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CIELI IN FIAMME di Mattia Insolia (Mondadori) – recensione

febbraio 27, 2023

Cieli in fiamme - Mattia Insolia - copertina“Cieli in fiamme” di Mattia Insolia (Mondadori)

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di Rosalia Messina

Non è la solita storia di adolescenti arrabbiati e di famiglie sbagliate, quella che Mattia Insolia, giovane autore siciliano, ci racconta nel suo ultimo romanzo, Cieli in fiamme. È una storia di adolescenti pieni di rabbia e di famiglie che non corrispondono alle immagini pubblicitarie a base di carboidrati e rassicurazione, ma Insolia riesce a tenersi lontano sia dagli stereotipi del malessere sia da quelli della famiglia felice.
Il romanzo inizia lì dove finirà, su una spiaggia; la struttura circolare della narrazione racchiude due vicende indissolubilmente legate, quella di Teresa e Riccardo, adolescenti nell’anno 2000; quella di Niccolò, adolescente nel 2019, e di suo padre, Riccardo. Due sono le ambientazioni, entrambe meridionali e immaginarie: la cittadina di Paloma e il paesino di Camporotondo.
Insolia delinea i personaggi, tutti più o meno fuori di testa, non tanto descrivendoli quanto piuttosto facendoli parlare, sia a voce alta nei dialoghi, sia dentro se stessi, nelle riflessioni che fanno mentre agiscono.
Teresa, che nel 2000 ha sedici anni, odia la madre bigotta e violenta, disprezza il padre debole, è insicura e infelice. E, come spesso accade agli adolescenti, non sa bene chi vuole diventare ma crede di sapere ciò che non vuole essere.
Ogni cosa era precostituita per la sua fine, ma Teresa non voleva vivere così. Non voleva vivere nell’attesa che le illusioni a cui si aggrappavano tutti, la madre e il padre e i bagnanti, si consumassero. Nella perenne ricostruzione di quel susseguirsi insulso di miraggi vuoti e inadempienti che tutti ergevano per sobbarcarsi del dolore della realtà. Eppure, crescere, diventare adulti forse non era che questo: attaccarsi tanto forte alle proprie illusioni da renderle un mondo in cui abitare.
Nell’estate del 2000 Riccardo ha diciannove anni. È ricco, cinico, anaffettivo, arrogante e perso nei deliri che nascono dall’alcol e dalla droga. Vive circondato da amici osannanti e mentre sta compiendo una delle sue bravate incontra Teresa, così diversa da lui e dal suo giro.
Diciannove anni dopo quell’estate fatale, Niccolò vive la sua stagione di ragazzo ricco e arrogante. Intorno alle vicende dei suoi genitori, che non comunicano fra loro, è sceso un pesante, inscalfibile silenzio. Teresa non riesce neppure a nominare Riccardo.
Quando i due si erano conosciuti, diciannove anni prima, e tra loro era successo ciò che ancora oggi spingeva Teresa a odiare tanto Riccardo, lui, suo padre, aveva la sua età. Niccolò non sapeva con esattezza cosa fosse capitato ma da un certo punto in poi, chissà quando, crescendo, aveva smesso di farsi domande, classificando l’evento come uno dei misteri piccoli e insulsi dei suoi genitori. Ma aveva una certezza: di qualsiasi cosa si trattasse, Teresa non lo aveva superato.
Riccardo e Niccolò nell’inverno del 2019 partono per un viaggio, dopo molte insistenze del padre di fronte alle quali Niccolò dapprima recalcitra, lasciandosi infine convincere più dalla voglia di opporsi alla madre ‒ che gli chiede più volte di non partire con una persona di cui non si fida e della quale invita il figlio a diffidare ‒ che dal desiderio di trascorrere un’eternità di cinque giorni con un uomo che conosce pochissimo. La meta è Camporotondo.
La filosofia di Riccardo si riassume tutta in un lasciarsi accadere, come ripete molto spesso. Il ritornello dapprima infastidisce Niccolò, che poi se ne lascia conquistare, per il messaggio di irresponsabilità che gli suona molto gradito. Ma durante questo breve viaggio qualcosa dentro di lui cambia, qualche consapevolezza, qualche barlume di idea nuova inizia a farsi strada. Non c’è salvezza bell’e pronta nel romanzo di Insolia, ed è questo uno dei pregi del romanzo; c’è solo la tenue speranza che specchiarsi nella generazione precedente possa aiutare chi è giovane, smarrito, ancora incerto sulla sua strada, a non lasciarsi accadere, a scegliere di non essere una mina vagante nella vita del prossimo.
Ma io non devo essere com’a lui.
Io posso essere altro.
Quel pensiero lo colpì come un pugno in faccia. Fece un tiro di canna e si sdraiò sulla sabbia, occhi al cielo.
Il litorale era desolato. Un gabbiano volava in tondo, poco lontano, il mare applaudiva piano, a scena vuota, il sole era alto ma freddo”.
È una storia di dolore, quella che Mattia Insolia ci racconta in modo asciutto. Dolore che si infligge, dolore che si prova, dolore che si percepisce, dolore che genera altro dolore. È una storia di cattiveria che danneggia esistenze altrui ma che segna in modo indelebile anche chi ha il ruolo di carnefice e non riesce a convivere con la propria indicibile brutalità.

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La scheda del libro: “Cieli in fiamme” di Mattia Insolia (Mondadori)

Cieli in fiammeChi è la persona che ogni mattina incontriamo allo specchio? Quanto ci riconosciamo nel nostro sguardo e quanto ci vorremmo diversi da come siamo? Nel 2019 Niccolò ha diciotto anni e una storia famigliare complicata, per lui è impossibile non scorgere sul proprio volto le tracce del passato dei genitori. L’arroganza e la crudeltà con cui agisce lo aiutano a sentirsi libero, ma forse non fanno che spingerlo sempre più in un destino già scritto: quello del padre, Riccardo. Riccardo ha trentasei anni ed è un uomo al capolinea che vorrebbe il perdono del figlio. In auto, i due andranno verso Sud, verso Camporotondo, dove tutto ha avuto inizio diciannove anni prima. Lungo la strada Niccolò cercherà il significato del proprio passato, Riccardo la redenzione. Estate 2000: Teresa è un’adolescente che vive male, soffocata tra una madre incattivita dall’infelicità, un padre depresso e coetanee alle quali crede di doversi uniformare pur sentendosi lontana dai loro interessi e desideri. Quando, in vacanza a Camporotondo coi genitori, incontra Riccardo, diciottenne bellissimo e feroce, capisce che lui sarà il suo salvatore e insieme il suo carnefice. Cieli in fiamme è un romanzo potente, in cui la generazione dei figli guarda i genitori e li scopre inadeguati, adolescenti loro stessi, una visione dura ma nient’affatto priva di pietas. Pur così giovane, Mattia Insolia ha una poetica, la determinazione di esplorare la confusione, le contraddizioni, il furore, la vitalità di due generazioni: genitori e figli. Nella sua scrittura convivono in maniera originale ed esplosiva un’essenza antica, un passo da tragedia, e una sensibilità totalmente contemporanea, vicina al miglior cinema di questi anni.

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Mattia Insolia è nato a Catania nel 1995. Si è laureato in Lettere alla Sapienza di Roma con una tesi sul movimento letterario dei Cannibali. Ha scritto alcuni racconti poi inclusi in raccolte antologiche. Collabora con “7”, il settimanale del “Corriere della Sera”, “Domani” e “L’Indiependente”. Il suo primo romanzo è Gli affamati, pubblicato nel 2020 da Ponte alle Grazie e tradotto in Germania.

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