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YARI SELVETELLA racconta LE STANZE DELL’ADDIO

giugno 6, 2018

YARI SELVETELLA racconta il suo romanzo LE STANZE DELL’ADDIO (Bompiani)

[tra i dodici libri del Premio Strega 2018]

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di Yari Selvetella

Non ho un posto per scrivere, non ho un’ora a disposizione. Ho un quaderno che mi piace, di marca Spalding, di forma quasi quadrata, con carta gommata. Perdo sempre la penna, ma ne trovo un’altra. Mi siedo nella sala interna del Caffè Italia, a piazza Santa Croce in Gerusalemme. Ascolto attorno a me i discorsi di agenti immobiliari, di coniugi pensionati, di sfaccendati. Indosso occhiali da sole, almeno per qualche minuto. In genere in motorino piango, poi una volta seduto aspetto che passi l’irritazione agli occhi e agli zigomi, che non punga più quell’acido. Quando non ho più lacrime mi tolgo gli occhiali e scrivo.
La mia sedia nel bar è la sedia della sala d’attesa del reparto. Il brusio mi concentra, le voci mi convincono che il buio non è la mia unica patria. Devo dirmi tutto, per convincermi che sia veramente accaduto. Su, una parola appresso all’altra. Così e così. Così e così.
Devo vincere il vizio di riprendere la solita strada che passa il Tevere e raggiunge Prati, si inerpica sull’Aurelia antica fino a Boccea e poi da lì taglia la pineta e all’improvviso si fa imbuto, proprio all’altezza dell’Ospedale. Lì proprio si stringe il budello, lì si complica lo scorrimento. Lì continuo a entrare, sempre; e non ne posso più.
Scrivi, forza, racconta, abbi il coraggio di dire chi sei, l’uomo coi baffi seduto in una stanza che sono molte stanze. Racconta dei resti del naufragio che si infrangono con violenza sulla misera paratia delle plastiche, dei linoleum. C’è puzza di caffè e disinfettante, di sigaretta, non più la dolce fragranza agrumata della pelle glabra. Non più, lei, non più. Mai più. Scrivi al bar, scrivi all’ospedale, sulla tazza del cesso. Rileggi finché non lo sai a memoria, finché non ti convinci che è vero.
Poi scorda, giusto il tempo necessario, campa. Risolvi questioni, partecipa a colloqui di lavoro, prepara la frittata: il fuoco vivo prima, non appena butti le uova, poi più basso perché si cuocia l’uovo dentro, poi gira, tac, piatto, funziona. Scrivi pure così, nella perfetta procedura.
Sono un io, sono un tu, sono un lei e un noi, prolifero, mi invado, cerco la via per ritornare uno, per riallineare le testine e riascoltare quella nostra vecchia canzone, per ridare efficienza al motore della mia intelligenza: ne ho bisogno, soprattutto per i bambini. E non devo impazzire. Questo è molto importante. Non devo impazzire.
Perciò zitto e scrivi, incidi la carta gommata del quaderno Spalding, tagliati la pelle, tagliati il cuore e scopri se è o non è un cumulo di paglie. E se trovi un filo d’erba, anche uno solo, inginocchiati e prega. Nient’altro.

(Riproduzione riservata)

© Yari Selvetella

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La scheda del libro

“Che amore inutile è l’amore che non protegge, l’amore che non cura e non difende, l’amore che non può, un amore crudele sento di portarmi addosso come l’amore di Dio”

Io ho ricominciato a lavorare. In altri luoghi scrivo, succhio gamberi, respiro foglie balsamiche, faccio l’amore, ma una parte di me è qui, sempre qui, impigliata a un fil di ferro o ha una paura mai vinta, inchiodata per sempre: il puzzo di brodaglia del carrello del vitto, quello pungente dei disinfettanti, il bip del segnalatore del fine-flebo, la porta che si chiude alle mie spalle quando termina l’ora della vita

Così si sente chi di noi vive l’esperienza di una perdita incolmabile: impigliato, inchiodato. Dalle pagine di questo libro affiora il volto vivissimo di una giovane donna, Giovanna De Angelis, madre di tre figli e di molti libri, editor di professione, che si ammala e muore. Il suo compagno la cerca, con la speranza irragionevole degli innamorati, attraverso le stanze – dell’ospedale, della casa, dei ricordi – fino a perdersi. Solo un ragazzo non si sottrae alla fratellanza profonda cui ogni dolore ci chiama e come un Caronte buono gli tende una mano verso la vita che continua a scorrere, che ci chiama in avanti, pronta a rinascere sul ciglio dell’assenza. Yari Selvetella dà voce a un addio che sembra continuamente sfuggire al tentativo di essere pronunciato, come Moby Dick nel fondo del mare, e scrive un kaddish laicissimo eppure pervaso del mistero che ci unisce a coloro che abbiamo amato. Attraverso il labirinto al neon degli ospedali, le stanze chiuse del lutto, il filo tracciato da una penna sul foglio bianco è ancora di salvezza, celebrazione commossa della forza vitale delle parole.

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Yari Selvetella (Roma, 1976) è noto ai lettori per saggi e reportage di larga diffusione sulla storia della criminalità romana. Ha pubblicato romanzi – tra cui La banda Tevere (Mondadori, 2015) – e poesie. Lavora come autore televisivo, inviato e presentatore per Rai Uno.

[Di seguito l’iniziativa #GruppoDiLetturaDay3 dedicata al romanzo]

 

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BOOK MEDIA EVENTS lancia la III edizione del #GruppoDiLetturaDay

Gruppi di lettura da nord a sud Italia si incontreranno ciascuno nella propria sede il 9 giugno alle ore 18,00 per parlare di   Le stanze dell’addio di Yari Selvetella (Bompiani)

Per la prima volta la partecipazione dei lettori e delle lettrici di Libri Chiacchiere Caffè e Tè e di 10 Blogger/Influencer di Instagram: lequazionedeilibri – Manumomelibri – Microcosmi_Itineraridilettura – Icalzinispaiati -nebuladaphne…

Madrina di questa edizione Romana Petri, scrittrice

Il 9 giugno Yari Selvetella con Isabella Borghese sarà a Cave ospite dell’Associazione culturale Caffè Corretto per incontrare e dialogare con lettrici e lettori.

Il #GruppoDiLetturaDay, giornata nazionale dedicata ai Gruppi di Lettura, progetto di Book Media Events (firmato Isabella Borghese) anche per questa edizione patrocinato dalle Biblioteche di Roma, nasce con l’obiettivo di promuovere la lettura condivisa, di dare visibilità alle attività dei gruppi di lettura, di fare rete tra gli stessi e infine di avvicinare nuovi e curiosi lettori.

Il progetto prevede la partecipazione di numerosi Gruppi di Lettura che, da nord a sud Italia, hanno aderito a questa iniziativa. In questa terza edizione del #GruppoDiLetturaDay il libro scelto è Le stanze dell’addio di Yari Selvetella (Bompiani).

“Il gruppo di lettura day creato da Isabella Borghese – dichiara Romana Petri, madrina della terza edizione e protagonista della seconda con “Il mio cane del Klondike” (Neri Pozza) – è un’operazione di indiscusso successo. Bello pensare che un libro sia contemporaneamente letto da più gruppi di lettura e che poi si confronteranno nello stesso giorno scambiandosi opinioni ed emozioni vissute attraverso la lettura. E questa volta non mancheranno di certo spunti importanti con il bel romanzo di Yari Selvetella “Le stanze dell’addio: quando letteratura e biografia danno il meglio di sé”.

“Auguro alla bella iniziativa lunga vita e molta popolarità, come merita”, ha dichiarato Dacia Maraini nella prima edizione.

“Questo Gruppo di Lettura Day dedicato al nuovo romanzo di Romana Petri – spiegava Nadia Terranova, madrina della seconda edizione – prova a essere questo: un luogo in cui tutto è possibile e le rivoluzioni si fanno senza accorgersene, per questo faccio a chi l’ha ideato e a chi lo tiene in piedi i miei migliori auguri di lunga vita.”

Gruppi che arrivano da queste regioni: Puglia, Toscana, Abruzzo, Lombardia, Lazio, Piemonte, Campania, Umbria, Emilia Romagna, Sicilia, Liguria

Cosa accadrà dunque il 9 giugno?

Il 9 giugno ciascun gruppo si riunirà nella propria sede per discutere, tra lettori e lettrici, e confrontarsi su questo libro.

I partecipanti, durante l’incontro, produrranno contenuti video e scatteranno fotografie. Il giorno a seguire i contenuti prodotti da ciascun gruppo di lettura (foto, video…) saranno divulgati su twitter, facebook e instagram – della giornata nazionale – con l’obiettivo di fare rete e condividere parte del lavoro svolto durante il #gruppodiletturaday.

Per il #GruppoDiLetturaDay3

Come avviene la scelta del libro proposto e quali libri propongono? A proporre il libro da condividere ai Gruppi di Lettura è Book Media Events. Tenendo presente il panorama contemporaneo delle pubblicazioni e delle case editrici piccoli, medie e grandi italiane la scelta sarà per romanzi di autori/autrici italiani/e di cui si motiverà la scelta ogni volta alla presentazione della nuova giornata nazionale ai gruppi di lettura da coinvolgere.

Perché, allora, “Le stanze dell’addio”? Curatissimo nella scrittura, delicato e potente nello stesso tempo, Yari Selvetella, con questo romanzo selezionato nella dozzina del Premio Strega 2018, consegna ai lettori una storia in cui letteratura e vita si mischiano egregiamente narrando un lutto e l’elaborazione dello stesso, senza mai trascurare la potenza della vita, quando davanti ai fatti più cruciali e agli accadimenti più dolorosi ci permette – o ci impone – di tornare a sperare nella vita stessa. Il grande risultato di Yari Selvetella è proprio questo, aver raccontato il lutto attraverso la vita, l’amore e il ritorno di esso. E in ultimo, “Le stanze dell’addio” perché è anche un omaggio e un addio commovente, profondo a una donna, madre, compagna ed editore quale è stata Giovanna De Angelis.

 

 

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