Antonio Casella è uno scrittore italo-australiano. Nato in Italia, vive in Australia dall’età di 15 anni. Per diversi anni è stato Presidente di una Società Dante Alighieri australiana.
In esclusiva per Letteratitudine, pubblichiamo la traduzione di un estratto del nuovo romanzo di Casella (ancora inedito in Italia): An Olive Branch for Sante.
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Sara La Rocca, una donna sui 40 anni, da ragazza era emigrata in Australia con i suoi genitori. In seguito torno’ in Italia, si sposo’, ebbe un figlio, Sante, e non torno’ piu’ in Australia. Adesso ha ricevuto una chiamata dalla giovane Sara Jane, che si trova in Sicilia per qualche settima, e vuole salutarla. Sara La Rocca non gradisce questa visita. Vuole dimenticare quello che le capito’ in Australia tanti anni prima. In questa scena lei si trova con suo figlio diciottenne, Sante, nella sua tenuta di campagna e riflette sulla sua vita.
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Estratto dal Romanzo: An Olive Branch for Sante di Antonio Casella (P. 20-23)
Alcune persone, al pari di certe piante, non si addicono bene al trapianto. Vogliono restare proprio nel suolo del proprio seminato; per respirare la stessa aria e crescere nella medesima terra che li ha nutriti con la memoria e i racconti, i fantasmi e le fiabe. Non hanno alcun desiderio d’intraprendere lunghi viaggi per scoprire se’ stessi, e neanche di tuffarsi nelle vicende burrascose della vita.
Loro- sarebbe meglio dire noi– s’inchinano alla forza vitale del destino. Sono degli esseri resistenti, caparbi, attaccati al ceppo. Le loro radici sprofondano nel tempo attraverso le generazioni.
Gente come suo padre, ad esempio, sottratto dal fianco di questa montagna, soffri’ per dodici anni in un borgo di un paese lontano, per poi tornare a morire in questo tratto di terra. Come sua madre che pur essendo anziana e inferma, si rifiuta di traslocare in paese a San Sisto. Come pure se’ stessa che non voleva andarsene via da qui’ e poi rientro’ anni dopo, portandosi dietro dall’altro capo del mondo un gran peso: un seme, una lingua, un amore, una grande colpa. Come Sante, suo figlio, che pur mostrando le tracce di due mondi, e’ di questa terra come il fico e l’ulivo.
Sante avanza sulla ripida salita coperta di macchie di mori che minacciano di sopraffare il colle intero. Nel suo passo leggero e giovanile, ma accalcato dal peso di due mondi, s’intravede la cotraddizione nei suoi occhi – di un azzuro raro in queste parti- che ogni tanto ti perturbano con uno sguardo fisso.
Sante si affretta verso la casa svolazzando qualcosa nella mano.
‘Mamma, guarda che ho trovato nella cassetta della posta.’
La sua voce squilla nell’aria, il suo viso e’ raggiante di gioia. Com’e’ possibibile non amare Sante? Ma il suo amore siede in groppa dell’oblio. Per poterlo amare lei ha dovuto dimenticare il modo in cui suo figlio fu concepito. Adesso pero’ sente il passo pesante del passato avanzare con un ritmo insistente, come il battito del cuore in un apparecchio ecografico.
‘Vedi, e’ indirizzata al nonno.’
L’eccitamento di suo figlio la infastidisce.
Sante sventola la lettera in aria come se fosse un trofeo, ‘Guarda e’ dall’Australia…’ il tono della sua voce continua a salire con ogni particolare, ‘La manda una che si chiama Sara, come a te. Apriamola.’ Leggi tutto…