UMILTA’

Maggio 15, 2023

Umiltà. Una virtù discreta - Francesco Torralba Roselló - copertina“Umiltà. Una virtù discreta” di Francesc Torralba Roselló (Qiqajon)

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di Helena Molinari

Un libro prezioso perché necessaria e preziosa dovrebbe essere per tutti e ciascuno l’umiltà.
Una virtù laica e religiosa così apparentemente distante dall’uomo contemporaneo.
L’umiltà ricorda genti di medioevo, donne di vangeli e pregiudizievolmente ragioni sociali.
L’umiltà invece è dell’uomo, della donna e persino dei fanciulli da sempre, e sempre lo accompagna abbisogna.

Quando si soffre ecco che lei appare e si ricorda di noi, ci ricorda “noi”.
L’umiltà è l’attimo prima della consapevolezza delle proprie fragilità dalle quali partire in un viaggio che solo così può condurre alla pienezza.

L’umiltà suona come di pochezza.
L’umiltà è invece ben più rigogliosa.
L’umiltà è gravida.

Un libro che attraverso attenti richiami alla psicologia e ancora di più alla filosofia ci insegna dalla sua etimologia in avanti questa breve e potente parola e nel contempo ci educa al suo richiamo, alla sua necessità, alla sua fame.

Complimenti all’autore e vivissimi anche a chi ha saputo così bene tradurre.
Buona lettura che consiglio di integrare con qualche approfondimento bibliografico in prima analisi e di rileggere poi annotando come si faceva a scuola o sottolineando a matita.

L’umiltà è una virtù discreta, feconda, ma invisibile.
L’umiltà può essere un’occasione, un punto di partenza. Ha a che fare con i nostri errori, con le ripartenze, con il perdono.
Ha a che fare con il futuro.

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Dal testo:

“Le giovani generazioni si lamentano di questo mondo che lasceremo loro in eredità e ci puntano contro il loro dito accusatorio. Sono stanche del neoliberalismo globalizzato, sentono fastidio rispetto a una società fondata sull’homo consumens e per il vassallaggio al dio capitale.
Sono vittime di una precarietà lavorativa che si dilata nel tempo e che impedisce loro di sviluppare dei legittimi progetti di vita. L’abitazione, che pur dovrebbe essere un diritto fondamentale, continua a essere per loro un lusso impossibile. Si sentono vittime di un sistema che funziona meccanicamente e che distrugge sogni e utopie, un sistema che si è convertito in un autentico rullo compressore di illusioni.
C’è chi si limita a obbedire e a praticare “la morale del gregge”, per usare le parole di Friedrich Nietzsche (1844-1900); altri, organizzati in piccoli gruppi alternativi dall’estetica antisistema, sognano utopie ecocentriche e trasgressive, resistendo ai margini di una società turbo e ipercapitalista.
Abbiamo senza dubbio sbagliato; in un qualche momento ci siamo scordati di ciò che era fondamentale.
Prenderne coscienza non è facile, perché significa riconoscere la nostra labilità. Questo riconoscimento è, appunto, il principio dell’umiltà”.

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Tutte le puntate di “Parole: tra cielo e terra” sono disponibili qui

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