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NEL FUROR DELLE TEMPESTE di Luigi La Rosa (Piemme) – recensione

Maggio 2, 2022

Nel furor delle tempeste. Breve vita di Vincenzo Bellini - Luigi La Rosa - copertina“Nel furor delle tempeste. Breve vita di Vincenzo Bellini” di Luigi La Rosa (Piemme)

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di Lorenzo Marotta

Una partitura di parole e musica, di incontri e amori sconvolgenti, di amicizia e striscianti ostilità, di gloria e bruciante solitudine, di affanni interiori e silenzi, in parallelo allo scolorire della salute in un corpo squassato dalla tosse, dalle febbri, dal tormento interiore. E’ tutto questo ed altro il romanzo di Luigi La Rosa, «Nel furor delle tempeste Breve vita di Vincenzo Bellini», edito da Piemme, 2022. Dopo la pittura, con «L’uomo senza inverno. Storia di un genio dimenticato dell’Impressionismo» dedicato alla figura di Gustave Caillebotte, ora è la musica, con l’animo del suo migliore compositore, Vincenzo Bellini, a fare da motivo ispiratore nel nuovo libro del raffinato scrittore siciliano. Una felice opera giocata tra immaginazione e ricerca bibliografica sul musicista, che ha il pregio di ricreare attraverso una scrittura elegante ed armoniosa, i luoghi, le atmosfere, i personaggi che accompagnarono la vita e l’opera creativa di Bellini. Da Catania che gli diede i natali il 3 novembre 1801, a Napoli dove arrivò diciottenne per seguire gli studi presso il Real Collegio di Musica che la benevolenza del duca di San Martino e il Decurionato catanese avevano voluto, alla città scaligera, Milano, dove il genio musicale del compositore siciliano si dispiegava con i successi e qualche crudo disappunto nelle rappresentazioni delle sue opere alla Scala. Un vagare del compositore in sempre nuove metropoli – Venezia, Londra, Parigi -, tra spaesamento interiore, passioni amorose, ricevimenti e feste in suo onore, nascoste gelosie, rapporti non sempre facili con librettisti, musicisti conclamati, impresari alle prese con contratti da contendere nei maggiori teatri europei. Nell’inevitabile precarietà delle circostanze, saldo rimaneva in Bellini l’amore per la musica che aveva respirato fin da bambino attraverso la celebre aria di Fioravanti. «Vincenzo ebbe un sussulto nel riconoscerla. Era la stessa musica che aveva ascoltato per mesi nella sua minuscola culla, papà Rosario la cinguettava prima di prendere sonno e qualche volta la moglie si univa a lui con la sua voce morbida di colomba». Una dedizione totale quella di Bellini, che nelle note scritte sul pentagramma ricreava l’onda delle emozioni che il suo animo avvertiva.

Luigi La Rosa

Ed è questa la particolarità del romanzo di La Rosa. Avere colto con intelligenza e sensibilità empatica il percorso musicale del genio creativo di Bellini in parallelo ai marosi e ai fasti vissuti dal catanese nella breve ma intensa sua esistenza. Uno sguardo “oltre” la cronologia degli eventi biografici del Bellini, per fare di essi la sostanza e la forma delle stesse opere. Un immergersi nella genesi più profonda della creazione artistica di Bellini che, come sempre, non è mai disgiunta dai riverberi interiori dell’essere del suo autore. Con in più sullo sfondo l’ombra di un personaggio fittizio, il conte De Brouillard, a conferire mistero alla narrazione, che si apre con «Milano, 1831» e l’onda di un fischio per un vocalizzo andato male alla cantante. «Fiore nero sul lino candido della melodia, sputo oltraggioso sul talento indiscusso dell’interprete …». Di chi la responsabilità di quel fiasco? «Forse, la colpa risiedeva in Norma, quello strano titolo, e nell’originalità sfrontata dell’opera, nella testardaggine con cui l’autore l’aveva difesa, ignorando i pareri dei critici e giornalisti, i dubbi dell’amico Francesco Florimo e le obiezioni del suo librettista». Furente, chiuso nella sua angoscia, Bellini lasciava indignato il teatro per avviarsi in solitudine per le strade di una Milano innevata. Un antefatto che precede il racconto degli anni di «Nzudduzzu» nella Catania immersa «tra giardini e filari di basole lustre», con le prime giovanili amicizie e i precoci successi musicali che lo indicarono come maestro di solfeggi, arpeggi, scale per i nobili rampolli, Tommaso e la sorella Malvina, figli del conte Guglielmo Stella Eredia. Il giovane astro nascente rivelava subito il suo splendore, facendo inorgoglire il nonno, don Vincenzo Tobia Bellini, l’organista di San Nicolò l’Arena, e il padre Rosario, alle prese con le «scritture di messe cantate, odi e concertini», e le angustie finanziarie per sfamare la numerosa prole. Un affresco della vita cittadina tra voci popolari, nobili, canonici e saloni principeschi, fino alla partenza di Bellini da «il piano del Carmine, da dove si mettevano in marcia le diligenze per Messina», con l’effigie di Sant’Agata che la madre gli aveva consegnato assieme al corredo. È nella variopinta e vociante città partenopea che il giovane catanese incontra il direttore del Collegio Reale di Musica, l’arcigno Nicola Zingarelli, il contrappuntista Giacomo Tritto, il maestro Giovanni Furno, l’allievo prediletto di Zingarelli Francesco Saverio Mercadante e Francesco Florimo, l’amico di sempre, con il quale condividerà i salotti dei nobili e le Sinfonie del San Carlo. Compresa la bottega del ritrattista Marsigli dove rimase abbagliato dalla grazia di Lena, la figlia del magistrato don Saverio Fumaroli. Un amore tenero ricambiato ed ostacolato e mai dimenticato dal musicista, nonostante altri amori avrebbero costellato e frastornato i suoi soggiorni nelle altre città europee. Un crescendo di relazioni private e pubbliche che La Rosa descrive con dovizia di particolari e abilità immaginifica, dando voce al tempo stesso alle inquietudini, agli interessi, alle premure dei diversi attori che animavano la società del tempo e con i quali era costretto a interloquire Bellini. Un riverbero dei tormenti e delle passioni che troviamo nelle grandi opere liriche, da Adelson e Salvini, a Il Pirata, I Capuleti e i Montecchi, La Sonnambula, Norma, per finire con I Puritani che celebrò il suo trionfo a Parigi.

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La scheda del libro: “Nel furor delle tempeste. Breve vita di Vincenzo Bellini” di Luigi La Rosa (Piemme)

26 dicembre 1831. L’esordio di Norma sul palcoscenico della Scala segna insieme l’apice creativo della musica di Vincenzo Bellini e un clamoroso fiasco, che spinge il siciliano a fuggire da un teatro in tumulto e vagare per una città infreddolita. Un uomo lo insegue, impeccabile nell’eleganza ma distaccato e altèro nel portamento; una figura che attraversa, avvolta dentro una nube di mistero, tutta la vita del musicista – quell’esistenza che somiglia tanto a un romanzo, e che le pagine ritraggono alla luce di una passione travolgente e inesausta.
Dall’infanzia catanese agli anni difficili della formazione napoletana, e poi il debutto nella lirica, i viaggi, la fama, il trasferimento a Milano e gli eccessi, il repertorio leggendario degli amori infelici. Quello per la giovane Maddalena, figlia del magistrato Fumaroli. Il legame controverso e pericoloso con Giuditta Cantù. Le seduzioni sottili di Giuditta Pasta.
Il desiderio etereo e mai appagato per Maria Malibran, diva assoluta e sublime interprete, nella stagione londinese del compositore.
E poi Parigi, l’irrompere della malattia e la fine precoce, la solitudine romantica del genio e l’enigma dell’oscuro ammiratore che finalmente spalanca lo scrigno dei suoi segreti, sciogliendo l’intreccio della narrazione.
Tessere di un mosaico suggestivo e racconto di un universo – quello del melodramma italiano – che l’abile penna dell’autore trasforma in magnifica avventura, tra puntuale ricostruzione storica e opera d’invenzione, fedele tanto alle verità nitide della biografia, quanto ai tradimenti della finzione.

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Luigi La Rosa, nato a Messina nel 1974, si divide tra l’Italia e Parigi. Collaboratore di quotidiani e riviste, docente di scrittura creativa, per Rizzoli-Bur ha curato i volumi Pensieri di Natale, Pensieri erotici, L’anno che verrà e L’alfabeto dell’amore.
Un suo racconto è nell’antologia Quello che c’è tra di noi – storie d’amore omosessuale, Manni Editori. È autore di Solo a Parigi e non altrove – una guida sentimentale e Quel nome è amore, usciti entrambi per ad est dell’equatore. Per Touring Club ha curato la sezione letteraria e artistica dell’ultima guida verde di Parigi. Per Piemme ha pubblicato il romanzo “L’uomo senza inverno. Storia di un genio dimenticato dell’Impressionismo”

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