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RICORDIAMO ABRAHAM YEHOSHUA con i suoi libri

giugno 14, 2022

Una carrellatta sull’ampia produzione letteraria di Abraham Yehoshua, per ricordare lo scrittore israeliano scomparso oggi (Gerusalemme, 9 dicembre 1936 – Tel Aviv, 14 giugno 2022). Il servizio su LetteratitudineBlog

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La figlia unica

Siamo in una città del Nord Italia, durante le feste di fine anno a cavallo del millennio. Rachele Luzzatto è la figlia unica di una facoltosa famiglia ebraica. Curiosa e irrequieta, spiazzante osservatrice capace con i suoi commenti di ribaltare i luoghi comuni degli adulti, Rachele è però piuttosto confusa riguardo alla propria identità. Da un lato, per prepararsi alla cerimonia del suo Bat Mitzvah, deve impegnarsi nello studio della lingua ebraica, delle preghiere e dei precetti. Dall’altro, i suoi insegnanti la reputano adatta a interpretare il ruolo della Vergine Maria nella recita di Natale. A Rachele piacerebbe partecipare con i suoi compagni di scuola alla rappresentazione, peccato che il padre la pensi diversamente. Convinto della sua fede e dei suoi principî, il padre di Rachele non può accettare che la ragazzina impersoni proprio «la madre di Dio». Ma le ferme idee del padre non sono le uniche ad affollare (e disorientare) i pensieri di Rachele negli anni cruciali per la sua formazione. Ci sono i racconti, avventurosi e terribili insieme, del nonno paterno, spacciatosi per prete in un paesino di mare, per sopravvivere alle persecuzioni durante la seconda guerra mondiale; le convinzioni della nonna materna, atea dichiarata, o la fervente fede di suo marito, cattolico devoto. Quando poi, in quegli stessi giorni di festa e confusione, viene diagnosticata al padre una grave malattia, le inquietudini e le domande di Rachele diventano gli universali interrogativi di ogni essere umano di fronte al mistero. Con La figlia unica Yehoshua ci conduce con brio e freschezza a una protagonista e a un luogo insoliti per la sua produzione letteraria. È la prima volta che il grande scrittore israeliano ambienta una storia in Italia, un paese con cui ha una relazione speciale, e di cui si sente quasi «cittadino onorario». E come sempre, le sue parole sono le chiavi giuste per spalancare le gabbie dell’identità e dell’appartenenza.

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Il signor Mani. Romanzo in cinque dialoghi - Abraham B. Yehoshua - copertinaIl tunnel

Come può un uomo come Zvi Luria, che è sempre stato affidabile e solido, un punto di riferimento per famiglia e amici, un ingegnere che costruiva strade e tunnel, scendere a patti con il proprio inevitabile declino mentale? Come possono farlo sua moglie e i suoi figli? Come ci si comporta di fronte alla razionalità che lentamente svanisce? E come si affronta la paura? Yehoshua costruisce intorno a queste domande una toccante meditazione sull’identità e sull’amore, sui gesti che è necessario compiere prima di congedarsi. Una vicenda intima e privata che s’intreccia a doppio filo con quella collettiva e politica del popolo palestinese e di quello israeliano, vicinissimi eppure cosí distanti dal trovare un modo per esistere insieme.

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Il signor Mani

Dal giovane Efraim, soldato israeliano di stanza in Libano nei primi anni Ottanta, al patriarca Abraham vissuto nell’Atene di metà Ottocento, i diversi «signor Mani» sfilano nella storia e si trasmettono di padre in figlio una tragica eredità. Può un uomo spezzare la catena che lo lega al passato e al futuro? Può annullare la propria identità? Yehoshua mette in scena cinque dialoghi in cui di volta in volta una voce diversa ci guida verso i molti misteri di un intero popolo e di una famiglia animata dall’utopia della pace.

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La comparsa - Abraham B. Yehoshua - copertinaIl responsabile delle risorse umane

Un terrorista suicida si fa esplodere in un mercato di Gerusalemme. Una donna muore. Era straniera, viveva da sola in una squallida baracca di un quartiere di religiosi. Nessuno va a reclamare il suo cadavere all’obitorio del Monte Scopus. Eppure Julia Regajev aveva ancora formalmente un lavoro, come addetta alle pulizie in un grande panificio della città. Un giornalista senza scrupoli sfrutta il caso per imbastire uno scandalo e denuncia la «mancanza di umanità» dell’azienda, che non si è nemmeno accorta dell’assenza della dipendente. Tocca al responsabile delle risorse umane, spedito in missione dall’anziano proprietario del panificio, cercare di rimediare al danno d’immagine. Ma il viaggio verso la compassionevole sepoltura della donna si rivela per lui molto piú importante di un’operazione di facciata nei confronti dell’opinione pubblica.

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La comparsa

Noga è una musicista. Le sue dita sapienti e affusolate sono abituate a sfiorare le corde dell’arpa e a farne melodia. Ma adesso è lontana dal suo amato strumento, è lontana dalla musica e dalla vita che si è costruita in Olanda: è tornata a Gerusalemme, per prendersi cura della casa in cui è nata. Molte cose, però, sono cambiate negli anni in cui è stata via: ci sono nuovi abitanti nel quartiere, il padre è morto, il marito l’ha lasciata dopo che lei ha deciso di non avere figli. Ma una donna è tale solo se diventa madre?
Fragile e forte come l’umano di fronte alla vita, Noga è uno dei ritratti di donna piú potenti e sfaccettati della letteratura degli ultimi anni.

 

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Viaggio alla fine del millennio - Abraham B. Yehoshua - copertina

Un divorzio tardivo - Abraham B. Yehoshua - copertinaViaggio alla fine del millennio

Una vela lascia la luminosa Tangeri per risalire la costa atlantica d’Europa e inoltrarsi sulla Senna verso Parigi, gelido borgo sperduto fra oscure contrade. Siamo nell’estate del 999, nel cuore di un continente selvaggio e in fermento per l’approssimarsi del fatidico Anno Mille. Il ricco mercante ebreo Ben-Atar, in compagnia delle due mogli, è in viaggio per raggiungere il nipote Raphael Abulafia, ex socio d’affari, e la sua nuova moglie, una askhenazita che disapprova la bigamia del mercante maghrebino. Un duplice processo dovrà giudicare Ben-Atar, ma una parziale soluzione, inaspettata e drammatica, avverrà solo nel dolore e nella morte. Due realtà inconciliabili – la solare sensualità del Sud e l’austero rigore europeo – vengono a conflitto, incarnandosi in due modi differenti di vivere, in due diversi codici di comportamento all’interno di una fede comune.

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Un divorzio tardivo

Nel corso di nove dense giornate si consuma l’estremo soggiorno in patria di Yehudà Kaminka, fuggito da Israele per rifarsi una vita in America e ritornato per sciogliere ogni legame con Na’omi, sua moglie. Nove giorni culminanti nella Pasqua (in ebraico «passaggio») che diventa lo spartiacque tra ciò che è stato, e non potrà mai piú tornare, e ciò che sarà. Ancora una volta Yehoshua disegna con lucidità e poesia la crisi di una famiglia come metafora dell’identità ebraica, divisa tra diaspora e costruzione di uno stato nazionale. E racconta ciò che nessuna ragione o progetto politico potrà mai spiegare: la vicenda semplice e banale di un uomo e di una donna che si amano, vivono una vita insieme, arrivano ad odiarsi, a impazzire d’amore e di odio, e non riescono a scindere il legame che li unisce se non a prezzo della vita.

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L' amante - Abraham B. Yehoshua - copertinaCamminano forse due uomini insieme? Dramma in due atti - Abraham B. Yehoshua - copertinaL’amante

«L’amante è la storia di un doppio inseguimento. Adam avverte nella moglie un mistero: non sa chi sia la donna amatissima che gli giace accanto nel letto, e che sogna continuamente: la insegue senza raggiungerla mai. Insieme a lei insegue il suo amante: un gentile, assente, malinconico spettro ebraico, che forse incarna la perduta anima d’Israele. La figlia, Dafni, cogli occhi scintillanti e infantili, incarna il principio di realtà. Ma anche a lei sfugge qualcosa: il mondo arabo, che vive accanto e dentro Israele». (Pietro Citati)

Sullo sfondo di una Haifa scossa dalla guerra del 1973, si dipana lo scenario de L’amante, il più sinceramente israeliano dei romanzi di Yehoshua. L’autore si affida alle voci dei suoi personaggi, ai loro sogni, ai ricordi, ai desideri, alle aspettative: sono le parole di Adam, agiato proprietario di una grande officina meccanica; le riflessioni della figlia Dafi, quindicenne insonne e ribelle; i sogni della moglie Asya, intellettuale precocemente ingrigita; gli stupori di Na’im, giovane operaio arabo; i vaneggiamenti della novantenne Vaduccia; e infine il resoconto stupefatto di Gabriel, l’amante scomparso. Mondi lontani, a dispetto dell’amore; voci tanto vicine quanto diverse siglano l’impossibilità di conoscere veramente chi ci vive accanto.

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Camminano forse due uomini insieme?

In un appartamento londinese, un uomo talmente privo di senso pratico da non saper aprire una latta di sardine osserva incredulo il suo rivale piú accanito, impegnato nella preparazione di una frittata. Il primo è Vladimir Jabotinskij, leader della destra revisionista sionista, l’uomo ai fornelli invece è David Ben Gurion, ebreo socialista e futuro fondatore dello Stato d’Israele. È il 1934: mentre sull’Europa incombe lo spettro del nazismo, i due leader, solitamente divisi da un contrasto insanabile, si incontrano per cercare un terreno comune con cui affrontare il destino che li attende e costruire il futuro di Israele. Del resto è la Bibbia a insegnarlo: «Camminano forse due uomini insieme, se prima non si sono accordati?» Mettendo in scena il dramma di due uomini carismatici e tormentati, Abraham Yehoshua ci fa entrare in quelle stanze, solitamente inaccessibili, in cui la Storia si svela.

«Io non sono né giovane né sano e a volte sto lontano dalla mia famiglia per giorni o settimane intere. Vado in giro per il mondo, mia moglie è lontana e so quanto soffre. È stanca di seguirmi in Paesi diversi e di ascoltare la mia ennesima conferenza, il mio ennesimo discorso, di rimanere sola in una camera d’albergo mentre io sono costretto a presenziare a infinite riunioni. Lei, Ben Gurion, ha parlato della lapide che un giorno vorrà sulla sua tomba nel deserto, in una nuova città, e su di essa, cosí ha detto, ci saranno solo tre date, non è vero? Quella della nascita, del giorno in cui è arrivato in Terra di Israele e della morte. Le sue parole mi sono piaciute. Ma la mia tomba dove sarà?»

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La scena perduta - Abraham B. Yehoshua - copertinaLa scena perduta

Quando l’anziano regista israeliano Yair Moses viene invitato a Santiago de Compostela per una retrospettiva dei suoi film, non sa che dovrà fare i conti con un fantasma del passato: Shaul Trigano, suo ex amico e sceneggiatore, che ora vuole metterlo con le spalle al muro, obbligandolo a portare a termine ciò che era stato interrotto e sembrava perduto. Un romanzo misterioso e profondo. Una vertiginosa meditazione sulla creazione, sulla memoria, sul perdono.

«Un complesso e insolito romanzo, colmo di stupore ma anche di dolcezza»Elena Loewenthal, Tuttolibri

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Trilogia d’amore e di guerra
L’amante. Un divorzio tardivo. Cinque stagioni
L’amante è il romanzo che ha fatto conoscere Yehoshua nel mondo.
Nella ricostruzione a piú voci del destino di una famiglia ebraica si accavallano e si confondono storie diverse di mondi lontani e separati: invano ciascun personaggio tenterà di ritrovare la verità di se stesso.
In Un divorzio tardivo Yehoshua disegna con lucidità e poesia la crisi di una famiglia come metafora dell’identità ebraica, divisa tra diaspora e costruzione di uno stato nazionale. E racconta ciò che nessuna ragione o progetto politico potrà mai spiegare: la vicenda semplice e banale di un uomo e di una donna che si amano, vivono una vita insieme, arrivano a odiarsi, a impazzire d’amore e di odio, e non riescono a scindere il legame che li unisce se non a prezzo della vita.
La moglie del protagonista di Cinque stagioni, Molcho, è morta dopo sette anni di malattia, e lui, che è stato un infermiere perfetto e un padre attento, si ritrova con l’ansia di chi ha ancora la morte dentro di sé ed è «costretto» a pensare alla vita. Come ricominciare ad amare, come trovare una nuova ragione di esistere: Yehoshua racconta le cinque, dense stagioni di un uomo giovane ma già da «rifare» e nello stesso tempo mette in scena, accanto al caso personale di Molcho, il dramma piú generale di un Paese che, come lui, deve continuamente ripensare se stesso in rapporto agli altri.
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Fuoco amico

Il ricordo di un giovane soldato ucciso per errore dal «fuoco amico» dei compagni turba i cuori di una famiglia israeliana durante le feste di Hannukkah. Lasciato a Tel Aviv l’adorato marito Amotz, Daniela Yaari arriva in un villaggio della Tanzania per incontrare il cognato, padre del soldato morto, che vive laggiú in una sorta di esilio volontario.

Al rifiuto di continuare a vivere in un paese sempre in guerra, alla ferita insanabile per una morte assurda, si oppongono la sete di normalità di Amotz e Daniela, l’amore che li lega dopo tanti anni, la loro dedizione al lavoro, la testarda volontà di tenere unita la famiglia.

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