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EMANUELA E. ABBADESSA racconta FIAMMETTA

marzo 18, 2016

EMANUELA E. ABBADESSA racconta il suo romanzo FIAMMETTA (Rizzoli)

Emanuela E. Abbadessadi Emanuela E. Abbadessa

Fiammetta ed io ci incontrammo molti anni fa in una stanza polverosa, piena di carte e di buone cose di pessimo gusto, per dirla con Gozzano.
Ma a quel tempo Fiammetta Renzi si chiamava ancora Giselda Fojanesi. Mi si presentò con alcuni versi sotto i pentagrammi di una lirica da camera di poco valore, proprio una bagatella. A me piaceva solo il suo nome e pensai di conoscerla meglio. Era una maestra venuta da Firenze: aveva un fuoco dentro, un marito insopportabile come Mario Rapisardi e un amante taccagno (anche di sentimenti) come Giovanni Verga. Io, che in certe questioni di corna non volevo mettere becco, le feci un saluto cortese e la abbandonai quasi subito.
Ma, sapete come succede? Capita che a volte il ricordo di quanti accostano il nostro passo torni pressante. E Giselda, “pizzuta” come solo lei sapeva essere, venne ancora e ripetutamente a bussare alla mia porta chiedendomi di raccontare la sua storia.
Ora, ammettiamolo, di narrare un’ennesima questione di corna a me non importava e, peggio, a chi mai sarebbe potuto interessare? Per un po’ quindi la tenni sulla corda ma alla fine dovetti cedere perché quando Giselda si mette in testa una cosa è dura dirle di no.
Così feci un patto: spostai avanti nel tempo la sua vicenda; la resi orfana perché mi piaceva saperla sola e autonoma nelle scelte; le misi una ciocca rossa tra i capelli; le diedi un nome da musa stilnovista e la feci innamorare di un poeta, Mario Valastro appunto, che col vero Mario Rapisardi aveva ben poco in comune. Ma anche sull’amante giocai non poco, modellando l’autore dei Malavoglia piuttosto che su Verga, sul seduttore eterno, Don Giovanni, cui accostai i tratti brillanti e perfidi del nipote delle sorelle Materassi. Loro poi, insieme alle favolose Anastasia e Genoveffa, mi servirono per dare a Valastro una famiglia tutta al femminile, matriarcale e opprimente.
In quattro mesi, con non poco divertimento, misi insieme la mia Fiammetta e, non me ne vogliano Giselda, Mario e Giovanni, ma io la amo di più di quanto non abbia mai amato loro.
Sì, nel mio romanzo ci sono le corna, l’amore, i versi, il matrimonio sbagliato e il ripudio della moglie ma in realtà – e lo dico sottovoce perché Giselda Fojanesi non mi senta – a me interessava solo continuare la mia di strada e raccontare gli esiti delle passioni sbagliate e quelli infausti di quando all’interno di una coppia si alterano gli equilibri di potere. Perché è di rapporti di potere che mi piace parlare.
E’ così che tutte le idee libertarie di Fiammetta si infrangono di fronte alla violenza del marito e alla freddezza dell’amante. Ed è così che ho voluto provare a dimostrare come nessun libro e nessun portato culturale riesca mai a metterci davvero al riparo dal caos che solo l’amore può provocare nelle nostre vite in maniera tanto irrazionale.

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Il libro
Fine Ottocento. Fiammetta aspetta da tempo quell’incontro. Ha camminato per Firenze con una curiosa eccitazione addosso, all’idea di conoscere Mario Valastro, il poeta siciliano che lei legge ogni giorno nella solitudine delle sue stanze di maestra. Quando finalmente ce l’ha di fronte, tira fuori tutto il proprio carattere: gli tiene testa e sa essere seducente con intelligenza. E lui si sente attratto da questa donna minuta e sfrontata, la cui sensualità è nascosta come la ciocca rosso vermiglio tra i suoi capelli. Tornato a Catania, il poeta non si riconosce più. Aspetta le lettere di Fiammetta e non si cura della madre e della zia, le temibili sorelle Strazzeri. Possibile che lui, che di una moglie non voleva saperne, si sia innamorato? Anche Fiammetta è stupita: per lei una donna deve essere libera di costruire il suo destino e mai avrebbe immaginato di metterlo nelle mani di un uomo. In lui però vede rivolta e comprensione, che altro può essere l’amore? Ma dopo un viaggio di nozze idilliaco, a casa tutto precipita. Fiammetta deve fare i conti con se stessa e con una tentazione cui è difficile resistere. Con il suo esordio, Capo Scirocco, Emanuela E. Abbadessa ci ha mostrato come si possa oggi scrivere un romanzo di sentimenti con la forza di un classico moderno. Confermandosi una delle voci più interessanti degli ultimi anni, con Fiammetta ci consegna una storia di slanci vitali e illusioni, in cui l’amore ha la forza spaventosa di una passione sbagliata.

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Emanuela E. Abbadessa è nata a Catania nel 1964 e vive a Savona. Collabora con “La Repubblica”, è autrice di saggi musicologici e di “Capo Scirocco” (Rizzoli 2013), vincitore del premio Elba e del premio Rapallo Carige.

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