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IL MISTERO DI ANNA di Simona Lo Iacono (Neri Pozza) – recensione

settembre 6, 2022

“Il mistero di Anna” di Simona Lo Iacono (Neri Pozza, 2022)

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di Daniela Sessa

Non sembra stravagante il sospetto che la piccola Anna Cannavò sia la diretta erede dell’occhialuta Eugenia del racconto “Un paio di occhiali” di Anna Maria Ortese. Lo stesso teatro distorto di infanzie grette e misere da cui evadere. Fosse solo per il miracolo rovesciato di un paio di occhiali. Fosse solo per un’occasione di poesia. Dalla suggestione di Eugenia alla purezza d’incanto di Anna Cannavò c’è quasi un secolo di scrittura (il Novecento), un mare da attraversare (dal continente fino a Siracusa), una diversa acutezza del sentire. Eugenia getterà via quelle lenti buone solo a mostrarle la nausea della realtà perché è figlia di una scrittrice che dell’antitesi reale e irreale ha fatto luogo letterario e sentimentale. Perché è figlia di quella Anna Maria Ortese per la quale vale la faccia indossata dentro un barattolo accanto alla porta di Eleanor Rigby di Paul McCartney “Wearing the face that she keeps in a jar by the door”. Anna Cannavò, invece, nel barattolo, che è poi una valigia, ci mette “le braccia di Anna con lo scialle bucato, i quadri della galleria di Brera, la mia maestra e gli amanti, le punte del Duomo, lo smog, la vita e i suoi battiti, uno, due, tre, mille. E ancora la periferia, muri spaccati, scritte che parlano di rivoluzione e solitudine” e se ne torna al suo mondo con il biglietto vincente del riscatto. Lo scialle bucato di Anna Maria Ortese fa il pari con le cose che non si vedono della piccola Cannavò, quelle da cui nasce la poesia, l’unico luogo in cui l’irreale si fa reale. Simona Lo IaconoEd è così che Simona Lo Iacono intreccia in una rete di rimandi e citazioni la vita e la scrittura di Anna Maria Ortese con la sua fantasia letteraria e la sua generosa sensibilità (solare quanto Ortese sia lunare) e nel suo ultimo romanzo “Il mistero di Anna” ripercorre la parabola emotiva e biografica di Anna Maria Ortese, mettendosi proprio sul suo solco. Come quando si gioca a misurare il proprio passo nell’orma lasciata sul terreno, la scrittura evocativa e delicata di Simona Lo Iacono segue l’allucinata e spasmodica esistenza di Anna Maria Ortese e innesta nella testimonianza della scrittrice la finzione della visita premio di una bambina della periferia siracusana a Milano a casa della scrittrice. Se l’innesto ortesiano trasformava la realtà nel surreale (non a caso nel romanzo fa capolino “L’iguana”, romanzo che rivelò Ortese), la scrittura di Lo Iacono la spruzza con un po’ di magia. Che non è la magia da cilindro e coniglio, ma quella di una fiaba che consente a una bambina sconquassata dalla poesia di poter incontrare la poesia, di poter realizzare un sogno e un riscatto. Ci sono tutti i temi e i tipi della narrativa di Lo Iacono: i bambini con il loro sguardo puro, il realismo magico (basta per tutti Maria Ortese, svagata con il pettine infilzato tra i capelli e il grembiule indossato sul cappotto o il gatto cieco appollaiato sulle ginocchia della scrittrice), la pluralità delle voci narranti affidata allo scambio epistolare, la lingua nel suo pasticcio dialettale, il periodare che coincide con il flusso dei pensieri, la rete dei rimandi dei nomi (quanto Anna Cannavò è Anna Maria Ortese e come non lasciarsi impressionare dalla coabitazione onomastica delle due sorelle Ortese?), l’attenzione agli ultimi e ai diversi, l’ideologia e la religione, la giustizia. C’è il mondo di Simona Lo Iacono in un nuovo omaggio alla parola e a questo punto, dopo aver fatto una carrellata mentale dei romanzi della scrittrice siracusana da “Le streghe di Lenzavacche” a “Il mistero di Anna”, si può affermare che Simona Lo Iacono si offre come vestale e custode dell’importanza politica della parola. Politica nel senso di fondativa di una società. simona-lo-iaconoIn un momento in cui le parole si sprecano e si abbrutiscono e brutalizzano, Simona Lo Iacono scrive “ciò che unisce o divide è sempre la parola. Il suo covo disperato e trafitto”, scrive della misura delle parole “le parole sono di due misure, la misura libera e la misura oppressa. La misura oppressa è quella delle parole che diciamo per comodità, insomma, per stare con gli altri […] La misura libera invece è quella dei pensieri. Lí la parola è come la verità, devi per forza pensarla nuda e cruda”, e non fa le smorfie davanti a due parole di cui si avverte bisogno: artista “provare le emozioni per le parole è il compito degli artisti “; e drammatica assenza: intellettuale, parola “magnifica ma anche odiosa”. E poi c’è la poesia: la poesia dà calore, ti salta addosso, dice il mistero, confonde i piani, è musica, addolcisce, fa “il miracolo dei pani e dei pesci”.  Il romanzo “Il mistero di Anna” conclude una sorta di trilogia in cui Lo Iacono assume su di sé personaggi reali, figure decisive della nostra storia – già Tomasi di Lampedusa in “L’albatro” e la scienziata Anna Maria Ciccone in “La tigre di Noto”- e ne racconta fragilità e forza, ne scardina sogni, ne svela i moventi. Uno sguardo originale che pur non ambendo a ricostruirne la lezione critica (eppure qui c’è il resoconto di un tempo della cultura italiana e dei suoi protagonisti tra cui Buzzati e La Capria, Bontempelli e Masino, Vittorini, il premio Strega e la rivista Sud, il geniale mecenatismo di Olivetti) restituisce a quei personaggi una palpitante realtà nella felice confusione tra persona e personaggio. Restituisce soprattutto la visionarietà dostojevskiana della scrittrice romana, capace se non di misticismo – come Antonio Di Grado scrive in un’appassionata pagina del suo “Le amanti del loin-près” – almeno di vocazione verso quell’oltre e quelle bulimie d’amore che Ortese svelava nella raziocinante ricerca di senso dei suoi personaggi pure quelli più elementari, come i diseredati di “Il mare non bagna Napoli” o come di se stessa addolorata e trillante come il cardillo di uno dei suoi libri più aggrovigliati. E Simona Lo Iacono quel cardilluzzo nel suo libro non l’ha dimenticato.

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La scheda del libro: “Il mistero di Anna” di Simona Lo Iacono (Neri Pozza, 2022)

Il mistero di Anna - Simona Lo Iacono - copertinaSiamo nel 1968. La piccola Anna Cannavò, di dieci anni, frequenta la quinta elementare a Siracusa. È una bambina poverissima. La famiglia vive ai margini della società. Eppure la piccola Anna non se ne accorge. È tutta protesa a carpire il mistero delle parole poetiche che sta imparando ad amare. Quando la maestra annuncia in classe che il ministero della Pubblica istruzione ha indetto un concorso e che il premio consiste nel trascorrere una intera settimana a Milano in compagnia di una famosa scrittrice, Anna Cannavò decide di partecipare. Il concorso consiste nello scrivere una lettera alla scrittrice raccontandole la propria giornata. La destinataria è Anna Maria Ortese. Con grande stupore di tutti la piccola Anna Cannavò viene selezionata e parte alla volta di Milano per trascorrere un’intera settimana con la «signora Anna». Arrivata a destinazione, però, la bambina avrà una grande sorpresa. Non c’è solo una signora Ortese, ma due: Anna e la sorella Maria. La piccola Anna si immette nel mondo delle due sorelle Ortese rompendo le solitudini di Anna Maria e accostandosi alla malattia degenerativa della sorella con tenerezza.
Attraverso questa e altre storie intrecciate Simona Lo Iacono compie un altro viaggio dei suoi, di quelli che il pubblico in questi anni ha imparato ad amare: alla ricerca di un femminile che è talento e misura, forza e umiltà. Un romanzo che è soprattutto un ritratto nitido di una grandissima scrittrice, ma anche di una generazione e di un tempo perduto, malinconico e fiero.
Con il suo stile ormai inconfondibile, denso e appassionato, Lo Iacono indaga la vita e i tormenti della Ortese. E al tempo stesso racconta una storia corale, una storia di donne che hanno con il culto della parola e con la dedizione al racconto un rapporto unico e commovente.

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