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Intervista a FULVIA TOSCANO: tra Nostos e Naxoslegge

Maggio 18, 2018

“Nostos” e “Naxoslegge“: due belle realtà coordinate e dirette da Fulvia Toscano

Domenica 20 maggio, nella giornata internazionale dedicata al Mare, Naxoslegge e Nostos. Festival del viaggio e dei viaggiatori, in collaborazione con Archeoclub di Siracusa, hanno il piacere di insignire il prof. Sebastiano Tusa del premio “Custodi della Bellezza” intitolato a Khaled Al-Asaad, il grande archeologo siriano, trucidato dall”ISIS.
Si tratta della III edizione del premio assegnato, nelle passate edizioni, a Moncef Ben Moussa, direttore del Museo Bardo di Tunisi, e, alla memoria, a Enzo Maiorca. La cerimonia di consegna, fissata dalle ore 11.30, sarà realizzata in un luogo di straordinario fascino, l’Ipogeo di Piazza Duomo in Ortigia. L’artefice del premio, per questa III edizione, è il maestro Luigi Camarilla, artista di fama internazionale. #custodirelabellezza

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intervista a cura di Eliana Camaioni e Fabrizio Palmieri

L’incontro è fissato alle 17 al Parco Archeologico  di Naxos, il giorno è un giovedi 3 maggio che a giudicare dal clima sembra novembre: piove da stamattina, a Messina, e mi sa che ci toccherà metterci in macchina con ampio margine e fare l’autostrada a passo di scolaresca, se continua così.
Ma è un appuntamento a cui non si può mancare: è la presentazione di “Viaggio in Sicilia” di Marinella Fiume, nell’ambito del Festival del viaggio e dei viaggiatori “Nostos”, di Fulvia Toscano.
Due donne straordinarie: la Marinella esoterica, che racconta con saggezza antica – gliela si percepisce nello sguardo fermo, nei gesti, nel modo lento e suadente di parlare – fatti e segreti di questa nostra terra, e una Fulvia Toscano vulcanica e poliedrica, madrina di alcuni fra i più importanti Festival siciliani, uno su tutti NaxosLegge.
E’ una bellissima occasione per incontrarle entrambe, e proporre a Fulvia quell’intervista che Massimo Maugeri ha dato a me e a Fabrizio Palmieri l’opportunità di chiederle assieme, per Letteratitudine. Un’intervista che nasce doppia perché non bastano, per Fulvia Toscano, le domande di un solo operatore: come un Panopticon, il gigante guardiano della mitologia, vogliamo provare a offrire di lei un quadro quanto più sfaccettato possibile, che renda giustizia della sua polidimensionalità di studiosa, di operatrice culturale, di docente, di donna. Così abbiamo unito le forze, e stamattina abbiamo scritto l’intervista, io e Fabrizio: in quest’occasione, della nostra coppia di scrittori-reporter, io ho fatto la parte del tecnico – quella che si arrocca sul filologico-letterario – mentre lui già per carattere è l’elemento che fa da bisturi, che ama scandagliare anime e persone, e pure quello brioso, che riesce a strappare i migliori gossip e le notizie riservate.
Nel frattempo però si è fatta l’ora e Giove Pluvio non intende concedere tregua a un cielo plumbeo senza speranza. Motivo per cui alle 15.30 sono già in macchina, penna e taccuino pronti: mando un messaggio a Fabrizio, avvisandolo che sto partendo in anticipo. ‘Arriverai con tre quarti d’ora d’anticipo … Per favore, aggiungi una domanda per Fulvia: dove trova tutte quelle energie?’ mi risponde lui.
Quando arrivo al Parco Archeologico di Naxos, per fortuna ha smesso di piovere da un po’. Saluto una hostess gentile all’ingresso, mi addentro in un sottobosco di piante e vegetazione, passeggiando fra i profumi morbidi del pitosforo e della terra bagnata, fino a raggiungere il Museo.
Ho tre quarti d’ora di anticipo, e le donne che aspetto non sono ancora arrivate. Mi siedo su una panchina di legno, un po’ umida, ma tiepida per il sole che è tornato a farsi vedere; chiudo gli occhi, è un momento di relax inaspettato in mezzo a un pomeriggio di lavoro.
E giusto a rompere l’atmosfera, mi arriva la notifica di un messaggio: ‘A che punto siete? È bello come immagino? C’è il sole? E non dimenticarti di far partire la registrazione …
Finisco di leggerlo e non ho il tempo di rispondere, perché mi sento chiamare da una voce che mi è familiare; mi giro e sono i colori di Marinella a farsi strada fra il verde degli alberi – il rosso dei suoi capelli, l’azzurro degli occhi. La rivedo dopo quasi un anno, sono felice di essere di nuovo qui con lei.
Qualche istante dopo è il turno di un passo deciso e spedito sulla pedana dell’ingresso: arriva Fulvia, che ci viene incontro, veloce come sempre, con una borsa pesante in una mano e un bagaglio nell’altra. Mi fa un cenno, mi dà a appuntamento su quella stessa panchina, “giusto il tempo di posare questa roba qui” e dare istruzioni ai ragazzi dell’alternanza scuola-lavoro del liceo Caminiti, presenti in gran numero per l’occasione.
Fulvia è di parola, non mi fa attendere più di tanto: ci sediamo sulla panchina, defilate dal viavai di persone che nel frattempo hanno cominciato a riempire la sala, e cominciamo subito.
La prima cosa che le chiedo è una questione che mi sta molto a cuore:

“NaxosLegge è un contenitore di tanti progetti, uno più vitale dell’altro, e a me sembrano legati da una sola parola che a mio avviso è anima. Il sottotitolo della manifestazione, Fisica e metafisica dei luighi, mi fa pensare che sia l’anima la vera protagonista di tutti i progetti: in  Nostos mi fa pensare al ritorno dell’anima verso Casa, il tema del viaggio (In viaggio con Tomasi) ha un sapore animico e il fatto che NaxosLegge sia dislocato su più luoghi mi fa sospettare che quelli prescelti non siano luoghi fisici ma luoghi dell’anima. Sei d’accordo?
Sono d’accordo sì: perché accanto alla parola anima – che hai colto benissimo come parola chiave – noi abbiamo un’altra parola importante, che è ‘custodire la bellezza’ – laddove il verbo amiamo scriverlo nella forma ‘custoDire’, con una D maiuscola: la bellezza per noi è intimamente legata ai luoghi, che effettivamente non sono mai luoghi casuali. Il quartier generale di quest’anima dei luoghi è Naxos, la più antica colonia greca di Sicilia, dove io vivo pur essendo messinese di nascita, che è un luogo col quale ci siamo adottati a vicenda: sono qui per motivi professionali, ma di fatto ormai c’è una reciproca appartenenza. Da qui, guardandomi attorno, mi accorgo che l’anima dei luoghi è tanta e i luoghi sono plurali: ecco che ‘pluralismo’ è un’altra parola chiave di NaxosLegge, e va inteso sia orizzontalmente – come diversità di luoghi e diversità di situazioni- ma è anche il pluralismo dei punti di vista, di una visione plurale della realtà.

Felicissima di aver avuto la giusta intuizione, mi sento più tranquilla a sbilanciarmi un po’ con la seconda domanda:

Sia nella scorsa edizione di NaxosLegge che in questa, e nei Festival a esso collegati, c’è molto femminile: si tratta forse del femminino sacro?
Sì, è esattamente così. Non è il femminista ma il femminino sacro: ci tengo a precisarlo, con tutto il rispetto per quella che è stata la battaglia femminista di cui usufruiamo tutti. Il mio punto di vista ha più il sapore dell’ altra metà del mondo, dello sguardo ‘altro’.

E la sirena, Lighea – un altro importante ramo dei tuoi progettimi sembra che rappresenti bene, in tutti i suoi incontri, queste sfumature del femminino sacro.
Non solo le sfumature del femminino sacro ma di un essere liminare, mezzo donna e mezzo animale – laddove per animale va intesa quella componente legata al senso della Terra.

Alle Madonne Nere, alla Mater?
Esattamente. Tu sai che è stato fatto, lo scorso anno, un lavoro legato alla Madonna Nera di Tindari. Il femminino sacro si declina quindi sia nella dimensione del Femminino Sacro sia nella dimensione della Storia: una delle mission di NaxosLegge è quella di riesumare una memoria delle donne e raccontare una storia delle donne che non è mai stata raccontata o che è piuttosto sottaciuta.

C’è molta Lilith, in tutto questo?
Sì, ma non soltanto. Memori della frase meravigliosa di Marguerite Youcenar ‘Fondare biblioteche è come costruire granai per la biblioteca dello spirito’ stiamo contribuendo a creare una mappatura di biblioteche delle donne in varie città, che vadano a recuperare un genius loci femminile. A breve ad esempio ne inaugureremo una assieme al comune di Barcellona, e pariment a Floridia inaugureremo la biblioteca delle donne intitolata a Chiara Palazzolo, e al castello di Scaletta parleremo di Macalda. Andiamo cioè a scoprire cosa i luoghi raccontano della storia delle donne.

E tutto questo, meravigliosamente, grazie alla Rete dei Festival andrà al Salone del libro di Torino…
E grazie anche alla nostra tenacia: ci tengo a dire che NaxosLegge come Nostos sono due Festival autoprodotti, Non abbiamo finanziamenti pubblici: ci muoviamo sul volontariato, sulla rete sociale, sugli incontri con altre realtà e ora, grazie a questa importante realtà che è questa Rete dei Festival del Sud che sta nascendo e che sarà presentata a Torino ma soprattutto a fine mese a Napoli ci dà l’opportunità di istituzionalizzare un lavoro che facciamo da tantissimo tempo sia con le pubbliche amministrazioni che con le altre associazioni che con altri Festival siciliani come il Sabir, con cui la sinergia si è già creata per una naturale limitrofia culturale e geografica.

Una domanda personale: tu riesci a essere presente sempre, in tutti gli appuntamenti. Come fai, qual è il tuo segreto?
Il mio segreto intanto è riuscire a non far coincidere le date. Il secondo è nella mia vita privata: l’apporto di mio marito e di mia figlia, che hanno sposato il mio stile di vita. Nel caso di Nostos, laddove ci sarà coincidenza di date, mi dividerò con una mia collaboratrice; ma cerco sempre di essere presente per una questione di rispetto dei rapporti, non delego perché mi sembra importante esserci nelle cose che facciamo, in sinergia con gli altri.

Parlando di Festival. Sta finendo questa edizione di NaxosLegge, e comincerà a breve la prossima. Qualche indiscrezione?
Certamente. Il titolo sarà “CustoDire la Bellezza. Articolo 9: patrimoni materiali e immateriali, quale futuro?”. Ci occuperemo della narrazione dei beni culturali, mentre custodiamo raccontiamo e viceversa.

E in fin dei conti, tornando a Consolo che ci è tanto caro, quello di custodire la memoria è il grido di un isola e il suo testamento spirituale…
E c’è da aggiungere che il 2018 è l’anno del Patrimonio, quindi c’è anche questa coincidenza con la quale abbiamo voluto metterci in sintonia: la memoria è qualcosa di materiale e immateriale.

Non a caso, quindi, nei vostri progetti è molto forte l’aspetto archeologico? Perché in fondo, tornando al fil rouge metaforico che abbiamo inaugurato all’inizio della nostra chiacchierata, l’archeologia è scavare per ri-trovare…e ri-trovarsi.
Aggiungerei: r-esistenza! La resistenza della cultura nei confronti di un modo altro di sentire la cultura. Ho un modo militante di intendere la cultura, che si fa non per eventi ma si fa tenacemente tutti i giorni. In questo mi aiuta il mio lavoro di docente, perché la necessità è quella di rimanere sempre aggiornati e stare sempre ‘sul pezzo’. Al contempo offrendo ai ragazzi il modo di apprendere che non sia solo quello canonico e non so lo stando sui libri o sul virtuale, ma narrato anche in un’altra dimensione culturale, quotidiana, fatta di tanti piccoli tasselli all’interno di un quadro d’insieme.

Ringrazio Fulvia Toscano, ci alziamo dalla panchina e ci avviamo verso il salone già stracolmo di persone; sulla strada butto un occhio al telefonino, e ‘Com’è andata l’intervista? Mi mandi la registrazione? Se passi dall’autogrill, me lo porti un Camogli?’
Mi metto in macchina, veloce sosta all’autogrill: il mio forziere di cultura è pieno, la registrazione si sente a meraviglia e ho comprato il Camogli.
Mando una foto del panino a Fabrizio accompagnato da una domanda ‘E’ questo, vero?’
Giusto il tempo di mangiarlo e sono di nuovo in macchina: devo ammettere che ha buoni gusti anche in tema di spuntini.

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