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POESIE D’ARIA di Gabriella Sica (Interno Libri)

aprile 8, 2022

Poesie d'aria - Gabriella Sica - copertina“Poesie d’Aria” di Gabriella Sica (Interno Libri)

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di Alessandra Angelucci

Che cosa fare dell’aria, se non la pausa vitale che nutre, il polmone della salvezza, il salvagente d’amore, quando tutti restano muti.

In un tempo in cui le parole sembrano essere ridondanti, persino eccessive e didascaliche, Gabriella Sica le sceglie con cura, perché conosce bene la fatica della scrittura. È fedele a quell’atto che insegna a essere umili, mentre guardi ai maestri e a essi t’ispiri per cesellare rime nuove. È questo il grande dono che l’autrice ricorda: «la poesia è un esercizio continuo di spoliazione fino alla povertà». Un esercizio che Sica propone nella sua silloge Poesie d’aria, arrivata nelle librerie il 24 marzo scorso e pubblicata da Interno Libri.

L’autrice indica una via, si fa demiurgo nel tempo: s’introduce nell’invisibile fattura del vento e la trasforma in trama lirica. Nasce così “Poesie d’aria”, raccolta poetica che ha in sé la particolarità di poter essere sfogliata come un diario in versi: oltre cento testi che si aprono al lettore come pagine di una narrazione che, nello spazio-tempo attraversato, dal 2007 al 2011, descrive gli incontri, le città e le fiere, i poeti e i capricci delle stagioni.

Un iniziale incedere anaforico si fa simbolo del presente vissuto: la foresta-città si sfoglia come teatro di vita in cui l’io lirico insegue l’ora con un cervo e come un cervo: «corro corro tra le raffiche di emozioni/e gli intricati rami provo a strappargli un’ora/o un secondo».

Un andare verso l’altro, un proseguire deciso, in cui la natura vive nella dimensione urbana e diventa spia di ciò che resta da fare: «come una pianta che assorbe la luce/altro non posso che coltivare aria/ariosa per respirare luce luce luce». Una ferita aperta nel cielo fermo, in cui la stessa luce che la poetessa insegue sembra smarrirsi nel ricordo della voce della natura crudele: la notte del 6 aprile 2009 inghiotte la città de L’Aquila mentre le voci troncate dal dolore si uniscono in un cono d’ombra: «Chi ha bombardato questa terra aspra e dolce?/Le case crollano sugli abitanti/in un istante solo un istante di polvere e terrore».

Gabriella Sica è nel tempo, il passato diventa presente, quasi profetico nell’immagine dello straniero che s’interroga sull’identità dei passanti: «in silenzio sembra chiedere chi siamo noi/ma non chiede altro non ha mai la mano tesa». Non c’è scampo, lei lo dice chiaramente: «Abbiamo vissuto per vedere queste strane cose/per vedere gli anni che ci derubano di tutto». Era il 2010, quando questi ultimi versi nascevano e diventavano “poesie d’aria”. L’anno che suona ora è il 2022 e sembra tutto così reale e così tremendamente vicino che «il battito del cuore è quello di un’oca smarrita».

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Gabriella Sica vive dall’età di dieci anni a Roma, sua città adottiva.
Dopo la pubblicazione di alcuni testi poetici su riviste e antologie, come Prato pagano nel 1980 e l’Almanacco dello specchio nel 1983, è uscito il suo primo libro di poesie La famosa vita nel 1986, seguito da Vicolo del Bologna nel 1992 e da Poesie bambine nel 1997. Alla fine del 2001 è uscito Poesie familiari (Fazi Editore), il libro più maturo di Gabriella Sica, Premio Internazionale di Poesia Camaiore e già alla seconda edizione. Poesie familiari è una raccolta delle poesie scritte negli anni Novanta, il cui “stile familiare” è anche una scelta di poesia comunicativa e chiara. Sia dato credito all’invisibile Prose e saggi, pubblicato nel 2000 da Marsilio, è un pellegrinaggio ai luoghi della poesia “cari” all’autrice, “controcanto in prosa” delle Poesie familiari. Del 2009 è Le lacrime delle cose (Moretti e Vitali) e del 2010 Emily e le altre. Con 56 poesie di Emily Dickinson (Cooper).
Dal 1980, Gabriella Sica ha lavorato sulla poesia contemporanea. Ha diretto, dal 1980 al 1987, la rivista Prato pagano su cui hanno esordito o pubblicato molti autori dell’attuale generazione letteraria italiana. Ha curato l’antologia La parola ritrovata. Ultime tendenze della poesia italiana (Marsilio 1995) che raccoglie scritti di poeti e critici sugli orientamenti della poesia degli ultimi due decenni del Novecento. Si è inoltre occupata della tradizione poetica italiana in continuità con la poesia dei nostri giorni nel libro Scrivere in versi. Metrica e poesia (Pratiche 1996, ora in una nuova edizione aggiornata e ampliata, Il Saggiatore 2003).
In prosa ha pubblicato Scuola di ballo (1988) ed  È nato un bimbo (1990). È autrice di sei video sui grandi poeti del Novecento: Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale,  Pier Paolo Pasolini, Umberto Saba, Sandro Penna e Giorgio Caproni, i cui primi tre sono stati pubblicati in videocassette (Einaudi 2000 e 2001).

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