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LA VITA INTIMA di Niccolò Ammaniti (Einaudi) – recensione

gennaio 29, 2023

La vita intima - Niccolò Ammaniti - copertina“La vita intima” di Niccolò Ammaniti (Einaudi)

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di Daniela Sessa

La ricrescita nei capelli di Maria Cristina Palma è il logo più azzeccato per un manifesto del nuovo femminismo, pardon “femminile”. Punto unico del manifesto sono le parole rivolte da Teresa Sangermano “Tu, gioia, non emergi per carattere, ma almeno impara a portare la bellezza come una regina” alla figlia Maria Cristina Palma destinata, da una ricerca scientifica dell’Università della Louisiana, a essere catalogata la donna più bella del mondo. La cordata del manifesto è formata da Stefania Subramaniam, parrucchiera indiana di Casal Bertone imbucata alla festa annuale dell’Associazione degli Albergatori dove, nei bagni del Circolo Canottieri Aniene, fa la tintura a Maria Cristina Palma che alla festa accompagna il marito e premier italiano Domenico Mascagni. Il passaggio mediatico del manifesto è affidato alla giornalista Mariella Reitner “un orcio pugliese dotato di vita”.
Come non riconoscere da questi indizi un romanzo di Niccolò Ammaniti? Solo Ammaniti poteva mescolare personaggi e situazioni al limite della credulità. E non ci si è ancora addentrati nella questione del rapporto verità finzione o nell’inquietudine novecentesca e oltre di eroine simil Bovary. Nemmeno si è arrivati alle pagine in cui l’oltranza del reale irrompe e rompe la parete tra malinconia e riso. Quando accadrà, già nelle prime pagine del romanzo, sarà impossibile resistere alla fantasmagoria stilistica del reale di Ammaniti.
Niccolò Ammaniti torna nelle librerie dopo otto anni: lo riconosci immediatamente ma nello stesso tempo ti coglie di sorpresa, perché – parliamoci chiaro – chi se l’aspettava una come Maria Cristina Palma nel trionfo rosa confetto del femminismo di ritorno? Non so se quella che segue sarà una recensione viziata da una sorta di eterogenesi dei fini in cui incapperà Niccolò Ammaniti. Né se sarà un bene scrivere determinate parole su Maria Cristina Palma: su questo si nutre una certa fiducia. Ancora: non so se arriverà un anatema seguito da asterisco. Ma è fuor di dubbio che “La vita intima” di Niccolò Ammaniti è un sospiro di sollievo. Sollievo da tutta la bolsa e appiccicosa retorica del #maschiosparisci, dal vittimismo al silicone, dal femminismo situazionista. Nel romanzo di Ammaniti c’è una splendida protagonista, Maria Cristina Palma, che di tutto questo calderone asteriscato poteva essere l’emblema e invece non sa che farsene. Sollievo, perché dopo vagonate di intellettuali (meno male che intellettuali risparmia dall’asterisco) col ditino alzato a dare lezioni di bonton al dongiovannismo, uno scrittore ha finalmente il coraggio di scrivere il primo romanzo post #metoo, che esce proprio nei giorni in cui Romeo e Giulietta attori denunciano quel fedifrago di Zeffirelli per aver dato il ciak alla sensualità di William Shakespeare. Un mondo in cui il mix di esagerazione e anelito alla visibilità penalizza le stesse donne, soprattutto tutte quelle, troppe, che di violenza sono morte.
Ora, nel romanzo di Ammaniti non muore nessuno tranne il qualunquismo e non è cosa da poco. Questo non vuol dire che “La vita intima” possa essere considerato un manifesto contro il sexual correct, tuttavia è certo che Ammaniti, ancora una volta, racconta con un misto di spietatezza e comicità, pregio della sua scrittura, il cannibalismo della nostra società. Perché dalle branchie di Marco Donati all’unghia strappata di Maria Cristina Palma passando per i brandelli umani sparsi nella villa devastata di Sasà Chiatti, l’eccentrico miliardario di “Che la festa cominci”, la cifra narrativa di Ammaniti (che non sbaglia un romanzo) è un iperrealismo con meno Forster Wallace e più Kafka, fosse solo perché anche dalle tane di Ammaniti si esce. Malconci ma si esce. A un certo punto della storia Maria Cristina Palma si trova dentro una canna fumaia per recuperare il cellulare in cui c’è il video porno da cui parte tutta la storia. La donna più bella del mondo, la regina dell’eleganza, algida e malinconica, la moglie del premier, l’oggetto del desiderio di uomini gossip social media e telecamere brancola a testa in giù Lamentandosi, sbuffando, snodandosi, strisciando, il sangue che le gonfia i bulbi oculari, le protesi mammarie che le premono sulle costole, piange, il vestito si allunga, si stira ma lei non molla, di piú, ancora, dài, spinge con le braccia contro il muro e finalmente la maglia cede e Maria Cristina ne sguscia fuori come un crotalo dalla pelle e ricomincia a scendere, testa in avanti, centimetro dopo centimetro, fino a “fuori”, sul piano di cottura del forno in cui deve cuocere la pizza per un ministro belga.
Ora, presentata in queste condizioni Maria Cristina Palma fa ridere ma nel romanzo di Ammaniti è l’unico personaggio in cui la pietas surclassa ogni intento derisorio. Ammaniti è innamorato di Maria Cristina Palma e, fidatevi, non sarà l’unico ad amarla anche al di qua della finzione. La ama perché è entrato nella sua testa, superando la bellezza mozzafiato del suo corpo, tette siliconate comprese. Forse a questa donna capricciosa e smagata, adagiata sulla bellezza per una sorta di apatia derivata dall’accumulo di dolori, strappi, lutti, incomprensioni e fraintendimenti (il segno delle ustioni sul fianco ne sono anche per metafora il segno), manca solo una battuta “Essere è niente! Essere è farsi. Io mi sono fatta quella!” La battuta è da “Come tu mi vuoi” di Pirandello, dall’unico autore che viene in mente mentre si scorrono le pagine di “La vita intima”. Il romanzo di Ammaniti smaschera il tazebao dell’effimero e della società dell’immagine attraverso un accidentato percorso di mutazione di un personaggio femminile che trova la verità e il coraggio nella paura riaffermando contro la ferocia dei soprannomi (Maria Tristina, Maria Cretina, Maria Pompina) un’identità per lei stessa inimmaginabile. E magari questo non è una gran novità, ma è una novità il finale sorprendentemente inattuale. Perché “La vita intima” di Maria Cristina – la storia si incista a ogni livello nell’attributo – è una supernova: nasce da un’implosione che la collassa dentro, ovvero la morte del fratello Alessio e la volgarità sonnacchiosa di Domenico e quella invadente del suo staff, e dalla successiva esplosione grazie a un’intervista (Ammaniti con Mariella Reitner raggiunge l’apice del grottesco) e all’amore. Quindi, non tutti i maschi sono possibili molestatori (vivaddio esistono i Nicola Sarti) così come non tutte le donne si cacciano nei guai per ingenuità o subiscono un ricatto.
“La vita intima” di Niccolò Ammaniti non è solo il trionfo di Maria Cristina sulle Lolita, Emma, Nora e Offred. E’ una tranche de vie come si potrebbe avere oggi, in questo mondo fatto di immagine e ipercomunicazione, dove la prassi politica confina pericolosamente con una morale al contrario e dove la prassi sociale pregiudica i comportamenti. Uno degli aspetti più attraenti delle invenzioni narrative di Ammaniti è la semiotica degli eventi, un linguaggio che nelle iperboli, nella cura della determinatezza lessicale e nella medietà del registro – come dire vortice e linea – porta a compimento ogni aspetto della vita, di questa nostra spesso paradossale vita. Senza rinunciare alla stilettata ironica, vedi il Bruco traduzione lillipuziana di ben più famosi e ugualmente feroci social media manager di uomini di governo. Senza arretrare nella rappresentazione brutalmente comica dei Nuovi Mostri: cinici, insoddisfatti, colpevoli, malati, tristi. Senza, infine, deludere il lettore di Ammaniti abituato a trame stringate nei tempi e dilatate nello scandaglio dei personaggi: il suo lettore cerca pagina dopo pagina quella scena che lo scaraventerà dentro il circo delle vita. Lì dentro si può decidere se stare sotto le grinfie del massaggiatore Bussabba che con il solo uso dei pollici estorce confessioni agli “affiliati di al-Qa‛ida” o se stringere i pugnetti, mulinare le braccia e cantare I can boogie, boogie woogie all night long facendo un passo a sinistra e uno a destra insieme a Maria Cristina Palma.

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La scheda del libro: “La vita intima” di Niccolò Ammaniti (Einaudi – Stile Libero Big, 2023)

Maria Cristina Palma ha una vita all’apparenza perfetta, è bella, ricca, famosa, il mondo gira intorno a lei. Poi, un giorno, riceve sul cellulare un video che cambia tutto. Nel suo passato c’è un segreto con cui non ha fatto i conti. Come un moderno alienista Niccolò Ammaniti disseziona la mente di una donna, ne esplora le paure, le ossessioni, i desideri inconfessabili in un romanzo che unisce spericolata fantasia, realismo psicologico, senso del tragico e incanto del paradosso.

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Niccolò Ammaniti è nato a Roma. Presso Einaudi sono usciti un suo racconto nell’antologia Gioventú cannibale (1996), i romanzi Branchie (1997), Io non ho paura (2001, 2011 e 2014), Che la festa cominci (2009, 2011, 2015), Io e te (2010), la raccolta di racconti Il momento è delicato (2012) e la raccolta di storie a fumetti Fa un po’ male (2004), sceneggiata da Daniele Brolli e disegnata da Davide Fabbri. Nel 2014, Stile Libero ha ripubblicato Ti prendo e ti porto via e Fango e, nel 2015 , Come Dio Comanda. Sempre per Einaudi ha curato l’antologia Figuracce (2014), e pubblicato Anna (Stile Libero 2015 e 2017) e La vita intima (2023). Per la Tv ha scritto e diretto le serie Il miracolo (2018) e Anna (2021).

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