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TEA RANNO racconta UN TRAM PER LA VITA (Piemme)

gennaio 17, 2023

Un tram per la vita - Tea Ranno - copertinaCome nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine, TEA RANNO racconta il suo romanzo UN TRAM PER LA VITA (Piemme) – In libreria da oggi, 17 gennaio

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Mille treni piombati per la morte, un tram per la vita

di Tea Ranno

Certe storie ti vengono a cercare. Molto spesso ti trovano distratta: stai dormicchiando, stai con la mente dentro un libro che ti scarrozza altrove, stai guidando e non vedi se non i motorini che ti guizzano intorno, stai sbucciando una cipolla e hai gli occhi pieni di lacrime… Quelle, però, mica s’arrendono: “Ehi, tu, ascolta! Ehi…”.
Niente, sei svagata, non sintonizzata sulla loro frequenza. E vivi e ridi e leggi e piangi e porti avanti giornate come le altre fino al momento in cui la più prepotente di esse – quella che ti ha scelto – non ti molla una sberla che azzera il contorno e ti apre alla visione. E annaspi, e tremi: per la bellezza certo, ma anche per l’enorme responsabilità: “Come faccio” chiedi “io che vengo da un’altra terra, che appartengo a un altro tempo, che di quel tempo e dei fatti che vi accaddero ho solo un’infarinatura – come direbbe un professore pedante – a darti voce?”.
Ti pare che quella risponde? Ti è caduta dentro e ora sono affari tuoi.
Quindi?
Quindi aspetti, tenti ancora di nicchiare, di far finta che non ti riguardi.
Impossibile. Sei dentro un motore emotivo che non ti permette di dormicchiare, leggiucchiare, sbucciare cipolle, e manco di dormire, leggere, evitare le cipolle: ti vuole tutta sua, questa storia che ti ha dato la caccia, quindi datti una mossa, signora, prendi carta e penna e comincia.
Comincia? E da dove?
Risultato immagini per tea ranno letteratitudineMa dal protagonista, no?
Il protagonista? Sono fatti accaduti quasi settant’anni fa, dov’è il protagonista?
Indaga, signora, indaga. Non è il mestiere tuo, quello di scrivere storie? Vuoi tirarti indietro proprio adesso che la figura di quel bambino intravisto in Tv mentre dormicchiavi ha preso possesso della tua mente, ma, soprattutto, del tuo cuore? Perché così funziona con certe storie, che -senza accorgertene – te ne innamori, perciò poi, quando sei cotta, non puoi fare a meno di viverle, di frequentarle in veglia e in sogno, nutrirtene intanto che vai stendendo sulla pagina un canovaccio di parole che permetterà ad altri – se sarai brava – d’innamorarsene, di abitarle in sogno e in veglia. Su, signora, sbrigati, comincia.
E cominci, muovi i primi passi con una cautela che non è da te, perché d’improvviso temi che essa ti si sfarini tra le dita dissolvendosi in una nuvoletta di nulla, perciò sussurri, chiedi sottovoce, come per caso: «Sai forse di quel bambino che nel ’43 sfuggì al rastrellamento tedesco salendo su un tram?».
Un amico finalmente ti risponde: «Ti posso aiutare. Conosci il suo nome?».
Veramente no. Ma indaghi, ti fai furetto tra le fratte di Internet e lo trovi, il nome, e lo comunichi al tuo amico che ti dice: «Chiedo in giro».
Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)Due giorni dopo ti arriva un messaggio: “Il bambino è ancora in vita, questo è il suo numero di telefono, chiamalo”.
Chiamarlo? Fossi matta! Finché quella storia è stata virtuale, bene, i romanzi li scrivi con i personaggi che si fanno persone solo dentro la pagina. Ma un bambino di novant’anni che ha vissuto quel tempo, che ha conosciuto la tragedia del rastrellamento nel ghetto di Roma, come fai a raccontarlo, a farlo diventare personaggio? No, niente: la paura è più forte, certe volte, dell’amore.
L’amico, però, incalza: «Chiamalo, incontralo, sarà un raggio di luce nella tua vita!».
Ma no, macché…
Lui insiste, così tanto che un giorno cedi. Telefoni. Risponde una voce gioviale che ti dà appuntamento: «Ci vediamo a piazza delle Tartarughe, sa dov’è?».
Se sai dov’è? Sicula di provenienza, vivi a Roma da ventisette anni e la piazza delle Tartarughe è uno dei luoghi che ami di più.
Arrivi all’appuntamento un’ora prima, il cuore in disordine, un’ansia che ti fa tremare manco avessi quindici anni.
Arriva.

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)
«Buongiorno.»
«Buongiorno.»
Impacciati, intimiditi. Una tazza di caffè, qualche parola di circostanza. Poi gli chiedi di quella mattina. Lui comincia a raccontare, e sfuma l’impaccio, la trepidazione.
Al momento dei saluti ti abbraccia così forte da conquistarti definitivamente.
“Questa storia la voglio scrivere” ti dici, “e la voglio scrivere subito e voglio fare in modo che sia subito pubblicata”.
Tra il dire e il fare, si sa, c’è di mezzo il mare. Ma quando scoppia l’amore, ogni mare può diventare laghetto, soprattutto se il tuo amore contagia gli altri.
«Un motivo per cui questa storia dovrebbe diventare libro?» ti chiedono.
«Tra mille treni piombati che portano gli ebrei alla morte, c’è un tram che porta un bambino ebreo alla vita.»
«Sì… È un buon motivo. Ma anche una gran bella storia.»
Così il racconto si fa scrittura, prima sul quaderno, poi su un file di word che giunge alla casa editrice che lo trasforma in libro.
Certo, hai lavorato anche per dodici ore al giorno, hai consultato documenti, sei entrata nel tempo della Seconda guerra con la perizia di un giurista che spulcia le carte, hai dormito quasi niente, hai parlato con lui – il bambino – al telefono, a piazza delle Tartarughe, a casa sua, nel suo terrazzo, al Caffè del primo appuntamento: hai parlato ma soprattutto ascoltato, e la sua storia è diventata anche la tua.
E adesso c’è finalmente il libro, che è vostro, tuo e suo. Andrà per la sua strada, raggiungerà altri occhi, altri cuori, raccontando la storia di un bambino che sfuggì alle mani dei nazisti in un sabato d’ottobre da molti ricordato come il Sabato Nero, un sabato in cui pioveva lento, pioveva stanco, pioveva che pareva pianto…

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

(Riproduzione riservata)

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La scheda del libro: “Un tram per la vita” di Tea Ranno (Piemme, 2023)

Ispirato alla storia di Emanuele Di Porto, sfuggito al rastrellamento nazista nel ghetto di Roma.

Piove lento, piove che sembra pianto sulla faccia di questa città che è la mia, anche se sono ebreo: qui ci sono nato, ci sono nati mio padre e mia madre, i miei nonni, i miei zii, i miei cugini e il resto della famiglia. Solo qui mi sento a casa.

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

È il 16 ottobre 1943, nel ghetto di Roma un bambino di dodici anni vede la madre caricata su un camion dei tedeschi, la raggiunge, l’abbraccia, ma lei riesce a spingerlo via. Emanuele, questo il nome del bambino, si nasconde su un tram e inizia un viaggio che lo porterà, fermata dopo fermata, fino al capolinea. Racconta al bigliettaio di essere ebreo e chiede di essere protetto perché i tedeschi lo stanno cercando. L’autista del tram e poi altri dopo di lui aiuteranno Emanuele a restare vivo e al sicuro per tre giorni fino a quando non riuscirà a trovare suo padre. La penna di Tea Ranno racconta la storia commovente di uno degli ultimi testimoni sopravvissuti al rastrellamento nazista di Roma: Emanuele Di Porto.

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Risultato immagini per tea ranno letteratitudineTea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha pubblicato per e/o i romanzi Cenere (2006, finalista ai Premi Calvino e Berto, vincitore del Premio Chianti) e In una lingua che non so più dire (2007). Nel 2012 per Mondadori è uscita La sposa vermiglia, romanzo vincitore del Premio Rea, e nel 2014, sempre per Mondadori, Viola Fòscari. Nel 2018 ha pubblicato Sentimi (Frassinelli) e, per Curcio editore, i libri per bambini e ragazzi: Le ore della contentezza, I vestiti di Babbo Natale, La befana e il colpo della strega.
Nel 2019 sono usciti i romanzi L’amurusanza (Mondadori) e Saura. Le stanze del cuore (Risfoglia Editore). Nel 2020, per Mondadori, è uscito Terramarina. Nel 2022, ancora per Mondadori, Gioia mia; nonché, per Piemme (collana Il battello a vapore), Bellissima.

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