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IL SENTIMENTO DEL MARE di Evelina Santangelo (Einaudi)

luglio 10, 2023

Il sentimento del mare - Evelina Santangelo - copertina“Il sentimento del mare” di Evelina Santangelo (Einaudi)

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di Gabriella Maggio

Evelina Santangelo nel suo avvincente libro “Il sentimento del mare” edito da Einaudi racconta la vita di uomini e donne di mare. I ventitré capitoli si susseguono con un ritmo simile alle onde del mare, come dice la stessa scrittrice. Il moto ondoso della narrazione è la rappresentazione della complessità del mare generata dal suo essere non solo un ecosistema da rispettare e proteggere ma anche un universo di storie e di vite.  La composizione del libro ha origine dall’improvviso riaffiorare nella mente della scrittrice delle prime parole, dopo un periodo di intensa sofferenza e di silenzio, durante una vacanza invernale a Lipari. Da questa piccola isola, come nel mito di Ulisse, Evelina ricomincia la navigazione verso la sua Itaca, la narrazione del suo sentimento del mare. E secondo l’augurio di Costantino Kavafis in Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze

la narrazione s’arricchisce di riferimenti culturali e di storie di sub, di navigatori solitari, di uomini e donne che pescano, tonnarotti, ricordi personali. L’esito è un rapporto empatico con il lettore che avverte l’autenticità del sentimento che guida la scrittrice nella scrittura, il suo “desiderio impellente di tornare al mare”, a quello dell’infanzia della “libertà più scapestrata” e a quello della maturità “corale sperimentato e vissuto” da chi vi lavora e vi cerca sé stesso. Stordita dal “continuo dover evocare giustamente, in una estenuante asfissia “la legge del mare”, come se il mare fosse un tribunale, una questione meschina di umani contro altri umani alla deriva, uomini, donne, bambini”, Evelina Santangelo vuole ritrovare il suo sentimento autentico ed essenziale. La narrazione in prima persona trascorre leggera con toni a volte poetici e imprescindibili espressioni dialettali. Realtà e metafora s’intrecciano come l’onda che non si vede bene dove comincia e dove finisce, direbbe il signor Palomar dell’omonimo libro di Italo Calvino. Ma diversamente da Palomar, che resta un osservatore curioso, ma distante, Evelina Santangelo, “raccolti i venti favorevoli nel bicchiere di vino” nel localino  di Lipari vicino al porto, compie il suo nostos verso il mare “nero, vulcanico, disseminato sul fondale di relitti, sfaceli d’imbarcazioni… ma anche di tesori archeologici inimmaginabili”. Rompendo il tradizionale silenzio sull’argomento, la scrittrice dà voce alla fatica e alla fame delle epiche donne eoliane che dopo avere duramente lavorato nel mare, andavano a coltivare la terra con uguale energia. Alla loro voce si unisce quella di Rosetta Ingargiola “una che non si spaventa di nessuno” che con altri familiari di pescatori si incatenò davanti a Montecitorio per i mazaresi sequestrati dalla Guardia costiera libica. Attraverso i ricordi personali terra e mare hanno un confine labile: “il coltello unisce le mie due anime, quella della vita in campagna e quella delle avventure di pesca, le mie due infanzie di terra e di mare…” Altrettanto labile è il confine tra i ricordi personali ed il presente, tra i sentimenti della scrittrice che richiedono cura, “li devi toccare con cura, senza lame, a mani nude…” senza coltelli neanche quelli metaforici. Ma i sentimenti feriscono sempre, soprattutto nei periodi di solitudine quando non sono o non sembrano ricambiati con eguale trasporto. Tutti i personaggi de Il sentimento del mare sono epici. Tra questi assume rilievo l’ostinato Car­me­lo che ha cer­ca­to di dare una nuo­va esi­sten­za a un ca­po­do­glio, uc­ci­so dal­la plastica gettata in mare dall’uo­mo, ri­com­po­nen­do­ne con pazienza lo sche­le­tro. Il libro è difficile da definire, al motivo biografico intreccia stralci dei racconti dei sub, storie dei pescatori, cronache dei sequestri dei pescherecci, imprese dei rais nella pesca del tonno. Viene incontro il Calvino della Molteplicità nelle “Lezioni americane”: “La grande sfida della letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo”. E fare letteratura è anche “interrogarsi”, “dare il proprio contributo”, “svelare ciò che è nascosto” ha detto Evelina Santangelo in un’intervista. Intriga oggi questo “impegno” verso “altri doveri”: “È questo che si sente, io credo, la mancanza di altri doveri, altre cose, da compiere…”  come diceva   Elio Vittorini in “Conversazione in Sicilia”.

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La scheda del libro: “Il sentimento del mare” di Evelina Santangelo (Einaudi, 2023)

Il mare trabocca di storie: viste da terra, cercate fra le onde o luccicanti sul fondale. Vicende e avventure che hanno sempre qualcosa di epico, mitico ed estremo. E a raccontare questo mare corale è la voce della scrittrice colta in un momento di deriva della propria esistenza. È lei, ferita e stremata come dopo un naufragio, che ne raccoglie le tante storie con un’angolazione calda, narrativa, quasi investigativa: l’ostinazione di Carmelo, che ha cercato di dare una nuova esistenza a un capodoglio ucciso dall’uomo ricomponendone lo scheletro per anni; le parole di due apneisti, Fausto e Gaetano, che ci trasmettono con una concretezza visionaria cosa significa «sentirsi tutt’uno con l’acqua, sentirsi pesce, mare…»; la mattanza finita con la morte di un ragazzo pieno di vita; le gesta di chi – come Donald Crowhurst nel 1968 – il mare lo ha voluto sfidare in barca a vela, in un giro del mondo senza scali che lo ha portato alla follia; le disavventure di quanti hanno rischiato la vita tra pirati e banditi, o fronteggiato tempeste che nemmeno il coltello che taglia la coda di drago è riuscito a domare; le donne di Lipari, instancabili, che negli anni Cinquanta hanno affrontato fatiche immani per strappare magre risorse alla terra e alle onde. Il Mediterraneo è il mare tra le terre, il mare delle civiltà, e insieme il mare della vergogna, il mare dei migranti. Sulla sua superficie affiora pian piano anche la vita della donna che scrive: l’infanzia scatenata tra campagna e rocce, la passione matta per uno zio pescatore, la crisi che sta vivendo ora, mentre racconta da sopravvissuta anche lei, e si immerge d’inverno nell’acqua gelida alla ricerca di qualcosa che assomigli alla piú sfrenata vitalità, a una ridefinizione liquida di sé, forse. Tanto da poter dire: «Cosí adesso ho raccolto i miei venti favorevoli nel bicchiere di vino che sorseggio lentamente e sto in ascolto di quel che accade intorno e dentro di me…»

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Evelina Santangelo

© Effigie

Evelina Santangelo è nata a Palermo. Presso Einaudi ha pubblicato nel 2000 la raccolta di racconti L’occhio cieco del mondo (con cui ha vinto i premi Berto, Fiesole, Mondello opera prima, Chiara, Gandovere-Franciacorta), e i romanzi La lucertola color smeraldo (2003), Il giorno degli orsi volanti (2005), Senzaterra (2008), Cose da pazzi (2012), Non va sempre cosí (2015) e Da un altro mondo (2018, libro dell’anno della trasmissione Fahrenheit Rai-Radio3, Premio Feudo di Maida, Superpremio Sciascia-Racalmare, Premio Pozzale Luigi Russo). Nel 2023, sempre per Einaudi, è uscito il reportage narrativo Il sentimento del mare. Suoi racconti sono apparsi nelle antologie Disertori e Ragazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile Libero, 2000 e 2004), Principesse azzurre 2 (Oscar Mondadori, 2004) e Deandreide (Rizzoli Bur, 2006), Le ferite (Einaudi, 2021). Con il racconto Presenze ha partecipato all’antologia L’agenda ritrovata. Sette racconti per Paolo Borsellino (Feltrinelli, 2017). Ha anche tradotto Firmino di Sam Savage, Rock’n’roll di Tom Stoppard, e curato Terra matta di Vincenzo Rabito.

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