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Turi Ferro e il “Teatro Stabile”: Storia di un amore – mostra aperta dal 1° marzo

febbraio 24, 2021

AL TEATRO STABILE DI CATANIA APRE LA MOSTRA DEDICATA A TURI FERRO

La Mostra resterà aperta fino al 10 maggio 2021 e sarà visitabile dal lunedì al venerdì con turni di un’ora dalle 14.30 alle 19.30, con prenotazione obbligatoria tramite il botteghino (0957310856) o direttamente online tramite Eventbrite

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Con la facciata restaurata e un nuovo ridotto, il Teatro ospiterà il primo evento del progetto speciale dedicato ai 100 anni dalla nascita del grande attore catanese, in attesa che si possa tornare in scena Il Teatro Stabile di Catania riapre i suoi spazi: anche se non è ancora possibile riprogrammare gli spettacoli in cartellone, la zona gialla in Sicilia consente di dare avvio al progetto speciale “Turi Ferro, un artista siciliano. Celebrazioni nei 100 anni dalla nascita”, che lungo i prossimi mesi si dispiegherà in una serie di iniziative – mostre, seminari, spettacoli, pubblicazioni, documentari – realizzate in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, con la Fondazione Domenico Sanfilippo editore, con l’Istituto di Storia dello Spettacolo siciliano e naturalmente con la Fondazione Turi Ferro.

La mostra “Turi Ferro e il Teatro Stabile. Storia di un amore”, curata in particolar modo da Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, sarà la prima tappa di questo lungo percorso: dal 1 marzo sarà aperta al pubblico, seppur con ingressi regolati da turni contingentati per fascia oraria e con prenotazione obbligatoria, così da garantire il massimo rispetto delle norme imposte dall’emergenza Covid19.
«Sono particolarmente felice che questa mostra dedicata a Turi Ferro sia il primo appuntamento che ci consente di tornare a incontrarci dal vivo nel nostro Teatro», commenta il direttore Laura Sicignano: «C’è più di un motivo per cui il nostro tributo a Turi Ferro quest’anno non ha un intento solo celebrativo. Rileggendo il percorso di questo artista straordinario ci accorgiamo che c’è nella sua storia un esempio vitale per questo nostro tempo: vitale, intendo, perché ha in sé la vitalità che è propria della creazione teatrale e che riesce ad esprimere un ruolo nella storia, nell’interpretarla, così come nel saperla rinnovare. La figura di Turi Ferro è emersa nello scenario del Dopoguerra italiano: lui stesso ha operato come artista in grado di concorrere in quel momento alla ricostruzione del Paese. Oggi noi ci ritroviamo ad attraversare una contingenza che ha molto a che fare con quella fase: il Teatro condivide con tutta la società la necessità di ripartire, ma anche la consapevolezza che ripartire significherà ricostruire. Ecco che in questa prospettiva Turi Ferro ci è di ispirazione».
«Proprio Turi Ferro, nel fondare questo Teatro, lo concepì come collettore di intelligenze, che potesse farne un vero e proprio modello di far cultura a livello nazionale», conferma Lina Scalisi, vicepresidente del Teatro Stabile di Catania: «In questo solco operiamo anche noi. Questo progetto è rappresentativo di un modus operandi che ha sin dall’inizio contraddistinto il lavoro di questo Cda: siamo convinti che il teatro abbia per missione un ruolo importante nei confronti della società civile e per questo su eventi importanti e significativi, che implicano una rivitalizzazione della cittadinanza e del senso dello stare insieme, vogliamo trovarci in prima fila con un atteggiamento di sinergia verso le altre istituzioni culturali. Le iniziative di quest’anno sono importanti proprio
perché ci consentono di dimostrare che per noi fare rete è qualcosa di concreto».

Particolarmente significativa in questa chiave è dunque la Mostra dedicata al rapporto tra Turi Ferro e il Teatro Stabile di Catania.
«Una lunga fedeltà al Teatro Stabile di Catania, di cui è stato fondatore e pilastro, quella di Turi Ferro», conferma la prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà: «Naturale erede di un ricco patrimonio multiforme, che affonda le radici in un humus teatrale antichissimo, rinsanguato da generazioni di pupari, da fermenti di commedia dell’arte, da retaggi di cultura orale, da elementi temperamentali ‘forti’ e da un innato, istintivo talento. Un magistero, quello di Turi Ferro, ancora vivo nei tanti attori che si sono formati con lui e con lui sono cresciuti, conquistandosi uno spazio duraturo nel cuore degli spettatori». L’esposizione di foto, video e preziosi documenti d’epoca sarà un viaggio per immagini attraverso il ricco e multiforme itinerario artistico del protagonista-principe di una avventura d’eccezione, fino all’ultima esibizione: «Vent’anni fa, al compimento del suo ottantesimo compleanno, Turi Ferro, attore dionisiaco, si congedava dal suo teatro e dal suo pubblico, a testimoniare, fino alla fine, la lunga fedeltà che ne aveva contraddistinto la prodigiosa esistenza».
A ospitare l’esposizione sarà lo spazio del ridotto, appena ristrutturato per divenire un piccolo spazio multifunzionale: sarà l’occasione per inaugurarlo insieme alla nuova facciata del Teatro Stabile di Catania, restituita in una veste completamente diversa alla città di Catania, nel contesto del più ampio intervento di risanamento della struttura della Sala Verga iniziato già nel 2019 e destinato a concludersi nel 2021 con gli interventi in platea. L’inaugurazione della Mostra vedrà anche un altro momento significativo: sarà infatti l’occasione per salutare alcuni dipendenti del Teatro Stabile di Catania, che hanno concluso il loro percorso lavorativo in questi mesi. Si tratta in particolare di Enzo Di Stefano e Franco Buzzanca, storici direttori tecnici, di Armando Sciuto, storico direttore di scena, e di Gaetano Cardaci, fino a poco tempo fa responsabile di sala: maestranze che hanno rappresentato la storia migliore del Teatro Stabile – a lungo legata in modo diretto proprio alla figura di Turi Ferro – e ne sono la memoria vivente.

La Mostra resterà aperta fino al 10 maggio 2021 e sarà visitabile dal lunedì al venerdì con turni di un’ora dalle 14.30 alle 19.30, con prenotazione obbligatoria tramite il botteghino (0957310856) o direttamente online tramite Eventbrite.

Seguirà l’avvio di tutte le altre iniziative in programma: il Seminario “Il gigante e il capocomico: tutte le maschere di Turi Ferro”, in collaborazione con l’Università di Catania, la presentazione del volume “Turi Ferro. Catania per Palcoscenico”, a cura della Fondazione Domenico Sanfilippo editore, e la proiezione finale di Turi Ferro. L’ultimo Prospero, documentario di Daniele Gonciaruk. Al centro di questa programmazione, il Teatro Stabile ospiterà lo spettacolo Servo di scena, diretto da Guglielmo Ferro, che terrà anche la lezione aperta “Il dubbio per una perfezione impossibile”.

 

 

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Turi Ferro e il “Teatro Stabile”: Storia di un amore

Un viaggio per immagini e documenti attraverso il ricco e multiforme itinerario artistico del protagonista-principe di una avventura d’eccezione.

a cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla

Una lunga fedeltà al “Teatro Stabile di Catania”, di cui è stato fondatore e pilastro, quella di Turi Ferro.

Naturale erede di un ricco patrimonio multiforme, che aonda le radici, attingendone nutrimento
vitale, in un humus teatrale antichissimo, rinsanguato da generazioni di pupari, da
fermenti di commedia dell’arte, da retaggi di cultura orale, da elementi temperamentali
‘forti’, da un innato, istintivo talento.
I suoi esordi risalgono ai verdi anni, a fianco del padre Guglielmo, dopo un proficuo apprendistato,
nel 1958, consumato un felice momento capocomicale unitamente alla splendida
compagna d’arte e di vita, Ida Carrara, in una Catania ancora laboratorio letterario sebbene
non più operoso e fervido come un tempo, Turi Ferro dà vita ad un sogno lungamente accarezzato.
Con Mario Giusti, insieme a cui ha condiviso esperienze radiofoniche che gli sono
valse simpatie e notorietà, Tanino Musumeci, Pietro Corigliano, Nunzio Sciavarrello, Pietro
Platania, Turi Ferro fonda l’“Ente Teatro di Sicilia” che diverrà, nel dicembre 1962, “Teatro
Stabile della Città di Catania”. Unitamente a loro due capocomici Michele Abruzzo e
Umberto Spadaro che, con Rosina Anselmi, Turi Pandolfini, Jole e Vittorina Campagna,
Virginia Balistrieri, Eugenio Colombo, Rosolino Bua, appartenevano al ‘vecchio’ ceppo della
stagione aurea del teatro siciliano. Luogo di divertenti evasioni, di rigorose verifiche, di
esaltanti approdi, il “Teatro Stabile” s’imporrà, con pari successo, nelle numerose tournées
estere, ripercorrendo le tappe delle gloriose compagnie dei primi decenni del Novecento.
Il 3 dicembre 1958 il nuovo Ente debutta con Malia di Luigi Capuana, regia di Accursio Di
Leo, scene di Renato Guttuso, musiche di Angelo Musco jr.
Dal capolavoro drammaturgico del mineolo, cavallo di battaglia con cui Giovanni Grasso
soleva debuttare, prende abbrivio il nuovo itinerario teatrale di Turi Ferro, votato a raggiungere
traguardi sempre più prestigiosi per la capacità di acquisire ed elaborare in modo
personale e creativo i codici molteplici dell’attore di razza: voce, mimica, prossemica, fisiognomica.
Da allora Turi Ferro ha assiduamente attraversato il variegato, prismatico, intrigato territorio
del teatro siciliano ora giocoso, ilare, umoristico, ora melanconico, severo, drammatico.
Martoglio, Capuana, Rosso di San Secondo, Russo Giusti, Brancati, Patti, per ricordarne
soltanto alcuni.
In ‘anni dicili’, in cui la denuncia della mafia, delle perverse logiche del potere, della
violenza e dell’impostura, del malessere di una democrazia e di una politica corrotta e
corruttrice, non è usuale, lo Stabile di Catania mette in scena testi di forte impegno sociale,
di generose tensioni morali, di vigile coscienza critica. In particolare quelli di Leonardo
Sciascia e di Giuseppe Fava. Una grande lezione civile cui Turi Ferro ha oerto il lievito e il
carisma di una sanguigna interpretazione. Al contempo si misura con gli immortali personaggi
della grande narrativa siciliana ridotta per il teatro, contribuendo così alla sua conoscenza
presso un vasto pubblico. Da antologia l’interpretazione di “Padron ’Ntoni” de I
Malavoglia, di “Gesualdo Motta” del Mastro-don Gesualdo di Verga, di “Don Blasco” de I
Vicerè di De Roberto, di “Don Fabrizio Corbera principe di Salina” de Il Gattopardo di Tomasi
di Lampedusa.
Un repertorio ubertoso che registra anche Dostoevskij, Cechov, Molière, Shakespeare,
Sofocle, Plauto, Euripide, Harwood, Schmitt. Innumerevoli segni, questi, di una vocazione
che si rivela senza precedenti e senza confronti quando investe un autore quale Luigi Pirandello,
ampiamente e insistentemente frequentato.
È del 1957 la prima interpretazione di Liolà (ripresa nel 1959 e tenuta in repertorio fino al
1973) che aascina per la ricchezza coreografica, l’esplosione di suoni, canti, luci, colori,
movimenti, l’esuberanza con cui è condotto il gioco dell’intreccio, lo spessore antropologico,
sociologico, psicologico, l’energia interpretativa. Seguiranno, via via, in una corrosiva
e inesauribile dialettica, percorsa da vibranti tensioni esistenziali, i testi più emblematici
dell’agrigentino: La giara (1959), Così è (se vi pare) (1959), L’uomo, la bestia e la virtù
(1961), Vestire gli ignudi (1962), Questa sera si recita a soggetto (1963), Il berretto a sonagli
(1963, poi, fra le tante felici riproposte, 1986, a Parigi “Theatre de l’Europe”), Il gioco
delle parti (1964), Ma non è una cosa seria (1964), Sei personaggi in cerca d’autore (1966,
poi 1981), I Giganti della Montagna (1966), Pensaci, Giacomino! (1984, poi 1999), La
cattura (2001).
A restare consegnate alla ‘storia’ del teatro le magistrali interpretazioni di “Liolà” e di
“Ciampa”. E di quel “Mago Cotrone”, visionario, onirico, surreale e insieme terragno, che
lascia intravedere le speculari immagini dell’autore e del regista, primi maghi evocatori.
E se la festevole interpretazione di Liolà, il giovane contadino-poeta, è divenuta con gli
anni irripetibile, ormai mitica nella memoria collettiva, quella dolente ed esarcebata
dello scrivano-filosofo “Ciampa”, sussiegoso raisonneur, ammantato di callida suasività,
d’intellettuale abilità loica, di furori ragionativi, di manie teorizzatrici, si è avvalsa della
complicità del tempo, di cui il corpo non è illustrazione ma clessidra, fino all’identificazione
totale.
Un magistero, quello di Turi Ferro, ancora vivo nei tanti attori che si sono formati con lui
e con lui sono cresciuti conquistandosi uno spazio duraturo nel cuore degli spettatori.
Impossibile citarli tutti, in ognuno avendo impresso lezioni d’arte e di vita.
Vent’anni fa, al compimento del suo ottantesimo compleanno, ancora con un personaggio
dell’amato Pirandello (“il vecchio Guarnotta”), Turi Ferro, attore dionisiaco, si concedava
dal suo teatro e dal suo pubblico, a testimoniare, fino alla fine, la lunga fedeltà che ne
aveva contraddistinto la prodigiosa esistenza.

 

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