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ADDICTED: Serie tv e dipendenze – intervista a Carlotta Susca

Copertina Addicted FRONTEADDICTED: Serie tv e dipendenze (LiberAria) a cura di Carlotta Susca

Autori: Carlotta Susca, Jacopo Cirillo, Leonardo Gregorio, Marika Di Maro, Michele Casella

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di Massimo Maugeri

Carlotta Susca è consulente editoriale e organizzatrice di eventi sulla narrazione nelle sue varie forme, anche quelle seriali; è stata docente del laboratorio di Editoria libraria e multimediale presso l’università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’ e insegna editoria e scrittura in vari corsi e workshop.
È autrice del saggio David Foster Wallace nella casa stregata. Una scrittura fra postmoderno e nuovo realismo (Stilo Editrice) e collabora con alcuni blog, per cui recensisce libri, film e serie tv.
Per Letteratitudine cura Storie (in) Serie, lo spazio dedicato alle serie Tv. Ma Storie (in) Serie è anche il titolo di una rassegna periodica dedicata alle serie Tv, che Carlotta cura a Bari (quest’anno svoltasi al Teatro Kismet). E sempre a cura di Carlotta Susca, per i tipi di LiberAria, è uscito di recente il volume Addicted. Serie tv e dipendenze, con il coinvolgimento di vari autori. Oltre alla stessa Carlotta Susca hanno partecipato: Jacopo Cirillo, Leonardo Gregorio, Marika Di Maro, Michele Casella.

-Carlotta, partiamo dall’inizio. Come nasce il tuo interesse per le serie TV?
Parlando di Addicted nelle varie presentazioni mi è tornato in mente il ricordo di serate sul divano a casa dei miei genitori in cui guardavo ogni tanto, in maniera sparsa, delle puntate di Lost sentendomi in colpa. Mi sembrava di indulgere in un piacere da tenere nascosto perché la televisione non era un passatempo degno di attenzione. Poi ho capito che il mio interesse per le storie e per come sono fatte poteva comprendere anche le narrazioni audiovisive, che avevano pari dignità della letteratura; leggendo Le origini del romanzo borghese di Ian Watt ho scoperto che anche i romanzi inizialmente erano considerati un intrattenimento di poco conto. Le serie TV sono solo un’altra forma delle storie, un altro modo per moltiplicare la propria esperienza di vita, per conoscere altre esistenze, per vedere rappresentati conflitti e relazioni che aiutano a dare un senso alla realtà. Ora sto lavorando su questi temi per la mia tesi di dottorato, e le serie TV sono oggetto della mia rassegna Storie (in) Serie, la cui seconda edizione si è appena conclusa a Bari al teatro Kismet.

-A tuo avviso, che tipo di ruolo giocano le serie TV di “ultima generazione” nell’ambito del più generale universo delle narrazioni? Leggi tutto…

DAVID FOSTER WALLACE NELLA CASA STREGATA (uno stralcio del libro)

In esclusiva per Letteratitudine, pubblichiamo uno stralcio del saggio DAVID FOSTER WALLACE NELLA CASA STREGATA di Carlotta Susca (Stilo editrice)

La scheda del libro
David Foster Wallace è uno degli scrittori contemporanei canonizzati ‘dal basso’, da un popolo di lettori entusiasti e di internauti appassionati. Questa monografia offre spunti interpretativi sulla sua opera analizzando le tematiche wallaciane in maniera trasversale: da “Infinite jest” al postumo, incompiuto “Re pallido” passando per il romanzo giovanile e wittengesteiniano “La scopa del sistema”, e confrontando le tematiche dei racconti e dei saggi con quelle dei romanzi. Inserendosi nel dibattito sulla ‘morte del Postmoderno’ l’autrice delinea le caratteristiche, in campo letterario, della controversa corrente letteraria e offre spunti di riflessione sul “New Realism” e sull’Era dell’autenticità, che recentemente i critici hanno contrapposto al Postmoderno.

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Uno stralcio del saggio DAVID FOSTER WALLACE NELLA CASA STREGATA di Carlotta Susca (Stilo editrice)

2. Come la pensa Wallace sul Postmoderno, o perlomeno come la pensava ai tempi di Verso Occidente

Il personaggio D.L. di Verso Occidente, «scrittrice postmoderna» ferita nell’orgoglio dalle critiche di Ambrose ai suoi esperimenti di scrittura («L’inferno non conosce furia peggiore di quella di una postmodernista accolta con freddezza») abbandona il corso di scrittura del professore con il gesto teatrale di scrivere sulla lavagna una filastrocca di critica a Perso nella casa stregata:

For lovers, the Funhouse is fun

For phonies, the Funhouse is love.

But for whom, the proles grouse,

is the Funhouse a house?

Who lives there, when push come to shove?

Per gli innamorati, la Casa Stregata è divertente.

Per i falsi, quella casa è una passione.

Ma per chi, brontola l’uomo della strada,

quella casa è una vera abitazione?

Chi ci vive, se parliamo seriamente?

Già Barth si chiedeva chi fosse il beneficiario degli effetti della Casa Stregata che aveva costruito, infatti una delle due epigrafi a Verso Occidente è l’incipit del racconto di Barth: «Per chi è divertente la casa stregata del luna park?». ‘Per chi’ è l’interrogativo di tutto il racconto di Wallace: «For whom» si chiede in continuazione DeHeven, ma forse è solo «Vruuum», si scopre alla fine.

For whom? Che intendi?”, sta dicendo DeHaven a J.D.

“Continui a dirlo. A ripeterlo. Da due giorni interi. Avanti e indietro. For whom. Mi entra nella testa. Mi fa star male. Piantala”.

Vruuum. Sto dicendo vruuum, papà. È una composizione atonale a cui sto lavorando. Avrà a che fare coi motori, la velocità, la guerra-lampo. È un titolo. Il mio titolo”.

For whom, ‘per chi’, sono le prime due parole del più bel racconto del professor Ambrose”, dice Mark Nechtr.

Chi è il destinatario della Casa stregata? Per chi è scritta? Per  il lettore?

Eppure la narrativa postmoderna spesso non sembra scritta a beneficio del lettore, a cui risulta, a volte, eccessivamente complessa, oscura o semplicemente fine a se stessa.

Il romanzo postmoderno spesso sembra come l’automobile su cui viaggia il sestetto di Verso Occidente, «un pastiche, assemblato in casa a partire da pezzi scroccati qua e là», con «pezzi di tutte le marche». Ciò che Wallace teme è che manchi un senso, che l’automobile postmoderna non trasporti nulla, che la realtà sia esclusa a monte nella scrittura narrativa postmoderna, perché ritenuta poco verosimile. Barth lo ribadisce spesso, lo fa anche nella Casa stregata («[…] e in letteratura la pura verità deve sempre cedere il passo a ciò che è plausibile») ma lo teorizza diffusamente anche nel suo romanzo L’opera galleggiante. Leggi tutto…