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L’ESTATE DI SGT. PEPPER (la recensione)

novembre 23, 2013

L’ESTATE DI SGT. PEPPER. Come i Beatles e George Martin crearono Sgt. Pepper’s lonely hearts club band” di George Martin (La Lepre edizioni, 2013 – prefazione di Stefano Bollani – traduzione di Paolo Somigli)

[Domani, su LetteratitudineNews, pubblicheremo la prefazione di Stefano Bollani e l’introduzione di George Martin]

recensione di Massimo Maugeri

Qual è l’album più importante della storia della musica pop/rock? Quello che è stato capace di tracciare una netta linea di demarcazione tra «un prima» e «un dopo» come nessun altro LP è mai più riuscito a fare? Sono domande ricorrenti, tra gli appassionati di musica. La risposta non è difficile e attraversa ogni singola pagina di “L’estate di Sgt. Pepper” di George Martin (La Lepre edizioni, p. 252, € 14,90). Per capire di cosa stiamo parlando è sufficiente riportare il sottotitolo del libro: “Come i Beatles e George Martin crearono «Sgt. Pepper’s lonely hearts club band»”. Sir George Martin, (Londra, 1926) è una delle personalità più poliedriche del mondo artistico contemporaneo. Oltre a essere musicista di formazione classico/barocca, è stato anche compositore, arrangiatore, produttore discografico, attore, sceneggiatore e scrittore; ma nel mondo è famoso per il contributo determinante che diede alla musica del più celebre quartetto rock di tutti i tempi (soprattutto in termini di arrangiamenti orchestrali) e che gli valse l’appellativo di «quinto Beatle». Stiamo parlando dell’uomo che – come manager della EMI – mise sotto contratto i quattro ragazzi di Liverpool che avevano appena incassato un rifiuto dalla Decca. Nel libro (arricchito da una bella prefazione di Stefano Bollani e ben tradotto da Paolo Somigli, direttore del mensile “Chitarre”) George Martin racconta la storia dei Beatles concentrandosi soprattutto in quella estate (siamo nel 1967) che diede la luce a “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”: un album che avrebbe venduto più di 32 milioni di copie, travolgendo e scompaginando il concetto stesso di realizzazione artistica nell’industria musicale. Per dare un’idea dell’influenza che questo disco esercitò anche nei decenni che seguirono, basti pensare che nel novembre 2003 la celebre rivista musicale “Rolling Stone” decise di stilare un elenco dei 500 migliori album di tutti i tempi; per farlo, coinvolse una giuria composta da 273 importanti musicisti, critici, storici e persone dell’industria musicale. Inutile precisare che fu proprio “Sgt. Pepper” ad aggiudicarsi la prima posizione tra i 1600 titoli votati in totale.
«Fu allora, in quel 1967», scrive George Martin, «che i Beatles capirono di avere realmente la possibilità di fare tutto quello che volevano. Lavoravano intensamente sulle loro canzoni, sperimentando cose che non si erano ancora mai senti¬te, spingendosi sempre oltre il limite. (…) E così, questo è il racconto di un anno straordinario della nostra storia, un anno diverso da tutti gli altri che l’hanno seguito o preceduto. Ma, cosa probabilmente ancora più importante, è anche la storia della realizza¬zione di un album unico, quello che ha rivoluzionato il modo con cui, da allora, sarebbe stato concepito ogni altro disco».

[articolo pubblicato sul quotidiano “La Sicilia”]

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