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Premio Strega 2022. Proposti i libri di Bertante, Carabba, Garlini, Marzano, Mattei, Nigro, Palazzolo, Pazzi, Ragagnin, Scoppetta, Tribuiani, van Straten

febbraio 28, 2022

Proposti dagli “Amici della Domenica”, per l’edizione 2022 del Premio Strega, i libri di: Alessandro Bertante, Enzo Fileno Carabba, Alberto Garlini, Michela Marzano, Annarosa Mattei, Raffaele Nigro, Rosario Palazzolo, Roberto Pazzi, Luca Ragagnin, Ciriaco Scoppetta, Giorgia Tribuiani, Giorgio van Straten

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I dettagli sui libri presentati con i testi delle recensioni:

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Alessandro Bertante
Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR
Baldini + Castoldi

Presentato da
Luca Doninelli

«Mi permetto di consigliare alla vostra attenzione il romanzo Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR di Alessandro Bertante (Baldini+Castoldi).
Gli anni di piombo costituiscono, per l’Italia e per il mondo, una ferita ancora aperta. Parlare di quell’epoca, mettere insieme i pezzi di un puzzle così complicato (dalla Resistenza ai Servizi segreti, dalla passione ideologica alla delinquenza comune) è difficile per uno storico, e ancor più lo è per quei pochi, coraggiosi narratori che, a questi elementi generali, hanno voluto aggiungere quel fattore umano indispensabile per non ridurre la Storia a semplice teorema.
Speranze, passioni, rancori, illusioni attraversano questo impetuoso e ben documentato romanzo di Alessandro Bertante, che racconta l’emergere di un partito armato dentro la selva dello scontento giovanile tra il 1969, anno della strage fascista di Piazza Fontana, e il 1972, anno in cui il protagonista, Alberto, abbandona la lotta armata e torna a nascondersi nei meandri inquieti di una società che, in seguito, cercherà soprattutto di dimenticare il passato. Inizierà così l’età di quella che Pasolini chiamò l’omologazione culturale.
Il primo pregio del romanzo di Bertante è quello di ricostruire il clima umano di quel tempo, inserire i discorsi, gli slogan, le priorità di quel tempo e di quel mondo nelle giornate e nei pensieri di un giovane di quel tempo: l’ideologia intesa non solo come passione politica ma anche come fattore unificante per biografie che la vita borghese concepiva come sempre più frammentate (famiglia, lavoro, interessi, hobby ecc.).
Ma nel libro c’è dell’altro. La scena si apre con il terribile autunno del 1969, quando, e non è una banale coincidenza, lo stesso Bertante venne al mondo. L’inizio della guerra civile (perché tale è stata) coincide con una nascita, con lo schiudersi di una nuova generazione, che vivrà quegli anni di riflesso per poi schiantarsi nei terribili anni Ottanta e Novanta, già raccontati da Bertante nel suo fortunato Gli ultimi ragazzi del secolo.
Bertante è il narratore coraggioso e intelligente di quella generazione, la più sfortunata di tutte, vittima sacrificale di errori altrui. E il suo lavoro merita la nostra attenzione.»

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Enzo Fileno Carabba
Il digiunatore
Ponte alle Grazie

Presentato da
Alessandra Tedesco

«Un romanzo costruito per quadri che restituiscono al lettore la vita straordinaria di Giovanni Succi, uno dei più grandi digiunatori della storia, nato a Cesenatico nel 1850. All’epoca i digiunatori andavano di moda e si esibivano in pubblico, così come fece lo stesso Succi. Per lui, però, il digiuno era un modo di stare al mondo, una filosofia di vita. È questa la versione che ci trasferisce Enzo Fileno Carabba con Il digiunatore. Un romanzo appassionante, frutto di anni di studio, che racconta una storia vera e stravagante. Uno stile asciutto, ma pieno di immaginazione, un linguaggio che per contrasto fa emergere lo straordinario. In fondo la vita stessa di Succi si basava su un costante ribaltamento dei piani: il digiunatore era cresciuto in una terra di mangiatori, l’astensione dal cibo gli procurava forza ed energia, poteri quasi paranormali, l’esperienza del manicomio gli stimolava la volontà di condividere con gli altri il proprio dono. Così come un certo senso dell’umorismo fu compagno di vita di Succi (che pure attraversò dolori e sofferenze e sopportò il peso della calunnia), allo stesso modo Carabba sceglie di raccontare la sua storia con lievità, anche quando narra l’esperienza del manicomio, le pagine più intense e felici del romanzo. Enzo Fileno Carabba ha il merito di aver acceso un faro sulla vita, quasi sconosciuta, di Giovanni Succi, un generoso megalomane che ha attraversato il suo tempo incrociando persone che hanno fatto la Storia (Salgari, Buffalo Bill, Giuseppe Verdi, Charcot), ma soprattutto ha il merito di aver aperto al lettore la porta della meraviglia.»

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Alberto Garlini
Il sole senza ombra
Mondadori

Presentato da
Caterina Bonvicini

«Quando, questa estate, ho finito di leggere in bozze Il sole senza ombra (Mondadori), ho pensato: “A questo giro, Alberto Garlini ha scritto un capolavoro”. Alberto Garlini è uno scrittore maturo, complesso e prolifico, sempre pronto a mettersi in gioco con generi letterari e temi diversi, spesso lontani fra loro. Ma tutti i suoi romanzi hanno una cosa in comune: sono stati scritti per interrogare il lettore, per obbligarlo a riflettere sul lato oscuro del presente.
Con Il sole senza ombra, Alberto Garlini si è superato. Come nella Legge dell’odio, altro magnifico libro, il livello di provocazione è inversamente proporzionale alla scrittura, elegante e sorvegliata, densa e curatissima. Le pagine prendono a schiaffi, ma sono schiaffi di stile. Di nuovo sceglie un eroe negativo, stavolta un comico, per chiedersi fino a che punto è lecita la libertà di parola. La storia è ambientata negli anni Settanta e Ottanta ma il libro parla dell’oggi: di quella violenza che si scatena puntualmente sui social, della volgarità del dibattito politico attuale, dei toni troppo alti a cui ci ha abituati la contemporaneità.
Con gioia, candido al Premio Strega 2022 questo libro che in modo originale e travolgente racconta il potere, quello malsano, che tutti noi abbiamo continuamente sotto gli occhi.»

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Michela Marzano
Stirpe e vergogna
Rizzoli

Presentato da
Simonetta Fiori

«Stirpe e vergogna è il racconto di una scoperta dolorosa. L’autrice, che si è sempre creduta dalla parte giusta della storia, scopre un giorno che suo nonno era fascista. Non uno dei tanti italiani obbedienti, ma uno squadrista della prima ora, tra gli artefici della marcia su Roma e magistrato incattivito dal regime. Dettata da un’urgenza privata e insieme civile, la ricerca di Michela Marzano sul nonno fascista si misura con i silenzi d’un paese che non ha mai davvero fatto i conti con quella storia. E nelle reticenze dei suoi genitori si riflettono le rimozioni di una comunità che ha faticato ad ammettere cedimenti e compromissioni con la dittatura. A cent’anni dalla nascita del fascismo, in sintonia con un filone letterario europeo che mescola autobiografia e ricerca storica, il memoir famigliare di Marzano riesce a toccare le corde più profonde d’una tragedia collettiva che ci riguarda da vicino. Perché l’eredità di sangue e di stirpe è un’identità inconscia che ancora pesa sul corpo della nazione. E perché l’acquiescenza di allora trova un’eco sinistra nel conformismo di oggi, patologia crescente nel ceto politico e nel ceto intellettuale. Stirpe e vergogna è il ritratto potente di diverse generazioni di italiani che merita di essere candidato al Premio Strega.»

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Annarosa Mattei
Sogno notturno a Roma 1871-2021
La Lepre Edizioni

Presentato da
Paolo Portoghesi

«Il libro di Annarosa Mattei, Sogno notturno a Roma 1871-2021, pubblicato da La Lepre Edizioni, ha insieme il carattere del saggio e del romanzo e – a mio parere – merita pienamente la segnalazione in quanto unisce al valore letterario quello storico critico illustrando con scrupolo filologico le trasformazioni che la città ha subito dopo l’avvento di Roma capitale.
Il modo in cui gli avvenimenti sono raccontati coinvolge personaggi simbolici e immaginari come un gatto e un gabbiano e fa entrare il lettore in una parte della città, ricca di monumenti significativi, barbaramente distrutta per far posto al Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, poi battezzato Altare della Patria. Proprio lì – ai piedi del futuro monumento – c’era la zona della città scelta da molti artisti per risiedervi, a cominciare da Michelangelo, che aveva la sua casa a Macel de’ Corvi, fino a Pietro da Cortona, che aveva costruito un palazzetto che univa il carattere popolare a una graziosa intonazione aulica.
Annarosa Mattei, autrice di numerosi romanzi, raggiunge in questo libro la doppia qualità di fantasiosa narratrice e di acuta storica e critica, descrivendo i sapori della città quotidiana cancellati dalle ambizioni monumentali e indicando nelle frettolose trasformazioni promosse dal nuovo Stato le premesse per quella crescita caotica che contraddistinguerà la città alla fine del Novecento.»

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Raffaele Nigro
Il cuoco dell’imperatore
La nave di Teseo

Presentato da
Francesca Pansa

«Il cuoco dell’imperatore di Raffaele Nigro è un viaggio epico fantastico e accattivante che spazia nell’Italia del XIII secolo: quella di Federico II, grande sovrano illuminato con le sue utopie e la sua corte di giuristi e poeti, scienziati e filosofi. Un romanzo che mescola con sapienza  storia e finzione: la finzione riesce a irrorare la storia secondo percorsi, figure, gesti che ne allargano l’orizzonte e la sua conoscenza. Un poderoso romanzo storico-antropologico che, raccontando il primo tentativo di creare un regno del sud tra Mediterraneo ed Europa, varia i suoi registri: cronaca d’epoca, ballata dal piglio picaresco, chanson d’amore, escursione nel paesaggio e nel folklore, con una lingua che fonde memoria dialettale e sedimenti arcaici. E sa  essere “liquida” (come la definisce lo stesso Nigro), cioè veloce, scorrevole e “naturale”, quasi come quella di un cantastorie.
Lo sguardo del protagonista, cuoco ufficiale del giovane re di Sicilia, con la sua cultura popolare tramandata di generazione in generazione, è per il lettore come un drone in continua perlustrazione su un mondo così lontano e così vicino attraverso il cibo, le leggende, la mitologia, la quotidianità, le pratiche comunitarie. Ad  ogni pagina appaiono nomi nuovi e luoghi diversi. I destini si incrociano, le esistenze si toccano e si ramificano nel mare infinito della storia o delle storie dove Raffaele Nigro è navigatore sagace e visionario, fin dal tempo del suo folgorante esordio dei Fuochi del Basento

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Rosario Palazzolo
Con tutto il mio cuore rimasto
Arkadia

Presentato da
Alberto Galla

«Con tutto il mio cuore rimasto, di Rosario Palazzolo, ci consegna la nuova prova di un autore particolare, abile e originale nell’uso della lingua.
La storia è il lungo monologo di un ragazzino chiuso in una stanza buia da due donne per evitare la diffusione di un peccato inconfessabile, non suo, sia chiaro. Il monologo con un gesù (volutamente minuscolo) che raccoglie la testimonianza, il diario letto da Concetto al buio, vergato su un quaderno a quadretti, a tratti spassoso, amaro, diretto e crudele che ci porta a conoscere una Palermo con tutte le sue figure rese potenti da un parlato che ben definisce ogni tratto caratteriale, psicologico e soprattutto racchiude in sé l’impossibilità della verità.
Potente, deflagrante, un pugno diretto alla nostra coscienza, una scrittura innovativa e comunque coinvolgente, che lo rende a tutti gli effetti un monologo teatrale di grande intensità, un libro non certo convenzionale, e per questa ragione meritevole di attenzione.»

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Roberto Pazzi
Hotel Padreterno
La nave di Teseo

Presentato da
Massimo Onofri

«In Hotel Padreterno Roberto Pazzi, scrittore tra i più sicuri e dotati del nostro panorama letterario, mette in scena, con l’allegra irresponsabilità che la teologia non potrebbe mai permettersi, la stupefacente figura di un Dio umano troppo umano, un Dio fragile che invecchia, che vorrebbe sapere cosa vuol dire morire, che non si nega all’amore terreno e ama mangiare, che frequenta pensioni di infimo ordine e vorrebbe assaporare “la dolcezza di una vacanza dall’eternità”. Un Dio che, irrompendo nella nostra quotidianità di lettori, è latore d’una incontenibile gioia di vivere, di una laica religione del vivere. Se poi teniamo a mente il fatto che, nel 2017, lo scrittore ha pubblicato il romanzo Lazzaro, riferendosi proprio al redivivo dei Vangeli, oltre all’Erede (2002) e Conclave (2001), tradotto in diciotto lingue, allora dobbiamo aggiungere che, in opposizione allo spirito minimalista dei nostri tempi, la già marcata disposizione visionaria di Pazzi si è sempre più coniugata a una strenua riflessione sul Sacro e sulle sue implicazioni nella nostra contemporaneità. Ma Hotel Padreterno resta pur sempre un romanzo: in cui la capacità di lavorare e infoltire una trama, la drammaturgia del personaggio, l’abilità di costruire i dialoghi raggiungono vertici di qualità invidiabile. Senza dire della disinvoltura, che appaga profondamente il lettore, nel consegnarci un sorprendente e inaspettato finale. Tutte qualità che mi inducono a candidare il romanzo di Roberto Pazzi all’edizione del Premio Strega di quest’anno.»

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Luca Ragagnin
Il bambino intermittente
Miraggi Edizioni

Presentato da
Alessandro Perissinotto

«“La vita, istruzioni per l’uso”. Se si volesse cercare nell’universo letterario un riferimento per l’opera più recente di Luca Ragagnin è nel capolavoro di Perec che lo si troverebbe. Certo, come il titolo lascia intendere, non è su tutta la vita che l’autore si concentra: queste sono istruzioni per l’uso dell’infanzia. Se insisto sulla locuzione “Istruzioni per l’uso” è per sottrarre Il bambino intermittente dalla più logica e immediata delle classificazioni, quella che lo collocherebbe nei memoir: Ragagnin non ci racconta la sua infanzia, ma un’infanzia universale, un’età di scoperta che si estende ben oltre il numero canonico degli anni “fanciulleschi” e che dura fino a quando gli occhi di Berg, il protagonista, rimangono sgranati a osservare stupefatti l’incomprensibilità del mondo. Certo, nella narrazione di Ragagnin sono presenti alcune marche temporali e il lettore che si approssima alla sessantina potrà ritrovare nelle esperienze di Berg le sue stesse esperienze; potrà ritrovare gli oratori, le feste casalinghe degli anni Settanta, i 45 giri, le paure e le leggende metropolitane di quell’epoca, ma il libro, lo ripeto, non è un tuffo nella memoria, è semmai una proiezione verso il futuro, la domanda a cui risponde alla domanda non è “cosa abbiamo vissuto?”, ma “cosa abbiamo imparato?”, “cosa potremo usare, domani, di tutto quel passato?”.
Però il contenuto, lo sappiamo, non è che uno degli aspetti di un libro. Un buon contenuto non fa, da solo, un buon romanzo. E qui interviene allora la forza espressiva di Ragagnin e anche in questo, nella girandola di soluzioni linguistiche e grafiche, il paragone con Perec non è affatto azzardato. Pervase da una costante ironia, le quasi settecento pagine del Bambino intermittente, sono sempre vivaci, inframmezzate da canzoni, da trame di vecchi film, da cronache di eventi più o meno immaginari, quasi si trattasse, in forma letteraria, di una di quelle agende adolescenziali sulle quali incollavamo ritagli di giornale, biglietti di concerti e adesivi. Personalmente, detesto il concetto abusato di “opera mondo”, ma di sicuro, Il bambino intermittente è un mondo narrativo che il Premio Strega 2022 può prendere in considerazione con interesse.»

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Ciriaco Scoppetta
La ladra di cervelli. Un Alzheimer in famiglia
Armando Editore

Presentato da
Gianpiero Gamaleri

«Il libro si presenta non solo formalmente ma anche sostanzialmente in forma di romanzo in quanto l’autore si spoglia della sua veste di medico neurologo per descrivere le conseguenze dell’irruzione di questa grave diffusa malattia nell’ambito di una famiglia.  Invece di compilare referti e prescrizioni, sceglie la strada narrativa considerandola quella più idonea a rappresentare tutte le complesse conseguenze e sfumature anche affettive derivanti da questa condizione clinica. In effetti essa investe tutte le attività e le relazioni umane, da quelle più superficiali e pratiche fino ai sentimenti più profondi. La ricetta proposta dall’Autore è quella di valorizzare il senso del presente realizzando il più possibile quegli struggenti desideri e sogni che in età avanzata potremmo non più realizzare.  E la vicenda si dipana proprio nell’alternanza tra episodi del quotidiano e consonanze e fratture dell’inconscio. Come osserva anche Carlo Verdone nella sua presentazione il romanzo ha il pregio di avere rimosso ogni intenzione didattica, ma nel contempo consente di riconoscersi in personaggi e situazioni che possono essere vicine a ciascuno di noi. Ciriaco Scoppetta contrappone alla malattia una strategia di valorizzazione della solidarietà, incoraggiando quei sentimenti umani che ci legano ai valori fondamentali della vita.»

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Giorgia Tribuiani
Padri
Fazi

Presentato da
Gioacchino De Chirico

«Giorgia Tribuiani è una delle scrittrici più interessanti e innovative nel panorama letterario italiano. Con grande coraggio culturale ha affrontato temi originali come quello del rapporto tra corpi e arte, tra corpi e relazioni umane. Oggi, attraverso il suo ultimo libro, Padri, si misura con una tematica più tradizionale e frequentata dalla scrittura italiana contemporanea, ma lo fa con un piglio originale e con grande personalità. Quello che potrebbe sembrare un allineamento alle convenzioni più consolidate diventa invece, ancora una volta, uno scarto creativo che aggiunge conoscenza, cuore e realtà al già conosciuto.
La cifra stilistica di una scrittura, mai elementare ma assai colta e matura, permette a Tribuiani di scandagliare il senso profondo della vita di tutti noi, presenti e assenti, che sbagliamo, ci pentiamo, amiamo e in definitiva, viviamo.»

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Giorgio van Straten
Una disperata vitalità
HarperCollins

Presentato da
Giovanna Botteri

«Con ironia, lucidità, coraggio van Straten ha scritto un romanzo eccezionale, che racconta l’invecchiamento, il perdurare del desiderio, lo scontro, che non abbandona mai la vita degli esseri umani, tra la fedeltà interiore ai propri sogni e alle proprie speranze e gli ostacoli che la realtà ci pone davanti, ostacoli che si fanno anche fisici, via via che gli anni passano.
E inoltre è un affresco unico della società culturale italiana e americana, e di quella comunità di intellettuali italiani che si è ritrovata, per caso o destino, a New York.
Una disperata vitalità è l’opera di un grande scrittore, frutto di un lavoro di scavo interiore che immagino complesso e difficile, di una notevole capacità di interpretazione del presente, e di un’assoluta padronanza stilistica, in grado di alternare e bilanciare sapientemente registri anche molto diversi fra loro, dal malinconico, al divertente, al politico.»

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