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IN MEMORIA DI GUIDO LEOTTA

febbraio 3, 2014

Nella notte tra il 1 e il 2 febbraio 2014 è morto Guido Leotta, scrittore, poeta, musicista, promotore di iniziative culturali, fondatore e titolare della casa editrice Mobydick. Lo ricordiamo pubblicando questo contributo firmato da Barbara Garlaschelli e Barbara Gozzi

di Barbara Garlaschelli e Barbara Gozzi        

Guido Leotta nasce a Faenza nel 1957, esordisce nel 1981 con la raccolta di racconti ‘Sacsaphone’, l’inizio di un lungo percorso tra romanzi per ragazzi, monologhi teatrali, poesie (ultima pubblicazione Andando a capo, ogni tanto’, 2011) e romanzi scritti a ‘quattro mani’ (‘Taquita’ con Carlo Luccarelli, ‘Piano Delta’ con Giampiero Rigosi anche spettacolo teatrale e audio-libro, e la trilogia scritta con Franco Foschi sul commissario Colajacono). Presente su riviste e antologie, nel 2009 si è aggiudicato il Premio “Lanciano” per la narrativa, mentre le liriche contenute in ‘Inverni dispari’ sono state tradotte da Jolka Milič per la rivista slovena “Revija”, e da John Phillimore per San Marco Press, UK.

Nel 1985 fonda la cooperativa culturale ed editoriale Tratti/Mobydick da cui prenderanno vita la rivista ‘Tratti’ – prossima a festeggiare i trent’anni di storie e visioni – e la casa editrice Mobydick.

“Da una provincia all’Impero” è il sottotitolo della rivista, uno spazio aperto allo storytelling ad ampio spettro, che negli anni ha visto riuniti approfondimenti a tema, poesie, racconti, traduzioni.

Mobydick, casa editrice tutt’oggi attiva, ha – nel corso degli anni – sostenuto e promosso storie e voci di ogni tipo, restando fedele a un approccio ‘artigianale’ alla cultura. Dunque, spazio alla poesia e i racconti come dimensioni da sostenere, ma anche la fusione tra narrazioni e musica con la collana ‘Carta di musica’ a proporre libri e CD uniti dal sottile filo rosso delle emozioni.

A fine anni Ottanta, assieme a Giovanni Nadiani, Guido Leotta trasferisce le esperienze della cooperativa in un festival, inizialmente chiamato “Faenza Folk Festival” poi“Tratti’n festival” che ha festeggiato i venticinque anni di eventi nel maggio 2013 con un’edizione intitolata “InChiostri Simpatici”, dove le creatività mescolano musica, interpretazioni, spettacoli e letture.

Il 16 Luglio 1990 debutta il Faxtet, nato come trio musicale dove Guido Leotta suonava sax e flauto e ha continuato nel corso degli anni fino all’ultima formazione di blue jazz con Andrea Bacchilega – batteria e percussioni – Milko Merloni – contrabbasso e basso elettrico – Fabrizio Tarroni – chitarre – Alessandro Valentini – tromba e flicorno – e Maura Chiara Letizia Montanari – voce. E la discografia restituisce ventitre pubblicazioni ricche di variazioni e miscelazioni, specchio del percorso ultra ventennale con tante collaborazioni e progetti realizzati (il tour al Jazz Festival di Cork e all’Heineken Jazz & Blues Festival di Monaghan, incisioni e spettacoli teatrali con Giovanni Nadiani  Giampiero Rigosi, con la scrittrice francese Sylviane Dupuis e il poeta fiammingo Willem M. Roggeman, progetti che hanno coinvolto gli attori Elena Bucci, Ivano Marescotti, Ferruccio Filipazzi, Matteo Belli).

Scrive Eraldo Baldini, uno degli autori che ha lavorato con Guido Leotta: “La sua costante attività di organizzatore di eventi, di scopritore di talenti, di raffinato conoscitore della letteratura e della musica ne aveva fatto un punto di riferimento per tanti autori.”

Attoniti dall’improvvisa scomparsa, amici e artisti che per anni hanno lavorato con lui, già nella giornata di domenica 2 febbraio hanno lasciato tracce online.

Su Facebook Barbara Garlaschelli (che ha pubblicato diversi libri con Mobydick tra i quali la prima versione di Sirena, mezzo pesante in movimento; Il pelago nell’uovo; Frammenti):

“Eri un amico fidato, un editore illuminato, un musicista incantato, un poeta vero. Si dice “un uomo di altri tempi”, ma non è vero: non ci sono tempi che avrebbero potuto etichettarti e contenerti. Eri un Uomo: libero, serio, divertente, amabile, testardo, onesto.
Non eri solo uno degli editori migliori che conoscessi, il primo che ha creduto in “Sirena”, eri in assoluto l’intellettuale più puro che abbia mai incontrato. (…) Credevi nei racconti come genere letterario superbo quando le altre case editrici li hanno sempre considerati letteratura di serie B.
Non hai declinato mai dalla tua convinzione di cosa fosse la Cultura. Per quello hai vissuto.”

Viviana Rosi, editrice, sempre su Facebook:

“Guido Leotta non c’è più e rimango senza parole. (…) per me è sempre stato il piccolo, prezioso editore di riferimento a cui mi sarebbe piaciuto assomigliare. Quando ho iniziato anch’io a pubblicare libri ho pensato a lui come modello. Per un po’ ci siamo scambiati email e i “nostri” libri. Conservo ancora le sue lettere gentili, scritte a mano con una grafia bella e d’altri tempi. Conservo il ricordo delle mie visite a Faenza nella sede di Mobydick e l’impressione forte e duratura che la passione per i libri possa produrre bravi, seri, attenti editori indipendenti come lui. Oggi tutti abbiamo perso una persona, un uomo, un artista, un intellettuale importante per la cultura del nostro paese.”

Tra i commenti e le reazioni nella giornata di domenica, anche quello di Carlo Lucarelli che – insieme a Giampieri Rigosi, Valerio Varesi, Marcello Fois, Eraldo Baldini, e tanti altri – fu pubblicato da Mobydick all’inizio del percorso editoriale:

“Di solito si da un sapore riduttivo al termine “brav’uomo”, come si gli mancasse qualcosa, mentre invece essere così, un uomo bravo, è il massimo a cui si possa aspirare. Guido era così, ci sono altri tempi che non passano mai e se brav’uomo ha un sapore desueto è perché appartiene a quei tempi che non passano. Guido era così come persona, come amico, come editore, come scrittore, come editore, come musicista e come tutte le cose che è stato e che continua ad essere. Se ne va anche un pezzo di me, e non sono il solo.”

“Tempo. Volevamo tutti più tempo, Guido. Tempo per noi, per vederti fare le cose belle che fai. E’ molto ingiusto.” – intervento di Nicoletta Vallorani.

“È morto Guido Leotta. Improvvisamente. E improvvisamente mi ha ricordato che ‘fare’ cultura è questione di altissimo artigianato. Addio” – da twitter, @morloi

 3 Febbraio 2014

Barbara Garlaschelli

Barbara Gozzi

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