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20 ANNI DALLA MORTE DI DARIO BELLEZZA

marzo 31, 2016

20 ANNI DALLA MORTE DI DARIO BELLEZZA

https://i0.wp.com/poesia.blog.rainews.it/files//2013/01/dario_bellezza2.jpgIn occasione del ventennale della morte del poeta Dario Bellezza (Roma, 5 settembre 1944 – Roma, 31 marzo 1996) proponiamo una brano tratto dal volume Bellezza, addio(Archinto Editore) curato da Adelia Battista. Il volume raccoglie le lettere scritte da Anna Maria Ortese all’amico poeta Dario Bellezza tra il 1972 e il 1992

L’incontro tra Anna Maria Ortese e Dario Bellezza avviene a Roma, nella casa di Graziana Pentich, moglie di Alfonso Gatto, agli inizi degli anni Settanta, durante una cena in cui sono presenti anche Alberto Moravia e Dacia Maraini. Anna Maria ha cinquan tasei anni, Dario venticinque. Per Bellezza la Ortese è subito una Voce, anzi, la Voce: divina, melodiosa, inafferrabile. Lei sta lavorando al suo romanzo più angelico e infernale, Il porto di Toledo; lui si prepara a pubblicare la raccolta di versi Invettive e licenze (1971), che sta per imporlo all’attenzione della critica. «Ecco il miglior poeta della nuova generazione» lo saluta Pier Paolo Pasolini. Nel ’76, Dario Bellezza vince il Premio Viareggio con la silloge Morte segreta. Da allora, e fino alla sua morte, avvenuta nel marzo del ’96 per Aids, i due sono inseparabili. L’intenso epistolario indirizzato a Bellezza è una testimonianza preziosa della loro relazione, totale, esclusiva, non priva di incomprensioni. Opera compiuta in se stessa e che apre spiragli di un fulgore talvolta crudele sull’esistenza di entrambi, le lettere dell’Ortese svelano il terreno da cui sono nati alcuni dei suoi racconti e romanzi e testimoniano di un periodo della sua creatività altrimenti oscuro.

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Da “Bellezza, addio” (Archinto Editore) – di Adelia Battista

Bellezza, addioNotavo come molte lettere che Anna Maria Ortese aveva inviato a Dario, le avesse scritte nella quiete della sera, inchinandosi allo spirito della Bellezza, della Memoria e dell’Eterno respiro in cui molto credeva. Anna sentiva vicino la luce fraterna delle stelle e non temeva l’Inconoscibile Spazio. 
Quanto era distante, Ortese, dalla «vertigine» pascoliana che allo spazio e al cosmo attribuiva echi di paura. Non così per lei che guarda all’Universo notturno con la luce del cuore: «Così Aspetto la notte – scriveva – per respirare – per essere sola».
Sedeva nella sua poltrona, alla luce del lume che si irradia dall’alto e rivedeva le pagine dei suoi libri, ma scriveva anche molte lettere, biglietti, cartoline. Era nato così il manoscritto che Anna aveva indirizzato a Dario agli inizi del ’70, (smarrito da Dario, e rinvenuto in una minuta presso l’Archivio di Stato di Napoli), su Elsa Morante, che Ortese considera tra i «Draghi» più straordinari della Letteratura italiana. In queste pagine, Anna, richiama Dario ad una più attenta e rispettosa considerazione della grande scrittrice:
«Hai fatto una cosa tristissima – gli aveva scritto Ortese – che da te non mi aspettavo: ti sei azzuffato, con uno dei Draghi più belli, più dolorosi e rispettabili che siano rimasti nella nostra grande Città. […] Non solo hai elencato i suoi errori di comportamento, tanto tipici di ogni Drago, specie dei massimi, che fuori dall’armadio non sanno vivere. Ma hai messo in discussione la sua alta qualità di Drago e la natura verde e altrettanto fantastica e sola della sua opera». Ortese non farà mai il nome della grande scrittrice: «Sai che non faccio nomi, non ne faccio più dal tempo che i nomi, come le immagini private – mi si sono rivelati – attraverso giuste punizioni – come patrimonio privato degli uomini…».

(Riproduzione riservata)

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