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ALESSANDRA SELMI racconta AL DI QUA DEL FIUME (Nord)

gennaio 7, 2023

Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi - Alessandra Selmi - copertinaCome nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: ALESSANDRA SELMI racconta il suo romanzo “Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi” (Nord)

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di Alessandra Selmi

Questo romanzo è un dono d’amore, un sussurro dall’aldilà, un consiglio ascoltato troppo tardi o, più probabilmente, al momento giusto.
Saranno passati dieci anni, forse quindici da allora. La mia nonna Piera – donna fatta di tungsteno, su cui la vita si è accanita invano – è sempre stata una grande amante dei viaggi, che si vantava di aver girato tutto il mondo senza conoscere una parola d’inglese, usando il dialetto brianzolo. Quando non poteva andare lontano, viaggiava leggendo, frequentando cineforum e circoli culturali, o si concedeva qualche gita fuori porta. Fu così che andò a Crespi d’Adda: forse era con il circolo bandistico locale o con l’associazione tal dei tali o con il club di non so cosa. Un pomeriggio, di molti, molti anni fa.
Tornata a casa, come ogni volta, venne a ragguagliarmi.
«Devi andare a vederlo» mi disse. «Vedessi che posto!». Poi si perse nel racconto delle casette tutte uguali stese davanti alla fabbrica ormai silenziosa, la chiesa, il cimitero…
Non era un consiglio. Mia nonna non consigliava: ordinava e basta, tu dovevi solo obbedire.

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)
Ricordo che il racconto di questo padrone onnipresente che si prendeva cura dei propri operai come un padre, bonario e severo al tempo stesso, a me parve inquietante. Tra me e mia nonna correvano due generazioni: più che sufficienti a stravolgere il significato di «padrone» – per lei garanzia di benessere, per me oppressione.
In ogni caso, non l’ascoltai – lei era in pensione, io invece di tempo per le gite fuori porta ne avevo ben poco tra i miei cinque o sei lavori per tirare su uno stipendio – e me ne dimenticai. O almeno così credevo.
Passarono gli anni. La nonna se ne andò lasciandomi un’impressionante quantità di saponette disseminate nei cassetti a mo’ di antitarme e un grande vuoto. C’erano tante cose irrisolte tra noi, talvolta non era facile starle accanto.
Poi, un giorno, mentre ero alla ricerca di un argomento su cui ambientare il nuovo romanzo, dopo molti mesi di infruttuose ricerche, all’improvviso mi tornò in mente il consiglio, o meglio l’ordine, della nonna Piera. Qualcuno lo chiama «insight», a me piace di più «magia».
Ricordo ancora il giorno, anzi la sera: era il 10 settembre del 2020.
Fino a quel momento a Crespi d’Adda non c’ero mai stata. Non sapevo bene cosa fosse, cosa avrei trovato. Avevo solo quel lontano ricordo, quella voce che veniva da qualche parte dentro di me: «Vai a Crespi d’Adda».
Bastarono poche ricerche su Internet per rendermi conto di avere per le mani una storia incredibile, sia sul piano umano che imprenditoriale. Possibile che nessuno ci avesse ancora pensato di scriverci un romanzo?
Sono poi serviti due anni di durissimo, instancabile lavoro, molte ricerche, scritture e riscritture, svariati momenti di sconforto seguiti da fiammate di entusiasmo, e poi giù di nuovo nelle paludi del «non ce la farò mai» e ancora su, spinta dalla certezza di poter fare qualcosa di grande.
Aveva ragione, la nonna Piera. Dovevo andarci a Crespi d’Adda: questo villaggio operaio di fine Ottocento ha cambiato la mia vita, non diversamente da quella di tanti lavoratori del cotone che qui hanno trovato casa, lavoro, benessere, amore, famiglia ed eterno riposo. Scrivendo questo romanzo ho imparato a fidarmi e ad affidarmi. Ho imparato a piangere di gioia. Ho imparato a crederci con tutta me stessa e a spendermi fino all’ultima energia.
Questo romanzo mi ha dato l’opportunità di scriverne un altro e poi magari un altro ancora, di fare della scrittura un lavoro vero, retribuito, con cui posso pagare le bollette. Ha realizzato il più grande, apparentemente impossibile sogno della mia vita: diventare una scrittrice.
Aveva ragione, la nonna Piera. Come sempre, del resto.
Mi spiace che non sia qui, di non poterglielo dire di persona, di farmi incenerire dal suo sguardo che significa «Te l’avevo detto» e «Ma tu non mi ascolti mai». Probabilmente darebbe un’alzata di spalle, come a dire che cinquecento pagine non sono niente di speciale. Dentro di sé, però, sarebbe felice di ritrovarsi alla fine dei ringraziamenti e su questo articolo.
Ovunque sia, so che è orgogliosa di me.

(Riproduzione riservata)

© Alessandra Selmi

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La scheda del libro: “Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi” di Alessandra Selmi (Nord)

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)Il racconto appassionato dell’intreccio di destini tra imprenditori visionari e coraggiosi e famiglie operaie: speranze, drammi, vendette e amori in un grandioso ed emozionante affresco storico.

È solo un triangolo di terra delimitato dal fiume Adda, lo si può abbracciare con uno sguardo. Ma, nel 1877, agli occhi di Cristoforo Crespi rappresenta il futuro. Lui, figlio di un tengitt, di un tintore, lì farà sorgere un cotonificio all’avanguardia e, soprattutto, un villaggio per gli operai come mai si è visto in Italia, con la sua chiesa, la sua scuola, case accoglienti con giardino. Si giocherà tutto quello che ha, Cristoforo, per realizzare quel sogno. I soldi, la reputazione e anche il rapporto col fratello Benigno, ammaliato dalle sirene della nobiltà di Milano e dal prestigio di possedere un giornale. Per Cristoforo, invece, ciò che conta è produrre qualcosa di concreto e cambiare in meglio la vita dei suoi operai. E la vita della giovane Emilia cambia il giorno in cui si trasferisce nel nuovo villaggio. Figlia di uno dei più fedeli operai dei Crespi, e con una madre tormentata da cupe premonizioni del futuro, Emilia è spettatrice della creazione di un mondo autosufficiente al di qua del fiume, e la sua esistenza, nel corso degli anni, si legherà ineluttabilmente a quella degli altri abitanti di Crespi d’Adda. Come la famiglia Malberti, l’anima nera del villaggio, o gli Agazzi, idealisti e ribelli. Con loro, Emilia vive i piccoli e grandi stravolgimenti di quel microcosmo e affronta le tempeste della Storia: i moti per il pane del 1898, la prima guerra mondiale, le sollevazioni operaie… Tuttavia il destino farà incrociare la sua strada anche con quella di Silvio Crespi, erede dell’azienda e della visione del padre Cristoforo. Nonostante l’abisso sociale che li divide, tra i due s’instaura un rapporto speciale che resisterà nel tempo, e sarà Emilia il sostegno di Silvio nel momento in cui i Crespi – forse diventati troppo ricchi, troppo orgogliosi, troppo arroganti – rischieranno di perdere tutto. Fino all’avvento del fascismo, quando il villaggio Crespi, come il resto del Paese, non sarà più lo stesso.

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Alessandra Selmi è una scrittrice ed editor italiana. Ha collaborato come editor con diverse case editrici, e` titolare dell’agenzia letteraria Lorem Ipsum, dove si occupa di scouting ed editing, insegna Scrittura editoriale nell’ambito dei master dell’Universita` Cattolica di Milano. Dalla sua esperienza sono nati i libri E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor (Editrice Bibliografica, 2014) e Come pubblicare un giallo senza ammazzare l’editore (Editrice Bibliografica 2016). La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon è il suo primo romanzo, edito da Baldini e Castoldi nel 2015, cui sono seguiti Le origini del potere. La saga di Giulio II, il papa guerriero (2020) e Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi (2022) entrambi pubblicati da Nord.

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