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CAMILLA BARESANI racconta GELOSIA

ottobre 21, 2019

Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: CAMILLA BARESANI racconta il suo romanzo GELOSIA (La nave di Teseo)

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di Camilla Baresani

La gelosia è uno stato d’animo morboso, che può diventare ossessivo. Corrompe e poi soffoca ogni slancio sentimentale, prendendone il posto. È un veleno a lento rilascio.
Ho deciso di dedicarle un romanzo quando, ascoltando le confidenze di un amico, ho cominciato a ragionare sulla gelosia maschile, in particolare su quella nei confronti dell’amante. Ossia: un uomo che non può e non vuole concedere l‘esclusiva alla propria amante, perché sposato e magari ancora innamorato della moglie (sebbene in modo diverso da quello degli inizi), si fa prendere da un assillante desiderio di possesso, che lo rende sospettoso di tutto, persino delle amicizie o delle conoscenze della donna con cui ha sviluppato un amore clandestino, fino a rendersi ridicolo, persino ai propri occhi. I due lavorano insieme, e le ore in ufficio sono quelle destinate alla loro vita comune. In un’ansia di possesso sempre crescente, l’uomo vuole controllare l’amante; non sopporta che abbia delle amicizie, che parli con i colleghi, che possa confrontarsi con un’altra figura maschile. La segue, la spia, soffre, e per allontanarla da altri si spinge a prometterle cose che sa benissimo di non voler realizzare, però a forza di mentire comincia a immaginare una realtà parallela, come in un sogno. D’altro canto, l’amante soffre di gelosia ossessiva nei confronti della moglie, la rivale che non sa nulla di lei, la donna cui non è preclusa l’ufficialità del rapporto e che ha una prospettiva di progetti familiari, inclusa l’adozione di un figlio. Col tempo, l’amante comincia a percepirsi come vittima di un complotto.
Con questo materiale narrativo avrei potuto scrivere un romanzo puramente sentimentale, ma volevo che avesse un respiro più ampio, che raccontasse la una temperie simile a quella che Wystan Auden definì “età dell’ansia”, in sua splendida egloga pubblicata nel 1948. Sradicamento, fallimento, solitudine. I miei protagonisti vivono una nuova età dell’ansia, dovuta al senso di spossessamento che tutti abbiamo provato in questi anni. La storia di Gelosia si svolge infatti dal 2007 al 2017. Sono gli anni della Grande Crisi, del terrorismo islamista, dei migranti annegati nel Mediterraneo, della politica impersonata da nuovi soggetti controversi. Sono anche gli anni del debutto della sharing economy, con il possesso che diventa noleggio. Secondo Slavoj Žižek “la condivisione favorisce la rottura di vecchi modi di pensare e una proiezione verso il futuro capace di tenere conto della dimensione collettiva”. Ma, oltre all’auto, alla casa, ai software e al cloud, siamo pronti a condividere anche le persone che amiamo?
Il tono del romanzo è l’amarezza. Amarezza e delusione per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Se avessi dovuto cambiare titolo, sarebbe stato Con le migliori intenzioni. Perché i miei protagonisti sono trentenni che si affacciano con le migliori intenzioni al mondo degli adulti, ma la debolezza inevitabile di queste intenzioni, la corruzione dei propri fermi propositi, e anche l’atmosfera esterna, l’andamento della politica, dell’economia, della società contribuiscono a corrompere il sogno iniziale. In pratica, nella linearità dei propositi entra l’impatto violento della complessità, interiore ed esteriore.
In Gelosia ci sono tre donne (la moglie, l’amante, la figlia adottiva), e un uomo, un povero uomo vulnerabile, vittima dei suoi debordanti desideri. E poi tre luoghi, che contribuiscono a caratterizzare chi li vive: l’isola di Capri, il lago di Garda, Milano osservata dal quartiere Brera.
Antonio è nato a Capri in una famiglia modesta, di camerieri, e decide di lavorare nel campo del lusso: “I miei genitori mi hanno tramesso i geni della ricchezza senza avere un soldo”. Si imbarca così in un’avventura imprenditoriale: fonda a Milano un’azienda di amenities alberghiere, ossia di quegli accessori per il bagno che i viaggiatori sono soliti saccheggiare negli hotel e portarsi a casa, affamati di oggetti e marchi che sono il simbolo di una ricchezza che gli sfugge. Bettina, sua moglie, è proprietaria di un campeggio sul lago di Garda, a Desenzano. Se il marito s’ingegna a produrre profumate amenities per alberghi di lusso, lei invece ha a che fare con turisti che puntano a viaggiare spendendo il meno possibile. Infine, la terza incomoda, Sonia. È di Como (il lago rivale) e ogni giorno va a lavorare a Milano. È la collaboratrice di Antonio, la prima assunta nella sua nascente piccola impresa.
Nulla è come ci si aspetta, come ci viene raccontato negli anni della nostra formazione. L’amore non è fedele, la fedeltà non è necessariamente amore, l’amore non è geloso, la gelosia non è amore, i genitori amano i figli per motivi diversi da quelli ritenuti naturali. In Gelosia cerco di mostrare quella che Canetti definiva “nudità senza applausi”, cioè la vera nudità dell’uomo e, come nei miei precedenti romanzi, ho provato a raccontare una vicenda che abbia una chiave di lettura con due livelli: uno personale, individuale, con il veleno della gelosia che diventa il contrario delle fragranze esclusive prodotte dall’azienda in cui lavorano Antonio e Sonia, e uno sociale. La nuova età dell’ansia, ma anche la perdita di identità e di ruolo del maschio; il figlio a ogni costo, però dopo che ci si è realizzati nel lavoro: un figlio che spesso, nella società dell’immediatezza, necessita di fasi lunghissime di ottenimento (Fivet, eterologhe, adozioni), che durano molto più del rapporto di coppia; e un mondo del lavoro slabbrato, fondato sull’incertezza.

(Riproduzione riservata)

© Camilla Baresani

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La scheda del libro: “Gelosia” di Camilla Baresani (La nave di Teseo)

Proprio quando il tormento della gelosia sembra essere cessato, Antonio riceve una chiamata dalla sua ex amante che vuole rivederlo, ma il loro incontro avrà un esito imprevisto. Cosa gli ha rivelato, per fargli perdere il controllo fino a condurlo a un gesto che potrebbe essere irreversibile?
Gelosia racconta le complicazioni dell’amore, le migliori intenzioni e il loro naufragio, la passione per il lavoro, la crisi economica e quella dei matrimoni, e una vendetta sottile e implacabile. Antonio, affascinante caprese che ha scelto Milano per dar corpo ai propri sogni imprenditoriali; Sonia, sua ispida collaboratrice, che ogni giorno lo raggiunge da Como, dove abita con i genitori; Bettina, la moglie accuratamente scelta per creare una famiglia ideale, algida bellezza nordica e proprietaria di un campeggio sul lago di Garda: chi è il cattivo in questa storia? Chi è la vera vittima della gelosia?
Camilla Baresani, con la sua scrittura luminosa e graffiante, costruisce un romanzo che parla di tutti noi, e ci fa palpitare e sorridere nel feroce racconto delle debolezze di chi ama, o crede di amare.

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Camilla Baresani, nata a Brescia, vive tra Roma e Milano. Ha scritto i romanzi Il plagio (2000), Sbadatamente ho fatto l’amore (2002), L’imperfezione dell’amore (2005), Un’estate fa (2010, Premio Hemingway e Premio Selezione Rapallo), Il sale rosa dell’Himalaya (2014, Premio Città di Vigevano e Premio Cortina d’Ampezzo), Gli sbafatori (2015). È anche autrice del saggio Il piacere tra le righe (2003), dei racconti di TIC. Tipi Italiani Contemporanei (2006), di La cena delle meraviglie, con il critico-gourmet Allan Bay (2007) e di Vini, amori (2014) con Gelasio Gaetani d’Aragona. Collabora con il Corriere della Sera e con Grazia. Insegna scrittura creativa alla scuola Molly Bloom.

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