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Posts Tagged ‘Il foglio letterario’

VENT’ANNI DI FOGLIO LETTERARIO

Il Foglio Letterario, rivista letteraria e poi casa editrice indipendente creata e diretta da Gordiano Lupi, festeggia i venti anni di attività. Ospitiamo un intervento dello stesso Lupi

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di Gordiano Lupi

Sembra ieri che abbiamo cominciato questa avventura di pubblicare una rivista letteraria e qualche anno dopo siamo passati a editare libri. Sembra ieri ma sono trascorsi vent’anni, così lunghi e intensi da volare via in un batter d’occhio, ché se ti guardi indietro pare tutto un interminabile istante. Eravamo quattro amici al bar, direbbe la canzone, se ne sono aggiunti altri, moltissimi sono cambiati, ma l’anima underground del Foglio Letterario resta quella del maggio 1999, del mitico numero uno di una rivista stampata in parrocchia in uno spartano formato A4. Leggi tutto…

I’M di Anne Riitta Ciccone

I’M di Anne Riitta Ciccone: un film e un libro.

Il film sarà proiettato nell’ambito della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia in SALA VOLPI il 31 agosto, alle ore 15. In serata, sempre a Venezia, si svolgerà la presentazione del romanzo (pubblicato dalle edizioni Il Foglio di Gordiano Lupi): ore 22:00 nel contesto delle Kino Venice Nights sulla barca “Edipo Re” ormeggiata all’approdo Corinto, nel corso delle Kino Venice Nights con i critici Fabio Canessa e Ilaria Ravarino. Sarà presente l’autrice. Di seguito, Anne Riitta Ciccone racconta a Letteratitudine il progetto di “I’M”. In coda al post, ulteriori dettagli e il trailer del film.

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di Anne Riitta Ciccone

Risultati immagini per Anne Riitta CicconeSi tratta di uno strano progetto sul quale con il mio Produttore Francesco Torelli stiamo lavorando da qualche anno.
Io ho fatto tre film, prima di questo, vengo dalla danza e dal teatro, ho iniziato a lavorare anche nel cinema come assistente da quando avevo meno di diciotto anni, e siccome ho la passione per l’immagine e ho sempre ricercato quella “perfetta”, anni fa ho fatto dei seminari sul 3D, che intanto aveva trovato una sua dimensione quasi espressionista con registi tipo Wenders o Polanski.
Così con una fatica immonda e combattendo contro un sistema bizzarro, con accanto da subito però Rai Cinema, siamo riusciti a realizzare questo film, in 3D. Leggi tutto…

CUENTOS FRÍOS di Virgilio Piñera (un estratto)

Pubblichiamo il primo racconto della raccolta “CUENTOS FRÍOS. Racconti freddi” di Virgilio Piñera (Edizioni Il Foglio – Traduzione di Gordiano Lupi)

Una raccolta di racconti di Virgilio Piñera, scrittore cubano, tradotti e pubblicati da Gordiano Lupi (da sempre promotore, tra le altre cose, della letteratura cubana di qualità)

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La caduta (1944)

Abbiamo già scalato la montagna alta tremila piedi. Non per piantare sulla vetta la bottiglia e neppure per piantare la bandiera degli alpinisti intrepidi. Dopo alcuni minuti cominciamo la discesa. Come accade in casi simili, il mio compagno mi seguiva legato alla stessa corda che circondava la mia cintura. Avevo contato esattamente trenta metri di discesa quando il mio compagno, dopo aver sferrato con la scarpa munita di punte metalliche una pedata a una pietra, perse l’equilibrio e, dopo aver fatto una capriola, venne a fermarsi proprio davanti a me. La corda, aggrovigliata tra le mie gambe, tirava con una certa violenza e mi obbligava, per non precipitare nell’abisso, a incurvare le spalle. Lui, a sua volta, prese lo slancio e spinse il corpo in direzione del terreno che io, invece, mi lasciavo alle spalle. La sua decisione non era strampalata né assurda; tutt’altro, dimostrava una profonda conoscenza di certe situazioni che ancora non sono state scritte nei manuali. L’entusiasmo messo nel movimento fu causa di una lieve alterazione; subito mi resi conto che il mio compagno passava come un bolide tra le mie gambe e che, in un secondo momento, lo strappo dato dalla corda, come ho detto legata alla sua schiena, mi riportava di spalle alla mia primitiva posizione di discesa. Da parte sua, lui, obbedendo senza dubbio alle mie identiche leggi fisiche, una volta percorsa la distanza che la corda gli consentiva, si girò di spalle rispetto alla direzione seguita dal suo corpo, cosa che, logicamente, ci fece incontrare fronte a fronte. Leggi tutto…

LA CATTIVERIA DEL SILENZIO (un estratto)

Risultati immagini per la cattiveria del silenzioPubblichiamo un estratto del romanzo LA CATTIVERIA DEL SILENZIO di Raimondo Raimondi (edizioni Il Foglio)

(capitolo 11)

11

Per raggiungere la Valle del Bove il percorso più facile partiva da Piano del Vescovo e saliva verso la Serra del Salifizio per poi, oltrepassata la cima, imboccare una discesa costituita da un canalone parzialmente ricoperto di faggi. Dopo alcuni chilometri fummo costretti a lasciare la macchina al Piano del Vescovo, accanto ad alcune costruzioni in rovina sul lato destro della strada, e a piedi imboccammo il sentiero del Parco dell’Etna, piuttosto ombroso a causa dei numerosi alberi che lo contornavano. Dopo circa una mezz’ora di camminata incontrammo la Rocca degli Zappini, un antico cratere caratterizzato da una cascata di basalto che precipitava per una cinquantina di metri verso il basso. All’ombra di un maestoso faggio secolare si trovava una limpida sorgente d’acqua ridotta al lumicino, come sempre nella stagione estiva. Attorno al sentiero pulvini di astragalo e macchie di ginestre ci accompagnarono fino a una cima da cui potemmo osservare dall’alto la Valle del Bove, spettrale e segnata dalle numerose colate di lava oramai solidificata e da spettacolari dicchi vulcanici, formati a seguito del raffreddamento del magma che si era intrufolato nelle fessure delle rocce sedimentarie, una sorta di muraglioni che erano i residui degli antichi canali interni di alimentazione delle colate, poi portati all’esterno dall’erosione. Attraversammo quindi un canalone e arrivammo dentro un bosco di faggi, percorrendo tutta una discesa per arrivare fin dentro la valle, che aveva la forma di un ferro di cavallo, con un fondo tutto pianeggiante ricoperto dalla polvere di lava accumulatasi per le innumerevoli colate, storiche e preistoriche, che avevano quasi sempre interessato la parte orientale della montagna. Leggi tutto…

ANDATA E RITORNO di Elena Ciurli

Pubblichiamo alcuni estratti di ANDATA E RITORNO, romanzo d’esordio della giovane piombinese Elena Ciurli pubblicato dalla casa editrice Il Foglio letterario di Gordiano Lupi (sempre attento a scovare giovani talenti letterari)

INCIPIT

Caffè all’italiana

Quanti fornelli ho condiviso negli ultimi anni? Angoli incrostati dalle più svariate pietanze, schizzati da mani sconosciute che parlavano lingue sempre diverse. Odori, gesti e volti che si sono mescolati con i miei per una piccola parentesi; occhi che sono rimasti impressi, o bocche sbiadite come una maglietta lavata troppe volte. Con qualcuno di loro mi sono tenuto in contatto, altri non li sento più, forse perché non li ho ascoltati mai.

(…)

CAPITOLO 2

Panzanella

Apro gli occhi e mi ritrovo appoggiato al finestrino del treno, con la guancia infuocata; mentre dormivo devo averci sbattuto diverse volte la testa, perché è tutta indolenzita. Mi è sempre piaciuto assistere alle apnee di sonno degli altri sui mezzi pubblici, vederli indifesi con la boccia senza controllo ondeggiare da una parte all’altra fino allo strike sul vetro, o sulla spalla dello sconosciuto seduto accanto. E poi gustarmi la loro espressione sorpresa, come se si fossero svegliati per la prima volta, accorgendosi un secondo dopo che invece non è stata un’esperienza mistica o di rinascita, e che hanno fatto solo una bella figura di merda, con una firma di saliva secca sul viso a far da ciliegina sulla torta. Leggi tutto…

LE TERAPIE DEL DOTTOR ALE di Federico Parlato (recensione)

“Le terapie del dottor Ale” di Federico Parlato (Il Foglio Letterario)

di Giovanni Gucciardo

Si può fare letteratura facendo uso soltanto di post su Facebook, chat, sms, blog, articoli su giornali online, pagine di diari? Leggendo “Le terapie del dottor Ale” di Federico Parlato (Edizioni Il Foglio) si comprende quanto il modo di comunicare dei giovani possa scorrere sui binari della narrativa. Il libro di Parlato (un autore di 27 anni giunto alla sua terza pubblicazione) è un moderno romanzo epistolare. Le parole passano attraverso smartphone e computer dando voce a un ventaglio di personaggi diretti dal protagonista: il dottor Ale.
Ale (diminutivo di Alessandro) è un giovane livornese disoccupato che passa le giornate girando a vuoto e la notte si sbornia con gli amici. Una notte di queste, Ale e gli amici incrociano un vecchietto a spasso col cane che li apostrofa: “Siete talmente bravi a non fare niente che potreste farlo diventare un lavoro a tempo pieno!”. Ma non solo, li provoca: “Dé, ci scommetto la mia dentiera che se mettete un annuncio su internette trovate subito i clienti”. Leggi tutto…

LA MELODIA DEI PERDENTI di Simone Pagiotti (estratti)

Pubblichiamo alcuni estratti del volume LA MELODIA DEI PERDENTI di Simone Pagiotti (Il Foglio letterario)

Eccomi tornato in provincia e alla mia piccola vita provinciale d’inizio
millennio. Eccomi nei piccoli spazi dove tutto è triste ma confortevole.
Dove le insicurezze sono sicure e le delusioni calcolate, dove la
malinconia è a misura d’uomo. Qui tutto è programmato, c’è spazio
appena per qualche colpo di scena, come questo, giusto per sentirci
vivi e ricordarci che soffriamo.
(pag.10) Leggi tutto…

SOPRASSEDIAMO! Franco & Ciccio story. Il cinema comico-parodistico di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia

SOPRASSEDIAMO! Franco & Ciccio story. Il cinema comico-parodistico di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia – di Gordiano Lupi (Il Foglio letterario)

di Massimo Maugeri

Gli indimenticabili Franco e Ciccio continuano a brillare nel firmamento del cinema comico italiano. Protagonisti di innumerevoli film, il duetto comico siciliano per eccellenza meritava di essere “rispolverato” anche a vantaggio dei giovanissimi, nati quando la coppia aveva già ultimato la sua carriera. In tal senso, accogliamo con grande piacere l’uscita di questo nuovo libro di Gordiano Lupi intitolato “Soprassediamo! Franco & Ciccio story. Il cinema comico-parodistico di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia” ed è pubblicato da Il Foglio letterario.
Di seguito, la scheda del libro e un’intervista all’autore.

Franco e Ciccio sono due clown amati dal pubblico e disprezzati dalla critica, forse proprio perché la loro comicità è legata a un genere poco capito come la parodia. Il cinema italiano conosce la parodia grazie a Totò, Erminio Macario, Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, ma l’arrivo sul grande schermo di Franco e Ciccio sconvolge gli schemi e imposta il discorso parodistico in termini ben più radicali. La critica non li comprende, massacra ogni pellicola con attacchi virulenti, ai limiti dell’offensivo, definendo la loro comicità stupida e volgare, non rendendosi conto di offendere anche il pubblico che affolla le sale e rifiutando di capire i motivi del successo. Franco e Ciccio pagano la stagione dell’impegno politico, l’eredità del neorealismo e l’assurdo intellettualismo di certa critica che, come diceva Fulci, “deve vedere mondine e partigiani per apprezzare un film”, ma che uccide lentamente il cinema popolare.

– Gordiano, come nasce il tuo interesse per Franco e Ciccio?  In che modo questi due comici siciliani hanno colpito un toscano doc come te?
Franco e Ciccio sono universali, non certo siciliani. Sono stati la mia prima scoperta cinematografica, nei primi anni Sessanta. Piacevano molto a mia nonna e a mio padre e quando c’era un film da loro interpretato non ce lo perdevamo. Era una comicità naturale che arrivava a tutti. Non serviva una gran cultura e non era necessario conoscere l’attualità. Un bambino si immedesimava nelle loro smorfie (soprattutto in Franco), seguiva le loro peripezie, ridendosela di gusto per la dabbenaggine delle situazioni e per i semplici qui pro quo verbali. Certo, era un’altra Italia. Eravamo ragazzini più ingenui, forse, meno smaliziati… ma vedo – con piacere – che mia figlia (ha 8 anni) li ama quanto me. Non si tratta solo di nostalgia, quindi. Forse c’è dell’altro…
– Ti ricordi qual è stato il loro primo film che hai avuto modo di vedere?
Certo! Satiricosissimo, al Cinema Sempione, in Corso Italia, a Piombino. Un cinema che adesso è diventato una profumeria. Il mio Nuovo Cinema Paradiso. Non sapevo niente di Fellini. Non conoscevo Petronio. Ma c’erano Franco e Ciccio, c’erano i romani… io e mia nonna non ce li potevamo perdere! Avevo 10 anni, credo. Poi ho visto I due maghi nel pallone con mio padre, appassionato di calcio e soprattutto dell’Inter di Helenio Herrera. In quel film Franco realizza una satira grottesca del grande allenatore sudamericano.
– In che cosa, a tuo avviso, Franco e Ciccio si caratterizzano e si distinguono rispetto alle numerose coppie di comici di caratura nazionale e internazionale che hanno lavorato nel cinema, in teatro e in televisione?

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TUTTO QUELL’AMORE DISPERSO, di Luca Raimondi (un estratto del romanzo)

TUTTO QUELL’AMORE DISPERSO, di Luca Raimondi (Il Foglio letterario, 2014)

Dalla Prefazione di Gianluca Morozzi

di Gianluca Morozzi

Una volta, mi ricordo, dovevo scrivere un racconto sulla fine di una storia d’amore. Che non è la materia più originale del mondo, ne convengo, ma forse il modo in cui mi ero calato nell’atmosfera un po’ originale lo era: avevo ascoltato dieci volte di file la canzone di Bob Dylan Ballad in plain D, che proprio di questo argomento tratta, in modo autobiografico. E così avevo scritto il racconto sulla fine della storia d’amore.
Il romanzo precedente di Luca Raimondi si apriva proprio con una citazione di Ballad in plain D, e questa era cosa buona e giusta.
Mi sono sempre piaciuti, mi piacciono, sempre mi piaceranno i romanzi che mescolano in modo sapiente donne indimenticabili e citazioni musicali.
In questo romanzo, ad esempio, il protagonista trova qualcosa di un personaggio femminile in un disco dei CCCP dal romantico titolo Epica Etica Etnica Pathos. Mi sembra già parecchio significativo, come accostamento.
E poi, in questo romanzo, c’è una ragazza che vuole riuscire a sedurre ogni forma di vita organica, ragazzi, ragazze, cani, gatti. Una che non si accontenta di sentirsi dire “ti amo”, no: vuole che quelle due parole vengano accompagnate dalla rinuncia contemporanea a un’altra ragazza.
Un perfetto, equilibrato mix di musica di classe e donne complicate.
La migliore combinazione del mondo, dopo vodka e martini.

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Un estratto del romanzo TUTTO QUELL’AMORE DISPERSO, di Luca Raimondi (Il Foglio letterario, 2014)

Dal capitolo 12, pp. 176-180
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ABITUARSI ALLA FINE. Requiem per un uomo disperso – di Antonio Bastanza

ABITUARSI ALLA FINE – REQUIEM PER UN UOMO DISPERSO, di  Antonio Bastanza

Il Foglio Letterario, 2012

Intervista a cura di Claudio Morandini

 

“C’eravamo io e Leo e Leila e Paolo e tanti altri, c’erano Giulio Casale e Paolo Benvegnù con le chitarre, Emidio Clementi al basso e Manuel Agnelli alla voce. E c’era Lindo Ferretti a officiare messa davanti a una platea di freak e artisti di strada”.

Un uomo è in fuga dal suo lento mondo provinciale, dal dolore, dall’insoddisfazione, da quello che non c’è. Le uniche certezze da cui sente di poter ricominciare sono gli amici lontani. Così inizia il viaggio per “abituarsi alla fine” di una vita che sente fallimentare, un viaggio fatto di isolamento emotivo, lividi, soffitti sconosciuti, voglia di arrendersi – alla ricerca, forse, della rivelazione che quello che cerca, in fondo, è nascosto in ciò che crede di avere perduto.

 

Antonio Bastanza è nato a Cosenza nel 1975. Cura il blog piccolidisturbibipolari.tumblr.com e collabora con Mad Noises, collettivo artistico della sua città. “Abituarsi alla fine” è il suo primo romanzo.

 

CM – I capitoli di “Abituarsi alla fine” sono tracce, come in un CD, e ogni traccia è accompagnata da citazioni dei testi di canzoni emblematiche (per l’io narrante, e anche per te, immagino). Quanto ha contato la musica nella composizione del romanzo?

AB – Ne è parte integrante, oltre che fonte ispiratrice a tutto tondo. Le canzoni che vengono citate all’inizio di ogni capitolo sono strettamente legate alle parole del capitolo stesso, come ispirazione o come accompagnamento durante la scrittura. In realtà “Abituarsi alla fine” è la versione ultima di un’idea, quella di scrivere di musica senza dover parlare di musica in senso stretto, che mi accompagna da sempre. Mi spiego meglio: trattare di musica, intendendo con questo fare delle valutazioni che siano legate alla qualità della musica stessa, non è una cosa per tutti, credo debba essere lasciata a chi tecnicamente e culturalmente sa dell’argomento in questione più di un semplice ascoltatore. Scrivere di musica invece per me è scrivere di emozioni e idee, di immagini e di proiezioni della mente, di respiri e di gesti. Non è detto che, scrivendo di qualcosa ispiratomi da una canzone, io debba necessariamente comporre qualcosa di attinente alla canzone stessa. Per me conta molto di più l’empatia, le sensazioni che scaturiscono dall’ascolto di un pezzo, che apprezzare un assolo o un virtuosismo, dato che tecnicamente ne so ben poco e certe sfumature magari non so coglierle.

Mi piace anche l’idea che le canzoni che ho citato nel libro possano essere usate come una sorta di colonna sonora ideale, che non vuol essere l’unica possibile, perché è giusto che ognuno di noi possa costruirsi un accompagnamento adeguato ai propri gusti e magari agli stati d’animo che scaturiscono dal testo.

E poi, da maldestro aspirante bassista quale sono, ho sempre avuto il sogno di poter realizzare un disco, e “Abituarsi alla fine” in fondo è il disco che avrei registrato se ne fossi stato capace.

 

CM – Quanto ha contato nel creare quel tono particolare, quella prosa che spesso sembra un’estensione del testo di una canzone?
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