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Posts Tagged ‘Giorgio Fontana’

GIORGIO FONTANA VINCE IL PREMIO ALVARO-BIGIARETTI 2021

PREMIO LETTERARIO CORRADO ALVARO e LIBERO BIGIARETTI VII EDIZIONE: VINCE GIORGIO FONTANA

[Leggi: “Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: GIORGIO FONTANA racconta il suo romanzo PRIMA DI NOI (Sellerio)“]

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È Giorgio Fontana con il romanzo Prima di Noi (Sellerio) il vincitore della VII edizione del Premio Alvaro-Bigiaretti 2021. Il romanzo ha ottenuto la maggioranza dei voti sia della giuria scientifica sia della giuria popolare. Il Comitato Direttivo del Premio presieduto da Giorgio Nisini, riunito nella casa di campagna dei due scrittori, ha decretato vincitore il romanzo di Fontana, finalista della Cinquina di questa edizione insieme a Desideri deviati di Edoardo Albinati (Rizzoli), Il ritratto di Ilaria Bernardini (Mondadori), Kolja. Una storia familiare di Giulia Corsalini (Nottetempo) e Cuore di Furia di Romana Petri (Marsilio).
La giornata di premiazione si svolgerà in presenza (nel rispetto delle norme anti-covid) sabato 23 ottobre a Vallerano (VT) – Piazza dell’Oratorio, ore 10.30.

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PREMIO MONDELLO 2020: vincono Giorgio Fontana, Ginevra Lamberti, Chiara Valerio per l’Opera Italiana e Giulio Ferroni per l’Opera Critica

I VINCITORI DEL PREMIO MONDELLO 2020

Premio Letterario Internazionale Mondello 46a edizione: vincono Giorgio Fontana, Ginevra Lamberti, Chiara Valerio per l’Opera Italiana – Giulio Ferroni per l’Opera Critica

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Sono stati proclamati i vincitori della quarantaseiesima edizione del Premio Letterario Internazionale Mondello: sono Giorgio Fontana con Prima di noi (Sellerio), Ginevra Lamberti con Perché comincio dalla fine (Marsilio), Chiara Valerio con Il cuore non si vede (Einaudi), per la sezione Opera Italiana; Giulio Ferroni con L’Italia di Dante. Viaggio nel paese della Commedia (La Nave di Teseo), per la sezione Opera Critica.

I vincitori sono stati eletti da un Comitato di Selezione presieduto dal Professor Giovanni Puglisi e composto da Mario Desiati, scrittore e curatore editoriale, Andrea Marcolongo, scrittrice e traduttrice ed Evelina Santangelo, scrittrice e editor.

Le scelte del Comitato di Selezione per la sezione Opera Italiana premiano romanzi molto diversi per stili e contenuti e testimoniano la vivacità e la varietà della narrativa italiana contemporanea. Leggi tutto…

GIORGIO FONTANA racconta PRIMA DI NOI

Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: GIORGIO FONTANA racconta il suo romanzo PRIMA DI NOI (Sellerio)

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di Giorgio Fontana

Durante la rotta di Caporetto, un giovane soldato si dà alla fuga e trova riparo in un casolare del Friuli occidentale: qui seduce la figlia del contadino che lo ospita, e quando scopre che è incinta fugge, per poi ritornare sotto minaccia del contadino stesso. Questo è quanto abbia mai saputo di mio bisnonno, che non ho mai conosciuto personalmente. Una decina di anni fa ho iniziato a fantasticare su tale piccolo episodio, che mi pareva racchiudere — come una molla ben compressa e pronta a esplodere — grandi potenzialità narrative: i mesi in trincea come avevano ridotto quell’uomo? Quali emozioni lo legavano alla ragazza? E come aveva gestito i sensi di colpa?
Non possedevo risposta alcuna a queste domande, per fortuna: ho potuto colmare il vuoto con l’esercizio dell’immaginazione. In uno di quei pomeriggi di dieci o undici anni fa intuii, in forma ancora oscura ma perentoria, che partendo da lì potevo raccontare la storia di un’intera stirpe, una famiglia segnata dalla diserzione originaria, e insieme i modi con cui far fronte o ribellarsi alla condanna. Già sapevo che sarebbe stato un libro molto lungo. Un libro di quattro generazioni, con una certa estensione geografica, e la storia d’Italia in filigrana. Avevo l’inizio, intravedevo la fine: si trattava, compito arduo, di colmare lo spazio nel mezzo. Leggi tutto…

PREMIO MONDELLO 2019: Colum McCann vince la sezione autore straniero

Colum McCann è il vincitore del Premio Letterario Internazionale Mondello sezione Autore straniero
 – 45° Edizione



Al Salone Internazionale del Libro di Torino 
Colum McCann dialogherà con Giorgio Fontana, giudice monocratico 
- Sabato 11 maggio, ore 14.30 Sala Azzurra

Salone Internazionale del Libro di Torino 2019

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Colum McCann ha vinto il Premio Letterario Internazionale Mondello, curato e promosso, per conto del Comune di Palermo, dalla Fondazione Sicilia in collaborazione con Fondazione Circolo dei lettori e Salone Internazionale del Libro di Torino, con cui la Fondazione Sicilia ha stretto un forte legame grazie al professor Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Premio Mondello.

Autore irlandese naturalizzato statunitense, è tra i migliori a cogliere il sublime nascosto nelle cose della vita. Motiva così la scelta il giudice monocratico Giorgio Fontana: «L’opera di Colum McCann è sostenuta da un’ispirazione multiforme e da un linguaggio ricco, generoso e potente. La finzione parte spesso da eventi reali, su cui lo scrittore innesta una tensione straordinaria grazie alla sua ‘empatia radicale’ — la capacità di restituirci i personaggi nella loro interezza, senza falsità e senza trucchi. E quale sfida più alta dell’empatia radicale in una società pervasa dal cinismo? L’opera di McCann non teme la complessità del mondo, ma la restituisce con nitore e poesia». Leggi tutto…

GIORGIO FONTANA vince il PREMIO CAMPIELLO 2014

giorgio fontana - campielloGIORGIO FONTANA vince il PREMIO CAMPIELLO 2014

Giorgio Fontana vince il Premio SuperCampiello 2014 con il romanzo “Morte di un uomo felice” (Sellerio), beneficiando di 107 voti sui 291 arrivati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi.

Secondo classificato, Michele Mari con il romanzo d’avventura “Roderick Duddle” (Einaudi) che ha avuto 74 voti .Di seguito: Giorgio Falco con “La gemella H” (Einaudi), 36 voti; e Fausta Garavini con “Le vite di Monsu Desiderio” (Bompiani) 31 voti.

La cerimonia di premiazione andrà in onda mercoledì 17 settembre alle ore 23.00 su LA7.

Morte di un uomo feliceLa scheda del libro

«Giorgio Fontana ha scritto un romanzo – lucido, bellissimo – che ancora mancava. Un romanzo che stavo aspettando. Attraverso la storia del magistrato Colnaghi, il suo sguardo, la sua solitudine, riesce a penetrare la dimensione della vita quotidiana al tempo del terrorismo… Che questo libro delicato, tagliente e doloroso sia stato scritto da un narratore italiano nato nel 1981, lo stesso anno in cui il suo protagonista viene assassinato, è per me fonte di consolazione. E di speranza» (Benedetta Tobagi).

Milano, estate 1981: siamo nella fase più tarda, e più feroce, della stagione terroristica in Italia. Non ancora quarantenne, Giacomo Colnaghi a Milano è un magistrato sulla linea del fronte. Coordinando un piccolo gruppo di inquirenti, indaga da tempo sulle attività di una nuova banda armata, responsabile dell’assassinio di un politico democristiano. Il dubbio e l’inquietudine lo accompagnano da sempre. Egli è intensamente cattolico, ma di una religiosità intima e tragica. È di umili origini, ma convinto che la sua riuscita personale sia la prova di vivere in una società aperta. È sposato con figli, ma i rapporti con la famiglia sono distanti e sofferti. Ha due amici carissimi, con i quali incrocia schermaglie polemiche, ama le ore incerte, le periferie, il calcio, gli incontri nelle osterie.

Dall’inquietudine è avvolto anche il ricordo del padre Ernesto, che lo lasciò bambino morendo in un’azione partigiana. Quel padre che la famiglia cattolica conformista non poté mai perdonare per la sua ribellione all’ordine, la cui storia eroica Colnaghi ha sempre inseguito, per sapere, e per trattenere quell’unica persona che ha forse amato davvero, pur senza conoscerla.
L’inchiesta che svolge è complessa e articolata, tra uffici di procura e covi criminali, tra interrogatori e appostamenti, e andrà a buon fine. Ma la sua coscienza aggiunge alla caccia all’uomo una corsa per capire le ragioni profonde, l’origine delle ferite che stanno attraversando il Paese. Si risveglia così il bisogno di immergersi nella condizione degli altri, dall’assassino che gli sta davanti al vecchio ferroviere incontrato al bar, per riconciliare la giustizia che amministra con l’esercizio della compassione. Una corsa e un’immersione pervase da un sentimento dominante di morte. Un lento disvelarsi che segue parallelo il ricordo della vicenda del padre che, come Giacomo Colnaghi, fu dominato dal desiderio di trovare un senso, una verità. Anche a costo della vita.
Insieme al precedente romanzo di Giorgio Fontana, Per legge superiore, anche Morte di un uomo felice riflette sulla giustizia, le sue possibilità e i suoi limiti.

Riproponiamo, di seguito, la recensione di “Morte di un uomo felice” (Sellerio) e l’intervista a Giorgio Fontana (curate da Simona Lo Iacono) già pubblicate su LetteratitudineBlog.

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MORTE DI UN UOMO FELICEMorte di un uomo felice, di Giorgio Fontana (Sellerio, 2014)

Recensione del romanzo e intervista all’autore

di Simona Lo Iacono

C’è un rapporto, viscerale e sempre sanguinante, tra giustizia e letteratura.
Sin dall’antichità, l’uomo si è interrogato, ha consultato Pizie e Dèi parlanti, ha cercato nel volo degli uccelli segnali profetici, per poi comprendere che le risposte risiedono dentro di noi.
Né questa ricerca è mai stata solo giuridica, o si è potuta risolvere unicamente nella codificazione. Ma ha avuto la necessità di addentrarsi nel cuore delle storie. E di raccontare non solo l’amore per la giustizia, ma anche il dolore della sua perdita.
Solo le storie, infatti, fanno affondare i concetti nel cuore, nel fango, nella caduta e nella resurrezione. E nell’uomo. Nelle piaghe dei suoi errori, nella struggente ansia di trovarsi.
Così, non dobbiamo solo ai giuristi la conquista della coscienza e della pietà umana, ma ad una donna, Antigone, narrata da parole e versi, urlata nei teatri e negli anfiteatri del mondo.
Né possiamo imputare l’evoluzione della civiltà alla sola codificazione, ma ad un coro di romanzieri e personaggi letterari, che a buon diritto possono dirsi coautori della costruzione di un ideale di bene comune.
Dunque, ricerca della giustizia e senso delle storie sono sorelle. E sono sorelle perchè complici della medesima segreta afflizione: trovare un significato, dare fondamento al mistero dell’esistenza.
Questo intreccio segretissimo e intimo, pare affiorare con potenza nell’ultimo romanzo di Giorgio Fontana, “Morte di un uomo felice” (Sellerio).
Giacomo Colnaghi è magistrato, e come tale è uomo di diritto e di giustizia.
In una Milano degli anni ottanta inquieta e già ossessionata dai vizi capitali del secolo (ricerca del potere, corruzione, caduta degli ideali della storia passata), cerca.
In apparenza è solo sulle tracce di una banda armata, responsabile della morte di un politico.
Ma la sua ricerca è molto più lacerante e antica.
Figlio di Ernesto, un partigiano che è morto durante un’azione, e che ha sconvolto la famiglia con la sua ribellione, Colnaghi è afflitto da domande sul senso della vita e della morte, sulla vera dimensione del bene e del male, sull’esistenza in un Dio nel quale crede ma a cui non riesce a tenere nascosti i suoi dubbi.
E’ lacerato, Colnaghi, è intuitivo, è – soprattutto – un uomo del suo tempo, ma con alle spalle l’esperienza eroica di un padre che – contro tutti, contro tutto – ha lasciato la vita per rincorrere un ideale.
Colnaghi non cerca dunque solo risposte giudiziarie. O meglio. Le piste investigative sono le tracce di un’altra ricerca, quella di un mondo spaesato, irriverente, dolentissimo, che gradualmente perde senso del mistero e del pudore, infliggendo all’Italia (quell’Italia che suo padre aveva fondato sulla riconquista della dimensione ideale) un destino da figlia perduta cui solo la compassione può salvare l’anima.
Il tempo di Colmaghi, allora, è il tempo di questa pietà che – come quella di Antigone – non si rassegna alla sola normatività, ma fa appello al valore del sangue versato, del sogno, della conquista di una giustizia che non è solo risposta a un reato, ma vocazione intima, troppo spesso profanata, dell’animo umano.
Vita e giustizia si aggrovigliano, rimandano l’una all’altra e si completano febbrilmente e drammaticamente, quasi a suggerire che scegliere l’una senza l’altra equivale a morire, mentre la morte vera (finanche quella sperimentata da un partigiano contro il volere della sua famiglia) non è morte, ma vita, se c’è significato, motivo della ricerca.
Allora, la fine di chi compie un simile viaggio, non è inutile.
E’, piuttosto, la morte di un uomo felice.

Chiedo dunque a Giorgio Fontana di parlarci dell’importanza di questa ricerca. E di quanto, in essa, conti ripercorrere le strade passate, dare valore alla morte di chi ci ha preceduto.

In quest’ottica, qual è il significato del rapporto tra padre e figlio, nel romanzo?
Credo sia il nodo centrale dell’intero libro. In effetti, benché Morte di un uomo felice sia diverse cose e possa essere letto, credo, in molti modi – come un romanzo storico, un’interrogazione sulla giustizia e così via – per me rimane innanzitutto la storia di un padre e di un figlio. La consegna di un’eredità e il bisogno di non dissiparla. Ma più che di “significato” parlerei proprio della relazione umana in quanto tale, della sua centralità: sono sempre molto restio ad attaccare “significati” ai miei personaggi.
– Senso della vita e della morte. Il romanzo appare la metafora di un connubio necessario tra ricerca di senso e giustizia. Così che la morte non coincide con la fine, ma con la mancanza di questa ricerca. E’ così? Leggi tutto…