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CON L’ARTE E CON L’INGANNO di Valeria Corciolani: incontro con l’autrice

giugno 27, 2021

“Con l’arte e con l’inganno” di Valeria Corciolani (Rizzoli): incontro con l’autrice e un brano estratto dal romanzo

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Valeria Corciolani è nata e vive a Chiavari. Laureata all’Accademia di Belle arti di Genova, è scrittrice e illustratrice. Tra i suoi libri ricordiamo Lacrime di coccodrillo (2010), Il morso del ramarro (2014) e la serie della colf e l’ispettore, inaugurata nel 2017 con Acqua passata.

Il nuovo romanzo di Valeria Corciolani, pubblicato da Rizzoli, si intitola “Con l’arte e con l’inganno“. Abbiamo avuto il piacere di tornare a invitare l’autrice per raccontarci qualcosa su questo nuovo libro: il primo romanzo di una nuova serie legata al mondo dell’arte, con una protagonista esplosiva e l’incantevole scenario dell’entroterra ligure.

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«Devo confessare che appena Rizzoli mi ha contattata proponendomi di iniziare una serie con loro», ha detto Valeria Corciolani a Letteratitudine, «la prima cosa che ho pensato è stata: questa volta ci infilo l’Arte!
Sì, era un’idea che mi frullava in testa da un po’, specialmente l’arte poco conosciuta, che vive sottotraccia, nascosta nelle pieghe dei dettagli, in quella “grammatica” fatta di colori, simboli, messaggi celati…
Rizzoli ne è stata subito entusiasta e così è nata lei: Edna Silvera, storica dell’arte e restauratrice di grande talento che a un certo punto della sua vita decide di abbandonare tutto e dedicarsi all’insegnamento. Amatissima o odiatissima dagli studenti e (mal)sopportata dai colleghi, Edna ha fatto del suo cervello e del suo lavoro il fulcro della propria vita. Senza contare che essersi da tempo affrancata dal desiderio di piacere a tutti i costi le lascia la libertà di dire quasi sempre ciò che pensa. Anzi, togliamo pure il quasi, lo dice e basta. E comunque Edna Silvera, cinquantasette anni portati alla grande, da più di un anno ha dato un taglio anche la carriera universitaria, ufficialmente per una “divergenza di opinioni”, in realtà l’aver dato del “coglione maschilista” a un suo collega e avergli riempito l’auto di letame, potrebbe aver influito sulla faccenda.
E vogliamo parlare di sua madre Zara? Una fulgida ottantenne accomodante come un T-Rex che si è appena visto soffiare la cena e che fa scappare una badante dietro l’altra.
Eppure Edna chiederebbe solo di starsene nella villetta sulle alture di Chiavari, in compagnia del gatto Cagliostro e delle sue galline che adorano la musica degli ABBA e hanno nomi da dive del cinema (la Garbo, Marilyn, Bette Davis, la rossa Rita Hayworth), a seguire le sue ricerche in santa pace. O almeno fino all’arrivo di Leonardo Sacco, nuovo vicino di corredato di una rombante Triumph Thruxton che scompiglia quiete e pennute. Passando sopra il fatto, non del tutto irrilevante, che Leonardo è bello come un dio greco, Edna scopre che è pure ingegnere informatico e hacker di tutto rispetto, portandola a piombargli in casa a qualsiasi ora del giorno e della notte, con lo scopo di usufruire di suddette abilità, mettendo a dura prova la di lui vita sociale e sentimentale.
E poi c’è il vicerettore Schiaffino, non rassegnato all’idea di aver perso la sua migliore insegnante (o forse sotto c’ è qualcosa di più personale?), che trova un pretesto dietro l’altro per coinvolgerla a nome della Facoltà e non solo. Infatti Edna viene spedita a una conferenza a Siestri, paesino dell’entroterra ligure abbarbicato sui tornanti. Una vera tortura, coronata da un piccolo incidente d’auto che la costringe a entrare nel negozio più vicino – la bottega di un antiquario – per cercare aiuto. Quando scopre il cadavere del proprietario, riverso a terra dietro una tenda e con le braghe calate, la polizia la considera una semplice testimone. Ma poi è lei a notare un dettaglio: un’antica tavola di legno che, sotto uno strato di pittura, potrebbe nascondere un segreto…»

 

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Un estratto del romanzo: “Con l’arte e con l’inganno” di Valeria Corciolani (Rizzoli)

Silenzio.
Edna preme l’indice sul campanello, sempre più a fondo, spinta dalla determinata disperazione di chi, pur di non arrendersi all’evidenza, sarebbe disposto a varcare quella soglia anche compenetrandosi tra i cavi del citofono.
Perché ora ha bisogno dell’unica persona al mondo in grado di domare Zara Guglielmi, geneticamente programmata a deflagrare la sopportazione di chiunque sia costretto a gravitare nella sua abbagliante e tirannica orbita.
È che il reclutamento si fa ogni volta è più difficile.
Suona ancora.
Uno scricchiolio, lieve ma inconfondibile.
Edna appoggia l’orecchio al battente di cipresso.
Silenzio.
Ma questa volta un silenzio spesso e vitale, che risuona come un metro e ottantasei per centodieci chili fasciati in lucida seta giapponese che trattengono il respiro.
«Lo so che sei lì, apri, dài» Edna picchia col palmo aperto sul legno, «su, non te lo chiederei se non fossi disperata!»
Silenzio.
«Ti do quello che vuoi, giuro, basta che mi aiuti» alita sulla porta Edna.
Silenzio.
Poi qualcosa di molto simile allo sbuffo di una balenottera riverbera sui marmi delle scale e con un soffice clack, la porta finalmente si apre.
«Il Negri, voglio l’incisione del Negri» dice l’Unica Salvezza, ostruendo con la sua mole tutto il vano tra gli stipiti.
«Il Negri?!» pianta le mani sui fianchi Edna, «pretendere l’incisione di un Tenebroso del 1698 per passare un po’ di tempo con una quasi ottantenne leggermente su di giri, dalle mie parti si chiama estorsione, non ti pare di esagerare?»
«A risarcire il dover stare di nuovo da tua madre per giorni o, Dio non voglia, settimane non basterebbe un Caravaggio e tu lo sai, quindi sono stato più che generoso. A tradirmi è stata quella maledetta asse del parquet, vero?, devo decidermi a metterla a posto. Entra, dài, hai la faccia di una che ha urgenza di un caffè.» Poi la squadra dalla testa ai piedi, sfregando pensoso la corta barbetta alla Cavour. «Mah, a guardarti meglio mi verrebbe da passare direttamente al principio attivo del famigerato vino mariano di Pio XII, ma procediamo per gradi», stringe la cintura della vestaglia e le fa strada.
Edna segue quella schiena larga come un pilone in lucida seta dorata, e non fosse che stamattina non è in vena di facezie e tantomeno umorismo le verrebbe da paragonare il qui presente, stimatissimo musicologo e critico musicale (nonché potenziale sua Unica Salvezza) Ottavio Battiston, a un mastodontico gianduiotto. Ridacchia senza troppa convinzione, che il limo della catastrofe è forse un poco sceso, ma continua a lambirle le ginocchia, pronto a riafferrarla fino al collo.
«Ti diverti o è un ghigno da pre-ictus?» la sbircia lui dall’anta di una vetrinetta.
«Ma cosa vuoi che mi diverta, fammi il piacere, che annaspo dell’Incubo Maiuscolo dalle sei e un quarto di stamattina. Dimmi di te, piuttosto, hai preso dell’altra roba dall’ultima volta o sbaglio?» domanda, districandosi tra la profusione di statue, quadri, antichi strumenti musicali e oggetti stravaganti, che danno al lungo e cupo corridoio l’aspetto bizzarro di una bottega di Diagon Alley.
«Fammi pensare» si guarda in giro lui, piroettando la sua stazza da armadio a quattro ante tra i percorsi ritagliati al millimicron, con inaudita leggiadria, «forse il piccolo fortepiano che vedi laggiù, un autentico gioiellino, dopodomani viene l’accordatore a rimettermelo in forma, ma già così è uno spettacolo. Ora siediti là che dico a Flora di prepararti un caffè, e intanto mi racconti.»
«Cosa vuoi che ti dica?» Edna respira il morbido aroma tostato e ne beve un lungo sorso, nero e bollente come piace a lei. «Kalina ha preso padella, trolley e consonanti, e se n’è andata.»
«Questo lo so, altrimenti non saresti qui. Dimmi quello che non so.» Ottavio la sbircia da sopra la pipa, allungando le gambe sul tappeto.
«Le ha dato della zingara. Anzi, zingara analfabeta e cretina. E poi l’ha presa a bottigliate. Per una questione semantica sui legumi, pare» beve un altro sorso e poi abbassa gli occhi, «con quelle babbucce color ramarro e tutto quel fumo intorno fai un tantino Brucaliffo, ne sei cosciente, vero?»
«Ah ah» ridacchia tossicchiando lui, piuttosto divertito. «Avrei voluto esserci, anche se tutta la mia comprensione va alla povera Kalina. E comunque» si sporge in avanti soffiando via il fumo in due brucaliffici cerchi perfetti, «per una che è piombata qui a supplicare aiuto, dare della larva alla tua potenziale risorsa non mi pare una strategia molto avveduta. Ne sei cosciente, vero?»
Edna muove un sopracciglio con l’aria di una che potrebbe anche essere d’accordo, ma certe associazioni mentali a volte sono così dirompenti da non poter essere censurate dal cervello, figurarsi dal buonsenso.
«E poi? Perché quella che ho davanti è un’Edna Silvera, pur sempre piacente, ma strapazzata come un’omelette: c’è dell’altro?» la incalza Ottavio, spingendole davanti al naso la ciotola colma di Kipferl che fa venire direttamente da Vienna.
«Il fatto che mia madre disperda più badanti che starnuti non ti pare sufficiente?» bofonchia lei, sgranocchiando uno di quei dolcetti da mezz’etto di burro a morso, che Ottavio non dovrebbe avvicinare neppure come concetto in sé.
«Forse. All’università come va?»
Edna alza la testa di scatto e lo fissa con gli occhi a lama.
«Te l’ha detto lei?» sputa secca.
«Chi, Zara?» sbuffa con calma due cerchi di fumo, «no. Ho tirato a indovinare, e a giudicare dalla tua faccia direi che ci ho preso. Allora?»
«Allora niente. Un anno che me ne sono andata sbattendo la porta e ancora mi obbligano a tenere seminari e boiate del genere, e solo perché quel deficiente di Schiaffino sostiene che “faccio audience”» virgoletta l’aria con le dita, «ma ti pare? Tecniche artistiche e antropologia dei beni culturali misurati come un talk show!»
«Tutto ormai viene sottoposto alla legge del mercato, cara mia, e l’arte soprattutto. Dovresti saperlo. E poi che c’è di male? Le tue lezioni sono uno spettacolo e privare i tuoi studenti di un qualcosa in grado di sollecitare i loro encefali spugnosi, personalmente lo ritengo un crimine contro l’umanità. Per questo il vicerettore Schiaffino non ti molla.»

(Riproduzione riservata)

© Rizzoli

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La scheda del libro: “Con l’arte e con l’inganno” di Valeria Corciolani (Rizzoli)

Una nuova serie legata al mondo dell’arte, con una protagonista esplosiva e l’incantevole scenario dell’entroterra ligure.

La prima indagine di Edna Silvera, storica dell’arte e detective per caso

Edna Silvera, cinquantasette anni, è storica dell’arte e restauratrice di grande talento. Abita in una villetta a Chiavari e l’unica compagnia che gradisce è quella del gatto Cagliostro e delle sue galline, che adorano la musica degli ABBA e hanno nomi da dive del cinema (la Garbo, Marilyn, Bette Davis, la rossa Rita Hayworth). Chi la conosce sa che non ha peli sulla lingua: che si tratti di mettere in riga la madre ottantenne, Zara, che fa fuori una badante dietro l’altra, o di farsi valere con i baroni universitari, lei non si tira indietro. Anche se spesso finisce col mettersi nei guai. Dopo aver dato del “coglione maschilista” a un collega, Edna viene spedita a una conferenza a Siestri, paesino dell’entroterra ligure abbarbicato sui tornanti. Una punizione bella e buona, coronata da un piccolo incidente d’auto che la costringe a entrare nel negozio più vicino – la bottega di un antiquario – per cercare aiuto. Quando scopre il cadavere del proprietario riverso a terra dietro una tenda e con le braghe calate, la polizia la considera una semplice testimone. Ma poi è lei a notare un dettaglio: un’antica tavola di legno che, sotto uno strato di pittura, potrebbe nascondere un tesoro…

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