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LA MUSICA PERDUTA di Antonio Mistretta (intervista)

giugno 24, 2021

“La musica perduta” di Antonio Mistretta (Giulio Perrone editore)

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Giovedì 24 giugno, h. 18:30, il libro sarà presentato a Catania, nel Foyer del Teatro Massimo Bellini (dettagli sulla locandina in basso)

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di Domenico Trischitta

Innanzitutto la trama, accattivante come la musica del più grande musicista romantico del melodramma, Vincenzo Bellini. E le stesse mete geografiche che il compositore catanese ha percorso, bruciando le tappe per il successo decretato dal sommo Gioacchino Rossini: “dopo di me ci sarai solo tu.” Invece al grande pesarese toccò organizzare il funerale del suo erede musicale, che dopo il successo clamoroso de “I Puritani” si ammalò e morì giovane, come gli aveva predetto il mefistofelico Heine. Antonio Mistretta rinnova un mito e attraverso un vero e proprio divertissement originale imbastisce una vicenda gustosa e di valore letterario. I protagonisti sono due giovani, un pianista salentino che si chiama Francesco Milauro e una ricercatrice che si chiama Zaira, come nell’opera belliniana. Sarà un ottimo pretesto per ripercorrere il percorso musicale di Bellini, che parte da una lettera, trovata per caso, della vedova Rossini, alla ricerca di alcune composizioni inedite, di musica perduta appunto. La musica perduta che accompagnerà come una colonna sonora le atmosfere del romanzo.

– Antonio Mistretta, tu sei un medico scrittore. Le misteriose relazioni tra la medicina e le diverse espressioni dell’arte non erano sfuggite agli antichi greci, che consideravano Apollo allo stesso tempo dio della medicina e delle arti.
Faccio mie le parole del più paradigmatico esempio di medico-scrittore, Anton Cechov, che ha dato forse la migliore definizione di questo rapporto: “La Medicina è la mia sposa, ma il vero amore lo faccio con la Letteratura”.

– Antonio, mi racconti come è entrato il fantasma di Bellini nella creazione di questo racconto?
È entrato di prepotenza, una sera di tanti anni fa. Avevo letto il romanzo “Possessione”, di Antonia Byatt, ed ero rimasto molto colpito dalla trama, una metanarrazione storiografica, un genere che fonde elementi del romanzo storico e del metaromanzo. Potremmo dire che il fantasma di Bellini è venuto a trovarmi una notte, suggerendomi per grandi linee la trama, in cui un pianista della fine del XX secolo e una studiosa che frequenta per lavoro archivi si mettono sulle tracce di Vincenzo Bellini, e costituisce un’occasione per approfondire la vita del grande compositore.

– Quanto tempo hai impiegato a maturare questa idea e quanto a scriverla?
Anni, in realtà. Il libro ha subito varie stesure nel tempo, nel corso delle quali anche lo stile di scrittura è cambiato. Poi, è rimasto in un cassetto, anzi per meglio dire, in un file del mio computer, fino a quando Giulio Perrone, a cui lo avevo inviato in lettura, mi ha detto che il lavoro gli interessava.

– Si può dire che la narrazione si dipana come se a posto di un foglio ci fosse un pentagramma?
Di sicuro la musica, non solo quella “perduta” cercata dai protagonisti, svolge un ruolo da protagonista nelle pagine del mio libro. Ci sono riflessioni e considerazioni di Francesco Milauro, il pianista, ma in realtà la musica riaffiora in tanti momenti nelle pagine del libro.

-La figura del protagonista, Francesco Milauro, è ispirata a un pianista vivente che tu conosci.
Sì, è liberamente ispirata a un Francesco pianista salentino di grande talento, realmente esistente: Libetta, uno dei virtuosisti più bravi al mondo, che è mio amico da tanti anni, e che mi ha aiutato a entrare “dentro” la testa e le mani di un pianista.

– Il tuo è sicuramente un omaggio alla musica del compositore catanese. È una presa di posizione contro il sapere didascalico, veloce, odierno che tende ad impoverire la bellezza dell’arte?
Direi piuttosto che è un invito ad accostarsi con calma all’arte, nello specifico al mondo musicale, come antidoto al mondo di oggi, in cui si tende a fagocitare tutto, arte compresa, con grande rapidità e altrettanto veloce perdita di interesse.

– La narrazione è ironica, garbata, volutamente elegante. Possiamo definirlo “un atto d’accusa” contro una scrittura sensazionalistica, di largo consumo, ma priva di valore letterario?
Per carità, nessuna accusa. Grazie per il commento, in effetti l’ironia è una delle corde che sento più mia, e mi fa piacere se sono riuscito a trasferire nelle pagine de La musica perduta ironia e – come hai detto tu – eleganza nello stile. Ripeto, però, nessun atto d’accusa: il mondo è bello perché è vario, io scrivo così, ma apprezzo – da lettore – anche altri generi di scrittura.

-Come pensi di promuovere il tuo lavoro, che è anche un saggio musicale?
Parole e musica… Nella presentazione romana, nella bellissima Libreria ELI di Marcello Ciccaglioni, ho coinvolto il grande Mogol, che ha detto di essere rimasto sorpreso dall’arguta ironia che emerge in continuazione, come fiori di loto sull’acqua.
La seconda presentazione, a Catania, nel foyer del Teatro Massimo, sotto la statua di Vincenzo Bellini, sarà accompagnata da alcuni brani suonati dal Maestro Libetta, a cui – ripeto – è ispirato il protagonista.
Spero di avere altre occasioni per far sposare le parole (mie) con la musica, di Bellini e non solo.
Mi piacerebbe molto sperimentare la formula del concerto / incontro letterario.

– Hai altri progetti in cantiere?
Il cantiere si è ormai riaperto, dopo anni. Quindi… direi di sì, i progetti ci sono. Ma è ancora presto per parlarne.

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La scheda del libro: “La musica perduta” di Antonio Mistretta (Giulio Perrone editore)

Quale legame unisce Francesco Milauro, giovane pianista salentino di grande talento, il celebre compositore d’opera Vincenzo Bellini, vissuto all’inizio del XIX secolo, e una ricercatrice che ha gli occhi color del cognac sul fondo di un bicchiere e si chiama Zaira, come un’opera belliniana?
Solo il ritrovamento casuale di una lettera di Madame Olympe, vedova di Gioachino Rossini, in cui la donna fa riferimento ad alcuni importanti inediti musicali di Bellini, o c’è dell’altro?
Come in un pentagramma la protagonista principale di queste pagine è proprio la Musica, non solo quella perduta, insieme alla città di Parigi ed alla Sicilia, per le cui strade i due protagonisti si muovono.
Coprotagonisti della storia sono una signorina minuscola dalla bocca piena di denti, una fidanzata scienziata che si crede la rincarnazione di Madame Curie, un musicologo ascetico, un grande direttore d’orchestra e un collezionista miliardario misantropo e gay, proprietario della più inaccessibile dimora parigina.
Cercando una sinfonia andata perduta, Francesco e Zaira troveranno qualcosa di più, e forse non solo loro.
La musica perduta è una storia in cui tutto sembra una coincidenza e nulla in realtà lo è, ed è un’occasione per conoscere la vita di Vincenzo Bellini, un compositore celebre ma che in realtà poco noto.
Se amate la musica classica e l’opera, Parigi, e la Sicilia e il Salento, se vi piace una scrittura insieme asciutta, lirica e ironica, questo libro non vi deluderà.

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