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IL FUOCO CHE TI PORTI DENTRO di Antonio Franchini (Marsilio) – recensione

Il fuoco che ti porti dentro - Antonio Franchini - copertina“Il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini (Marsilio)

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di Daniela Sessa

Non c’è mamma che tenga di fronte alla pachidermica madre di Antonio Franchini. La stazza è la lingua letteraria che l’ha partorita. Un bisturi preciso, tagliente e preciso, affondato nella carne della narrativa. Squarci lirici, possibili cicatrici che deturpino il drammatico lindore della pagina: zero. Eppure “Il fuoco che ti porti dentro” è un romanzo d’amore. Amore tra madre e figlio. Tra una madre esondante e il figlio che la scrive. Un solo figlio finora ha partorito la madre ma quella era tutt’altra storia. Qui siamo, invece, dentro una storia che sbrana. Tutti. Quelli dentro il libro e quelli fuori, posto che esista qualcuno fuori da un libro. In “Il fuoco che ti porti dentro” a maggior ragione, tutti finiscono dentro. Assordati e affaccendati in un’inutile fuga da se stessi. Alla fine del romanzo, della lotta, si sfidi qualcuno a chiedersi se mai la mente e le narici siano state sfiorate dalla puzza della propria madre. Sarà difficile essere sinceri con se stessi. Da questa maleodorante bestemmia Franchini fa muovere il racconto di Angela Izzo, sua madre. “Mi fa schifo chi mi ha messo al mondo” aggiunge il protagonista, lapidario nonostante l’affermazione da melodramma adolescenziale o pseudokafkiano. Non lo è: è piuttosto il motore della storia di una madre dalla vita abbastanza ordinaria, se non intervenisse a rovesciarla il carattere. La narrazione di svolge lungo tutto l’arco della vita di Angela Izzo, ricostruita con un letteralmente insinuante uso del flashback, dall’infanzia povera al relativo benessere di un matrimonio medio borghese: è la storia di una madre riottosa, di una moglie livorosa, di una donna anfibia, metà creatura eduardiana metà ortesiana. Leggi tutto…