarla, ma casca male perché si imbatte in un narciso, anzi peggio, un narciso patologico, che la trascina in vorticoso destrutturamento e  nell’avvitamento della rincorsa,  rischia di perdersi, ovvero di dissolversi.
Del resto, Bosco, se è un narciso come sembra, non può demordere e alzerà sempre più il tiro, trascinando Laura nelle sabbie mobili della crescente  disistima.
Ma incredibilmente, alla soluzione dei problemi soccorre la letteratura, il deus ex machina è Ovidio con la sua Metamorfosi e il mito di Narciso ed Eco.
Saranno le parole di Livia a far riflettere Laura e forse l’affetto e la stima che nutre nei confronti dell’amica psicologa, la indurranno a guardare finalmente dentro sé stessa, ad aprire quei cassetti della propria esistenza sino a quel momento  rimasti chiusi,  per fare pulizia e chiarezza.
Vi riuscirà? Nella rielaborazione del legame con la madre, evocato e rivisitato anche attraverso gli oggetti materiali, si cela un finale a sorpresa.
Fa da suggestivo corollario alla storia, la descrizione dei luoghi etnei, la montagna che è la cura dei dolori di Laura, sapientemente descritti da Renata Governali.
Anche il cibo ha una parte rilevante, Laura per vivere o sopravvivere, scrive articoli su ricette esotiche con ingredienti strani che lei nemmeno si sogna di mangiare mai, ricette  che  non  realizzerà , anche perché non sa cucinare.
Ecco la difficoltà di una donna odierna, dei  problemi che deve affrontare per realizzare il proprio percorso, per superare gli stereotipi e pregiudizi della società, soprattutto nei luoghi del lavoro.
Un romanzo esperenziato, che molto racconta sul fronte della didattica psichiatrica, ma che  soprattutto si impone come esempio di scrittura al femminile  con un peso che  equivale a quella maschile.

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La scheda del libro: “Bricioli, risi e narcisi” di Renata Governali (Prova d’Autore)

Bricioli, risi e narcisi - Renata Governali - copertina

Una ragazza non più ragazza, trasgressiva, irriverente, giornalista eternamente precaria; la sua crescita bloccata da lutti irrisolti e un amore che rimette in moto il meccanismo e che le fa recuperare il tempo sospeso. Intorno scorre un’epoca: dagli anni della contestazione giovanile fino a quelli attuali nei quali un contratto di lavoro può essere un sogno e stigmi e stereotipi affogano la vita delle persone.

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