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QUELLI CATTIVI di Antonio Del Greco e Massimo Lugli (intervista)

febbraio 28, 2019

QUELLI CATTIVI di Antonio Del Greco e Massimo Lugli (Newton Compton): intervista agli autori

Un romanzo che il duo letterario considera come “inattaccabile dal punto di vista della realtà: o quello che scriviamo è accaduto oppure potrebbe accadere”

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di Massimo Maugeri

Antonio Del Greco e Massimo Lugli formano una coppia narrativa molto affiatata e competente. Potremmo definirli come gli “Attenti a quei due” (rievocando il titolo di un celebre telefilm di qualche decennio fa) della narrativa sulla criminalità italiana.

Antonio Del Greco è nato a Roma nel 1953 ed è entrato in Polizia nel 1978. Dopo i primi incarichi alla Questura di Milano, è stato dirigente della Omicidi. Sue le indagini su alcuni dei più grandi casi di cronaca nera degli ultimi anni, tra cui l’omicidio del “Canaro” alla Magliana, la cattura di Johnny lo Zingaro, il delitto di via Poma, la Banda della Magliana. Attualmente è direttore operativo della Italpol.

Massimo Lugli si è occupato per «la Repubblica» di cronaca nera per quarant’anni. Ha scritto Roma Maledetta e per la Newton Compton La legge di Lupo solitario, L’Istinto del Lupo, finalista al Premio Strega, Il Carezzevole, L’adepto, Il guardiano, Gioco perverso, Ossessione proibita, La strada dei delitti, Nelmondodimezzo. Il romanzo di Mafia capitale, Stazione omicidi. Vittima numero 1, Vittima numero 2 e Vittima numero 3, Città a mano armata, Il criminale e nella collana LIVE La lama del rasoio. Suoi racconti sono contenuti nelle antologie Estate in giallo, Giallo Natale, Delitti di Ferragosto, Delitti di Capodanno e Delitti in vacanza. Ha firmato con Andrea Frediani Lo chiamavano Gladiatore. Cintura nera di karate e istruttore di tai ki kung, pratica fin da bambino le arti marziali di cui parla nei suoi romanzi.

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Antonio Del Greco e Massimo Lugli hanno scritto insieme Città a mano armata, Il Canaro della Magliana e il recente Quelli cattivi (di cui ci occupiamo nell’ambito di questa intervista). Il sottotitolo del romanzo la dice lunga: “Roma non vuole padroni”. Una storia incentrata sui seguenti elementi: un terrorista nero, un boss della criminalità romana, una città dilaniata dalla violenza e dalla sete di vendetta, La nascita e l’ascesa della “grande mala” nella capitale.

Ne discuto con gli autori…

– Antonio, Massimo… come nasce il vostro sodalizio letterario?
Il nostro sodalizio letterario nasce da un’amicizia e una stima reciproca che dura da oltre 30 anni. Quando siamo andati in pensione ci siamo incontrati per caso: Antonio andava a correre, Massimo a sparare al poligono con un curioso ribaltamento di ruoli. Come tutti gli anziani, ci siamo messi a ricordare i vecchi tempi e le tante avventure che avevamo vissuto in parallelo. Alla fine, entrambi abbiamo avuto l’idea che ne poteva nascere un libro. La “Newton Compton” ha accettato di buon grado il progetto e ci siamo messi al lavoro su “Città a mano armata”. Fin dall’inizio abbiamo capito che ne sarebbero seguiti altri.

– Cosa potete raccontarci sulla genesi di “Quelli cattivi”? A chi è venuto per prima in mente l’idea forte che sta alla base di questa narrazione?
L’idea iniziale è di Antonio. Ricordava bene il furto da 40 miliardi di lire messo a segno a Marbella all’inizio degli anni 80: quanto di più romanzesco si potesse immaginare, soprattutto per la successiva caccia al tesoro e l’interrogativo mai risolto: ma dov’è finita la gran parte del bottino mai recuperata? Chi ha trovato tutti quei soldi? Ma dobbiamo ricordare che si tratta comunque di una trama di fantasia anche se molti personaggi sono tratti dalla cronaca nera passata e recente.

– Avete svolto un’attività propedeutica alla scrittura del romanzo (attività di studio e ricerca, anche a livello giornalistico, per esempio)?
Sì, naturalmente oltre che ai nostri ricordi personali ci siamo affidati a un meticoloso lavoro di ricostruzione tra verbali, atti giudiziari, testimonianze di chi ha lavorato all’indagine di allora. Antonio è riuscito perfino a ritrovare lo schema del sistema d’allarme del Banco de Andalucia di allora e a descrivere perfettamente il metodo (quasi fantascientifico) con cui venne disattivato dagli “uomini d’oro”. In altre occasioni ci siamo divertiti a fare un cocktail di passato e presente con situazioni che appartengono alla cronaca recente come la famosa testata in diretta al giornalista Daniele Piervincenzi che “anticipiamo” di una trentina d’anni.

– Cosa potete dirci sul luogo e sul tempo storico della narrazione? Quale Roma “viene fuori”? Quali sono gli anni di riferimento in cui è ambientata la storia?
Questo è stato il nodo centrale del nostro lavoro. Volevamo raccontare la genesi e l’ascesa della grande criminalità di Ostia, fino al predominio delle tre famiglie malavitose che ancora, nonostante le indagini e gli arresti che si sono susseguiti negli anni, continuano a regnare sul territorio. I recenti fatti di cronaca lo dimostrano ampiamente. Al tempo stesso abbiamo rievocato e rivissuto assieme un periodo buio ma affascinante della storia di Roma e d’Italia, gli anni di piombo e le grandi guerre di mala che portarono alla supremazia della Banda della Magliana su altre, agguerrite, organizzazioni romane. Una fase storica in cui la paura, il sangue, le sparatorie, i sequestri, le aggressioni, i colpi nei caveau erano realtà quotidiana. Al tempo stesso abbiamo dedicato molta attenzione ai metodi investigativi e alle tecniche operative della polizia. Teniamo a dire che ogni riga del nostro libro è inattaccabile dal punto di vista della realtà: o quello che scriviamo è accaduto oppure potrebbe accadere. Il lettore viene letteralmente trasportato negli uffici della squadra mobile o dei commissariati, assiste a un interrogatorio coi metodi brutali di una volta, partecipa a una retata o a una perquisizione. Questa, a nostro parere, è la forza e l’originalità di tutti i nostri libri.

– Come avete organizzato l’attività di scrittura a quattro mani? Avete un metodo particolare (per esempio, vi dividete le scene da narrare o cos’altro)?
Sì il nostro metodo è semplice: Antonio ci mette l’esperienza e la fantasia, Massimo le parole e lo stile letterario. Ci incontriamo una o due volte alla settimana, spesso in un bar (dove, se qualcuno intercettasse le nostre conversazioni, finiremmo sicuramente in carcere a rotta di collo), decidiamo ogni passaggio successivo, tratteggiamo la trama di ciascun capitolo e… ci divertiamo da matti. Poi Massimo scrive, manda il testo ad Antonio che aggiunge, corregge o migliora la stesura e andiamo avanti. E’ un lavoro perfettamente sinergico, in cui ci completiamo reciprocamente in un continuo dialogo yin/yang tra lo sbirro e il pennivendolo. Nessuno dei due ha un ruolo predominante o una responsabilità maggiore dell’altro. Ogni libro è merito (o demerito a seconda del parere di chi legge) di entrambi.

– Il sottotitolo del libro è “Roma non vuole padroni”. Come lo commentereste?
Ci riallacciamo alla domanda precedente. La Capitale (a parte il breve periodo della Magliana) non ha mai avuto una Cupola, una gang criminale egemone su tutte le altre. E’ così dai tempi dei bulli dei rioni, padroni indiscussi di piccole fette del territorio che però non avevano il minimo potere su altri quartieri della città. Quella romana è una malavita anarchica, violenta ma disorganizzata, fatta di “paranze” e di “batterie” che si aggregano e si disgregano di continuo, di alleanze effimere, di rivalità circoscritte. Quelli che inneggiavano al “Pijamose Roma” sono tutti finiti malissimo, dai Marsigliesi degli anni 70 fino ai giorni nostri.

– Come descrivereste i protagonisti della vostra storia, Omar Gentile e Pietro Salis, al pubblico dei lettori?
Omar Gentile è un personaggio di pura fantasia, delineato sulla base di tanti militanti del terrorismo nero degli anni 80 ed è sicuramente il più problematico e riflessivo tra i due. La sua fede nella “Rivoluzione Nazionale” vacilla, si domanda se il sangue, gli arresti, le vite bruciate degli anni di piombo abbiano effettivamente un senso e, alla fine, ripiegherà su una scelta completamente diversa e personale. Pietro Salis è tratto da una figura realmente esistita, quella di Paolo Frau, assassinato a Ostia nel 2002 (non stiamo spoilerando, l’omicidio è il prologo del romanzo), uno dei più grossi boss della fazione di Ostia della Banda della Magliana ma anche qui la fantasia la fa da padrone. Da notare che entrambi vivranno un amore folle e tragico, capace di cambiarli per sempre. Con la fissa di Massimo sul taoismo, aggiungiamo che anche qui c’è la componente yin/yang. Ma se attacchiamo con la filosofia cinese Massimo non la finisce qui, quindi basta così.

– Il vostro sodalizio letterario continuerà? Avete idee per altri libri? State già lavorando a una nuova storia?
Certo, l’appetito vien mangiando. In questo momento Massimo sta scrivendo un romanzo da solo (che ruoterà attorno all’omicidio di Pasolini) ma appena avrà finito abbiamo già una nuova idea per un nuovo testo in comune. E forse in seguito un altro ancora, chissà. Ne abbiamo parlato con l’editore e ci ha dato il suo placet, cosa di cui siamo felicissimi. Non vogliamo fare anticipazioni ma ci saranno indagini, violenza, colpi di scena e… tanto sesso. Per noi sarà l’occasione di ricominciare a incontrarci, a lavorare a quattro mani e a shoccare gli avventori dei bar con le nostre conversazioni da criminali. Non vediamo l’ora.

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Quelli cattivi - Massimo Lugli,Antonio Del Greco - copertinaLa scheda del libro

Omar Gentile, “colonnello” di una formazione di estrema destra e Pietro Salis, conosciuto come “er Cattivo”, boss indiscusso della criminalità del litorale romano: non hanno nulla in comune, né ideali, né obiettivi, né stile di vita. È un furto in banca da quaranta miliardi, realizzato a metà degli anni Ottanta, a segnare l’inizio di un sodalizio criminale tra i terroristi neri e i criminali di Ostia. E a dare il via a una catena di omicidi, attentati e ricatti che andrà avanti per più di un decennio, attraversando una delle fasi più drammatiche e sanguinose della storia italiana e della Capitale, funestata da una malavita spietata e aggressiva e dalla tragedia degli anni di piombo. Partendo da un reale fatto di cronaca, Antonio Del Greco e Massimo Lugli, con un ritmo serratissimo e colpi di scena di ogni genere, raccontano l’affascinante e violenta storia della “grande mala”: la sua nascita, l’ascesa e il cambiamento di un gruppo criminale che ancora oggi domina incontrastato sulla scena di Ostia e di Roma.

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