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LA TANA DEL POLPO di Giorgio Lupo (intervista)

ottobre 4, 2021

La tana del polpo“La tana del polpo” di Giorgio Lupo (Augh! Edizioni): intervista all’autore

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di Simona Lo Iacono

Placido Tellurico è un commissario di polizia, un padre, un uomo solo. Nel suo passato si agitano ferite, a cui tenta di dare una svolta facendosi trasferire nel commissariato di Termini Imerese, dove cerca di incanalare la propria esistenza verso una rasserenante tranquillità.
La routine viene però rotta dal ritrovamento di un corpo senza testa, e questa sconcertante novità sarà anche una strada verso approdi impensati.
Il suo inventore, Giorgio Lupo (che di Tellurico ha fatto il protagonista del suo ultimo romanzo “La tana del polpo”, Augh! Edizioni), gli ha dato una personalità ironica, una imperfezione che trasuda umanità, una sensibilità che si innesta nella città di Termini Imerese.
Avvolto dalle atmosfere del luogo, Placido si fa tutt’uno con esso, ne diventa il simbolo fragile e al tempo stesso fermo, abitato da commozione e senso del precario.
Chiedo quindi a Giorgio quale sia la connessione tra Placido Tellurico e Termini Imerese.

– Caro Giorgio in che modo il luogo si fa uomo e l’uomo si fa luogo?
Termini Imerese è l’estensione fisica di Placido. Come lui è piena di opposti. Termini è bellissima ma anche devastata da ciò che negli ultimi cinquant’anni noi termitani siamo stati capaci di farle. Termini è una città paradgmatica di un certo sud e di una certa Italia: la bellezza ricevuta in dono dalla natura o ereditata da generazioni illuminate che si sono succedute nei secoli sta lasciando il posto agli scempi che con costanza e accanimento sono stati perpetrati negli ultimi decenni. Forse è utile riportare una frase de La tana del polpo, riferita proprio a Termini e al suo rapporto con Placido: “Un’estensione di ciò che lui sentiva di essere: un incompiuto. Un aborto di progetto. Grandi premesse, svanite nel corso degli anni in un nulla di fatto.”

– Giorgio, parlaci di Placido padre e del suo rapporto con la figlia Frida.
Placido è costretto a crescere la figlia Frida da solo. Nei suoi confronti si sente perennemente in colpa, inadeguato. Come se in cuor suo si assumesse l’intera responsabilità dell’abbandono di Federica, la madre di Frida, e che del fatto che quest’ultima stia crescendo senza di lei. Frida è più forte di quanto Tellurico creda. Frida ha la necessità che le cose nel mondo vadano bene. Per reazione al suo micro mondo dove l’abbandono della madre ha messo in discussione alcune certezze che tali per una bambina dovrebbero rimanere.

– E perché è noto come ‘u mazzolu, ossia il martello?
Tellurico arriva a Termini con una fama da duro, conquistata a Palermo quando era lo sbirro più in gamba della Mobile. Il soprannome gli viene dato una notte, quando circola per la città la notizia che una banda di figli di papà, famosa per aver pestato per gioco dei ragazzini e averla fatta franca grazie al potere e all’influenza dei propri genitori, viene pestata da un solo uomo: Placido Tellurico. Da qual momento in poi la banda si scioglie e Placido Tellurico diventa per tutta Palermo “U mazzolu”, il martello.

– Si è appena chiuso il Termini Book festival, del quale sei promotore e instancabile organizzatore. Ed ecco che torna il luogo – Termini – come simbolo di umanità, di aggregazione e di visioni condivise. Quale legame c’è tra il tuo immaginario poetico e letterario e la bellissima manifestazione appena conclusa?
imageIl Festival nasce dal sogno di condividere la passione per la lettura e la scrittura con altri scrittori. È pensato come un luogo dell’anima, un contenitore di emozioni condivise. Credo che questo traspaia durante la manifestazione e sono felice di vedere che tra gli scrittori, alla fine del Festival, si instaurano o consolidano legami che rimangono nel tempo. È bellissimo tifare gli uni per gli altri e in un modo in cui col proprio libro non si può pensare di esaurire la voglia di leggere di tutti i lettori, è assurdo essere o sentirsi in competizione. Mi piace pensare che il Festival celebri l’amore per i libri. Sia da parte degli spettatori che da parte degli scrittori ospiti. In fondo noi scrittori siamo prima di tutto lettori appassionati. E questa passione è una bella base di partenza per creare amicizie sincere.

Grazie carissimo Giorgio, e lunga vita al tuo Placido!

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La scheda del libro: “La tana del polpo” di Giorgio Lupo (Augh! Edizioni)

Il commissario di polizia Placido Tellurico è un uomo tormentato dai fantasmi del passato, da cui tenta di sfuggire facendosi trasferire nel tranquillo commissariato di Termini Imerese. Noto come u mazzolu, il martello, ai tempi in cui lavorava alla mobile di Palermo, galleggia adesso in una routine impalpabile, svuotato di ogni slancio vitale. L’apparente tranquillità della cittadina viene però sconvolta dal ritrovamento di un corpo senza testa: per il commissario e la sua squadra è l’inizio di una lunga indagine in cui, per orientarsi, Placido Tellurico dovrà rispolverare tutto il proprio talento deduttivo. Un thriller che assume le sfumature del protagonista, desideroso di trovare la propria personale redenzione e un angolo di pace pur in mezzo alla tormenta di un caso complesso. Un protagonista che sa anche far sorridere nella sua imperfetta umanità, districandosi tra l’affetto per la figlia Frida, gli anziani amici ospiti di un istituto per non vedenti e gli efferati crimini con cui sarà costretto a confrontarsi.

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Giorgio Lupo è nato a Termini Imerese nel 1973. Laureato in Giurisprudenza, lavora come Sales Manager per Sara Assicurazioni. Con il racconto A mala corda ha vinto il XLIII Premio Writers Magazine Italia ed è stato selezionato tra i vincitori del Premio Nazionale Racconti Tricolore. Con il racconto giallo I buoni vicini è arrivato terzo al concorso Giallo Piccante, organizzato dall’Accademia del Peperoncino, in collaborazione con Giallo Mondadori. Suoi
racconti sono presenti in antologie edite da Delos Book e Il Viandante. Ideatore e organizzatore, insieme al ristorante sociale “Tocca a tia”, del Termini Book Festival.

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