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LA CASA DEL NONNO

ottobre 4, 2016

la-casa-del-nonnoLA CASA DEL NONNO: intervista a Ada Zapperi Zucker

di Lucia Russo

Da adulti, ci si ritrova prima o poi depositari di un’eredità familiare, quantomeno morale. Laddove essa sia anche materiale, ecco che guardarla in faccia può risultare davvero gravoso e destabilizzante. È quanto succede alla giovane Serafina, la protagonista del romanzo “La casa del nonno” (Verlag ohne geld, marzo 2016) , di Ada Zapperi Zucker, scrittrice catanese trapiantata dal 1975 a Monaco di Baviera, luogo, per l’appunto, di ambientazione del suo ultimo scritto. Una discreta rendita e l’appartamento del nonno ricevuti inaspettatamente in eredità, inducono la ragazza a trasferirsi dalla sua amata Toscana (dove è nata e vissuta) alla Baviera per gli studi universitari. Dovrà confrontarsi con la complessa storia di quell’abitazione trovandosi costretta ad un riesame di sé e dei familiari, fino agli avi, entrando in un contesto storico-sociale ben più ampio e raccapricciante della sua famiglia allargata, ovvero il nazismo e il periodo delle Guerre mondiali. Fino ad allora Serafina ha vissuto in provincia di Grosseto nel piccolo comune di Roselle. Nata da una lunga relazione fra un tedesco 50enne e una giovane cantante svedese, Serafina si sente fondamentalmente italiana ma gradualmente riconosce anche alcuni tratti delle culture tedesca e svedese che in qualche misura ha pur da lontano preso. Il padre, un architetto di successo, ha lasciato la Germania per ricominciare con la giovanissima svedese, Eva,una seconda vita in Italia, vivendo isolatamente quasi con stile monacale. La lingua che lei padroneggia è quella italiana ma a Monaco dovrà anzitutto apprendere il tedesco scritto, per avere accesso all’università, e, sulla comparazione linguistica che riporterà nel diario, s’innesca la riflessione e maturazione di questo romanzo che si può ben definire di formazione. La casa del nonno, grande ed antico appartamento di famiglia in Widenmayerstrasse, è l’ambientazione privilegiata da cui Serafina, tra ricordi personali, documenti e rivelazioni dei personaggi della sua famiglia (d’origine e del primo matrimonio del padre), scopre le origini della sua storia personale insieme a quelle della sua generazione.

-Serafina, che comincia gli studi universitari, ha presumibilmente tra i 18 e 20 anni. Nella prima parte del romanzo si coglie tutto il disorientamento e la dispersione d’idee della gioventù che fatica ad entrare nell’età adulta, fatta di consapevolezze, responsabilità e capacità di leggere e affrontare la realtà. Lei, Signora Zapperi Zucker, nata nel 1937, ha all’attivo una carriera di cantante lirica, di insegnante di canto che svolge ancora, e infine, di scrittrice con 9 libri e vari riconoscimenti letterari. Come ha fatto rivestire i panni di una giovane, forse anche molto diversa da ciò che è stata lei?
Insegno da circa 40 anni e ho un rapporto quotidiano quasi esclusivamente con giovani appunto fra i 20 e i 30 anni: da loro ho imparato molto.

-La protagonista, come in altri suoi libri, è una donna. Rispetto all’opera precedente, La Cucchiara”, lei sembra aver dato agli uomini – il padre e il nonno  – il ruolo di comprimari. Sta cambiando qualcosa nella sua attenzione di genere?
ada-zapperi-zuckerNo. Gli uomini, in tutti i miei lavori, sono personaggi volutamente secondari che però hanno un peso enorme sulle protagoniste femminili… come nella vita reale, del resto. Pensi che tutto questo romanzo non avrebbe potuto reggersi senza la presenza schiacciante del nonno: la nostra Storia europea non avrebbe avuto il corso che ha avuto senza questi personaggi importanti, tutti uomini, che hanno giocato, e voglio sottolineare la parola “giocato”, con le nostre vite e col futuro delle nuove generazioni.

-La trama mette in gioco vari personaggi e vicende pregresse che metteranno in crisi Serafina. Tra identità, senso della realtà, dinamiche familiari, memoria storica, c’è un tema che si è posta come principale?
La casa del nonno non vuole essere un romanzo storico (alla fine però tutti i romanzi sono storici), ma di crescita, di formazione per i giovani di adesso, che conoscono poco la storia della loro famiglia, della loro città e del loro paese. Senza parlare della Storia europea dell’ultimo secolo.

-In libri precedenti, lei ha spesso privilegiato vicende biografiche, romanzandole in qualche misura e guardando sempre con grande rigore alla ricostruzione storica e sociale. Trasmettere “Il reale” è sempre tra le sue priorità, cosa anche qui presente nel travaglio della protagonista. Da dove prende ispirazione “La casa del nonno”?
In quanto al racconto di per sé, posso solo dire di aver conosciuto Serafina, quindi il contesto familiare era già presente. Il resto è in gran parte frutto di invenzione, come del resto in tutti i romanzi che si rispettano.

-Dal punto di vista narrativo, rispetto all’ultimo, c’è una certa variazione di stile. Quasi un’altra scrittura. Qui lei ha scelto la forma diaristica connotandola con alcune caratteristiche del giallo: un’attesa creata al lettore con tante omissioni svelate solo all’ultimo momento.
Sì. La mia scrittura qui è del tutto diversa dalla Cucchiara, lei ha letto molto bene, e posso assicurarle che non era possibile fare altrimenti: dovevo tener conto del fatto che Serafina è una ragazzina alle prime armi con la scrittura, costretta a confrontarsi con questo mezzo di espressione e con problemi linguistici non trascurabili.

-Il romanzo ruota attorno alle eredità morali e ad un fenomeno terribile ma dimenticato: l’arianizzazione, ovvero l’espropriazione con mezzi legali dei beni degli ebrei. Quanto se ne parla oggi in Germania? Quanto è diffuso il senso di responsabilità per le colpe dei nonni? Le chiedo anche se il libro è uscito o uscirà anche in tedesco, e in questo caso, teme reazioni?
In Germania si parla e si scrive moltissimo di arianizzazione e del nazismo in generale: il libro è già dal traduttore e penso uscirà nel prossimo anno. Io scrivo anche in tedesco, ma la mia vera lingua resta l’italiano. Il tedesco è soltanto una lingua appresa. Vivo a Monaco da 41 anni, in Germania da 48 e fuori dall’Italia dal 1961. La Germania è la mia patria di adozione. Quanto a una possibile reazione dei lettori tedeschi, voglio subito sottolineare che ormai da almeno 30 anni sono abituati a confrontarsi con quel passato: ogni sera alla televisione, alle 20.15 è possibile vedere documentari, incontri con storici o testimoni, ma anche con scrittori che si occupano di questo tema.

-Lei ha avuto modo di vivere in Germania con e senza il muro di Berlino. Oggi, a suo parere, la Germania si sente europea?
Una buona parte sì, ed è anche cosciente delle responsabilità che l’ultimo secolo ha lasciato  sulle loro spalle, ma questo è riscontrabile soprattutto nella ex Germania di Bonn: i tedeschi della ex DDR hanno ancora molto da imparare…

-E in letteratura, quest’arte che lei, dopo il canto e la pittura ha voluto, e con successo, abbracciare, quale o quali autori sono il suo principale riferimento? Sono autori europei?
La mia cultura letteraria ha avuto inizio in Italia: conosco molto bene gli scrittori italiani e mi permetto di aggiungere che Verga è stato sempre un mio punto di riferimento. Mi piace differenziare, come fa lei, fra letteratura europea e altre: io sono anche dal punto di vista culturale una convinta europea. E se di qualcosa posso essere fiera, voglio subito dire che essere europea per me è un privilegio e un dono, oltre che una responsabilità.

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Ada Zapperi – Zucker, nata a Catania nel 1937, ha iniziato gli studi di canto a Roma con Alice Immelen e pianoforte con Sergio Perticaroli diplomandosi alla Musikhochschule di Vienna. Ha svolto attività concertistica in Italia, Spagna, Belgio, Olanda, Francia, Austria e Germania. Ha cantato in vari teatri anche Opera lirica (Susanna, Konstanze, Adina ecc.). Dopo la nascita del primo figlio si è dedicata all’insegnamento tenendo moltissimi seminari in Italia, Austria e Germania. Molti suoi allievi hanno conseguito una carriera internazionale.
Dagli anni novanta ha esordito nel campo letterario. Collaboratrice al Dizionario Biografico degli Italiani dell’Istituto Treccani, nel 2007 pubblica la sua prima opera, i racconti La scuola delle catacombe, con cui si aggiudica nel 2008 il Primo Premio al concorso internazionale Giovanni Gronchi e il Terzo Premio al concorso letterario Città di Siderno.
Anche le pubblicazioni che hanno fatto seguito (alcune edite sia in italiano sia in tedesco) hanno ricevuto diversi Premi letterari, alcuni dei quali di levatura internazionale. Con il romanzo Il silenzio ha vinto il Premio letterario Chianti 2011. La sua scrittura dedica una particolare attenzione al mondo femminile e alla comprensione della realtà circostante, con ambientazioni nei paesi e nelle culture che ha avuto modo di conoscere da vicino: Catania, Trentino Alto Adige, Germania. “La casa del nonno” è la sua nona opera ed è ambientata a Monaco di Baviera. Ada Zapperi vive e lavora a Monaco e a Bressanone.
http://www.zapperi-zucker.de

 

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