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PICCOLE COSE CONNESSE AL PECCATO di Lorena Spampinato (Feltrinelli)

aprile 20, 2023

Piccole cose connesse al peccato - Lorena Spampinato - copertina“Piccole cose connesse al peccato” di Lorena Spampinato (Feltrinelli): incontro con l’autrice e un brano estratto dal romanzo

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Lorena Spampinato è nata a Catania nel 1990. Ha vissuto a Londra e a Roma e si è laureata in Scienze politiche. Il suo romanzo più recente, Il silenzio dell’acciuga (Nutrimenti, 2020), è stato proposto per il premio Strega 2020 da Lidia Ravera.

Il suo nuovo romanzo si intitola Piccole cose connesse al peccatoe lo pubblica Feltrinelli.

Abbiamo chiesto all’autrice di parlarcene…

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«Volevo scrivere un libro in cui ci fosse dentro la vita delle ragazze», ha detto Lorena Spampinato a Letteratitudine, «raccontare la leggerezza che ogni tanto sprofonda nel buio e raccontare anche il buio. Un libro che partisse da queste domande: Cosa vuol dire vivere tra l’infanzia e l’adultità? C’è, in questo passaggio, un territorio femminile a cui si viene ammessi o al quale si deve dimostrare di appartenere?
Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)L’ho fatto con Annina e Enza, due ragazzine di quattordici e sedici anni che si misurano con l’urgenza di uscire dallo spazio dell’insignificanza senza il bisogno di gesta guerresche ma gridando fortissimo il sentimento giovanile di esclusione dal mondo degli adulti ma anche il desiderio di farne parte. Le seguiamo, queste ragazze, in una vacanza estiva degli anni ’90, in Sicilia, e le vediamo travolte dal vortice delle prime esperienze adolescenziali da cui però emerge un altro mondo: l’ambiguità dei sentimenti, il desiderio, l’immagine infranta della sacralità degli adulti, il confronto violento con un gruppo di ragazzi distanti per classe sociale e stile di vita, il confronto con una coetanea, Bruna, che vive un’adolescenza furiosa molto diversa dalla loro, e poi l’idea di riuscire a varcare un confine oltre il quale non si torna indietro.
In un mondo abituato a tagliare fuori l’esperienza femminile, ho scelto di partire dallo sguardo delle ragazze per raccontare tutto. Anche per questo la storia è abitata da una costellazione di personagge e organizzata attorno ai legami che queste personagge creano tra loro. Legami di sorellanza non sempre positivi, che passano anche per l’invidia e la rivalità, ma che non sono mai indirizzati al consenso maschile. Le ragazze in questo romanzo si guardano tra loro, si cercano, si ammirano, si desiderano, si odiano anche, e dimenticano in questo gioco l’occhio maschile che le vorrebbe per sé. Fanno così anche le madri del romanzo, diversissime tra loro, che sperimentano da adulte rapporti di sorellanza e di sostegno reciproco, scoprendo come questa sorellanza sia una reale chiave d’accesso alle proprie risorse interiori.
Sullo sfondo c’è una Sicilia guardata da occhi adolescenti. E infatti la fruizione degli spazi è risemantizzata dalla giovinezza: è una Sicilia che esiste in funzione dell’esperienza personale di queste ragazze, dove emerge solo ciò che queste adolescenti possono guardare. Le vite piccole, il pettegolezzo, lo schiamazzo delle feste di paese, il modo in cui questa Terra si accende nella festa, il Ferragosto siciliano che è a tutti gli effetti un avvenimento nelle vite dei giovani. Ci sono poi le differenze tra centro e periferia: le due protagoniste vengono dalla città, da Catania, e a contatto con un gruppo di ragazzi che vivono in questo paesotto di pescatori, mettono in scena il loro ordine borghese che sarà sempre vissuto con grande conflitto. Per loro questo paese siciliano, che nel romanzo che non viene mai nominato, rappresenta un po’ quello che è Procida, nell’Isola di Arturo di Morante: la tentazione della terra ignota, che non si conosce e che si vuole scoprire a tutti i costi.»

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Un brano estratto dal romanzo “Piccole cose connesse al peccato” di Lorena Spampinato (Feltrinelli)

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Conoscevo bene quella casa. Con Enza, da bambine, ne avevamo setacciato gli angoli, i cassetti, gli armadi. Sapevamo dov’è che gli adulti nascondevano i soldi e dove si trovavano certe foto in cui le nostre madri abbracciavano giovani maschi che non erano i nostri padri.
Sapevamo dove si trovavano i quaderni che erano stati i loro diari. Avevamo letto con velata resistenza del giovane di Reggio Calabria – il calabrese, lo chiamavano – che alla sera s’arrampicava su per la stanza di Angela e si spogliava dei calzoni.
Di lui restava, tra le pagine, un mozzicone di sigaretta schiacciato con un segno ombrato sul bordo.
Quando avevamo nove e undici anni ci bastava tenere il mozzicone tra i denti per rivivere tutta la storia. Enza mi prendeva da parte e con le mani esaminava i fianchi smilzi, la schiena.
È così che ti toccano i maschi, diceva.
Intanto allargava le dita e inventava carezze veloci. Nel gioco si muoveva con cautela: stava attenta a non toccarmi il petto.
Quando m’alzava la canottiera si fermava sullo sterno e prendeva a contarmi le costole da lì in giù. Ogni volta che le mani guadagnavano centimetri mi illudevo che il calabrese fosse lì, e in segreto speravo che Enza si scordasse che ero una femmina e continuasse a esplorarmi il corpo.
Con la faccia stretta e muta, senza pudore, sognavo che le dita inesperte di Enza arrivassero lì dove la pelle s’imbruniva, che cerchiassero le macchie scure sul seno inesistente.
Continua, le avrei detto. Continua. Non sono io, non siamo noi. Sono Angela e il calabrese a toccarsi. Invece rimanevo muta, stringevo gli occhi e le labbra, aspettavo che Enza dicesse che il gioco era finito, che potevamo tornare a fare altro.

(Riproduzione riservata)

© Feltrinelli Editore

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La scheda del libro: “Piccole cose connesse al peccato” di Lorena Spampinato (Feltrinelli)

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)Annina ed Enza dividono una stanza nella vecchia casa della nonna, in una località non lontana da Taormina, ma dove non c’è nulla, se non pochi bar-gelateria e lidi balneari. Più grande di Annina e ormai una bellezza sbocciata, Enza si aspetta un’estate di litigi con la madre e una noia infinita. Ma la vacanza delle cugine prende tutt’altra direzione quando incontrano Bruna: la ragazza più irregolare del paese si porta dentro un lutto e una sete di rivalsa. E conosce benissimo un giro di ragazzi che si arrabattano con espedienti non proprio legali, cresciuti, come sono, in famiglie disagiate e violente. Eppure persino il capo del gruppo, Mirco, si rivela più sensibile e corretto di quanto suggerirebbero i pregiudizi. Il pericolo non viene dai maschi, ma da tutto ciò che sobbolle tra le protagoniste: rivalità, smania di diventare donne, confusione del desiderio. È Annina, la più piccola, la meno appariscente, a raccontarci la storia di quella vacanza che segna un tragico spartiacque: come osservatrice e testimone, e come chi viene di colpo precipitata nell’età adulta. La scoperta di una realtà più arcaica di quella borghese delle loro famiglie, l’affacciarsi incerto e prepotente della sessualità, l’idea di un potere femminile senza colpe e senza restrizioni, tanto generativo quanto distruttivo, sembrano aprire per le due adolescenti le possibilità della via di fuga di un diverso destino. Lorena Spampinato ha scritto un romanzo di formazione insolito sia per la costellazione delle figure femminili, sia per uno stile particolarissimo, denso ed evocativo. L’estate siciliana diventa così un teatro dove sotto lo scorrere delle esperienze adolescenziali – le feste, le sfide, il conflitto con le madri – emerge una dimensione archetipica: e si finisce ammaliati da quella forza oscura senza tempo.

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