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RAZZA DI ZINGARO di DARIO FO (un estratto)

gennaio 30, 2016

Trollmanngross.jpgPubblichiamo le prime pagine del romanzo RAZZA DI ZINGARO di DARIO FO (Chiarelettere)

Il libro
Lui è Johann Trollmann (1907-1943), pugile sinti nella Germania nazista, il più bravo di tutti, ma c’è un particolare: è uno zingaro.
La vita di Johann comincia subito di corsa, da quando, bambino, scopre la boxe e sale sul ring portando con sé i valori e la tradizione della sua gente, e guadagnando strepitose vittorie, una più emozionante dell’altra, con il pubblico (soprattutto femminile) in visibilio. Ma uno zingaro non è come gli altri tedeschi: come può rappresentare la grande Germania alle Olimpiadi del 1928? Le strade del successo ben presto gli vengono sbarrate, il clima politico peggiora, il nazismo travolge tutto, anche la sua vita e quella della sua famiglia. Non importa che Johann sia il più bravo, il titolo di campione dei pesi mediomassimi gli verrà negato, nonostante la vittoria sul ring.

Da quel momento la sua vita diventa impossibile: prima il divorzio cui è costretto per salvare la moglie e la figlia, poi la sterilizzazione, la guerra cui partecipa come soldato e infine il campo di concentramento e l’ultima sfida, quella decisiva, contro il kapò, che vincerà, e per questo sarà punito. Con la morte.

* * *

Le prime pagine di RAZZA DI ZINGARO di DARIO FO (Chiarelettere)

La prima volta sul ring

Nel 1914, nella Germania del Nord, ad Hannover,
un ragazzino di otto anni di nome Johann Trollmann
accompagna un amico di un anno più grande di lui
all’allenamento di boxe nella palestra della scuola secondaria
del loro rione. È la prima volta che gli capita.
di assistere a un’esibizione del genere. Aveva fatto sì a
pugni qualche volta con ragazzini della sua età, e in verità
non si era assolutamente divertito, anche perché gli
era arrivato un pugno proprio sotto l’occhio e un altro
all’altezza dell’orecchio, per cui, per tutta una giornata,
aveva continuato a lamentare strani fischi e vertigini.
In occasione della visita alla palestra osserva i ragazzi
salire su una pedana molto grande e affrontarsi con
le mani coperte da guantoni, nel tentativo di colpirsi
dalla testa a tutto il tronco. Si schivano, roteano uno
intorno all’altro, e poi all’improvviso tempestano il
rivale di pugni. I ragazzi della palestra che assistono
incitano e commentano spesso con applausi e anche
con risate, mentre il maestro di pugilato, muovendosi
a ridosso dei due allievi, lancia ordini su come comportarsi:
«Prendete fiato! Respirate col naso, non con
la bocca! Muoversi con le gambe! Le gambe fanno la
differenza fra un buon pugile e una schiappa! Stop,
da capo! Non restate sempre col braccio sinistro teso,
cambiate l’appoggio e la posizione! Indietreggiate, ma
subito tornate all’attacco! No, no, senza foga, leggeri,
come in un gioco!».
Alla fine dell’allenamento tutti i ragazzi vanno in un’altra
stanza dove ci sono le docce. È un rito che evidentemente
li diverte molto e li scarica dalla tensione. Scherzano,
sghignazzano, si prendono in giro l’un l’altro.
Quando Johann si trova di nuovo col suo amico esclama:
«Che bello questo sport! Mi sono divertito come un
pazzo. Potrei iscrivermi anch’io a questa scuola?».
E l’amico: «Certo, lo possiamo chiedere subito all’allenatore».
Johann viene presentato al maestro, che gli dà un’occhiata
mentre gli afferra le braccia e le tasta risalendo fino
alle spalle e al collo. Dopodiché gli prende un polso e lo
costringe a girare, prima da un lato, e poi a volteggiare su
se stesso. Quindi, indicando il suo ufficio, gli dice: «Vieni
con me. Può venire anche Franz, il tuo amico. Domani
mattina ci sarà il medico che ti farà una breve visita: al
cuore, ai polmoni eccetera. Qui poi c’è un documento,
in settimana tuo padre deve venire a firmarlo».
E da quel momento la vita di Johann cambia completamente.
Il giorno appresso i due ragazzi, Johann Trollmann e
Franz Uhlman, si ritrovano alla scuola con mezz’ora d’anticipo.
C’è la breve visita dal medico: tutto a posto, cuore,
polmoni e riflessi vari. Quindi Uhlman accompagna l’amico
a scegliersi un paio di pantaloncini da gara, una maglietta
e i guantoni. L’incaricato osserva le scarpe della giovane
recluta: «Accidenti, ma non ne hai un paio un po’ meno
pesanti? Quelli sono scarponi da alpinista!».
«No, mi dispiace. C’è mio fratello che ne ha un paio
che somigliano alle tue, ma di certo non me le presta!»
«Va bene, forse ne ho di leggere, erano di uno che ha
smesso.» E così dicendo gli offre delle scarpe usate ma
proprio del suo numero. E poi esclama: «Vai, la fortuna
comincia sempre dai piedi».
Di lì a qualche minuto lo stanzone si riempie di ragazzi.
Il maestro li saluta con qualche pacca sulle spalle:
«Oggi cominciamo col farci una bella corsa. Usciamo e
percorriamo tutto il parco fino alle rive del Leine, poi lo
attraversiamo sul ponte e a ’sto punto vediamo se avete
ancora fiato o è meglio riportarvi indietro».
Johann ha stampato sulla faccia un sorriso incontenibile.
Eccolo nel gruppo dei podisti, e senza rendersene conto
si ritrova di lì a poco in testa, vicino al maestro, che ogni
tanto si volge ai ragazzi e ordina: «Allungate il passo, e al
mio segnale fate tre giri su voi stessi. Via! Riprendete a
correre, e ora saltate, così!».
Ed esegue degli ampi salti, uno appresso all’altro. «Su le
braccia, correte agitando le braccia per aria, respirate sempre
col naso, e ora giù con le braccia, passi brevi. Fermi, stop!
Scendete quasi accovacciati su voi stessi, e ora cercate di
avanzare così. Attenti, rimontate in piedi e poi scendete,
sempre in movimento. Stop, ora camminate normali.»
Il gruppo ha attraversato il ponte e a questo punto il
maestro dà un nuovo ordine: «Tutti seduti! Cercate un
posto comodo. Che fai tu, ti sei accovacciato sulle pietre?
Che sei, un fachiro? Lì, sull’erba! La boxe non è uno sport
da penitenti». Trascorso un quarto d’ora tutti devono
tornare in piedi. «Lentamente, muovetevi di qua e di
là camminando. Vi fanno male un po’ i muscoli, vero?
Specie delle gambe. Strofinatele, ognuno faccia come
me.» E così dicendo si massaggia ginocchia e polpacci
con energia. «Continuate, e ora stop, si torna a casa. Fra
poco riprenderemo a correre, ma aspettate di scaldarvi.»
Johann si muove come un esaltato. L’allenamento lo ha
caricato di una gioia mai provata. La notte stessa è così
eccitato che non riesce a dormire. Finalmente prende
sonno e sogna di correre e saltare ancora. Al mattino è
già sveglio alle sette. L’appuntamento alla scuola è fra
tre ore.
Esce di casa quasi subito con un pezzo di pane e del
formaggio fra le mani e immediatamente comincia a
correre. Raggiunge il parco e lo attraversa ancora fino al
ponte. Quindi torna indietro. Finalmente è arrivata l’ora
di entrare nella palestra. «Cosa si fa oggi?»
Franz, il suo amico, gli dice: «Guarda, c’è scritto lì, su
quella tavola appesa. “Allenamento col sacco”». E indica
alcuni pallipponi riempiti di sabbia appesi davanti a loro.
Il maestro entra salutato da ognuno e quindi si mette
davanti ai sacchi. «I primi tre battono qua, gli altri con
me alle sbarre.»
Johann cerca di imitare il suo amico, che già si è posto
davanti ai pallipponi e sferra pugni a ritmo costante.
Ma subito Franz lo consiglia: «Non darci dentro troppo
forte all’inizio, altrimenti dopo un po’ ti senti le braccia
staccarsi dal busto».
Dopo i sacchi è la volta delle sbarre. Il maestro aiuta
Johann ad appendersi e quindi a risalire fino all’asta.
Passata una buona mezz’ora l’esercizio cambia all’istante.
Si tratta di gettarsi a faccia in giù fino a terra e risalire,
e quindi scendere di nuovo. «Uno, due, tre, quattro!»
Alla fine Johann si tocca i muscoli di tutto il corpo, che
sembrano diventati di legno. «Camminare, tutti quanti
camminate intorno lentamente!» è l’ordine del maestro.
«E per finire, tutti sotto la doccia!»
«Ehi – esclama Johann andando con gli altri sotto il
getto d’acqua –, ma è calda! Che bello sport è la boxe!»
Passa ancora qualche giorno, con rituali sempre diversi.
Saltare la corda. «Meno male che l’ho imparato da
mia sorella. Hop hop hop!» Quindi sollevamento pesi,
esercizi ginnici ritmati. Poi uno dietro l’altro sul quadro
svedese. «Ehi, Franz, ma quando si comincia di nuovo
a fare la boxe?»
«Stai tranquillo che arriva.»
Infatti nel pomeriggio ecco che il maestro lo chiama
sul ring. «Chissà con chi mi ordina di boxare…»
L’allenatore lo aiuta a infilarsi i guantoni. Quindi gli
dice: «Batti qua, col destro, contro questa mia mano», e
gli offre il palmo spalancato. «Senza paura, batti con forza.
Adesso su quest’altra mano, con la sinistra. Vai prima su
questa, poi su quest’altra, aumenta il ritmo!» Dopo un po’
Johann si ritrova davanti a un ragazzo più grande di lui.
Il maestro ordina: «Avanti, tu, allenalo! Fai piano, toccalo
appena, ma non in faccia. Sulle spalle e sul petto, e anche
sulle braccia». E poi, rivolto a Johann: «Anche tu, fai lo
stesso con lui. Muovetevi sulle gambe, via, spiazzatevi e poi
affondate col destro e col sinistro. E ora aumentate il peso
dei colpi». All’istante Johann si ritrova per terra, seduto
sul pavimento. Una risata dei compagni lo fa alzare subito
in piedi. Adesso prova anche lui ad andar giù pesante con
gli affondi, ma l’altro schiva, si scansa, fa tre passi indietro
e poi avanza. Altro colpo, e Johann è ancora a terra. Il
maestro lo aiuta a levarsi in piedi e poi gli parla: «Da capo,
cerca di schivare i colpi, non rimanere mai sulle gambe. E
soprattutto cerca di bloccare i colpi dell’avversario, e poi
spiazzalo. Quindi affonda. Vai, fallo con me, para, para di
nuovo, scansa, e adesso colpisci! Senza paura, colpisci!».
Johann sferra un pugno sul petto del maestro. «Bene,
bravo, così! E adesso andate avanti voi due.» Johann leva
la guardia, blocca un pugno, anche il secondo, si scansa e
sferra lui un pugno. «Che succede? Oh, scusa!» L’avversario
è finito a terra. L’amico lo applaude.
L’indomani Johann riceve una notizia che lo addolora
non poco. Il maestro non c’è, è dovuto partire d’urgenza
e andare in Austria per partecipare a un convegno sulla
boxe. Ne avrà per almeno una settimana. Al posto suo
c’è un altro maestro che viene presentato agli allievi. È
più anziano, ma ha una faccia molto simpatica. Si mette
subito al lavoro. E di nuovo Johann si ritrova sul ring.
Il nuovo maestro si vede subito che è uno che ci sa fare.
Dà ordini di continuo, e li incita a buttarsi nel gioco
con coraggio. Johann è entusiasta di questo sport, che in
Germania sta diventando sempre più popolare. Pare che
perfino il Kaiser sia un fanatico della boxe.

(Riproduzione riservata)

© Chiarelettere

* * *

Dario Fo (Premio Nobel per la Letteratura 1997, grazie a una ricerca meticolosa e storicamente ineccepibile di Paolo Cagna Ninchi, ancora una volta recupera una vicenda vera e dimenticata e la propone in una vibrante ricostruzione narrativa alla nostra attenzione distratta: un modo efficacissimo per parlare indirettamente del presente che non vogliamo vedere. Solo di recente la Germania ha riconosciuto il valore e l’autenticità di questa storia consegnando alla famiglia Trollmann la corona di campione dei pesi mediomassimi negata a Johann ottant’anni prima. Dario Fo, premio Nobel per la letteratura, ha pubblicato per Chiarelettere “LA FIGLIA DEL PAPA” (2014), “C’È UN RE PAZZO IN DANIMARCA” (2015), “UN UOMO BRUCIATO VIVO” (con Florina Cazacu, 2015), “NUOVO MANUALE MINIMO DELL’ATTORE” (con Franca Rame, 2015). Recentemente per Guanda editore ha pubblicato “CIULLA, IL GRANDE MALFATTORE” (con Piero Sciotto, 2014) e “STORIA PROIBITA DELL’AMERICA” (2015). Nel frattempo continua la sua attività pittorica con mostre ed esposizioni in varie città, non solo italiane. Le sue commedie continuano a essere rappresentate in tutto il mondo. Dopo “FRANCESCO” Dario Fo ha portato con successo sugli schermi di Rai 1 la storia della Callas nello spettacolo omonimo con Paola Cortellesi.

© Letteratitudine

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