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LA CASA DEI SOGNI SOSPESI

febbraio 4, 2019

LA CASA DEI SOGNI SOSPESI di Giuseppe Venticinque (Kubera)

Giuseppe Venticinque, Catania 14 marzo 1957, figura con composizioni poetiche in numerose antologie letterarie ricevendo vari riconoscimenti.

In occasione dell’uscita della silloge “La casa dei sogni sospesi” (Kubera), ci racconta del suo rapporto con la poesia…

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Come nasce in me il rapporto con la poesia?
Devo tornare indietro con i ricordi, frequentavo la seconda e terza media, quando
ho conosciuto una ragazza e da lì tutto ebbe inizio, scrivevo il mio amore ovunque fosse possibile scrivere, su fogli di quaderno pezzetti di carta e persino sui banchi della scuola. Per non parlare di tutte quelle poesie racchiuse nei cassetti sparsi per la casa, ma un cassetto in particolare l’ho aperto qualche anno fa e da quel momento ho ripreso a scrivere.
La poesia è un gesto, una parola complessa, l’ascolto di un sentimento, l’incontro tra il corpo e la forma del mondo, l’incontro tra l’io noi e gli altri. L’amore è da sempre lo stimolo per la nascita di una poesia. Le parole si trasformano dando vita a ciò che racchiude chi scrive. Tutto può essere poesia, anche cose che vediamo con superficialità quasi a sottovalutare un’emozione forte che ci attanaglia.Ed ecco, non si fa altro che mettere a fuoco e resta a memoria di un gesto, un sogno. A guardare verso nuovi pensieri cresciamo con una musica, un odore, un paesaggio, mattone dopo mattone. E sono espressioni della nostra anima”.

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Di seguito, tre poesie tratte dalla silloge

La mamma bambina

Quel sapore strano
accoglieva l’agonia
fissata nello sguardo di una
distesa quiete temporanea,
non proferì flebili parole
la donna che interrò nei campi,
un cordone di ombre.
Non recita verità la storia,
ho visto mia madre
era una bambina,
con la veste lunga, antica.
Sporgeva incline,
oscillava la seggiola,
elargiva sorrisi, alla bambina
gradì un dono dalle sue mani,
una bambola di tela.
L’infanti non crescono
son gelosi dei nostri sguardi,
mi tiene stretta a sè
in un lungo e forte abbraccio,
così che le mani si sfiorano
l’accarezzi e impari ad amarla
scopri che profuma di giochi
donati ai tuoi fratelli con lacrime
d’inchiostro assorbite da un libro.
Mentre nasce il volto del mattino
l’espressione si perde
nella semplicità, tenera.
Eppure noi siamo qui
il presente nella nostra vita
nessuno potrà cancellare
perché io e te saremo
un girotondo senza fine,
nel ricordo più bello.

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La ragazza alla finestra
(Omaggio a Salvador Dalì)

Un quadro nel quadro
la finestra della stanza.
Impressa nella mia mente
una ragazza mora,
affacciata alla finestra,
con i gomiti appoggiati
sul davanzale.
Le tende piegate e mosse
da soffice brezza marina,
in un’atmosfera rilassante,
complice l’abito che lascia
intravedere la dolcezza,
del corpo sinuoso,
che le scivola addosso.
Di schiena dipinta
Non vedo il suo viso
Ciò mi suscita emozioni
più nascoste e le età della vita.
Mi affascina immaginare
il suo pensiero in quell’istante,
il suo sguardo rivolto a
sinistra non per caso,
forse attratta da curiosa
visione che l’affascina.
Osserva la riviera,
con particolari nascosti
dalle pareti domestiche
che ne fanno da cornice.
Il suo sguardo si posa su dolci colline
all’orizzonte, le onde marine
si fondono alle nuvole del cielo
onda su onda mi porta a immaginare
un posto accanto alla ragazza,
Il desiderio del suo sguardo
attraverso la finestra di quella stanza.
Desiderio di affascinarmi
il viaggio, il mistero,
l’attesa della solitudine
e un percorso di una immagine
di due persone che si
allontanano verso l’orizzonte.

* * *

Uomo di legno

Intarsiato nell’ambra, incastonata corteccia
stormo vociante di spade, cucito addosso
all’uomo di legno,
uomo del tuo tempo e di tutti tempi
filetti d’albero è il tuo cuore che non batte,
raggiante e l’amore che dirige i fili pungenti.
Il sole stende le ali ogni notte
l’acqua eclissa dal mare al cielo
una conchiglia diventa perla
e sotto la corazza diventi
dolce cibo per gli avvoltoi,
rivelando ogni punto debole dell’armatura.
Son venuto a prenderti donna amata
la tua vita fugge da questo miraggio di assetati
e il vento geme, sono acqua alle radici
per le tue vene.
Sei proprio tu, entra nella luna
e non parlare di questi immensi drappi di stelle
se compagna sei del re le trecce hai sciolto,
a chi hai rubato baci a gran sorsi, forse al mio
vitreo cuore che può essere compagno
di questo assoluto in te,
che farà l’assoluto questo istante.
Avevo ancora speranza, eravamo insieme
una carezza all’infinito su questi bordi taglienti
quei fiochi lampioni dimenticati dal tempo
mentre l’aria vibrava e tremava, il fremito
prima dell’esplosione che bruciava l’alba
la lava si cristallizzava e il legno cigolò.

Svela il volto, mostra il tuo viso
ho udito il suono gladio del ferro
fuggire, mentre deserti sotterro
avvicinati e guarda l’amato ucciso.

 

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Giuseppe Venticinque, Catania 14 marzo 1957, figura con composizioni in numerose antologie letterarie. La poesia “Legami l’anima” selezionata al concorso CET Scuola Autori di Mogol 2018 ha ricevuto una menzione speciale ed è stata inserita nel volume. Un’altra poesia “Odor Grànora” è stata menzionata ed inserita nel volume Premio internazionale “Maria Cumani Quasimodo”. Vincitore del 15° premio poesia “Carmelo Pitrolino 2018” con la poesia in lingua Italiana “La casa dei sogni sospesi”, richiama il titolo del libro “Premio Keramos con la lirica” Uomo di legno” e riceve diversi riconoscimenti come Poeta eccellente in Spagna e Messico.

 

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