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BAGLIORI DEL GATTOPARDO. TRA LETTERATURA E CINEMA

ottobre 15, 2013

bagliori del gattopardoBAGLIORI DEL GATTOPARDO. TRA LETTERATURA E CINEMA, di Marina Napoli (Prova d’autore, 2013)

Marina Napoli è una giovane saggista palermitana (classe 1988). In questo volume “Bagliori del Gattopardo. Tra letteratura e cinema” (edito da Prova d’autore) si è occupata, con esiti brillanti, del rapporto tra due capolavori del Novecento letterario e cinematografico (Il Gattopardo: romanzo di Tomasi di Lampedusa e film di Visconti).
Più volte, qui a Letteratitudine, ci siamo occupati del rapporto tra letteratura e cinema. E la (apparentemente banale) domanda “è meglio il libro o il film” è senz’altro applicabile alle due opere in questione. Come ben scrive Laura Restuccia nella prefazione del saggio “il punto di vista da cui Marina Napoli ha affrontato il rapporto tra il romanzo di Tomasi di Lampedusa e la rivisitazione del testo realizzato da Visconti, ha tenuto conto del parallelismo, sicuramente poco abusato, della travagliata vicenda che ha accomunato la “storia”delle due opere (…). Due storie che narrano di difficoltà, avventure e disavventure per approdare poi, entrambe, nonostante tutto, all’incontestabile novero delle due opere fra i capolavori canonici, rispettivamente, della Storia della Letteratura e della Storia del Cinema”.
Qui di seguito pubblichiamo una nota dove la giovane autrice ci racconta genesi e obiettivi di questo suo saggio.

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L’AUTRICE AI LETTORI 

di Marina Napoli

A distanza di cinquantacinque anni dalla pubblicazione del testo e di oltre cinquanta dalla trasposizione cinematografica, il discorso critico su Il Gattopardo continua e non accenna ad esaurirsi, come avviene per tutte quelle opere, letteraria una, filmica l’altra, che escono fuori dal comune. Un magnetismo che solo i grandi capolavori possiedono. Atemporalità, potenza di penetrazione psicologica, ironia e lirismo prerogative del romanzo del palermitano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, maniacale ricerca estetica per un’ambientazione più autentica possibile lo sono invece del film.

bagliori del gattopardoLo scrittore palermitano diventa celebre per  il suo unico romanzo scritto negli ultimi due anni di vita ma portato dentro probabilmente da sempre e si afferma nell’universo letterario come un uomo di cui non è stato captato, quantomeno in vita, il suo talento.

Una storia, quella narrata da Il Gattopardo, che parte dal 1860 per arrivare a penetrare i giorni nostri, grazie alla sua straordinaria attualità. Generazioni che s’intrecciano ad avvenimenti nuovi, ma uguali nella sostanza.

Il fascino tangibile che in quest’opera rintraccio, come ho detto precedentemente, è proprio quello della sua atemporalità; ma non un’atemporalità come alcuni critici l’hanno definita: sospesa, poco costruttiva, rassegnata che sfocia quasi nella retorica. Piuttosto un’atemporalità che si manifesta continuamente e che è testimoniata dalla semplice osservazione della realtà. Quale lettore, in particolar modo siciliano, attento al mondo che lo circonda non è scosso nel leggere il flusso di parole gattopardesco?

Condivido, dunque, chi definisce quest’opera un romanzo della coscienza che si contraddistingue per la sua forte potenza di penetrazione psicologica.

Tomasi di Lampedusa coglie in maniera intelligente, brillante, bagnandole di un sottile umorismo, a mio avviso, quelle ramificate e innate peculiarità che contraddistinguono, o meglio, in molti episodi, fatti e misfatti più o meno storici, hanno contraddistinto il Siciliano e non solo.

Sì, perché noi non siamo che ai piedi di questo stivale, ma va sottolineato che seppur distanti geograficamente, l’Italiano è italiano in ogni sua piccola sfaccettatura, dal Piemonte a “Donnafugata”, da Garibaldi a “don Calogero Sedara”.

Il mio interesse per Il Gattopardo si è esteso successivamente anche al capolavoro di Luchino Visconti. Il film del regista milanese sorprende per la sua spontanea fedeltà all’essenza del libro e per il fatto che mai sfiora il pericolo di apparire una semplice illustrazione del testo.

Luchino Visconti da questo punto di vista ha avuto delle intuizioni geniali, poche, forse tre o quattro, ma come vedremo nelle prossime pagine, incredibilmente vincenti.

L’obiettivo di questo libro è quello di fornire un’analisi dal taglio originale mettendo a confronto i destini di entrambe le opere nati sotto una magnifica stella il cui bagliore però ha attraversato fasi in cui le difficoltà ne hanno minacciato il successo e la riuscita. E se il panorama critico italiano (e non solo) conta al suo interno un numero spropositato di opere che trattano dell’autore Tomasi di Lampedusa e del suo romanzo, non si può dire lo stesso di scritti che attuano una comparazione tra libro e film contestualmente. Questo saggio presenta alcune chiavi di lettura nate proprio dalla comparazione tra le parti di romanzo trasposte dal regista e le corrispondenti parti della sceneggiatura del film e da un’analisi tra vettori ideologici e simbolici che interesserà anche quella fetta di lettori/spettatori meno appassionati de Il Gattopardo che ha visto questo testo quasi al pari di una minaccia dal punto di vista sociale perché portatore di valori immobili e rassegnati.

Tuttavia, seguendo le orme de Il Gattopardo (in entrambe le sue manifestazioni artistiche), risulta veritiero l’aforisma secondo il quale le cose ottenute a fatica sono le più belle. Certo, questa massima è ancora più appropriata per Visconti il quale poté godere in vita del suo successo che gli valse anche la “Palma d’oro” come miglior film al 16º Festival di Cannes. Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa vinse anch’esso il “Premio Strega” nel 1959, con la differenza che il suo autore non ne fu mai consapevole.

E se ancora nel 2013 il discorso critico sul Gattopardo non accenna ad esaurirsi, l’obiettivo di questo saggio è proprio quello di spiegarne i motivi.

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