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GIUSEPPE GIARRIZZO, LA SICILIA, LA STORIA E L’OMAGGIO DI CATANIA

aprile 15, 2023

A CATANIA, L’OMAGGIO A GIUSEPPE GIARRIZZO

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di Lucia Russo

Non un monumento, ma un docufilm, ovvero uno strumento audiovisivo vivo e moderno è stato scelto per celebrare, il 13 aprile al teatro Massimo Bellini di Catania, un illustre studioso di storia quale è stato Giuseppe Giarrizzo (Riposto 1928 – Catania 2015), mostrandone il profilo intellettuale con particolare riguardo alla sua visione del Sud e lo sguardo premonitore sulle ultime generazioni.
La prima proiezione de “Il Sud non ha bisogno di lacrime”, docufilm con cui l’Accademia di Belle Arti di Catania, presieduta da Lina Scalisi e diretta da Gianni Latino, ha voluto rendere omaggio alla memoria dello storico per formazione e professione, nonché preside per quasi trent’anni della Facoltà di Lettere (oggi Disum) dell’Università di Catania, è stata aperta al pubblico e con la partecipazione di oltre 150 storici riuniti in questi giorni al Monastero dei Benedettini per l’assemblea della Sisem (Societa italiana per la Storia dell’età moderna). Presenti in sala anche i giovani autori di questa prima produzione del corso di Cinema dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
Voce narrante del cortometraggio che riporta la voce di studiosi, colleghi ed allievi di Giarrizzo, è Peppino Ortoleva. “E’ un vero e proprio ritratto – dice – che usa il linguaggio delle immagini e dei suoni per confrontarsi con una difficile sfida: permettere allo spettatore di incontrare le idee, le ricerche, la persona. Al contrario della diffusa rappresentazione di un Sud povero e “immobile” Giuseppe Giarrizzo ha ricostruito la storia di una società complessa, fatta di città oltre che di campagne e capace sempre di una vivace vita economica e culturale. Lui, intellettuale apprezzatissimo anche dalla comunità internazionale, ha fatto scelte coerenti con quella visione, decidendo di vivere e lavorare a Catania e di realizzare importanti e innovativi progetti anche urbanistici come la trasformazione del Monastero dei Benedettini in sede universitaria, e offrendo le sue riflessioni anche al grande pubblico come editorialista del quotidiano La Sicilia”.
Sulle ragioni della scelta è intervenuta Lina Scalisi, da tre anni presidente dell’Accademia: “Si voleva restituire il pensiero e la statura intellettuale di questo grande storico ai più giovani, convinti che il suo pensiero sul Mezzogiorno sia di grande attualità: da una parte il rischio del Mezzogiorno di essere abbandonato dai suoi giovani vedendo allentate tutte le misure necessarie alla sua crescita economica, culturale e sociale; dall’altra, la straordinaria possibilità racchiusa nella sua posizione geopolitica che lo colloca al centro di politiche euromediterranee e globali sul versante delle risorse energetiche, dei traffici commerciali, delle colture specializzate, del suo straordinario patrimonio culturale. Di questa riflessione – prosegue Scalisi – la Scuola di Cinema, Fotografia e Audiovisivo dell’Accademia di Catania è stata l’officina creativa. Abbiamo intercettato un’urgenza contemporanea cui non sono esclusi i giovani siciliani: formare professionisti di alto livello nel campo della produzione cinematografica”. Un’esigenza sempre crescente se solo si pensa ai numeri dell’industria dell’audiovisivo, alle piattaforme di distribuzione in streaming e ai loro palinsesti con film e serie tv on demand.
Un aspetto, quest’ultimo, sottolineato dal direttore Gianni Latino, che nel suo intervento ha spiegato come “nell’arco di 55 anni l’Accademia di Belle Arti di Catania istituita nel 1968 si sia sempre evoluta, aggiornando i corsi e assecondando le istanze del tempo e le sfide della tecnologia e dei nuovi linguaggi multimediali. Un processo di crescita e di innovazione costante che oggi, con 2500 allievi iscritti, ne fa la quarta d’Italia”.

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Infine, Maria Arena, documentarista, coordinatrice del Corso di Cinema dell’Accademia e regista del cortometraggio, ha parlato di una “ricerca condivisa da consegnare alla comunità”. “Come regista di documentari – ha detto – sono fermamente convinta che il genere ha oggi, più che in passato, la possibilità e il compito di far emergere tematiche e storie utili alla conoscenza e al pensiero: occasione per riflettere sul presente anche alla luce di prospettive originali come quella di Giuseppe Giarrizzo sul Mezzogiorno, frutto dell’impegno di una vita nella ricerca e nello studio”.
L’apertura della serata ha visto la consegna del Premio Giarrizzo a Gabriella Desideri per la miglior tesi di dottorato in Storia moderna e contemporanea dell’ultimo quadriennio. Un riconoscimento assegnato dalla Fondazione “Giuseppe e Maria Giarrizzo”, e consegnato dal rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo.
Il profilo editorialista per il quotidiano La Sicilia è stato ricordato soprattutto dal giornalista Giuseppe Di Fazio, che ha condotto la presentazione. Nel ricordare i vari articoli scritti dallo storico sul futuro dell’isola, in particolare ha citato un pezzo del 2 febbraio 2011 in cui, commentando le primavere arabe, egli accomunava i giovani di quelle regioni a quelli del sud-Italia, in destinati a espatriare, e proponeva di creare un istituto di coordinamento del Mediterraneo come area di pace. La sua era una proposta per uscire dal razzismo. “Aiutiamoli a crescere”, scriveva.

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