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GIUSEPPE SCHILLACI racconta L’ETÀ DEFINITIVA

giugno 30, 2015

GIUSEPPE SCHILLACI racconta il suo romanzo L’ETÀ DEFINITIVA (LiberAria). Un estratto del libro è disponibile qui

giuseppe schillaci

di Giuseppe Schillaci

In principio fu un’immagine: un’isola si avvicinava, e io l’osservavo dall’oblò dell’aereo che mi riportava a Palermo. Poi il movimento, nel mio ricordo, cambiò direzione, come in una moviola cinematografica: l’isola s’allontanava, andava alla deriva, rendendo impossibile l’atterraggio.
Quest’immagine è tornata ossessivamente durante la stesura del romanzo, definendo gli stati d’animo e le azioni del suo protagonista, Nico, fermo a un’età definitiva, ma continuamente allontanato da quel passato, da quella vita, da un’unità pretesa o presunta, ormai irraggiungibile.
Un movimento lento, dunque, inesorabile, superficiale, laterale, silenzioso: il mondo passa davanti a Nico e lui, innanzitutto, lo osserva.
Dunque all’origine un’immagine, un frammento, e non un’immagine qualsiasi, ma un’immagine al plasma, trasmessa su schermi al plasma, su una muraglia di schermi, per l’esattezza, quella davanti cui Nico sta ogni giorno, dopo esser tornato a Palermo e aver iniziato a lavorare nel reparto televisori di un nuovissimo centro commerciale.
Un’immagine al plasma è piatta, iper-reale, fredda, così viva da sembrare morta, memoria sepolta. Il trentenne Nico deve fare i conti con le immagini al plasma della memoria, dell’inconscio individuale e collettivo, del mondo iper-tecnologico, partendo da un presente evanescente e affondando in un passato labirintico, una storia di famiglia e violenza.
Nico Chimenti è un musicista che non è mai riuscito a campare della sua musica, pare mosso dagli eventi più che determinarli, oppure li determina senza rendersene conto, alla continua ricerca di verità e leggerezza. La musica è un rifugio, una bolla amniotica contro la ferocia grottesca della realtà. La musica per Nico rappresenta l’esatto opposto del plasma: è profondità, calore, sostanza; è un antidoto contro l’impostura, la mistificazione, la violenza cieca del potere.
E il potere, nella borgata di Palermo in cui è ambientato principalmente il romanzo, è esercitato principalmente, in modo ambiguo, dalla mafia, una presenza spettrale e invasiva. Nico arriva a Palermo e il suo passato, il 1992, l’anno delle stragi di Falcone e Borsellino e del suo trauma personale, è ancora presente: un’età definitiva che torna come visione, frammento, immagine senza suono, narrazione parallela, a due voci.
Con questo romanzo volevo raccontare anche la mia personale diaspora e la mia esperienza dell’Italia di oggi: un mondo che sembra aspettare la sua fine, dove la verità storico-politica, come l’equilibrio esistenziale, è irraggiungibile; un’Italia di veline, mafiosi e centri commerciali, in cui si aggirano personaggi assurdi, artisti strampalati, delinquenti e alienati del web; una realtà di borgate e schermi televisivi, pornografia e corruzione. Un ventennio (1992-2012) che si rivela chiaramente un periodo di passaggio, dove la civiltà del Novecento si sta dissolvendo e si continua a galleggiare in attesa di una nuova era o di un definitivo abisso. Nell’anno 2012, ventennale delle stragi di Falcone e Borsellino e anno di una profetica fine del mondo, Nico Chimenti sente la necessità di un passaggio all’età adulta che, di fatto, non è ancora avvenuto, o forse ha soltanto bisogno di elaborare il lutto del gemello, la separazione dal suo doppio.
L’età definitiva racconta quello che accade dopo la perdita, dopo anni di solitudine e fughe, una geografia esistenziale in cui ogni sicurezza si frantuma e la realtà si sfalda in una miriade di mondi irreali e in cui l’amore, o almeno il desiderio, sembra l’unica salvezza.

(Riproduzione riservata)

© Giuseppe Schillaci

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Giuseppe SchillaciGiuseppe Schillaci vive tra Palermo e Parigi, dove lavora come regista e autore cinematografico. Attualmente è rappresentato dall’agenzia letteraria “Loredana Rotundo”. Nel 2010 è uscito il suo primo romanzo,L’anno delle ceneri (Nutrimenti), candidato alPremio Strega 2010, finalista al Premio John Fante 2011 e per il quale è stato segnalato da «Il Sole 24 Ore» tra i migliori scrittori italiani under 40. Dal 2011 pubblica racconti su Nazione Indiana, Italia Magazine,Sud, Atti Impuri. Dal 2014 èredattore del litblog Nazione Indiana. Regista e produttore di film documentari tra cui: The Cambodian Room (Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival 2009); Cosmic Energy(Toronto Hot Docs 2011) e Apolitics Now! (Miglior Documentario Italian Cinema London 2014). Il suo sito è www.giuschillaci.com. L’età definitiva (LiberAria, maggio 2015) è il suo secondo romanzo.

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