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CATANIA BOOK FESTIVAL 2023: il grande successo della 4ª edizione

Maggio 8, 2023

Il bilancio della quarta edizione del Catania Book Festival. Dodici mila i visitatori. Dei Pieri: “Tanta fatica ma anche il successo ci rincuora”.

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

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“Abbiamo faticato  ma sempre con i nostri sorrisi e grandi soddisfazioni. I numeri ci danno ragione. Il Catania Book Festival è ulteriormente cresciuto”.

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Simone Dei Pieri, ideatore e direttore del Catania Book Festival si dichiara “realmente soddisfatto” della quarta edizione del Catania Book Festival che si è tenuta a Le Ciminiere dal 5 al 7 maggio ospitando dodici mila visitatori nelle tre giornate di Fiera internazionale del libro e della cultura.

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I numeri

I 160 eventi proposti sono stati frequentati da persone di tutte le età, così come gli stand e le varie aree all’aperto. Il boom di studenti delle scuole provenienti in bus da tutta la Sicilia, si è registrato tra venerdì e sabato. Gli eventi più partecipati in assoluto con un vero bagno di pubblico, sono stati lo Strega Tour del venerdì e lo spettacolo di Stefano Rapone, comico, autore e personaggio televisivo, fumettista italiano, che domenica sera ha tenuto la sua stand up comedy nell’ambito della rassegna proposta da Friccicore, a chiusura del Festival; mentre il maggior flusso di visitatori si è registrato sabato sera. Sono stati circa 700 i partecipanti a laboratori e workshop tenutisi al chiuso e all’aperto. E sono stati centinai gli ingressi ai musei de Le Ciminiere integrati nel biglietto.

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“Un successo che ci rincuora. Vogliamo fare sempre meglio”

“La verità è che gli eventi culturali che mettono al centro i libri e le storie, sono graditi da cittadine e cittadini di tutte le età. – continua Dei Pieri – Non è facile organizzare eventi di questa portata, ma i risultati ci rincuorano e siamo decisi a fare sempre meglio, perché c’è ancora molta strada da fare. Ospitare la prima uscita nazionale dello Strega Tour in Sicilia, proprio nella nostra città, ci ha inorgoglito. Ma eravamo felici, di una felicità vera, quando assistevamo anche alle sessioni di yoga letterario o ai laboratori per bambini o quando si brindava con i cocktail ispirati ai grandi autori che sono stati ideati dai nostri sponsor. È un regalo che noi giovani stiamo facendo a noi stessi e alla città”.

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Il resoconto dell’ultima giornata del Festival

La terza e ultima giornata del festival si è distinta anche per il racconto di storie coraggiose o forse, più semplicemente, di uomini e donne che esprimono con forza la propria umanità senza schermi.

È il caso di Elena Di Cioccio, attrice e conduttrice, che ha chiuso il calendario di incontri previsti per domenica.

Accompagnata dalla giornalista Elvira Terranova, Di Cioccio ha presentato il suo libro “Cattivo sangue” (Vallardi), ricevendo un commosso abbraccio dal pubblico di tutte le età.

Dopo il recente coming out televisivo, nel testo l’artista ha raccontato con grande trasparenza i suoi passaggi biografici più dolorosi e importanti: dalla diagnosi di sieropositività nel 2002 ai rapporti amorosi tossici, alla tragica fine della madre. Ma anche la sua grande voglia di raccontarsi per come è nella realtà e di trasmettere la sua grande passione di vita.

“Quando mi hanno comunicato di essere sieropositiva eravamo appena usciti dagli anni Novanta; era morto da poco Freddie Mercury, e ci si sentiva parte di un gruppo ristretto di persone che dovevano nascondere la propria condizione. – ha detto Di Cioccio- Ma ancora oggi il problema è che la comunicazione sull’ HIV è ferma all’alone viola delle pubblicità di allora.

Sì, è un virus che si trasmette, ma c’è una cura e non siamo più contagiosi. E il virus non definisce una categoria  di donne e uomini”. L’attrice ha raccontato delle ondate di affetto e solidarietà arrivata dal pubblico, ma soprattutto dei messaggi di altre persone come lei che però non hanno avuto il coraggio di fare coming out.

Anche lo scrittore Matteo B.Bianchi, presentando il suo romanzo “La vita di chi resta” (Mondadori), ha raccolto la commozione del pubblico del festival al quale ha affidato il ricordo di quanto vissuto 25 anni fa, quando ha scoperto che il suo compagno, S., con cui aveva convissuto sette anni, si era tolto la vita.

Nei mesi che seguono la tragedia, Matteo ha poi scoperto che quelli come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti “sopravvissuti”.

Il festival ha dato spazio alla voglia di imparare le lingue straniere grazie ai social con “2-Minute English” e all’incontro con la sua autrice, l’influencer Norma Cerletti: “Questo libro è un po’ come la settimana enigmistica che va tenuta in bagno.Non si può non avere il tempo di leggerlo- dice, tra il divertimento del pubblico di ogni età- il testo si basa su un’idea nata quando ho lanciato la mia pagina su Instagram. Ogni giorno facevo una mini lezione e nel fine settimana organizzavo un quiz. È stato per me normale trasferire questo formato su carta, ed è anche più facile tenere traccia dei progressi con la lingua“ .

Poi aggiunge: “La mia missione è rendere l’inglese parte della vita delle persone. È importante praticarlo tutti i giorni, un po’ come la palestra. La costanza è fondamentale per l’apprendimento della lingua”. Il pubblico festivaliero ha risposto con entusiasmo anche quando si parla e scrive di musica e di storie come nell’incontro dedicato a “Rottocalco (vol.2) Lupo Mannaro” con Romina Falconi che dice: “Diventi schiavo del copione della tua vita, ti convinci che non solo l’amore non sia scontato, ma anche che non fa per te. Lupo Mannaro è una persona che a un certo punto perde la speranza. Anche a me è capitato di tornare a casa, levare la maschera e vedere il vuoto. Nel mondo del pop non se ne parla, ma esiste. Io volevo descriverlo, insieme al fatto che il mondo ti vuole sempre positivo.Il nostro corpo è una cassa di risonanza, bisogna ascoltarlo”.

Tra gli ospiti siciliani dell’ultima giornata del Catania Book Festival  c’erano anche le scrittrici Lorena Spampinato, autrice di “Piccole cose connesse al peccato” (Feltrinelli) e Costanza DiQuattro che firma “Arrocco siciliano“ (Baldini e Castoldi). Lorena Spampinato consegna la voce del suo romanzo alla protagonista Annina, la più piccola, la meno appariscente, tra tutte le ragazze scelte come personaggi. Il racconto è quello di una vacanza che segna un tragico spartiacque.

L’autrice catanese sostiene che “i libri si respirano a vicenda, chi scrive respira in qualche modo la stessa aria. Credo nella frase: “è già stato scritto tutto. Nelle storie noi non cerchiamo la trama, ma un archetipo di qualcosa: della paura, dello stupore. In un mondo che continua a dividere, i libri sono ancora qualcosa che avvicina le persone. Ci dimostrano quanto l’esperienza sia vasta, quanto siamo diversi ma continuiamo a rivederci nelle stesse cose. E poi c’è qualcosa che lega le penne di questa terra.”

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LE GIORNATE PRECEDENTI

I dodici finalisti del Premio Strega al Catania Book Festival. Pienone in sala 

 

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I dodici candidati del Premio Strega 2023 al Catania Book Festival

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La prima tappa del Premio Strega Tour a Catania. A sinistra, gli autori delle interviste ai dodici candidati del Premio (Mattia Insolia e Lorena Spampinato). A destra, il direttore del Festival (Simone Dei Pieri)

Un palco dominato dall’ immagine di una maga dallo sguardo ipnotico e il tratto medievale. Un pubblico entusiasta e di tutte le età, che ha riempito la grande sala.

Dodici scrittori di calibro nazionale al centro dell’attenzione, tutti semifinalisti del prestigioso Premio Strega.

È stato un successo la prima giornata del Catania Book Festival che ieri è stata caratterizzata dalla prima nazionale dello Strega Tour per la prima volta a Catania nella storia del Premio.

A ringraziare la Fondazione Bellonci e il direttore territoriale Sicilia e Calabria della BPER banca, Giuseppe La Boria, è stato l’ideatore e direttore del Catania Book Festival, Simone Dei Pieri.

I finalisti sono stati intervistati dai giovani scrittori siciliani Lorena Spampinato e Mattia Insolia.

Silvia Ballestra, con “La Sibilla. Vita di Joyce Lussu”, (Laterza) ha raccontato del suo fortunato incontro con la partigiana, scrittrice, traduttrice e poetessa italiana che “aveva una grande capacità di rapportarsi con i più giovani; lavorava anche con i bimbi per fare Storia”.

Maria Grazia Calandrone, con il suo “Dove non mi hai portata” (Einaudi) ha narrato  la sua storia personale che da bambina l’ha resa protagonista di un fatto di cronaca. Calandrone è andata alla ricerca delle radici della sua madre biologica che, in fuga con il compagno perché  “colpevoli” di adulterio, l’ha  lasciata all’ingresso di Villa Borghese per poi togliersi la vita: “È come se avessi adottato mia madre di cui mi sono innamorata dopo averne conosciuto la storia. Sono diventata la madre di mia madre”.

Andrea Canobbio, con il suo “La traversata notturna” (La nave di Teseo) decide di compiere un viaggio nella sua città, Torino, trasformata per l’occasione in un grande teatro della   memoria. “La malattia di mio padre e la reazione di mia madre erano alla base di tutto quello che scrivevo ma stavolta c’è una terza protagonista: la città”.

Il fenomeno editoriale Gian Marco Griffi, con il suo “Ferrovie del Messico” (Laurana Editore) ha spiegato come il suo libro “nasca dal desiderio di raccontare un momento tragico e confuso come fu la Repubblica di Saló, ma in maniera ironica e grottesca”.

Per Vincenzo Latronico, autore de “Le perfezioni” (Bompiani), è la storia della coppia dalla vita apparentemente perfetta che si sgretola nell’inconsistenza del sogno diventa la storia possibile di molti di noi: “La patina dell’insoddisfazione che  aumenta e che intrappola si posa nelle vite e nella casa di questi protagonisti. Ma racconto anche del nostro essere immersi in un flusso continuo di immagini digitali  che ci ha cambiato la vita. È questo che mi premeva raccontare”.

Per Romana Petri, il suo “Rubare la notte” (Mondadori) è anche il risultato  del rapporto speciale con il padre. “Mi raccontava tutta l’Odissea mentre nuotava nel mare di Santa Marinella. Poi mi ha parlato de il “Volo di notte” di Saint Exupery e ho avuto accesso allo scrittore. Ho deciso di raccontarlo”.

Per Rosella Postorino, scrivere “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli) ha significato fare i conti con il suo personaggio Omar, che ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Omar vive il dramma della Sarajevo degli anni ‘90. “Per ragazzi come questi che si rifugiarono nel nostro Paese, l’Italia fu una terra estranea ma anche straniera. Nel romanzo mi chiedo cosa succede quando noi siamo salvi ma quelli che amiamo no?”

Igiaba Scego, scrittrice italo-somala nella sua “Cassandra a Mogadiscio”(Bompiani) racconta le umiliazioni della vita da immigrati nella Roma degli anni Novanta, ma non solo: “Tutta la storia coloniale italiana è stata rimossa. Eppure c’è una storia in comune tra Italia e Somalia e persino due lingue sovrapposte”.

Per Andrea Tarabbia, autore de Il continente bianco (Bollati Boringhieri), “scrivere è come pagare un debito d’amore nei confronti di chi leggi. A un certo punto della mia vita mi sono innamorato di Parise, e sono entrato ne “L’odore del sangue”, un libro a cui in un certo senso manca una costola; andava sgrezzato”.

Maddalena Vaglio Tanet, autrice di “Tornare dal bosco” (Marsilio) ha raccontato la storia  di  Silvia, una maestra che esce di casa una mattina e invece di andare a scuola entra nel bosco. La ragione è da ricercare nel suicidio di una sua alunna. “La donna è investita da questa notizia, le sue gambe la portano verso il bosco, da cui non esce più. Non vuole essere aiutata, né confortata. Vorrebbe farsi bosco, in un certo senso spellarsi di dosso la coscienza umana che le fa vivere questo lutto.”

Carmen Verde ha presentato il suo  “Una minima infelicità” (Neri Pozza). Annetta Baldini è una bambina rimasta minuta nell’aspetto, con una madre bella ma vacua. Vivono “diverse forme di infelicità”. “Ho provato a spalmare la piccolezza anche nella fisicità del libro, con capitoli brevi. Quando vogliamo elogiare qualcosa la definiamo come grande, quando la vogliamo degradare come piccina, minima. Tuttavia la minima infelicità di Annetta è costruita a misura del suo piccolo corpo.”

Ada D’Adamo, l’autrice di Come d’aria (Elliot), è purtroppo scomparsa poche settimane fa, ma alla serata è intervenuta Loretta Santini, direttrice editoriale di Elliot.

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Bastianich e Gotto catturano il pubblico della seconda giornata del Catania Book Festival  

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“I vini riescono a comunicare questa nostra vita e questo nostro pianeta. I vini sono vivi”.

Joe Bastianich affascina il pubblico della seconda giornata del Catania Book Festival e lo fa alla sua maniera, con ironia e intelligenza. L’occasione è la presentazione de “Il grande racconto del vino italiano” (Mondadori Electa). E quando gli viene chiesto cosa significa per lui parlare di vino in un festival sul libro come quello catanese, pensato da un team giovane, risponde: “È nostro compito, per noi che viviamo il vino da quasi 30 anni, comunicare la storia che abbiamo vissuto e raccontarla ai giovani. – ha detto a margine della presentazione- Ma questi ultimi sono molto informati, hanno la fortuna di vivere il digitale e di accedere a tutte le informazioni. Sono sensibili, molto coscienti in termini di ambiente, ed è importante quando si parla di bio e di sostenibilità. I ragazzi da 20 a 35 anni sono i consumatori più preparati in senso tecnico”.  Anche i libri sono molto amici di Bastianich: “Li scrivo da 25 anni, appartengo alla generazione per cui erano la cosa più importante. Ora le parole sulla carta si trasformano nel digitale”.

Per Joe Bastianich e Tiziano Gaia, intervistati dal giornalista Rai, Giuseppe Ardica, il vino non è soltanto un piacere capace di arricchire i momenti conviviali e mettere in contatto le persone, ma è anche un universo affascinante, ricco di storie che attraversano l’Italia e la congiungono ad altri Paesi, che richiama tradizioni secolari, esperienze familiari, passioni ed emozioni. Il Made in Italy, poi, è ancora all’inizio della sua scalata.

La seconda giornata del Festival ha anche segnato il grande successo di pubblico di Gianluca Gotto, carismatico autore di “Profondo come il mare, leggero come il cielo” (Mondadori).

Gotto, che ha registrato file lunghissime per il firma copie, fa riferimento al buddismo e a un tipo particolare di rivoluzione “nel senso letterale della parola perché non si tratta più di continui cambiamenti ma di imparare a essere felici nel posto in cui si sta” e sottolinea che una cosa “è essere guidati dalle nostre emozioni, un altro è governarle. Il senso del buddismo é che ognuno di noi è il Budda. E il Budda è quindi la migliore versione di noi stessi”.

L’artista Marco Ligabue, con il suo libro “Salutami tuo fratello” (Pendragon), propone 33 “cronache” che hanno come filo conduttore la musica, in tutte le sue sfaccettature, conosciute e inedite. Nel libro ritornano i piccoli centri come luoghi dell’anima. “Ritrovo me stesso nei piccoli centri, e ritrovo quello che sono ovvero un ragazzo di provincia”

Con “Parla bene pensa bene” di Beatrice Cristalli, è il “linguaggio nuovo e attuale” a stare al centro. “Il libro ha una struttura particolare: é un dizionario. Ho trovato in questa forma la struttura giusta per parlare di come la semantica di queste parole sia cambiata nella società. Ma ha anche una struttura narrativa ben definita. Il tema delle parole è vissuto in maniera binaria: o si possono usare o non si possono usare. È un concetto sbagliato anche dal punto di vista linguistico. Non si tratta di norme fisse. Eppure soffriamo di misoneismo, abbiamo paura delle novità e quindi dei neologismi”.

La cattura del super latitante di Cosa nostra e capo della famiglia dei Corleonesi, è stata invece romanzata dal giornalista Gaetano Pecoraro prima che l’arresto avvenisse.

Pecoraro, insieme al magistrato Massimo Russo, ha raccontato come è nato il suo “Il male non è qui. Matteo Messina Denaro” (Sperling & Kupfer) frutto anche di due anni di scambi con Russo, che iniziò a lavorare con Paolo Borsellino.

Pubblico molto attento e affettuoso anche per il giovane scrittore Mattia Insolia, autore di “Cieli in fiamme” (Mondadori), e per l’attore catanese Leo Gullotta che ha presentato il libro “La serietà del comico” (Sagoma) scritto in occasione dei suoi 60 anni di carriera.

Gullotta racconta ad Andrea Ciaffaroni il proprio intenso percorso di vita e professionale e in sala ha fatto riferimento anche a Catania e al valore della legalità, ricordando la figura coraggiosa e di alto valore culturale, del giornalista Pippo Fava, ucciso dalla mafia.

La terza e ultima giornata del Catania Book Festival (domenica 7), evento ideato e diretto da Simone Dei Pieri, prevede decine di appuntamenti. Il più atteso è di certo quello con Elena Di Cioccio, autrice di “Cattivo sangue” (Vallardi)

-sala Nettuno ore 20- attrice, conduttrice televisiva e radiofonica italiana, che sarà intervistata dalla giornalista Elvira Terranova.

Ma c’è attesa pure per Maria Eddi Marcucci e il suo “Rabbia proteggimi” (Sala Nettuno- ore 16, 15).

Il festival oggi offre spazio alla voglia di imparare le lingue straniere grazie ai social con “2-Minute English”, con l’influencer Norma Cerletti (Sala Minerva 16,15); di parlare di musica e storie grazie a “Rottocalco (vol.2) Lupo Mannaro” con Romina Falconi (Sala Minerva 17,30), e a “Non siamo mai stati sulla Terra” con Rocco Tanica (Sala Minerva 18,45),  che viene definito “il primo libro scritto da un essere umano assieme a un’intelligenza artificiale. Un’opera che ci conduce sulla soglia di un nuovo modo di raccontare”.

Tra gli ospiti siciliani anche le scrittrici Lorena Spampinato, autrice di “Piccole cose connesse al peccato” (Feltrinelli) ore 18,45 in Sala Nettuno, e Costanza DiQuattro che firma “Arrocco siciliano“ (Baldini e Castoldi), alle ore 20 in Sala Minerva.

 

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