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SOTTO IL SUO PASSO NASCONO I FIORI di Francesca Bocca Aldaqre e Pietrangelo Buttafuoco (recensione)

novembre 6, 2019

Francesca Bocca Aldaqre e Pietrangelo Buttafuoco “Sotto il suo passo nascono i fiori” (La nave di Teseo)

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Il passo di Goethe e i fiori dell’Islam. Recensione e intervista a Francesca Bocca Aldaqre

di Daniela Sessa

Il titolo ha il ritmo di un canto. Il canto sono le parole in forma di versi pronunciate da Fatima ad Alì “Laggiù, nella valle, sotto il suo passo nascono i fiori, e il prato trae vita dal suo respiro”. Il passo germinante è di Maometto, le parole sono di Johann Wolfgang von Goethe. Sotto il suo passo nascono i fiori” è un libro scritto a quattro mani da Francesca Bocca-Aldaqre e da Pietrangelo Buttafuoco. E’ un libro sulle tracce della religione islamica nella vita e quindi nell’opera di Goethe, l’ultimo dei poeti universali dell’Occidente. Spiegato così, Sotto il suo passo nascono i fioriinganna il lettore, che si aspetta un saggio sul sacro in Goethe. Ma è un inganno. Mefistofele, lo stesso che tentò il più maestoso tra i personaggi di Goethe, ci mette di suo corsivi d’agguato e pare insinuarsi beffardo e rivaleggiante, tra le dita dello scrittore, mentre gioca a rimpiattino con la profonda sapienza della teologa. Il diavolo stavolta non procede invitto sul dettaglio, anzi cede prima alla Luce divina (sia essa l’Inviolato dai novantanove nomi o il Dio dalle tre persone: il dettaglio si svela in quel tre moltiplicato da Occidente a Oriente), poi alla sapienza poetica, sintetizzata meravigliosamente nelle quattro mani di Bocca-Aldaqre e Buttafuoco. Se una teologa come Francesca Bocca Aldaqre incontra uno scrittore come Pietrangelo Buttafuoco accade che si crei un’alchimia artistica eccezionale.
Dice Francesca Bocca-AldaqreL’incontro con Buttafuoco è nato dall’essersi mostrati a vicenda, nel <<Divan Occidentale-Orientale˃˃ di Goethe, i segni di un rapporto con il Sacro a noi così caro ma ancora non raccontato. Nell’esigenza di raccontare questa storia – rendendo giustizia a Goethe, ma al tempo stesso mostrando una via – lavorare assieme ha permesso, spero, di non limitare il rapporto tra Goethe e l’Islam alla categoria del saggio”. Bocca-Aldaqre e Buttafuoco avrebbero potuto lasciare ai documenti e allo studio filologico la materia goethiana, e invece, intrisi di una spiritualità appassionata, hanno trasformato la filologia in poesia. Ogni riga di questo libro, colto e importante e fascinoso, si piega alla musicalità degli alfabeti fatti verba, riecheggia la cantilenante lingua araba e gli azzardi di note di Mozart (saliente incontro tra i due Wolfgang, lupi d’arte), è metrica che srotola all’indietro la vita di Goethe illuminata dall’Islam. Per Francesca Bocca Aldaqre, accademica di cultura islamica e neuroscienziata, l’Islam è “un atteggiamento del cuore”, un abbandono dell’anima incarnato nella poesia goethiana. Lo sforzo di Bocca- Aldaqre e di Buttafuoco sta nel dimostrare che quell’ultimo gesto di Goethe, dipinto da Fleischer, l’estrema muta sembianza dell’invocazione islamica “mehr Licht- più Luce-!” è la shahada, il primo pilastro dell’Islam ed è il cerchio che chiude nella fine di ogni inizio la resa di Goethe a quel Dio: scoperto, rincorso, catturato per tramite di lingua, insinuato nelle pagine, invocato nella morte. Quel Dio dell’Islam si offre a Goethe attraverso il suo profeta, Maometto. A  quel Dio Goethe si offre nella significanza e nel segno della sua mastodontica opera. E quel Dio, l’Altissimo e l’Unico, si manifesta in tutti i personaggi letterari di Goethe, da Wilhelm Meister a Faust, a se stesso che viaggia in Italia per la sua egira, persino a un’Ifigenia contesta di profondo senso morale. Ispira a Goethe una tawh¤d letteraria: se tutto è manifestazione dell’Unico, tutto si fonde anche nella scrittura come “riunificazione della propria comprensione del Divino”. Goethe è un poeta e uno scienziato; Francesca Bocca-Aldaqre nello studio della mente cerca Dio come ordine delle cose. La ricerca di Dio è parola quindi poesia. “Goethe– dice Bocca Aldaqre-  per me è stato un suggerimento, arrivato quand’ero quattordicenne da un amico che voleva avvicinarmi alla cultura tedesca. Il primo libro che mi è capitato in mano è stato appunto il <<Divan Occidentale-Orientale˃˃; non sapendo ancora nulla di neuroscienze né di teologia sono rimasta avvinta proprio dalla poesia. Da allora, Goethe è un compagno costante. Rileggendolo ora, invece, penso che Goethe cercasse dalla scienza non un ordine, ma una meta: quell’Uno verso il quale tutto si protende.” Bocca- Aldaqre e Buttafuoco, consapevoli delle critiche dello stesso Goethe a certi aspetti della cultura islamica, vogliono spingere, con un’idea forte e con testi alla mano, verso considerazioni nuove il dibattito (spesso diffidente, quando non negazionista) sull’Islam e Goethe. “La mia impressione è che, oggi, la critica accetti che Goethe avesse subito un forte stimolo creativo dalle sue letture del Corano, anche se l’influenza è quasi solo studiata nel <<Divan Occidentale Orientale˃˃. Noi abbiamo cercato di spingerci oltre, non limitandoci al prodotto letterario di Goethe, ma rovistando tra le sue lettere e i suoi diari, per capire fino a che punto questo rapporto con l’Islam fosse determinante e quanto fosse plausibile un suo coinvolgimento spirituale. Spiegare la salvezza di Faust con gli strumenti della teologia islamica è doveroso, di fronte a quello che è spesso definito un “enigma” della letteratura. Il nostro è uno sforzo esegetico”. A proposito del tema della Tradizione la studiosa risponde “Per Goethe penso che Tradizione significasse una direzione, un indizio nella mano dell’uomo per farne poesia. Goethe attinge dalla tradizione musulmana, però molto liberamente. Nel Divan, ad esempio, il personaggio Hafez ha poco in comune con il poeta-mistico storico. Ciò non avviene per ignoranza, ma perché la Tradizione è qualcosa di vivo, che può essere fuso e rigettato nello stampo della poesia”. Goethe fu wanderer (viaggiatore) e scienziato indagatore della natura, classicista e filosofo, del Romanticismo amò lo spirito originario dello Sturm und Drang. Quell’impetuosa sua tempesta trova nel sacro lo spazio di elevazione. Quale sacro? Goethe, nel racconto di Bocca Aldaqre e di Buttafuoco, non inciampa su una via di Damasco né stimmate segnano l’ultima sua mano. E’ piuttosto, Goethe, abbandonato dentro la parola di Allah perché essa è l’eco della sua indole impaziente e un’urgente domanda di salvezza. In “Sotto il suo passo nascono i fiori” l’approccio anagogico dei due autori inscrive la salvezza di Faust nella dimensione spirituale dell’Islam: al mentitore Mefistofele Faust risponde con la du’a coranica: “Di’: ‘Mio Dio, cerco rifugio in Te dai sussurri dei demoni, e cerco rifugio in Te, mio Signore, affinché non si avvicinino a me”.  Non può sfuggire, allora, che Marianne-Suleika nell’ultimo scambio epistolare con Goethe appaia quasi salvifica o comunque destinata come la Beatrice dantesca al Paradiso: “Mi spingo ad ipotizzare – afferma Bocca Aldaqre- che Goethe vedesse in Marianne la propria Beatrice, ma anche che cercasse un modello nuovo, e che fu quindi per quest’urgenza creatrice che nacque Suleika. L’autenticità del rapporto tra Goethe e Marianne è tale da continuare ben oltre la stesura del Divan, e anzi manifestarsi come forza salvifica proprio alla fine della vita del poeta. Discutendo del rapporto Goethe-Marianne, e del parallelo Dante-Beatrice, non bisogna dimenticare l’altra grande vicenda spirituale, conosciuta da Goethe, quella tra Shams e Rumi. Proprio Rumi, nella gioia della via mostratagli da Shams, è ritratto nella pienezza della gioia, nel Divan”.  Il romanzo di Goethe è popolato di personaggi come Ottilie, la nuora affettuosa ai piedi del letto di morte dello scrittore, la madre Katharina che per prima lo intuì e battezzò lupo, la moglie Christiane e il fido suo Alì Johann-Peter Eckermann, il duca Augusto, Mozart.  Sopra tutti è Marianne von Willemer, colei che gli assomiglia in tutto, la donna più di tutte amata e agognata, la visitata dall’upupa, la sua Suleika cui va la promessa e l’invito fremente di “contare evi eterni” in Paradiso. Alla fine un dettaglio s’incunea. Ed è Sergio Claudio Perroni. Non è solo il poeta o l’amico cui è dedicata quest’opera. E’ molto di più. E’ Perroni di tante suggestioni che portano a “Renuntio vobis” e a “Entro a volte nel tuo sonno”. E’ Perroni, l’insaziato poeta, che getta il seme di questo lavoro. E’ Goethe che scrive a Marianne “Un giorno saremo là”?

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La scheda del libro

Sotto il suo passo nascono i fiori. Goethe e l'Islam - Pietrangelo Buttafuoco,Francesca Bocca-Aldaqre - copertinaQuando, in punto di morte, Goethe mosse il suo indice dal basso verso l’alto, i testimoni che gli erano vicini rimasero sorpresi: per secoli questo gesto è rimasto emblematico e inspiegabile.
Oggi, grazie alla suggestiva ricostruzione di Pietrangelo Buttafuoco e di Francesca Bocca-Aldaqre, possiamo coglierne il senso: si tratta di un gesto simbolico della shahāda, la testimonianza di fede che ogni musulmano deve compiere in punto di morte per riaffermare di credere nel Dio unico. Attraverso una lunga e approfondita ricerca negli archivi e negli epistolari di Goethe, seguendo le testimonianze di coloro che gli furono più vicini, gli autori raccontano la scoperta e l’avvicinamento del grande scrittore tedesco all’Islam, rintracciandone l’influenza nell’opera poetica, teatrale e saggistica. Un’influenza vissuta però in modo estremamente peculiare e del tutto attuale, e che testimonia della capacità di Goethe di fondere nella sua riflessione elementi filosofici e religiosi appartenenti alla tradizione occidentale come a quella araba e medio-orientale, dando così forma a un pensiero coerente e vitale.
Sotto il suo passo nascono i fiori offre al lettore non soltanto una ricostruzione della vita di Goethe – dalla sua prima lettura del Corano nel 1770 alla morte nel 1832 – e uno studio delle sue opere maggiormente ispirate dalla religione musulmana, ma anche l’occasione di riflettere sulla suggestione di un futuro europeo legato a “un Islam mitigato dai cieli del Mediterraneo”, un orizzonte di pace verso il quale, secondo gli autori, il poeta orientò le sue più profonde tensioni personali e intellettuali.

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GLI AUTORI

Francesca Bocca- Aldaqre è professore di Cultura Islamica presso l’Istituto Italiano di Studi Islamici, Direttore degli Studi presso l’Istituto di Studi Islamici Averroè di Piacenza e Professore di Neuroscienze presso l’Università Islamica del Qatar. Ha conseguito un dottorato di ricerca (PhD) nel 2015 presso la Ludwig-Maximilians Universität di Monaco di Baviera, e un Master in Teologia Islamica nel 2017 presso il Cambridge Islamica College. I suoi interessi sono teologia medievale, studi coranici e psicologia islamica. Traduce testi classici dall’arabo, tedesco, inglese e francese. Ha pubblicato Un Corano che cammina. Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica (Studium, 2018

 

Pietrangelo Buttafuoco è scrittore e giornalista. È autore di Fogli consaguinei (Ar, 2001), Le uova del Drago (Mondadori, 2005), L’Ultima del Diavolo (Mondadori, 2008), Cabaret Voltaire (Bompiani, 2008), Fimmini (Mondadori, 2009), Il Lupo e la Luna (Bompiani, 2011), Fuochi (Vallecchi, 2012), Il dolore pazo dell’amore (Bompiani 2013), Buttanissima Sicilia. Dall’autonomia a Crocetta, tutta una rovina (Bompiani 2014), Il feroce Saracino (Bompiani, 2015), La notte tu mi fai impazzire (Skira, 2016), Il mio Leo Longanesi (Longanesi 2016), Strabuttanissima Sicilia (La nave di Teseo,2017), L’insoluto (con Sergio Nazzaro, Città nuova 2017), Armatevi e morite(con Carmelo Abbate, Sperling&Kupfer 2017), I baci sono definitivi (La nave di Teseo, 2017)

 

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