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VITTORIO GIACOPINI racconta L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI (Mondadori)

L'orizzonte degli eventi - Vittorio Giacopini - copertinaCome nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: VITTORIO GIACOPINI racconta il suo romanzo “L’orizzonte degli eventi” (Mondadori)

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di Vittorio Giacopini

Lo zingaro che mi appare in sogno ha gli occhi azzurri. E l’Io che dice Io, non sono Io. Come ‘contributo alla spiegazione di me stesso’ potrebbe anche bastare. Immagino che alla favoletta dello scrittore che un bel giorno si sveglia con il fuoco sacro dell’ispirato, o con l’illuminazione mistica di uno che a un tratto scorge un volto, un’immagine, un oggetto-simbolo e poi ti spiattella candidamente un haiku-formuletta del tipo: “e da quel momento il libro ha preso forma”, non creda più nessuno (o almeno lo spero). Come è nato, allora, questo romanzo-pamphlet (la definizione non è mia, ma mi piace molto), da cosa è nato? Voglio essere molto esplicito: L’orizzonte degli eventi è figlio di un’insofferenza che ho voluto trasformare in livore razionale, in sarcasmo ‘intelligente’.

Si vive e si scrive nel tempo, dentro i giorni e la Storia, e a un tratto, il tempo, la Storia, e le ore e i giorni della nostra vita si fanno stranamente irreali, proprio paradossali. Il romanzo – è evidente – nasce dentro il clima della pandemia (una ‘prima’ assoluta), e i suoi troppi conformismi, le sue nuove obbedienze. L’Io che dice Io e questo carognone di zingaro trasformista parlano di questo; qualche volta si trovano, più che altro si scontrano. La paura, il terrore del contagio, il rifugio claustrale negli schemi del lockdown, una sorta di guerra mondiale senza un vero nemico ma con regole uniche, slogan a presa rapida, asfissiante retorica, stucchevoli formulette apotropaiche tipo #andrà tutto bene, #torneremo a abbracciarci. Leggi tutto…